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Nella tabella sono riportate le percentuali degli insegnanti che hanno risposto che il loro prestigio sociale è
diminuito, sia nei 3 livelli scolastici che nelle 3 ricerche:
anni di ricerca:
tipo di scuola:
1990 1999 2008
Scuola primaria o elemetare 70% 72% 90%
Secondaria inferiore 68% 72% 81%
Secondaria superiore 65% 75% 79%
Come si può notare, l’andamento è in netta crescita, e circa 1/5 degli insegnanti è convinto che nell’ultimo
decennio il prestigio sociale è diminuito, anche se le ricerche EURIDICE hanno rilevato che la percezione
degli insegnanti sulla loro perdita di prestigio sociale è molto più negativa della realtà.
Per quanto riguarda, invece la previsione del prestigio sociale futuro, si nota un pessimismo generale degli
insegnanti, quindi la convinzione che il prestigio sociale continui a diminuire:
anni di ricerca:
tipo di scuola:
1990 1999 2008
Scuola primaria o elementare 47% 33% 57%
Secondaria inferiore 39% 45% 56%
Secondaria superiore 35% 48% 55%
Il pessimismo degli insegnanti è diventato uno stereotipo, questo lo dimostrano altre ricerche IARD in cui
veniva chiesto ai ragazzi di esprimere la loro fiducia nelle istituzioni. Le risposte hanno attribuito agli
insegnanti almeno il 70% di fiducia, posizionandoli 4° nelle classifiche, prima dei sacerdoti, dei partiti
politici e dei carabinieri, che erano gli ultimi.
Quindi è evidente che non c’è corrispondenza tra come gli insegnanti si sentano percepiti e come sono
percepiti nella realtà. Il pessimismo è quindi più frequente nelle scuole secondarie inferiori e superiori che
nelle elementari, che da circa un secolo è una scuola di massa. Nel 1999 le interviste, relative alla ricerca
dello IARD, furono fatte anche a molti insegnanti della scuole materne (100 delle scuole private e 700 di
quelle pubbliche), i quali hanno dimostrato una forte controtendenza dichiarando, in maggioranza, che il
prestigio sociale era aumentato e che sarebbe aumentato anche nel decenni successivo (si trattava di
insegnanti che avevano fatto solo 3 anni di magistrale, nel 99 poi venne istituita la laurea anche per i maestri
della scuola materna).
L’immagine della professione:
La considerazione del lavoro docente, nelle ricerche IARD, riguarda un campione nazionale, degli
insegnanti, che fa capo a una domanda fondamentale: “Secondo lei come dovrebbe essere il suo ruolo di
insegnante?”.
Le risposte possibili erano:
A. Un professionista
B. Una persona che svolge un’importante funzione sociale
C. Un funzionario
D. Un impiegato
Solo 1% rispondeva come impiegato, quindi questa categoria è stata fusa con quella del funzionario.
Anni di ricerca:
Risposta:
Tipo di scuola:
1990
B ---- A ---- C+D
1999
B ---- A ---- C+D
2008
B ---- A ---- C+D
Scuola primaria o elementare 43% 39% 18% 36% 45% 19% 57% 33% 12%
Secondaria inferiore 50% 32% 18% 43% 36% 21% 56% 31% 13%
Secondaria superiore 47% 36% 17% 39% 39% 22% 49% 36% 15%
Il professionista (A) sale dal 1990 al 1999 in tutti e tre i casi e poi scende drasticamente nel 2008, dove lo
accompagna anche il funzionario. La domanda (nel 90 e nel 99) in realtà non è posta in modo corretto perché
doveva fornire come risposta delle vere e proprie alternative, questo invece non risulta. Infatti un’insegnante
che si reputa un funzionario sociale non è detto che non possa essere anche un professionista. Gli inventori
della domanda volevano contrapporre la figura dell’impiegato a quella del professionista. Questa dicotomia
funzionava per le due domande: “Lei come si considera e come pensa vengano considerati oggettivamente
gli insegnanti?”, ma non funzionava in termini di Dover essere, per questo la domanda nel 2008 è stata
formulata in modo diverso. Come si può notare nella tabella relativa all’immagine professionale, le risposte
degli insegnanti hanno avuto un andamento particolare, questo perché era aumentato sia l’indice di
vocazionalità che quello di professionalità. I risultati dimostrano che gli stessi insegnanti rispondono
influenzati dalla situazione sociale e politica del momento. In un articolo del 1983, alcuni sociologi
americani dichiararono che la caratteristica degli insegnanti è quella di avere 4 elementi compresenti:
Un lavoro subordinato
Un mestiere
Una professione
Un’arte
Secondo questi autori, nell’insegnamento come lavoro subordinato sono più presenti i compiti prefissati da
altri; nell’insegnamento come mestiere emergono le competenze tecniche che permettono una relativa
autonomia rispetto a delle consegne formative precise; nell’insegnamento come professione, alle competenze
tecniche si aggiungono quelle teoriche in grado di orientare il docente dandogli molta più autonomia;
nell’insegnamento come arte oltre alle competenze tecniche e teoriche si aggiungono dei contributi e delle
caratteristiche di carattere personale, che costituiscono la premessa per lo svolgimento di un lavoro
complessivo e autonomo. L’insegnante, in sostanza deve avere tutti questi 4 elementi, deve fare quello che
gli viene detto nella società in cui vive, deve avere delle conoscenze tecniche e anche delle competenze
teoriche, e deve avere inoltre degli elementi di natura personali senza i quali non può mai essere un bravo
insegnante.
