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Goffman) perché è l’inizio del futuro.
L’individuo per Goffman è attore (“un affaticato fabbricante di impressioni”) e
personaggio. L’attore, impegnato in una comunicazione, distingue quella verbale o
intenzionale e non verbale o teatrale (i gesti, le espressioni del viso, tutta l’apparenza
che si può controllare). Come nel funzionalismo, un attore ha molti ruoli, anche
contemporaneamente (distanza dal ruolo e autoidentificazioni multiple). Gesti
cerimoniali: buongiorno, ciao, grazie, prego. Il pubblico ha un potere che limita quello
dell’attore. La tradizione sociologica parla di etica. Goffman parla invece di etichetta
(regole cerimoniali che rappresentano gli standard, ricerca non del bene, ma
dell’immagine).
Etnometodologia
Definizione: è lo studio dei membri di una società nelle situazioni quotidiane in cui
vengono a trovarsi procedure e considerazioni di senso comune per comprendere,
affrontare o gestire queste situazioni. Garfinkel è l’esponente più noto di questa
corrente che fa parte delle teorie contemporanee sulla vita quotidiana che si affianca
alla drammaturgia di Goffman e all’interazionismo simbolico. Nel 67 Garfinkel scrive
studi etnometodologici, che è un po’ alla base di questo filone. Corrente un po’
eterodossa della sociologia, perché parte dalla situazione, cioè dice che il significato di
parole e azioni può essere compreso solo in situazione, nello specifico contesto in cui
le parole e le azioni vengono formulate o effettuate, mentre tante correnti cercano di
generalizzare. La stessa parola o azione ha significati molto diversi perché in ogni
situazione c’è un dato per scontato, un senso comune che la sociologia deve indagare,
x es. attraverso esperimenti di rottura, messi in opera da Garfinkel insieme ai suoi
studenti per far emergere il senso comune in una situazione, cioè quello che le
persone danno per scontato. Per indagare il dato per scontato in certe relazioni tra
genitori e figli, Garfinkel dice ai suoi studenti di andare a casa e comportarsi come
fossero degli ospiti, lo fanno, x es. dando del lei, le reazioni dei genitori sono
“violente”. Se mettete in discussione qualcosa dato per scontato, salta la situazione. Il
reale è molto fragile, è spesso una nostra costruzione di senso comune. Il senso
comune ci protegge da situazioni che riteniamo inspiegabili dal non senso. Ogni
gruppo condivide un certo modo di dare per scontato delle cose che permettono
l’azione e la comunicazione. Un altro esperimento è quello della gomma a terra:
provate a comportarvi come degli alieni, chiedete a una vostra amica: “Sai che mia
mamma ha detto che ha una gomma a terra, ma cosa è una gomma?”, la situazione le
diventerà incomprensibile. Questa rottura blocca il procedere della vita quotidiana e
soprattutto getta le persone nell’insicurezza sulla realtà, messa in discussione. Quando
qualcuno ci fa notare che qualcosa non è ovvio, possiamo avere il problema di
sicurezza ontologica (sulla nostra esistenza). Certi pezzi di realtà non si tengono
insieme come siamo abituati di solito. Questa realtà è data o è costruita
(costruttivisti)? Dipende. Teorema di Thomas: le azioni sono reali nelle loro
conseguenze. Per questo mi comporto di conseguenza. Questo fa capire il potere di
definizione di realtà che hanno i media, cioè coloro che definiscono come reali certi
rischi o ne negano la realtà. Definendo ciò che è reale, certi media selezionano le
notizie e le riportano in un certo modo. Funzionando da definitori del reale, i media
rendono reali nel nostro comportamento ciò che dicono. I media creano la realtà? I
sociologi costruttivisti in che misura la definiscono? A seconda di come la definiamo, ci
saranno delle conseguenze nelle azioni delle persone, x es. quartiere pericoloso. Etica
della professione del giornalista o anche dell’educatore: chiunque faccia da filtro
rispetto alla realtà definisce la realtà in un certo modo, solo il fatto di dire una cosa
anziché un’altra porta chi ti ascolta a definire la realtà in un certo modo. Avere questo
sempre presente è una prima forma di etica della comunicazione, x es. nonna
spaventata dai tunisini, sovra-rappresentati da una sotto-emittente locale, che omette
altre nazionalità. In realtà non c’era nessun riscontro oggettivo di questa pericolosità
maggiore. Baudrillard, legato a Bourdieu, diceva: “Sulla luna non siamo mai sbarcati”,
infatti sono gli americani che, per fare grande la loro nazione, hanno trasmesso in
tutto il mondo lo sbarco sulla Luna. In realtà si tratta di una fiction che hanno messo in
piedi: hanno travestito uno e messo la Luna, quindi può non essere stato un evento
reale. I costruttivisti dicono che anche le immagini di guerra non sono forse reali. Altri
dicono che le vittime ci sono state, quindi va bene il costruttivismo della realtà, ma poi
diventa immorale negare questa evidenza. Si è sviluppata una branca della sociologia
etnometodologica che analizza la conversazione: si trascrive la comunicazione tra più
persone e si fa vedere come sarebbe incomprensibile il dialogo se le persone non
avessero un senso comune pregresso. Per tanti anni, l’analisi della conversazione è
sembrata poter essere una via di comprensione per l’interazione, poi in realtà spesso
si rivela una specie di sudoku per il ricercatore. Sbocchi più interessanti sono quelli che
va a studiare immergendosi nel contesto che devono studiare, x es. si entra in una
gang giovanile per fare osservazione, per cui si vanno a vedere le situazioni da dentro.
