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Nozioni empir iche.
1.Comunità e società.
1.Signif icati dinamici.
Comunità e società costituiscono due termini di confronto e nello stesso tempo descrivono una linea evolutiva: si ritiene la comunità
come momento più elementare di aggregazione degli uomini rispetto alla società. E’ possibile adottare i due concetti di sincronico e
diacronico, alludendo a fenomenologie colte nel primo caso come compresenti in una data epoca e in un dato territorio e nell’altro in fasi
temporalmente distinte e successive. Il concetto di comunità rappresenterebbe la forma iniziale di associazione umana, il punto di
riferimento all’altro capo del percorso che attraverso una serie di successive modificazioni o potenziamenti avrebbe condotto alla società.
Il fluire abrasivo del tempo suscita un forte rimpianto: tutti i tempi quando sono passati sono buoni; al contrario, si può aggiungere, i
tempi che corrono sono sempre relativamente cattivi. La comunità significa perciò qualcosa di diverso dalla società, ma anche qualcosa di
meglio della società.
2.Il paradigma di Tonnies.
Per Tonnies la comunità è uno stato originario o naturale omogeneo nonostante tutte le separazioni empiriche tra individui o gruppi, che
affonda le radici nel legame strutturale con la vita vegetativa e ha tre manifestazioni fondamentali ed esemplari: il rapporto madre
bambino, il rapporto uomodonna come coniugi, il rapporto tra coloro che si riconoscono fratelli e sorelle o figli della medesima madre. A
tali manifestazioni se ne aggiungono altre derivate, come la parentela, il vicinato, l’amicizia. Ciò che caratterizza queste relazioni è la
comprensione : un modo di sentire comune e associativo che costituisce la volontà propria di una comunità. Tale comprensione riposa su
un’intima conoscenza reciproca, in quanto questa è condizionata dalla partecipazione immediata di un essere alla vita dell’altro,
dall’inclinazione alla simpatia nella gioia e nel dolore. Essa è immediatamente connessa con elementi materiali, oggettivi: la vita
comunitaria è possesso e godimento di beni comuni. La società si identifica in una cerchia di uomini che, come nella comunità, vivono e
abitano pacificamente l’uno accanto all’altro, ma che sono non già essenzialmente legati bensì essenzialmente separati, rimanendo
separati nonostante tutti i legami, mentre là rimangono legati nonostante tutte le separazioni. Nella società ognuno sta per conto
proprio e in uno stato di tensione con tutti gli altri. Il legame naturale che univa gli individui nella comunità, si spezza nella società;
l’anima di questo legame è lo scambio. Secondo Tonnies, il mondo è frantumato e bisogna ricomporlo attraverso la ragione: distaccatasi
dalla natura, la ragione cerca di dominarla; tuttavia l’ambiente diventa incerto e la ragione deve far fronte al massimo dei problemi,
quello di renderlo almeno relativamente stabile. Vi provvede inventando il diritto e lo stato, ossia la coercizione legale, per garantire le
obbligazioni. Ogni persona tende al proprio vantaggio e afferma gli altri soggetti solamente in quanto e finchè essi la possono favorire. I
commercianti o capitalisti sono i padroni e sovrani naturali della società; la società esiste per loro, è il loro strumento. Secondo questa
interpretazione i non capitalisti sono essi stessi simili a strumenti inerti e quindi costituiscono per il diritto delle nullità, cioè vengono
concepiti come incapaci di proprio arbitrio e quindi di un contratto valido nel sistema. Nella prospettiva di Tonnies, la comunità ha nel
suo lessico un’accezione positiva mentre la società ha un’accezione complessivamente negativa.
3.Solidarietà meccanica e solidariet à organica.
Durkheim parte dalla semplice constatazione del fatto che gli uomini stanno insieme, e se stanno insieme ciò significa che vi è tra di essi
un vincolo di solidarietà. Questo vincolo non ha sempre le stesse matrici e gli stessi caratteri: varia nel tempo. Durkheim distingue
essenzialmente due tempi: quello delle società inferiori o primitive e quello delle società superiori, complesse ed evolute. Alle prime
corrisponde la solidarietà meccanica, alle seconde la solidarietà organica. La solidarietà meccanica (immediata, spontanea, automatica)
si realizza attraverso la somiglianza e l’uniformità. Ciò che la caratterizza è il fatto che essa costituisce un sistema di segmenti omogenei
e simili tra loro. Gli uomini, nelle società inferiori, sono organizzati in gruppi ristretti con scarsi contatti reciproci ma dotati di una
grande compattezza interna che deriva dal fatto di essere un po’ tutti uguali anche fisicamente, di avere i medesimi sentimenti, le stesse
emozioni. Vi è pertanto una forte coscienza collettiva che conserva l’unità e la coesione. Gli individui non hanno personalità propria,
riflettono quella del gruppo. La divisione del lavoro è molto limitata e si basa soprattutto su distinzioni di ordine biologicofisiologico.