La questione della valutazione degli insegnanti
Questo argomento è stato affrontato nelle ricerche del 99 e del 2003 ed emergeva con chiarezza che i docenti
preferivano non essere valutati. I dati dichiarano che solo il 19% era favorevole alla valutazione mentre gli
altri erano del tutto contrari, inoltre cosa più importante e che la valutazione non favorisca una diminuzione
di prestigio sociale e ne una diminuzione di salario.
I ruoli presenti all’interno della scuola, oltre a quello dell’insegnante sono: il vicario: che ha poca
responsabilità formale e molta sostanziale i collaboratori del dirigente: devono fare in modo che il POF sia
attuato nel miglior modo possibile, e le funzioni da loro svolte sono molto importante per il funzionamento
della scuola, c’è consapevolezza del proprio ruolo. Il coordinatore, eletto dalla scuola e ha il compito di
migliorare la scuola . Ci sono Coordinatori di un’area disciplinare, cioè quelli di scuola elementare, e i
coordinatori di area di dipartimento, quelli di scuole secondarie. Per far si che l’autonomia scolastica
funzioni bene bisogna che tutte queste figure diventino dei ruoli di carriera, infatti il massimo della carriera è
quello di diventare insegnante di ruolo .
Nuove competenze necessarie ai docenti
Negli ultimi decenni i compiti dei docenti si sono ampliati poiché sempre meno il lavoro docente rimane al
chiuso nell’ambito della classe scolastica, e diventano indispensabili nuove competenze.
Le competenze non sono risorse intellettuali, ma in questo caso sono da intendere come la capacità che ha
l’insegnante di mobilitare determinate risorse e metterle in pratica.
Le competenze che l’insegnante dovrebbe avere per essere tale sono:
Non basta sapere per insegnare ma bisogna conoscere la didattica in generale
L’insegnante deve sapere stimolare nello studente la voglia di studiare
Socializzare gli allievi a partecipare democraticamente ad avere un senso civico
Usare la valutazione come un aspetto formativo e non selettivo
Tener presente ciascun allievo e sviluppo dell’apprendimento collettivo
Sapersi avvalere delle tecnologie, informazioni e comunicazione
Saper lavorare in gruppo
Capacità di comunicazione verso gli allievi e verso le famiglie
Essere consapevole dei propri limiti e delle possibilità del proprio ruolo sociale di insegnante
Occuparsi della personale formazione permanente, aggiornandosi
Capitolo 6: I giovani e la scuola
1.La scolarizzazione di massa nel mondo, nei paesi sviluppati e in Italia
Con la rivoluzione francese è affermato il valore dell’istruzione pubblica per rendere viva la libertà e
l’uguaglianza sancite dalle nuove leggi. Condorcet presentando nel 1792 all’Assemblea legislativa un
progetto per l’ordinamento scolastico,propone una scuola primaria generale e gratuita,sottolineando però di
rendersi ben conto di come essa appaia ancora limitata e del fatto che l’istruzione secondaria rimanga
prerogativa dei giovani le cui famiglie siano in grado di mantenerli a lungo negli studi. Il progetto di
Condorcet non verrà mai realizzato; la questione della scolarità obbligatoria verrà risolta secondo modalità e
tempi diversi nei vari paesi. Ad esempio in Gran Bretagna già nel 1870 con l’Elementary Education Act
viene imposta la frequenza scolastica per i ragazzi dai 5 ai 10 anni di età,mentre in Italia l’obbligo di soli 4
anni viene istituito nel 1877 ed in Francia nel 1881. Sono le stesse masse lavoratrici a rendersi conto
dell’indispensabilità dell’Istruzione cosicché alla fine del XIX secolo l’obbligo scolastico risulta
generalizzato anche se la situazione dell’analfabetismo è ancora drammatica in alcuni paesi.
Ancora alla fine del XIX secolo nelle nazioni dell’Europa occidentale il tasso di scolarità raggiungeva
appena il 5% per l’istruzione secondaria inferiore e il 2-3 % per quella superiore, arrivando al 10% nel 1930
e al 20-25% negli anni 50. Da questo momento in poi si ha uno sviluppo esponenziale della scolarizzazione
secondaria in tutto il mondo, che è stato definito <<esplosione della scolarità>>. La scolarizzazione di massa
a livello di scuola secondaria superiore per quanto riguarda i paesi sviluppati con la fine del XX può dirsi
raggiunta.
2.La costruzione di una tipologia di giovani
È stato necessario lavorare su un campione, rappresentativo della popolazione totale. Sono stati esclusi
dall’analisi sia quanti hanno superato i 20 anni sia gli studenti universitari. Per una migliore comprensione
del modo in cui i giovani vivono la scuola e per conoscere le loro opinioni sui docenti, è stato ritenuto utile
procedere alla costruzione di una tipologia. A tal fine è stata usata la CLUSTER ANALYSIS che consiste in
un insieme di procedure statistiche utili per determinare se specifici individui possiedano aspetti simili tali da
poter essere riuniti appunto in un clauster (insiemi). Sono stati così identificati 4 differenti tipi:
SODDISFATTI, FRUSTRATI,POLEMICI ed ESCLUSI.
Il gruppo dei SODDISFATTI comprende solo studenti: la definizione è dovuta al giudizio positivo
• che essi danno delle capacità relazionali e professionali degli insegnanti e al fatto che questi giovani
manifestano un alto grado di fiducia sia nei confronti della scuola che dei docenti.
nel gruppo d