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Parlamento europeo.
La struttura feudale sta acquistando nuova attualità in seguito al declino degli stati nazione che, lungi dall’accompagnarsi a
un progresso della libertà individuale, conduce invece a un ritorno in auge della dimensione feudale.
L’infeudazione delle libertà
Nel momento in cui la legge demanda al contratto il compito di definire ciò che essa deve significare, le parti contraenti si
trovano asservite a obiettivi che vanno ben al di là del loro mero interesse patrimoniale. Il contratto si pubblicizza,
prendendo parte alla definizione di un bene comune e ciò si ripercuote sull’autonomia della volontà delle parti: esse restano
libere di volere, ma a condizione di perseguire obiettivi che vanno oltre il loro interesse personale. La loro libertà è infeudata
alla realizzazione di questi obiettivi.
La standardizzazione dei comportamenti
Se l’indebolimento del criterio di subordinazione ha permesso a molti lavoratori dipendenti di arrivare a godere di una certa
libertà diretta a degli scopi, assoggettata a determinati obiettivi sottoscritti in accordo con l’imprenditore. Parallelamente gli
imprenditori assistono al progressivo ridursi della loro indipendenza giuridica. Il potere si esprime dunque attraverso criteri
oggettivi, indipendenti dal potere arbitrario di un capo. Dal governo degli uomini si passa allora alla governance: una tecnica
di standardizzazione dei comportamenti che tende a colmare lo scarto esistente fra la legge e il soggetto di diritto. L’obiettivo
è quello di ottenere dagli esseri umani un comportamento spontaneamente conforme ai bisogni dell’ordine costituito.
Come ha dimostrato Vandermeersch, l’ordine rituale consiste nel modellare i rapporti sociali in base a forme che
costituiscono la ragione delle cose; esso è la chiave di un funzionamento armonioso del mondo. Questo nuovo modo di
disciplinare gli uomini è stato originariamente concepito e sperimentato nelle grandi imprese transnazionali emancipate dal
quadro istituzionale degli stati. Il loro modello è quello di un sistema mondiale nel quale le singole funzioni vengono
organizzate in base a un piano transnazionale. Muovendosi in modo aperto esse si trovano oggi esposte a nuovi rischi: non
devono più controllare soltanto i loro dipendenti, ma anche tutti coloro da cui può dipendere la realizzazione dei loro profitti.
Le multinazionali si sono così trasformate in laboratori di ideazione e perfezionamento di nuove tecniche di potere, destinate
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a diffondersi nella sfera pubblica, che lasciano grande spazio all’informazione e alla comunicazione. Sfruttando la
privatizzazione e la liberalizzazione degli scambi, le multinazionali hanno assunto il controllo del mondo delle idee e delle
immagini; hanno imparato a guadagnarsi i favori di politici ed intellettuali. Parallelamente vengono mobilitate nuove
tecniche giuridiche finalizzate ad assicurarsi, a monte, il controllo dei subappaltatori e, a valle, a fidelizzare i consumatori.
È tuttavia nelle loro nuove modalità di sfruttamento delle risorse umane che le nuove tecniche di governance rivelano più
chiaramente la loro dimensione giuridica. Il contratto serve oggi a intessere legami di sudditanza di tipo nuovo,
sottoponendo gli uomini a criteri di valutazione oggettivi, che permettono di determinarne il comportamento senza che sia
necessario impartire loro degli ordini. Il lavoratore oggettivato è quello che, sottomesso al potere anonimo degli obiettivi da
raggiungere, perde il rapporto personale con un capo: il controllo verte sul risultato e i lavoratori sottoscrivono degli
obiettivi, in principio trasparenti, la cui attuazione si accompagna ad una procedura di controllo e valutazione, di capacità e
prestazioni del lavoratore e pertinenza degli obiettivi assegnatigli. Alla standardizzazione dei gesti dello schema taylorista si
sostituisce dunque una standardizzazione delle persone: in entrambi i casi, lo scopo è di ridurre al minimo l’incertezza. Per il
lavoratore non si tratta più di mettere a disposizione una parte limitata del proprio tempo ed obbedire meccanicamente agli
ordini in cambio di uno stipendio, ma di dare il meglio di se; egli deve comportarsi come se fosse indipendente: il potere
padronale lascia quindi il posto a un potere funzionale, chiamato ad applicare delle norme di gestione fondate sull’autorità
degli esperti che le concepiscono o le applicano nel quadro di procedure di verifica (audit).
Si è poi posta la questione della portata giuridica da accordare agli obiettivi assegnati ai lavoratori, il cui mancato
raggiungimento non può essere causa di licenziamento. Perché essi possano essere contestati, devono soddisfare 3
condizioni: devono essere realistici, adeguati alle potenzialità professionali del lavoratore, infine, il fatto che quest’ultimo
non sia riuscito a raggiungerli, deve configurarsi nei termini di un errore che gli può essere imputato. Dal punto di vista
giuridico non esiste criterio oggettivo che possa essere sottratto al principio del rispetto del contraddittorio e l’assenso
consapevole del lavoratore rappresenta ormai una condizione di legittimità delle decisioni padronali. Questa giurisprudenza
incita il datore di lavoro a preferire il licenziamento a sanzioni meno gravi. Essa illustra, tuttavia, il significato della cosiddetta
oggettivazione delle regole: queste cessano di essere l’espressione di un potere unilaterale per esprimersi attraverso
sanzioni cui consentono coloro che le subiscono. Questo fenomeno si estende al di la del contratto di lavoro e investe anche i
lavoratori autonomi.
