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CAP 2 NARCISISMO E SOCIETA’

La madre come specchio e il mito di Narciso

L’ambiente materno è lo specchio biologico del bambino.

FERRUZZA ci dice del pensiero di WINNICOTT “nello sviluppo emozionale individuale il

precursore dello specchio è la faccia della madre...secondo me ciò che vede il lattante è

se stesso.”

La madre come specchio è anteriore al mito di Narciso, secondo GRUMBERGER Narciso

è catturato dall’immagine riflessa perchè intorno ad essa vede il liquido amniotico, e così

anche GENEVIVE GUY-GILLET è convinto che se il bambino ama l’immagine di quello

specchio così tanto è perchè lì ritrova tutto quello che ha fino ad ora conosciuto nel corpo

della madre, prima di vederlo riflesso nei suoi occhi.

Lo specchio separato dalla figura materna riflette un corpo vuoto, immagine superficiale: è

la nostra immagine agli agli occhi degli altri, e quel che è peggio, è che all’inizio cerchi di

dipingertela da solo poi basta una sola formula maligna (dice KUNDERA) e sei trasformato

per sempre in una pietosa caricatura.

La madre permette alla vita di riconoscersi, non c’è distinzione tra sè e un altro sè, mentre

nel racconto di Narciso, dice LASCH, questo annega non capendo mai che è un

immagine, la prende per un’altra persona e cerca di abbracciarla, senza badare al pericolo

che corre. 2

Narciso è un bambino che ha perso la madre, e la sua follia è quella di continuare ad

amare in un mondo in cui la madre è assente, come prima amava la madre e quindi la

vita. Ma nel mondo non si può amare indiscriminatamente.

G. GUY-GILLET si chiede se è follia amarsi in quel modo.

Narciso non sa ancora distinguere la vita dall’esterno. Narciso è ingenuo e per non

soccombere la vita deve farsi furba ed alla fine di questa vita rimane solo l’immagine

riflessa, l’apparenza.

In realtà non può esserci continuità tra lo specchio e la madre, il primo non può amare

Narciso, può solo rifletterlo. Il mito di Narciso è dunque una costruzione sociale, è il

narcisismo visto dall’altro.

Modalità relazionali e narcisismo

Esistono diverse modalità relazionali: narcisista e per appoggio (anaclitica).

La scelta narcisistica è la scelta dell’oggetto sulla base della somiglianza con se stessi,

quella anaclitica si riferisce alle persone che dispensano cure (amore delle madre per

esempio).

FREUD attribuisce alla figura materna una funzione importante sulla conservazione della

vita, prendendo in considerazione due amori: uno verso la madre e uno verso se stessi.

L’economia affettiva dell’uomo ha quindi due soggetti: se stesso e la donna che si prende

cura del suo corpo. Secondo N. BROWN è impossibile scindere questi due aspetti. Mentre

nella realtà sociale si devi rinunciare all’amore per sè per l’amore verso gli altri. Ancora

BROWN afferma che Freud si sbagliava quando cercava di presentare l’amore anaclitico

come un secondo modo di amare, ma è una fusione tra erotico e non erotico, tra bisogni e

soddisfacimenti economici (fame, autoconservazione).

In problema è infatti solo conciliare il piacere narcisistico con l’attività piacevole verso gli

altri.

Per FREUD l’elemento narcisistico è già presente nella vita, sia nella vita fetale che nella

cellula germinale.

LORENZER Il narcisismo non è altro che l’unità originaria.

La vita passa dall’ambiente a una realtà sociale, e così il narcisismo diventa ostacolo allo

sviluppo stesso delle relazioni sociali. La società opera contro il narcisismo perchè questo

rappresenta ciò che resta dell’ambiente materno. Così nel mondo gli aspetti del narcisismo

diventano contraddittori.

GRUMBERGER: l’io si espande, non conoscendo limiti tra se e il mondo circostante. Il

bambino in questa fase non è al centro dell’universo, è l’universo stesso... il sentimento

dell’infinito è riconducibile ad un elaborazione di quel dato biologico fondamentale

rappresentato dalla vita fetale.

A.H. MODELL ritiene che la consapevolezza del Sè come un’entità separata e amata può

mettere in grado l’individuo di accettare che gli oggetti nel mondo esterno possono essere

perduti o distrutti. Per amare occorre prima essere capaci di amare sè stessi. 3

Di fatto il superamento del narcisismo coincide con l’allontanamento della vita dal suo

contesto naturale (ambiente).

URZIDIL Come muore un essere umano? Cit p35

CAP 3 LA RELAZIONE

La distinzione uomo-vivente

L’uomo conosce le cose perchè le pone in “salvo” (nel quadro simbolico), non come le altri

specie viventi che distruggono e conoscono per incorporazione metabolica (cioè perchè la

mangiano).

Cos’ tra l’uomo e gli altri esseri nasce una distanza, una differenza radicale nei confronti

della vita stessa, questa diversa modalità di lettura porta l’uomo ad una distanza con la

sfera biologica, e una differenza nei confronti della vita stessa.

Noi siamo fuori dall’unità e dall’immediatezza dell’essere naturale, l’individuo umano ha la

capacità di ri-flettere su se stesso e sulla sua condizione, può quindi guardare se stesso

come se fosse un altro (ci dice CRESPI).

