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COMPONENTI DELLA CULTURA
4.! I valori!à!il valore indica il criterio della valutazione, ossia il principio generale in base al quale approviamo
o disapproviamo un certo modo di agire, di pensare o di sentire. Il concetto di valore si distingue da quello
di preferenza; mentre la preferenza indica qualcosa che è!desiderato, il valore indica ciò!che è!desiderabile;
mentre la preferenza dice ciò!che vogliamo, il valore dice ciò!che dovremmo volere. Dimensioni dei valori:
dim. affettiva (il desiderabile), dim. selettiva (selezione), dim. cognitiva (concezione). Quest’ultima rimanda
al presentarsi dei valori sotto forma di enunciati che hanno un senso argomentabile da parte dell’attore
sociale. Questa dimensione è! importante perché! i valori implicano una consapevolezza e capacità! di
argomentazione da parte dell’attore e non vanno confusi con i costumi, ossia con la condotta abitudinaria.
La dimensione selettiva, infine, fa riferimento alla capacità!dei valori di orientare l’agire sociale, in quanto
forniscono le motivazioni dei comportamenti.
Alcuni studiosi hanno fornito una “mappa”! dei problemi fondamentali affrontati da diverse culture,
riconoscendo che esistono problemi comuni a cui corrispondono soluzioni possibili. Parsons identifica 4
dilemmi che ha chiamato variabili strutturali:
•! Dilemma trauniversalismo e particolarismo: se l’attore sociale decide di giudicare un oggetto fisico
o sociale partendo da criteri generali allora opta per l’universalismo. Se, al contrario, considera
l’oggetto secondo criteri che si applicano soltanto a quell’oggetto allora opta per il particolarismo.
•! Dilemma tra prestazione e qualità: l’attore sociale deve scegliere se trattare l’oggetto alla luce delle
sue realizzazioni o se dare maggior importanza alle sue qualità. Il valore della prestazione è!un
portato del processo di modernizzazione sociale.
•! Dilemma tra neutralità!affettiva e affettività: egli sceglie la prima quando mette da parte i propri
sentimenti. Al contrario, nei contesti amicali e familiari l’affettività!si esprime più!liberamente.
•! Dilemma tra specificità e diffusione: l’attore sociale può! rapportarsi agli altri considerando solo
aspetti specifici, oppure in maniera globale, considerando la persona nel suo complesso.
5.! Le norme!à!esse risultano formulate in maniera socialmente imperativa. Ciò!significa che una norma viene
generalmente enunciata sotto forma di un obbligo o di un’impostazione. Inoltre, la sua efficacia sociale
dipende dalla presenza di una sanzione. La norma per essere efficace deve essere rinforzata da forme di
controllo esterno del comportamento. Quindi, la norma che impone, ammette o vieta un comportamento
prevede una punizione per chi non vi si conforma. Può!anche prevedere un premio in caso di conformità.
Gli scienzati sociali hanno classificato varietà!di norme in alcuni tipi. Searle ha distinto le norme costitutive
da quelle regolative. Le prime “costituiscono”, cioè!definiscono e creano una pratica che non esiste prima
delle regole che la mettono in essere. Le seconde regolano pratiche già!esistenti. Inoltre, si distinguono le
norme in base al contenuto e al grado di formalizzazione. In base al contenuto vi possono essere molteplici
tipi di norme (norme della moda, dell’etichetta, della morale, della religione…). In base al grado di
formalizzazione, si possono riconoscere le norme statuite e quelle consuetudinarie. Le prime promanano
da un’autorità!a cui è!riconosciuto il potere di emanare norme e sono ritenute più!vincolanti a livello sociale,
mentre le seconde si sviluppano spontaneamente, non possiedono un apparato di applicazione né! di
amministrazione delle sanzioni e per questo sono ritenute meno vincolanti. Poi troviamo, al mssimo grado
di formalizzazione le norme giuridiche, emanate dal potere legislativo, formulate in maniera scritta,
presuppongono un apparato giuridiziario che le applica e istituzioni penali che amministrano le sanzioni. Al
minimo grado di formalizzazione troviamo le norme della morale quotidiana o dell’interazione sociale,
chiamate microrituali. Tra questi due poli troviamo le norme deontologiche, che definiscono specifiche
etiche professionali e hanno un alto grado di formalizzazione.
6.! I concetti!à!!comprendono le proposizioni descrittive della realtà!e costituiscono i modi in cui i soggetti
organizzano cognitivamente la propria esistenza. I concetti stabiliscono che cosa è!la realtà!intorno a noi:
la natura, l’uomo e la società. Distinzione tra credenze fattuali e credenze rappresentazionali. Le
prime sono, semplicemente, cose che chi sanno, mentre le seconde corrispondono a ciò!che nella lingua
comune chiamiamo credenze, opinioni o convinzioni. Le prime sono anche definite proposizionali, in quanto
bastano a identificare una proposizione e una sola.
