Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Capitolo Terzo
Molti sono state le analisi che hanno cercato di individuare le cause del boom penitenziario statunitense. In alcuni casi le ipotesi formulate sono riferibili alla sola situazione statunitense, in altri esse si prestano a interpretare il fenomeno dell'aumento della popolazione detenuta con riferimento anche ad altre aree geografiche e particolarmente all'Europa. Massimo Patarini ha ricondotto queste proposte interpretative a tre fondamentali ipotesi.
- 1- i tassi di carcerizzazione sono aumentati perché è aumentata la criminalità.
- 2- la crescita della popolazione penitenziaria è da ricollegare alle politiche penali repressive adottate dalla fine degli anni settanta del 1900.
- 3- l'aumento della detenzione è da attribuire alla diffusione nelle società occidentali di un sentimento d'insicurezza che si è tradotto in una domanda di maggiore repressione.
Secondo Patarini queste tre ipotesi hanno un grado più o
meno elevato diplausibilità con riferimento agli USA e ad alcuni paesi europei, in particolare la Gran Bretagna. Tutti i fenomeni individuati hanno accompagnato l’aumento della popolazione penitenziaria; essi sono tuttavia compresenti. Per questo la penologia è per Patarini una sorta di “scienze delle soluzioni immaginarie” che ancora non sa comprendere perché e quanto si punisce. Come si accennato, Warren Young, nel redigere una breve rassegna della letteratura sui fattori che influenzano l’uso della carcerazione, ha suddiviso le differenti interpretazioni “deterministiche” e policy – choice. Le prime pongono l’accento su variabili esterne al sistema penale come i tassi di criminalità, l’andamento del mercato del lavoro, le crisi economiche ecc…………. Le seconde si concentrano invece sulle politiche penali e sulle culture professionali che influenzano coloro cui spetta attuarle.magistrati, agenti di polizia, amministratori penitenziari. La distinzione fra modelli "deterministici" e modelli policy - choice, non può essere considerata esaustiva. Secondo la formulazione di Warren Young i modelli teorie policy - choice connettono l'andamento dei tassi di carcerizzazione alle politiche penali adottate. I modelli policy - choice sembrano rispondere a due logiche distinte che tuttavia possono finire per convergere: da una parte l'idea democratica secondo la quale l'opinione pubblica orienta le scelte dei governanti, giudica il loro operato in termini di funzionalità delle scelte fatte e li invita a cambiare rotta quando hanno fallito; dall'altra la convinzione che, al di là degli assetti strutturali, sia sempre possibile operare per il cambiamento. Gran parte della sociologia statunitense pare assumere la prima prospettiva; molti autori europei sembrano invece assumere la seconda. Per quanto riguarda gli USA,I critici sembrano concordi nel ritenere che la drammatica crescita della popolazione penitenziaria avvenuta negli anni ottanta e novanta del 1900 sia da addebitare a tre principali politiche adottate sia a livello federale, sia dalla maggior parte degli stati. Le critiche sono rivolte in particolare: al movimento per la riforma del sistema di indeterminate sentecing, che permetteva ai giudici di scegliere discrezionalmente fra un minimo e un massimo la pena da comminare per un certo reato e alle autorità di parole di modificarne la durata in corso di esecuzione i base ai progressi del detenuto. Alle strategie poliziesche di tolleranza zero adottate nel corso di quella che Ronald Regan definì la war on crime. Infine ai provvedimenti legislativi più recenti, ispirati al principio della massima severità penale, come la legge three strikes and you're out. Le riforme adottate in campo giudiziario a partire dalla seconda metà degli anni settanta del Novecento.Sono connesse alla rivalutazione della funzione del carcere come istituzione finalizzata non solo alla repressione, ma anche alla prevenzione della criminalità. La filosofia penale cui esse si ispirano si fonda sulla convinzione che la detenzione sia la risposta migliore, la più giusta che una società democratica può dare a chi viola le sue leggi. Il movimento per la riforma del sistema di giustizia penale sorto negli anni settanta mise fine all'inizio sotto accusa la filosofia trattamentale che aveva ispirato il sistema penitenziario statunitense a partire dal secondo dopoguerra. I riformatori contestavano l'eccessiva clemenza del sistema di indeterminate sentecing che permetteva di scegliere la pena da comminare per un certo reato con grande discrezionalità e di modificarne la durata in corso d'esecuzione in base alla condotta del detenuto. Per i conservatori, il sistema di indeterminate sentecing consentiva il rilascio anticipato.
