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Le tre fasi dell’apprendimento del consumo per piacere:
1. Imparare la tecnica
L’effetto piacevole non è automatico: bisogna imparare come fumare
o correttamente.
Questo avviene tramite osservazione, imitazione e guida da parte di altri
o consumatori esperti.
Se non si acquisisce la tecnica, il consumo non continuerà.
o
2. Imparare a percepire gli effetti
Serve riconoscere gli effetti come derivanti dall’uso della marijuana.
o All’inizio, l’individuo può non accorgersi di sentirsi “sballato”.
o Gli altri consumatori aiutano a interpretare e identificare i sintomi dell’effetto.
o Solo dopo questo riconoscimento l’uso può proseguire.
o
3. Imparare a godere degli effetti
Gli effetti possono inizialmente sembrare sgradevoli o spaventosi.
o L’interazione con consumatori esperti aiuta a reinterpretare queste sensazioni
o come piacevoli.
Tecniche: sminuire gli effetti negativi, dosare meglio, focalizzarsi su aspetti
o positivi.
Interruzione e ripresa dell’uso:
Anche i consumatori esperti possono vivere esperienze negative che li portano a
• smettere.
La probabilità di riprendere dipende dal contesto sociale e dai legami con altri
• consumatori.
Esempio: una persona smette dopo un’esperienza negativa, ma anni dopo riprende
• con lo stesso amico con cui aveva fumato.
Conclusione:
Il consumo di marijuana non è innato né spontaneo, ma il risultato di un processo in tre fasi,
che coinvolge:
Apprendimento tecnico
• Riconoscimento e interpretazione degli effetti
• Redefinizione delle sensazioni come piacevoli
•
Le motivazioni per continuare a consumare si sviluppano nel tempo, in base alle esperienze e
al contesto sociale. Le reazioni morali o sociali possono influenzare la decisione, ma ciò che
conta davvero è la concezione soggettiva della droga come fonte di piacere.
Capitolo 4 – La continuazione del consumo di marijuana:
superare i controlli sociali
Tesi centrale:
Imparare a trarre piacere dal consumo di marijuana è condizione necessaria, ma non
sufficiente per diventare un consumatore regolare. Il passaggio verso un uso continuativo
richiede che l’individuo superi i controlli sociali che definiscono la pratica come immorale,
rischiosa o inappropriata.
I tre principali tipi di controllo sociale:
1. Accesso e rifornimento
La disponibilità della droga è un fattore essenziale: la marijuana, essendo
o illegale, richiede relazioni con consumatori o spacciatori.
Un principiante diventa consumatore regolare quando si integra stabilmente
o nei gruppi in grado di fornire accesso costante.
Il timore iniziale dell’arresto può inibire il primo acquisto, ma una volta
o superato, la percezione del rischio diminuisce.
Le interruzioni nella rete di rifornimento (per es. arresti) influenzano
o direttamente la continuità del consumo.
2. Segretezza
Il consumatore teme il giudizio o il rifiuto delle persone che stima (familiari,
o colleghi, ecc.).
Mantiene il consumo segreto, modulandone la frequenza in base alla paura di
o essere scoperto.
Il passaggio da occasionale a regolare avviene se:
o Rompe le relazioni con i non consumatori.
▪ Oppure impara a gestire gli effetti della marijuana anche in contesti
▪ convenzionali, senza farsi scoprire.
3. Moralità e razionalizzazioni
Nella cultura dominante, il drogato è visto come immorale, debole, e fuori
o controllo.
Il consumatore deve quindi ripensare questa visione:
o Giustificare l’uso della marijuana come meno dannoso di altre sostanze
▪ (es. alcol).
Sottolinearne possibili benefici (es. stimola l’appetito).
▪ Affermare di avere il controllo sull’uso, scegliendo tempi e contesti
▪ adeguati.
Quando emerge il timore di dipendenza, il consumatore:
o Sperimenta una pausa di astinenza per rassicurarsi.
▪ Oppure razionalizza dicendo che aver preso coscienza del problema lo
▪ rende immune alla schiavitù dalla droga.
Se non riesce a giustificarsi, può regredire a un consumo occasionale.
o
Conclusione: La progressione del consumo di marijuana dipende dalla progressiva perdita
di efficacia dei controlli sociali e dalla costruzione di nuove giustificazioni condivise con altri
consumatori. Il livello di consumo aumenta man mano che le opinioni convenzionali vengono
sostituite da razionalizzazioni apprese nel gruppo deviante.
Capitolo 5 – La sottocultura dei musicisti da ballo
Tesi centrale:
Ogni società – e ogni suo sottogruppo – sviluppa una cultura: un insieme condiviso di
significati, norme e valori. Anche i gruppi devianti o marginali creano sottoculture, soprattutto
quando affrontano problemi comuni e devono difendersi dalla società dominante.
La sottocultura dei musicisti da ballo:
Becker analizza la sottocultura dei musicisti, in particolare i musicisti da ballo, come
• esempio di gruppo che si considera marginalizzato e sviluppa norme e visioni
alternative.
Essi svolgono una professione di servizio, che comporta relazioni conflittuali con il
• pubblico (clienti o “outsiders”), da cui si sentono spesso non compresi o controllati.
Il conflitto principale: seguire i propri ideali artistici o compiacere il pubblico per avere
• successo.