Attraverso vari passaggi evolutivi, si perviene a nuove forme di convivenza e dunque al tipo organizzato, dove appunto prevale la
solidarietà organica. La struttura delle società è completamente diversa: esse sono costituite da un sistema di organi differenti, ognuno
dei quali ha un compito specifico e sono formati essi stessi di parti differenti. Il senso della solidarietà organica è quello di un organismo
composto di varie parti che collaborano all’armonia del tutto. Durkheim descrive il processo che ha condotto a queste società indicando i
fattori fondamentali del mutamento: la densità materiale, ossia demografica e la densità morale, ossia dei rapporti intrasociali e
intersociali. Nel tipo sociale dominato dalla solidarietà organica indotta dalla divisione del lavoro, gli individui sono aggruppati non più
in base ai loro rapporti di discendenza ma in base alla natura specifica dell’attività sociale alla quale si consacrano. Il loro ambiente
naturale è quello professionale. Guardando dai due tipi di solidarietà, la società assume un significato diverso: nel primo caso è un
insieme più o meno organizzato di credenze e di sentimenti comuni a tutti i membri del gruppo: si tratta del tipo collettivo; invece, la
società con la quale siamo solidari nel secondo caso è un sistema di funzioni differenti e specifiche, unite da rapporti. La comunità dove
regna la solidarietà meccanica implica somiglianze tra gli individui, la società dove vige la solidarietà organica presuppone la loro
differenza. Le società superiori sono società mobili: regredisce la coscienza collettiva e ha il sopravvento quella individuale. Durkheim,
al contrario di Tonnies, propende per una valutazione positiva della società dove l’individuo può meglio affermare le sue prerogative; e
non nutre eccessiva nostalgia per la comunità. Però anche Durkheim non può fare a meno di rilevare che nelle società dei suoi tempi, i
caratteri attribuiti alla società come modello non sono affatto realizzati. Tonnies integra i caratteri negativi della società attuale
nell’idea generale di società, laddove Durkheim riconosce caratteri negativi ad una particolare società, quella dei suoi tempi, sottraendo
alle contingenze l’idea generale di società.
4.Richiami e risonanze.
L’idea di comunità rimane, tuttavia, alquanto indefinita; essa ha una speciale vitalità e, sociologicamente, due caratteri rimangono
costanti: quello della 8maggiore) solidarietà, espressiva anche dell’unitarietà di mete a cui si tende, e quello di una presenza significante
ricca di fervore umano. La comunità diviene argomento di proposte razionalistiche e meta da raggiungere con programmi pilotati. Si
ritiene che la comunità possa addirittura assumere uno speciale valore terapeutico contro la società e consentire un tirocinio ricostruttivo
razionale e morale. L’antitesi critica fra comunità e società ha anche ispirato tentativi politici: in questo caso, la società è vista come
luogo dell’anonimato, della persuasione occulta, della manipolazione, del potere senza effettivi controlli, laddove la comunità
consentirebbe livelli di personalizzazione e di identità capaci di più degne realizzazioni morali. E’ stato quindi creato un collegamento
tra comunità e democrazia. In Italia, il “Movimento di Comunità” di cui si fece promotore Olivetti, aveva queste motivazioni. Non
sempre però il richiamo alla comunità è volto nelle medesime direzioni: movimenti autoritari, come il fascismo in Italia, hanno evocato la
comunità in funzione conservatrice e repressiva.
2.Massa ed élite.
1.Continuità e discontinuità.
La massa è la moltitudine, i più, che possono essere tali solo in confronto ai meno, i pochi, l’élite. Naturalmente i pochi hanno rispetto
alla massa qualcosa in più che li rende appunti diversi dalla massa: sono pertanto per qualche ragione privilegiati. Si realizza
quell’equazione tra censo e virtù che non sarà mai del tutto smantellata in seguito e dura con diverse modalità anche oggi. Una
necessità oggettiva e razionale vuole che i pochi non rimangano inattivi; i pochi non sono semplicemente pochi e i molto non sono
soltanto i molti: questa distinzione non è solo descrittiva; implica anche il fatto, ossia la conseguenza pratica e del tutto immediata del
dominio dei pochi sui molti (governanti élite, governatimassa). Per Mosca, Pareto, Michels e per tutti gli altri teorici dell’ élite, sono
appunto le élite, che nel loro ricambio e nella loro dinamica, fanno la storia, dirigendo gli avvenimenti e organizzando di volta in volta e
per tutti il tessuto sociale. Questa impostazione rientra in quella celebrazione dello spirito individualistico che è tipica di tutta la
cultura liberale. Nell’ambito di un pensiero accentuatamente aristocratico, si vedono quanti non appartengono all’élite come massa
informe, sempre infantile, i cui umori possono essere scatenati in una direzione o in un’altra con appena un discreto livello di abilità.
Disponendo l’élite delle possibilità di accesso alle informazioni e ai linguaggi, ha per questo ottime opportunità in più di controllo della
massa. Pertanto molta parte del carattere gregario naturale imputato alla massa dipende dal fatto che la massa è sempre in qualche modo
una massa esclusa e perciò una massa disarmata. Emerge, attraverso la prospettiva che si ispira a Marx, un diverso modo di vedere la
massa: accade che si pervenga a pensare all’irre