Ci sono tante metodologie, si chiama studio sul campo. Una di queste è lo shadowing,
cioè seguire come un’ombra, x es. ricerca sui ceti popolari: seguire un saldatore
(fabbrica, casa, amici) e con un quaderno registrare ciò che dice e ciò che fa,
osservazione allo scoperto, situazione durata 3 mesi, tutti i giorni insieme, lui la
presentava come la sua ombra (questo spaccato è diventato un pezzo di storia locale).
Ci sono metodologie quantitative e qualitative, tra cui l’osservazione partecipante (es.
precedente), metodo che ha avuto la sua origine propria nella scuola di Chicago, che
nasce come scuola di sociologia urbana e che studia con a capo Park vari quartieri di
Chicago attorno al 1930/40. In certi contesti, le cose funzionano molto diversamente,
quindi bisogna andare e osservare. Tutti i discorsi sull’empatia (capacità di mettersi
nei panni dell’altro per comprenderlo o per strumentalizzarlo, arma a dopò io taglio)
che vengono fatti oggi arrivano dalla scuola di Chicago: “Il sociologo deve essere
empatico, cioè deve poter entrare nel sistema emotivo di pensiero dell’altro”. Nella
comunicazione è molto importante l’empatia, anche strumentale, come il lavoro di
comunicare situazioni di crisi, x es. dopo il crollo di un aereo.
Globalizzazione
Negli ultimi decenni è crollata l’equazione: un territorio, un popolo, una cultura. Oggi i
processi di globalizzazione, cioè i flussi di merci, denaro, persone, oggetti, conoscenze
travalicano lo spazio chiuso dello stato-nazione. Non ci sono più solo dei fenomeni
transnazionali. Questi flussi e questi cambi hanno una portata planetaria, globale, x
es. reti di comunicazione, internet, borse, immigrazione, spostamenti per lavoro. C’è
però qualcuno che dice che la società è sempre stata globale, x es. impero romano. Ci
sono sempre stati collegamenti tra diverse società. C’è chi parla di questo come
l’ultima ondata di globalizzazione, quella degli ultimi decenni, che ha caratteristiche
molto diverse dalle altre e, per coglierle, iniziamo utilizzando un’immagine di Arjun
Appadurai, sociologo indiano che ha scritto “Modernità in polvere”, in cui individua 5
paesaggi o scapes, che sono fluidi, in mutamento, livelli in cui si concretizza la
globalizzazione come insieme di flussi di direzioni globali. Primo: i paesaggi etnici che
considerano il flusso di persone che si sposta (Bauman fa una distinzione tra il
migrante e il manager transnazionale), che sono in mutamento, si fa fatica a dire che
in una nazione c’è solo un’etnia con una cultura, ci sono oggetti che noi utilizziamo
che vengono da un posto molto lontano; secondo: sono i paesaggi tecnologici,
messaggistica, www, email, skype, pinterest, ciò che transita sulla rete sia accessibile
spalanca le mie possibilità di conoscenza del mondo, che io sia qui o o in un’altra
nazione, ho un accesso con dei contenuti che non dipendono dal posto in cui mi trovo;
terzo: sono i paesaggi finanziari, spostare con un click i nostri capitali economici, dato
dal fatto che da una parte abbiamo smaterializzato il denaro per cui si tratta di somme
numeriche che spostiamo, dall’altra c’è voluta l’interconnessione di tutte le borse per
creare un sistema di transazione planetario, x es. crisi del 2008, il crollo della Lehman
Brothers (“Too big to fail”, banche d’investimento americane) ha causato nel giro di
pochissimo tempo ripercussioni anche per le nostre piccole e medie imprese, spesso le
persone faticano ancora a capire che ci sono dei legami a livello di flussi finanziari
come succede con i flussi di persone, se succede una catastrofe le ripercussioni sono
immediate anche lontano, nel bene (questa interconnessione è indicata come il più
grande argine alla guerra: se tutti sono in affari con tutti, capitalismo come forza
pacificatrice) e nel male (crollo di una grande banca), paesaggi estremamente
mutevoli, oscillazioni della borsa; quarto: paesaggi mediatici o culturali, come giornali,
canali televisivi, immagini, che hanno confini non nazionali; quinto: paesaggi ideologici
che riguardano la diffusione di idee politiche, iniziano a formarsi le prime comunità di
interessi transnazionali, come le organizzazioni umanitarie, ecologiste, movimenti di
protesta. Questi flussi non scorrono sempre liberamente, spesso ci sono dei blocchi,
delle stazioni di controllo, dei punti di frontiera che favoriscono certi flussi e ne
impediscono altri, x es. la censura che la Cina fa dei contenuti mediatici occidentali.
Non tutti sono in contatto con tutti allo stesso modo. Basta pensare a dogane e punti
di sbarramento, che sono punti di blocco dei flussi di persone in questo caso.
Ricollegandosi a questo, Bauman parla delle conseguenze umane della
globalizzazione, cioè dice: “La mobilità geografica è oggi il fattore di stratificazione
sociale più forte che esista a livello mondiale”. Ci sono quelli che sono inchiodati al
locale, cioè che non ha