di condannati che avrebbero dovuto scontare pene più severe. Il movimento di riforma condusse all'adozione del cosiddetto sistema TRUTH IN SENTENCING, in base al quale il giudice è obbligato a condannare il reo a un preciso ammontare di mesi o di anni di reclusione, senza che il detenuto possa essere liberato anticipatamente. Dalle prime leggi d'instaurazione della truth in sentencing si è giunti così a più recenti provvedimenti ispirati allo slogan, tratto dal mondo dello sport, three strikes and you're out, provvedimenti orientati da criteri di severità estrema che hanno condotto a esiti paradossali. È interessante notare come tutti questi provvedimenti siano designati, anche ufficialmente, da slogan che riecheggiano frasi e convinzioni popolari: questi slogan sono un chiaro segnale dell'abbandono di una concezione specialistica del diritto e dell'adozione di politiche demagogiche finalizzate ad assecondare
L'opinione pubblica. La culla del movimento truth in sentencing fu la città di New York. Lo stato di New York fu il primo ad adottare una legge che, in contrasto con il sistema di indeterminate sentencing, fissava in modo rigido la durata della pena detentiva che il giudice avrebbe dovuto comminare per alcune tipologie di reato. Il pacchetto legislativo e denominato Rockfeller Drug Laws dal nome di Nelson Rockfeller, governatore dello stato di New York, inaspriva il trattamento giudiziario per i reati di consumo e di spaccio di stupefacenti. Esso fissava in modo PRECISO la durata della pena.
Quindi la convinzione dei promotori della truth in sentencing era che i giudici fossero dotati di un'eccessiva libertà nel fissare il quantum di pena: secondo i critici del sistema di indeterminate sentencing la decisione sulla sorte dei criminali non doveva essere rimessa alla discrezionalità del magistrato, ma doveva essere definita in sede legislativa.
I giudici devono essere mere "bocche della legge". Il loro giudizio doveva essere, secondo la nota tesi di Montesquieu, il risultato di un sillogismo, di un calcolo che doveva essere previamente impostato in sede legislativa. Molti avevano sostenuto la riforma proprio in nome delle discriminazioni sociali e razziali che il sistema di indeterminate sentencing aveva mostrato di produrre. Essi ritenevano che un sistema automatico di fissazione della pena avrebbe permesso di trattare in modo uguale imputati di diversa origine sia sociale che etnica. La Sentencing Commission elaborò una tabella delle condanne in base alla quale il giudice veniva guidato nella determinazione del quantum di pena. La tabella, divenuta obbligatoria nel 1987, è tuttora in vigore. I criteri adottati dalla commissione sembrano riflettere una precisa concezione della criminalità e della società statunitense. Una concezione liberale, secondo la quale i cittadini USA sono liberi, uguali.Sovrani e interamente responsabili delle proprie azioni. Il crimine è, secondo quest'idea, il risultato della scelta razionale di un soggetto perfettamente libero, che ha valutato i pro e i contro della propria azione e ha deciso di violare la legge: la sua responsabilità è dunque politica, poiché egli ha violato una legge che egli stesso si era dato in quanto membro del popolo sovrano, e morale, poiché egli ha scelto liberamente il male. Di conseguenza la pena è per il criminale CIÒ CHE SI MERITA.
Avevamo introdotto il concetto di modello TRATTAMENTALE: questo è stato alla base della giustificazione dell'istituzione penitenziaria. Come ha mostrato Michel Foucault, esso è un elemento costitutivo della penalità moderna. Nei modelli di matrice più esplicitamente religiosa questa riforma assumeva i tratti di una riforma morale, di una trasformazione dell'anima, mentre nei modelli laici aveva il carattere
di una rieducazione al lavoro e la rispetto delle regole sociali. Già Alexis de Tocqueville negli anni trenta del 1800 aveva constatato che il sistema penitenziario perseguiva come principali finalità la "punizione del colpevole" e la sua "rigenerazione morale". Scrive Tocqueville, a proposito del detenuto uscito dal carcere, che ciò che conta è che anche se nel profondo egli non è diventato migliore, sia almeno più obbediente alle leggi e aggiunge che l'obbedienza alle leggi "è tutto quello che la società ha il diritto di chiedergli". La critica all'ideologia del trattamento ha quindi radici antiche. In The Prision Community, del 1940, Donald Clemmer aveva studiato il meccanismo della "prigionizzazione", il processo di adattamento dei detenuti alla loro condizione che fa sì che essi, lungi dall'apprendere in carcere le regole che permettono il lororeinserimento sociale una volta scontata la pena, imparino invece a vivere nella società carceraria, una società fondata su leggi diverse e spesso persino contrarie a quelle vigenti nella società dei liberi. Gresham Sykes in The Society of Captives aveva sviluppato l'analisi di Clemmer, mostrando come il carcere fosse un'istituzione totalitaria finalizzata al controllo della popolazione detenuta più che alla sua rieducazione. Le carceri contestate dai movimenti di riforma non erano quindi istituti modello nei quali si attuava il recupero dei condannati, ma erano luoghi abbandonati alla discrezionalità dell'amministrazione penitenziaria, nei quali non vi era che uno spazio molto esiguo per il diritto e per la considerazione dei detenuti come soggetti dotati dello status di cittadini. Furono proprio i movimenti di protesta degli anni sessanta e settanta a aprire le porte dei penitenziari per farvi entrare il diritto e per tentare così di.ilegale e la dignità umana.