Il concetto di “square”
“Square” è il termine dispregiativo usato dai musicisti per riferirsi alle persone
• convenzionali che non capiscono l’arte.
Il musicista si percepisce come dotato di un talento speciale, incomprensibile agli
• outsiders.
Vede ogni tentativo di controllo da parte del pubblico come una violazione
• inaccettabile della propria libertà artistica.
Conflitto tra jazzisti e musicisti commerciali
Entrambi criticano gli outsiders per averli costretti a compromessi.
• Il musicista commerciale accetta il compromesso per guadagno, mentre il jazzista
• cerca di mantenere l’integrità artistica.
Tuttavia, anche il jazzista spesso cede temporaneamente per necessità lavorative o
• gratificazione dal pubblico.
Isolamento e auto-segregazione
I musicisti tendono a distaccarsi fisicamente e simbolicamente dalla società
• convenzionale:
Evitano il contatto diretto con il pubblico (palco, sguardi abbassati).
o Si isolano socialmente per ragioni pratiche (orari, spostamenti) o per scelta
o ideologica.
Rifiutano norme culturali (es. matrimonio, religione) e costruiscono un’identità
o alternativa.
Usano linguaggio proprio, comprensibile solo all’interno del gruppo.
o
o
Conclusione:
La sottocultura dei musicisti nasce come risposta alle pressioni e ai conflitti con il mondo
esterno. Essi costruiscono una visione alternativa del mondo, definendo se stessi come
diversi e superiori, e rifiutando il giudizio della società convenzionale. Questo rafforza il senso
di identità e coesione interna, ma alimenta anche isolamento e marginalità.
Capitolo 6 – Carriera e gruppo deviante: il caso dei musicisti
da ballo
Obiettivo del capitolo:
Analizzare come si sviluppa la carriera professionale dei musicisti da ballo, considerati
appartenenti a un gruppo deviante, e capire quali fattori influenzano il successo o il
fallimento della loro carriera.
1. Percorso di carriera e livelli di prestigio
La carriera del musicista da ballo si sviluppa attraverso diversi livelli, che variano per
prestigio, sicurezza lavorativa e riconoscimento sociale:
1. Livello più basso: lavoretti saltuari a feste o matrimoni, mal retribuiti.
2. Lavori fissi in locali di bassa categoria.
3. Orchestre locali (serie B): rispettabilità nella comunità locale.
4. Orchestre serie A: night club, hotel di lusso – buone condizioni di lavoro.
5. Massimo successo: radio, TV, teatri – alto salario e prestigio anche per gli outsiders.
2. Come si ottiene il successo
Due elementi fondamentali:
Competenze professionali e appartenenza a cricche informali:
• Le cricche sono gruppi di musicisti che si aiutano tra loro a ottenere ingaggi,
o spesso tramite raccomandazioni.
L’ingresso in queste reti sociali è fondamentale per accedere a lavori migliori e
o per fare carriera.
Conflitto tra integrità artistica e successo commerciale:
• Il musicista deve spesso scegliere tra due tipi di prestigio:
o Prestigio professionale (mantenere la propria arte, es. jazzista).
▪ Prestigio del lavoro (ottenere successo, adattandosi alle richieste del
▪ pubblico).
Le cricche “commerciali” offrono sicurezza economica e mobilità; le cricche
o “artistiche” offrono rispetto, ma non stabilità.
3. Reazioni al conflitto tra arte e successo
I musicisti reagiscono in vari modi:
Abbandonano la carriera per non compromettere i propri valori.
• Rinunciano al successo, mantenendo la propria identità artistica (jazzisti).
• Trovano un compromesso: adottano un atteggiamento “artigianale”, puntando sulla
• qualità tecnica più che sul genere musicale. Questo è più facile nelle grandi città, dove
c’è maggiore possibilità di specializzazione.
4. Influenza della famiglia
La famiglia ha un forte impatto sulle decisioni di carriera:
Genitori spesso ostacolano la scelta iniziale di diventare musicista per paura
• dell’instabilità.
Conflitti coniugali: il matrimonio può portare a:
• Abbandonare la carriera per motivi economici e di stabilità.
o Divorziare per non rinunciare al lavoro.
o Adattarsi al mercato commerciale, per conciliare carriera e famiglia.
o
La famiglia impone norme convenzionali, spesso in contrasto con la cultura del
• musicista, generando tensioni interne e scelte decisive per la traiettoria professionale.
Conclusione:
La carriera del musicista da ballo si sviluppa attraverso dinamiche sociali complesse, dove
contano:
le relazioni informali,
• le scelte tra integrità artistica e successo economico,
• l’influenza della famiglia.
• Il modo in cui il musicista affronta questi fattori determina la direzione e la durata
della sua carriera, rivelando quanto sia condizionata dal contesto sociale e culturale.
Capitolo 7 – Applicazione delle norme e imprenditori morali
1. Applicazione delle norme: come e quando avviene
Le norme non si applicano automaticamente: serve che qualcuno inizi il processo,
• denunciando un’infrazione.
Questo “qualcuno” lo fa perché trae un vantaggio personale dall’applicazione della
• norma.
Il contesto sociale influenza se e come le norme vengono applicate: in ambienti
• complessi, come un’industria, spesso gli