Con la distinzione uomo e vivente rappresentata all’interno della società, quest’ultima

diventa proprio l’espressione normativa di concretezza e solidità. Finchè non si entra nella

logica delle appartenenze culturali la vita è senza senso, ma a questo punto si assume

una connotazione gerarchica, in quanto non tutti gli individui hanno la stessa dignità di

persone.

L’uomo inizia a familiarizzare con la realtà sociale, costruendosi sulla relazione e sul

confronto. L’uomo nomina le cose e le inserisce in un comune sistema simbolico.

La comunicazione simbolica

ANDRE’ JACOB al riguardo definisce il simbolico come modalità interattiva che si oppone

al metabolismo, il linguaggio sostituisce gli scambi esterni trans-biologici.

G.PRODI dice che l’uomo (in quanto linguistico) si è evoluto sulla comunicazione stessa,

cioè su rapporti con altri uomini. L’uomo è una “specie di comunicazione”. E’ specializzato

in questa funzione.

La comunicazione si fonde con la natura , infatti l’uomo forma se stesso in quanto specie,

sul rapporto. L’adattamento al linguaggio non coincide con l’incontro dell’altro, perchè il

linguaggio rappresenta il momento della costruzione, del farsi, rimanda al senso di vuoto

prodotto dalla sospensione dell’incorporazione metabolica. La società deve colmare

questo vuoto con norme e valori.

Il linguaggio è il “non ancora”, l’uomo infatti si pone in attesa di risposta, e nell’altro vede la

possibilità di porre fine alle sue incertezze, questo fa in modo che l’uomo sia sempre teso

alla ricerca di qualcosa.

Ma l’altro è solo alibi, è ciò che alimenta il linguaggio, perchè il vero potere è il linguaggio

stesso.

G.PRODI afferma che la condizione “non distruttiva” dell’uomo non è garanzia solo per le

cose, ma è garanzia per i suoi simili. 4

STAUDER invece nella sua tesi afferma che è l’adattamento dell’uomo al linguaggio a

rafforzare quella sensazione di disponibilità della natura umana a “farsi”, poi viene l’altro.

Ritornando al discorso del rifiuto dell’incorporazione metabolica, possiamo dire che i

processi organici non avrebbero permesso all’uomo di innescare i meccanismi simbolici,

perchè le cose assimilate non danno la possibilità di essere eleborate concettualmente.

G.PRODI La logica umana sorge quando, di tutto questo depositario di dati (segni interni,

analoghi, ecc...) si può far uso unitario. E ancora Egli è l’unica specie costruita dagli altri,

che è inesistente senza gli altri.

M.BLACHOT Sostiene che per il fatto dell’uomo di nominare, questo annulla il nominato,

perchè la parola ci dà ciò che significa, ma prima lo sopprime. Dà l’essere, ma me lo dà

privo di essere.

Ma...dice P.QUIGNARD Le parole non costituiscono un volto.

Ovvero, non è il corpo che parla, ma la persona.

Ancora HYPPOLITE in una conversazione con BATAILLE ci spiega che la parola

“comunicazione” può significare negazione di sè, ma anche trovare un altro io, è la

comunicazione con un’altro io.

Quando l’uomo è narcisistico non è possibile nessun intervento esterno della vita, in caso

contrario la vita assume la forma del simbolico. Forse il sostegno dell’ambiente originario

viene annullato e può subire violenza.

A volte i figli ereditano non solo i beni materiali, ma i fallimenti, le insicurezze, la mancata

realizzazione dei padri e devono farsi carico di questo compito, realizzare qualcosa che

non appartiene a loro.

L’uomo diventa egli stesso altro nei confronti della vita, ogni cosa può essere il suo

opposto. Il mondo è il luogo delle cose: una grande distesa di merci.

CAP 4 PRINCIPIO DI REALTA’

L’uomo è esposto ad un continuo stato di bisogno e di emergenza, emergenza è quando

l’uomo prende le distanze da una stato di natura e si trova a fare i conti con l’esterno.

Nasce la prospettiva dentro-fuori, interno-esterno. Ma il problema è trovare quale sia il loro

punto di incontro.

La certezza dell’uomo è la certezza di essere esposto ad un rischio continuo, che è la

relazione, con l’emergere del capitalismo questo rischio diventa infinito. Il denaro è lo

scopo finale di tutto DMD’. Il dialogo con le cose assume la veste dello scambio. Il corpo si

fonde con la forza lavoro.

Cominciamo per ordine:

Nella primitività...

L’uomo prima produce valori d’uso diretti al soddisfacimento quotidiano, dei bisogni della

comunità. La forma è lo scambio semplice cioè si attua solo quando ci sono situazioni di

emergenza. 5

N.BROWN evidenzia che nelle economie primitive il carattere del gioco è ovvio,

nell’economia il gioco e il principio del piacere prevalgono sul calcolo, cioè su principio di

realtà.

Qui la vita mantiene un legame con l’ambiente materno. Conserva tracce evidenti del

principio del piacere. Il gioco e lo scambio si equilibrano.

Ogni cosa qui è consumata, lo scambio semplice pur implicando un’oscillazione

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
10 pagine
13 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VCaterina23 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Stauder Paolo.