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La devianza e la socializzazione

La predisposizione può essere contenuta nella struttura della personalità di base. Ma lo status del matrimonio, la responsabilità verso i figli, lo stile di vita di una coppia sposata, non derivano direttamente dalla struttura della personalità di base. Occorre allora una socializzazione aggiuntiva, e cioè l'acquisizione di una cultura adulta. Questa proprietà è considerata come fondamentale nella traduzione degli studi sociologici e criminologici sulla devianza. Essa implica la pre-esistenza di una norma, cioè l'esistenza di un consenso generale di certi modelli di comportamento giusti. I "radicals" fanno un'obiezione ai positivisti circa il loro distacco del problema del controllo, soprattutto nella sua parte penale. I positivisti sostengono che capire la devianza significa innanzitutto capire le motivazioni che spingono i soggetti a deviare. I "radicals" ribattono che ci si dovrebbe chiedere

cosa accade che gli individui hanno deviato. È risaputo che soltanto una parte di costoro viene presa, etichettata come deviante e quindi sottoposta a sanzioni. Ammettereciò comporta l’apertura di nuovi serie problemi, e cioè: che la motivazione non riesce a spiegare il fattore devianza nelle sue concrete manifestazioni, nel senso che ogni deviante, con la sua motivazione, viene poi a costituire un deviante ufficiale; che l’impostazione basata sulla sola motivazione non è in grado neanche di costituire l’oggetto su cui si deve discutere, dal momento che non si conosce l’effettivo numero proprio di coloro che semplicemente deviano; che così risulta da ricostruire il significato delle statistiche ufficiali della devianza, sulle quali in ultima analisi resta assestato il lavoro degli studiosi e degli operatori. I problemi risultano essere fondati, ma bisogna vedere le soluzioni avanzate. La prima propostaÈ stata quella di eliminare la prima proprietà; cioè in termini teorici di non considerare più ladevianza, come Questa soluzione haqualcosa che pre-esiste al concreto intervento del controllo.anche provocato l'emergenza di problemi da parte di coloro che non intendo riconoscersi nellatraduzione positivista. La "labelists" affermano che la devianza viene creata dalla reazione delcontrollo sociale; ma ammettono allo stesso tempo l'esistenza di una costituita dalledark figure,devianza che il controllo non riesce a registrare e gestire. Questa posizione è stata consideratacontraddittoria da Ditton. Per i "realist" deviante è semplicemente da considerare chi è rimastobloccato nella rete del controllo penale. Ma quello che succede prima? Il realista Jason Dittonafferma: " è concettualmente improprio affermare che un "reato" è stato commesso sino a quandouna corte appositamente

costituita non abbia emesso il verdetto finale. Non si afferma che gli individui non capiscano che si infrange il diritto. Ma che queste intenzioni sono irrilevanti e insignificanti se rapportate alle intenzioni di controllori infinitamente più dotati di potere. Cosa decide se una persona è o no 'colpevole' è la sentenza finale della corte. Per esempio, un tribunale italiano ha assolto un gruppo di mafiosi che da oltre un trentennio risultavano essere come personaggi di spicco ai vertici di una certa criminalità organizzata, ma solo nella convinzione dell'egente comune o nella ricostruzione delle vicende operate dai media, ma anche dai rapporti redatti da autorità inquirenti nell'arco di diversi decenni. Secondo si dovrebbe concludere che non Dittonsi tratta di devianti, perché un tribunale, nel suo infinito potere, ha deciso così. L'interprete deve conoscere qualcosa circa le motivazioni ed i comportamenti dei