Nel diritto del lavoro, l’idea di subordinazione giuridica si mitiga per lasciare spazio a quella di integrazione in
un’organizzazione: al suo interno i lavoratori hanno carta bianca quanto alle modalità di realizzazione degli obiettivi che essi
hanno concorso a stabilire e che vanno a costituire altrettante norme impersonali di valutazione, alle quali essi devono
sottostare esattamente come devono farlo i loro capi. Nel diritto civile e commerciale, al contrario, è l’indipendenza giuridica
che perde di sostanza: l’imprenditore deve sottostare alle regole collettive che si sono date reti integrate di produzione o
distribuzione (imprenditori dipendenti).
La contrattualizzazione degli obiettivi individuali si è ben presto diffusa anche al di fuori del settore lavorativo: è lo stato ad
essersene servito. La creazione del reddito minimo di inserimento, nel 1988, ne è stato il banco di prova. L’ottenimento del
beneficio economico previsto dalla misura deve accompagnarsi alla stipulazione di un contratto di inserimento che vede
come parti contraenti il beneficiario della misura e l’attore pubblico. Tecnica analoga è stata usata per la riforma
dell’assicurazione contro la disoccupazione: l’innovazione principale è stata quella di contrattualizzare i legami tra il
disoccupato, gli enti a base professionale incaricati della gestione del regime previdenziale e i servizi pubblici per l’impiego. Il
PAP costituisce un contratto di obiettivi, in cui ritroviamo tutti gli ingredienti del management partecipativo. È un esempio di
una tendenza di sostituire al controllo dell’applicazione della legge, una logica di accompagnamento nella realizzazione di un
progetto definito di comune accordo.
I dirigenti delle imprese private o delle amministrazioni pubbliche sono presi nelle reti della governance, e l’unica differenza
è il riferimento: per lo stato il riferimento sono i valori qualitativi, sovrapatrimoniali; per l’impresa, quantitativi, patrimoniali.
Questa differenza rende raccapricciante l’idea di amministrare lo stato come si amministra un’impresa. Al pari degli stati,
oggi le grandi imprese si scontrano con l’impossibilità di concentrare tutte le decisioni al vertice e sono dunque costrette a
escogitare nuovi modi di governare gli uomini; esse attraversano una crisi di legittimità: i dirigenti devono ridefinire il proprio
ruolo in base alla definizione di obiettivi la cui realizzazione è demandata a processi negoziati individualmente e
collettivamente. La sovranità dell’imprenditore è compromessa dal diffondersi delle cosiddette discipline oggettive 22
all’interno della sfera contrattuale: egli deve sottostare all’obbligo di raggiungere determinati obiettivi ai quali ha aderito.
Queste norme oggettive (ISO), sono norme di carattere privato, elaborate da esperti di agenzie che si presume siano
indipendenti. La loro osservanza è oggetto di controllo da parte di organismi indipendenti di certificazione. Queste tecniche
di standardizzazione sono state rimesse in atto anche per assicurare che il management tuteli gli interessi degli azionisti, sui
cui vertono i principi della corporate governance, finalizzati ad assoggettare la direzione delle imprese a obiettivi di creazione
di valore per gli azionisti. Attraverso l’attuazione di norme oggettive le regole della contabilità finanziaria vengono elaborate
da autorità internazionali di diritto privato formate da esperti, che costantemente le rivedono e correggono attraverso
indicatori come l’economic value added e secondo il principio del fair value, per cui un attivo deve essere calcolato in base al
valore attualizzato dei flussi di reddito futuri che si suppone genererà. La vera incombenza del management consiste
nell’accrescere questo valore e i tagli al personale bastano a creare valore in questa sintesi contabile dell’impresa. La
gestione d’impresa risulta quindi interamente determinata dalla sua sintesi contabile. L’UE si è fatta promotrice
dell’importazione del principio del fair value, proprio nel momento in cui negli USA iniziano a manifestarsi le sue
conseguenze negative.
Ma nessuna norma contabile è esclusivamente tecnica: in un sistema di norme che contabilizza gli uomini come costi e mai
come ricchezza, il diritto di licenziamento non è altro che il mezzo per arginare una rottura sociale programmata.
Gli stessi metodi sperimentati nella sfera privata, si stanno oggi diffondendo nel pubblico, come, in Francia, la nuova legge
organica relativa alle leggi finanziarie destinata a vincolare la spesa pubblica ai metodi della gestione per obiettivi. La legge
associa a questa riforma l’istituzione di una contabilità generale dello stato, detta anche contabilità d’esercizio, le cui regole
non si distinguono da quelle applicabili alle imprese. Lo scopo è di diffondere nell’amministrazione la cultura della
governance, dando maggiore libertà ai responsabili nella gestione di un’iniziativa che hanno contribuito a definire, nel
quadro, però di un controllo sull’efficacia, valutata sulla base di criteri oggettivi quantificati.
La strumentalizzazione delle fonti del diritto
La diffusione crescente delle tecniche contrattuali è osservabile anche nella sfera di elaborazione del d