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Estratto del documento

Introduzione

Durante l'interazione l'individuo dovrà "esprimersi" più o meno intenzionalmente, e i presenti, a loro volta, dovranno "riportare un' impressione" sul suo conto. L'espressività dell'individuo si basa su: - l'espressione assunta intenzionalmente - l'espressione lasciata trasparire L'individuo può comunicare di proposito informazioni fuorvianti per mezzo di questi due tipi di comunicazione: nel primo caso avremo un inganno, nel secondo una finzione. Gli osservatori quindi esaminano l'individuo sulla base della fiducia che ripongono su di esso e su deduzioni. Quando un individuo compare di fronte ad altri si impegna per comunicare agli altri quell'impressione che è suo interesse dare. Gli altri possono servirsi di quelli che vengono considerati gli aspetti non controllabili del suo comportamento espressivo come mezzo per verificare la verità di quanto è trasmesso dagli.

aspetti controllabili.

Consenso operativo: accordo sulle modalità di comportamento in un datoschema interazionistico. "La prima impressione è quella che conta"

Le azioni difensive e protettive comprendono quelle tecniche che l'individuo, trovandosi in presenza di altri, adopera per salvaguardare le impressioni da lui incoraggiate negli altri.

Conclusione: Quando un individuo è in presenza di altri ha molte ragioni per cercare di controllare le impressioni che essi ricevono dalla situazione.

Interazione: processo interattivo che ha luogo durante una qualsiasi occasione

Ruolo sociale: complesso di diritti e doveri connessi con una determinata posizione sociale.

CAPITOLO 1: Rappresentazioni in buona fede e rappresentazioni in malafede

Quando un individuo interpreta una parte, implicitamente richiede agli astanti di prendere sul serio quanto vedranno accadere sotto i loro occhi. Egli chiede anche di credere che il personaggio che essi vedono possieda

effettivamente quegli attributi che sembra possedere, che la sua attività avrà le conseguenze che implicitamente afferma di avere, e che in generale le cose sono così come appaiono. Questa definizione è coerente con la comune opinione che un individuo insceni la propria rappresentazione e reciti "a beneficio degli altri". L'attore però può essere convinto delle proprie azioni oppure può essere cinico. (Nell'interazione ci può essere un naturale movimento tra cinismo e sincerità). Utilizziamo, nel rappresentarci agli altri, una maschera, che rappresenta quello che vorremmo essere, quello che vorremmo apparire agli altri durante il gioco dell'interazione. La facciata La facciata costituisce l'equipaggiamento espressivo di tipo standardizzato che l'individuo impiega intenzionalmente o involontariamente durante la propria rappresentazione. Le parti tipiche della facciata: - l'ambientazione (parti sceniche di

un equipaggiamento espressivo)

facciata personale (gli elementi dell'equipaggiamento espressivo strettamente legati all'attore, esempio: sesso, età, razza, aspetto, vestiario, portamento, gestualità, espressioni facciali) la facciata personale va scissa tra apparenza (suggerisce lo status dell'attore) e maniera (es: maniera altezzosa, aggressiva, modo di porsi). Ovviamente ci si aspetta coerenza tra apparenza (status sociale/ruolo) e maniera (il comportamento/atteggiamento durante l'interazione). Anche se a volte non c'è coerenza ma bensì contraddizione. Ci aspettiamo di trovare coerenza anche tra ambientazione-apparenza-maniera. L'ambientazione-apparenza-maniera possono essere presenti in più routine, non sono quindi caratteristiche di un solo tipo di routine.

Qualità teatrali della realizzazione Quando è in presenza di terzi, l'individuo puntualizza tipicamente la propria attività con segni

che accentuino in modo teatrale fatti che altrimenti potrebbero passare inosservati o apparire oscuri. Organizza ossia il proprio comportamento per una rappresentazione. (Metafora drammaturgica: attività dell'interazione = messa in scena) In alcuni casi la resa teatrale del proprio lavoro costituisce effettivamente un problema, es: l'infermiera e il suo rapporto col paziente. Quando esaminiamo un gruppo o una classe vediamo che i suoi membri hanno la tendenza ad impegnare il proprio "io" in certe routines, dando meno importanza ad altre. Idealizzazione Una rappresentazione è "socializzata" quando è plasmata e modificata per adattarle alla comprensione ed alle aspettative della società nella quale viene presentata. L'individuo si sforza di apparire socialmente accettabile (la sua rappresentazione tenderà ad incorporare ed esemplificare i valori sociali già accreditati), si sforzerà inoltre di dare al mondo un

aspetto di se stesso migliore e più idealizzato. Sforzandoci dare una rappresentazione ideale cerchiamo di dare una visione di noi stessi più altolocata oppure (a volte) più umile di quella che realmente copriamo. Nel primo caso per esempio si tende a simularci di una casta, di un rango sociale più alti di quelli effettivi, nel secondo caso tendiamo ad affermare il nostro ruolo di inferiorità (donna, nero).

Conservazione del controllo dell'espressione pubblico può fraintendere il significato che un indicazione avrebbe dovuto esprimere, o può scorgere un significato imbarazzante in gesti o avvenimenti accidentali, inavvertiti o fortuiti ai quali l'attore non intendeva dare alcun significato. L'attore quindi si impegnerà perché durante la rappresentazione il maggior numero possibile di fatti secondari abbiano luogo in modo da non comunicare alcuna impressione, o almeno un'impressione che sia compatibile e coerente.

con la definizione della situazione in corso. La coerenza espressiva richiesta nella rappresentazione indica una netta dissonanza fra il nostro umano "io" ed un "io" socializzato. In pratica, attraverso la disciplina sociale, la maschera delle buone maniere può essere regolata dal "di dentro". Rappresentazioni fuorvianti: L'attore ha grandi capacità e motivi per mascherare i fatti (rappresentazione fuorviante); e soltanto la vergogna, il senso di colpa o la paura glielo potranno impedire. Questo dubbio è così comune tra il pubblico che prestiamo particolare attenzione a quegli aspetti della rappresentazione che non possono essere facilmente manipolati, così da poter verificare l'attendibilità dell'attore. Ci sono svariate tecniche e motivazioni personali per attuare una rappresentazione fuorviante e assumere una personalità fittizia. Realtà e artificio: Ci sono molti individui che credonosinceramente che la definizione dellasituazione che essi abitualmente proiettano sia la vera realtà. Mentre una rappresentazione onesta, sincera e seria è meno strettamente connessa con il mondo della realtà di quanto non si potrebbe credere a prima vista. Il comune rapporto sociale è di per sé organizzato come una scena, con scambio di azioni teatralmente gonfiate, contro-azioni e battute finali. Quindi: "interpretiamo" dei "ruoli". CAPITOLO 4: Ruoli incongruenti Equipe ("di rappresentazione"): gruppo di persone che collaborano nell'inscenare una singola routine. L'equipe deve avere controllo delle informazioni, ossia deve impegnarsi a mantenere e far mantenere i propri segreti: se lascia trapelare un'informazione distruttiva, questa scredita o rende inutile l'impressione che l'equipe si sta impegnando a dare. Tipi di "segreti" relativi all'equipe: - segreti oscuri: fatti relativi a

un'equipe che questa conosce e nasconde segreti strategici: quelli che un equipe nasconde al proprio pubblico per evitare che questo reagisca con efficacia a quello che l'equipe sta progettando di mettere in atto

segreti interni: sono segreti il cui possesso definisce un membro come appartenente di un gruppo (non sono importanti come i segreti oscuri e strategici)

Tipi di segreti che un'equipe ha di un'altra:

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Rolando Daniele.