‘presunti rei’, per dare una simile spiegazione, perché è proprio su questi elementi che il controllo si specifica nella sua concreta sostanza, oltre che a diventare misurabile nei termini della gradazione di potere attivato. Questi elementi di base, forse troppo ‘irrilevanti e insignificanti’, le concrete modalità di controllo appaiono proprio sul punto della motivazione, sia realisti, alcuni radicals e nell'indicibili prospettiva dei positivisti, sono d’accordo per spiegare il fenomeno deviante. In genere i positivisti hanno elaborato le loro teorie ‘in forma discorsiva’. Nelle formulazioni di queste teorie illustrano un contesto di scoperta, per finire a formulare ulteriori assestamenti per determinare il peso delle variabili, ecc. Vi sono autori convinti che sarebbe stato costretto ad una completa revisione Merton dei suoi enunciati se avesse tenuto in conto anche solo la variabile sesso. Così la motivazione.èstata studiata in associazione con variabili quali il grado d’istruzione, lo status socio-economico, le esperienze familiari, i tratti di personalità ecc. Su queste basi, sono state fornite ‘spiegazioni’ valide. Gli epigoni, entrando in conflitto tra di loro sul ha prodotto degli controllo degli enunciati, effetti, la prima delle quali riguarda il ridimensionamento delle loro originarie pretese; la seconda è quella di aver favorito un affinamento delle impostazioni, sia teorico che metodologico, oggi patrimonio comune, preziosa eredità lasciata dagli sviluppi dell’orientamento positivista. Ma questo genere di spiegazioni non ha soddisfatto i ‘radicals’ dal momento che secondo loro si tratterebbero di interpretazioni: Citando e chiariscono cosa voglia dire Matza, Taylor Walton Young correzionalistiche. • correzionalistica: “gli studiosi della devianza che adottano questa prospettiva vogliono comprendere il fenomenosolo nella misura in cui possa essere eliminato. La prospettiva correttiva ha come ulteriore caratteristica sia quella di eliminare con successo i tratti essenziali di un fenomeno sotto tutti i punti di vista, che quella di offrire una descrizione ridotta o addirittura nulla del fenomeno, prima di procedere alla spiegazione". Inoltre si tratterebbe di interpretazioni "astoriche" e "astrutturali". Su questo punto insiste anche Spitzer, perché afferma che in queste spiegazioni, non è il sistema in quanto tale ad essere messo in discussione ("l'economico-politico come un tutto"), ma singole aree di comportamento: il sistema familiare, la trasmissione culturale, la disorganizzazione sociale, ecc. Così la devianza viene vista "come un fenomeno transitorio ed episodico piuttosto che come conseguenza di un mutamento strutturale di lungo termine". Si considera la devianza come e non nostro ordine sociale.contemporaneo.nel dele accusano e (Positivisti) di articolare i termini della questioneTaylor Young Sutherland Mertonin maniera tale da rendere il fenomeno della devianza non gestibile e Di Merton èineliminabile.detto: “avanza molte critiche che, se portate alle logiche conclusioni, richiederebbero unmutamento sociale radicale. Ma Merton non segue la sua critica fino a quel punto. Dato ciò, comesi potrebbe considerare Merton dal punto di vista correzionista? Per quanto riguarda la critica di“astoriche” e “astrutturali”, si può affermare che non si può riferire a Merton, dal momento checostui finisce per mettere alla sbarra il nucleo centrale del sistema normativo, mostrando propriociò che vuole Spitzer, e che cioè la devianza e “del nostro ordine sociale contemporaneo”. Essenon può essere definita a Sutherland, in quanto promotore di un determinismo economico per cui,data una certa struttura socio-economica.

Ne devono derivare specifiche forme di devianza. L'essere 'positivisti' non preclude necessariamente il riconoscimento del carattere strutturale della devianza, né condanna ad una fatale partigianeria per l'Ordine Costituito.

La seconda proprietà afferma che da una prospettiva sociologica non esiste un comportamento deviante in sé e per sé. Appare tale secondo le aspettative di un determinato gruppo sociale, e alla luce di un altro gruppo sociale, questo comportamento può non essere deviante. Il giovane delinquente è deviante agli occhi della 'società', ma è un conformista all'interno della gang a cui appartiene. Le forme di devianza possono essere infinite: difetti fisici o menomazioni, quali zoppicare, la cecità, l'obesità, il ritardo mentale, il nudismo, il fumare marijuana, ecc. Col tempo possono apparire devianti le figure quali l'automobilista imprudente, il pacifista, il razzista.

ecc. Insomma, il riconoscimento delladevianza, come quello della bellezza, dipenda dagli occhi di chi osserva. Le implicazioni di questa seconda proprietà sono abbastanza complesse. Ma tutti gli orientamenti interpretativi sono d'accordo sul suo rilevante peso teorico. Quello che ancora una volta muta, è ogni singola teorizzazione. Per i positivisti, la seconda proprietà sviluppa i termini di un relativismo culturale. L'immagine che viene data e quella che i diversi gruppi sociali non riescono a fondere le loro prospettive culturali all'interno della moderna società. Cosi oggi 'radicals' e non 'radicals' trovano un comodo bersaglio polemico, ripetendo che i e le di codesto relativismo presupposti implicazioni culturali restano del tutto avvolte nelle tenebre. Però esso non può essere archiviato senza una precisazione, relativa ai quadri di riferimento che i positivisti trovarono precostituiti e contro iqualidovettero combattere. Quasi ai primi decenni del secolo, l'atto deviante viene concepito in termini dà rilievo costitutivo solo ad un predeterminato ristretto numero di devianze analitici: (l'omicidio, il furto ecc.) riconoscendo una comune caratteristica per esempio quella di intrinseca: essere dannose per la società, o quella di offendere 'universali' sentimenti di giustizia, ecc. Insomma Questa prospettiva si attua una riduzione della devianza ad alcune forme di criminalità. Fonda su due elementi: il primo era quello di affermare che il deviante dovesse essere necessariamente posseduto da istanze il secondo si sviluppo su un elementare riscontro asociali; empirico. Si dimostrò che gli omicidi, ladri, prostitute e giovani delinquenti provenivano in grandissima parte dalle classi inferiori. Si concluse che la devianza si sviluppava dalle classi inferiori; la povertà crea la devianza. - 4 -Il merito dei positivisti fu quello diabbattere tali credenze di tipo analitico. Per cui la devianza non è l'omicidio, ma la violenza.
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Publisher
A.A. 2008-2009
7 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DARIOGEMINI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Giovanni Gennaro.