7.! I simboli!à!il simbolo è!stato definito come un “segno”, sia convenzionale, come ad esempio i segni usati dai
logici e dai matematici, sia analogico, capace di evocare una relazione tra un ogetto concreto e un’idea
astratta. I simboli vanno tenuti distinti dai segnali, che hanno un valore informativo, vengono introdotti
tramite una semplice convenzion, sono interpretabili e hanno una funzione pragmatica. Altri segni da non
confondere con i simboli sono i marchi; essi hanno una funzione rievocativa e il loro carattere è!arbitrario
e soggettivo. Altra distinzione è!quella delle indicazioni che non hanno un carattere intersoggettivo e in
cui la natura della connessione rimane oscura. I simboli hanno un carattere intersoggettivo, ossia sono
condivisi da un gruppo sociale. Inoltre, fanno parte della dimensione implicita della cultura,
rappresentano un sapere che gli individui sono in grado di esprimere, ma senza svilupparne i ragionamenti.
La sociologia studia la funzione sociale e comunicativa dei sistemi simbolici che mettono in opera processi
di identificazione, di riflessione e interpretazione, consentendo all’identità! personale e alla mente di
emergere come qualità!umane.
CAPITOLO 3
1.Cultura e struttura sociale
La cultura comprende proposizioni che riguardano le relazioni e i comportamenti sociali,ma non si sovrappone a
ciò!che rappresenta perchè!le relazioni e le azioni sociali hanno caratteri e determinanti sia culturali sia non
culturali.Da ciò!deriva che i modelli culturali non possono essere semplicemente dedotti dall'osservazione dei
comportamenti manifesti.Questa prospettiva è!quindi antibehaviorista,dove per behaviorismo si intende una
corrente di pensiero,elaborata nei primi decenni del Novecento da studiosi americani,che rifiutava come oggetti
scientifici i processi soggettivi(stati mentali,rappresentazioni) sostenendo che la scienza dovesse limitarsi a
prendere in considerazione comportamenti e entità!misurabili e osservabili direttamente.
La distinzione tra cultura e società!è!centrale per ogni analisi sociologica:mentre la prima,fa riferimento a
proposizioni e rappresentazioni sulla natura,l'uomo,la società!e i loro rapporti,la “società”!fa riferimento alla
struttura delle relazioni sociali,dai piccoli gruppi fino allo stato nazione e anche a quello chiamato sistema-
mondo.Questa distinzione implica una relativa autonomia della cultura e il rapporto tra cultura e società!è!da
considerarsi un rapporto bidirezionale,ossia come un rapporto non di determinazione univoca dalla società!alla
cultura o viceversa ma di influenza reciproca.Mentre Durkheim avrebbe teorizzato la stretta determinazione sociale
dei fenomeni culturali,Weber avrebbe elaborato solo il senso opposto del rapporto,ossia il ruolo dei fattori culturali
del comportamento sociale.
Nei lavori di Durkheim le rappresentazioni collettive dipendono da come è!strutturata la società,ma in quanto
istituzioni regolano e orientano i comportamenti sociali.Nell'opera di Webwe le concezioni del mondo e i valori etici
indirizzano l'azione sociale,ma sono considerati in rapporto alla loro affinità!con i gruppi sociali che se ne fanno
portatori.
L'esigenza analitica di distinguere tra il piano sociale e il piano culturale per indagarne le correlazioni e le
reciproche influenze ha un riscontro concreto nello sviluppo sociale raggiunto dalla società!moderna che,nello
stesso tempo in cui trasforma il patrimonio delle società!statiche,crea nuovi livelli di autonomia e di
specializzazione della cultura.L'evoluzione sociale ha comportato l'affermazione progressiva della cultura nella vita
sociale.
Innanzitutto nel passaggio dalla società!primitiva alla società!intermedia l'apparizione della scrittura ha
rappresentato una vera rivoluzione che ha contribuito a rendere stabile la cultura.Il passaggio dal discorso orale
alla parola scritta ha significato l'adozione di codici sintattici e grammaticali più!rigorosi e il continuo arricchimento
del vocabolario linguistico.Con la scrittura la cultura è!divenuta molto più!stabile.Secondo Parsons la scrittura ha
reso possibile differenziare la cultura dalle altre sfere di azione,creando la possibilità!della sua affermazione come
sistema.Il passaggio alla società!moderna,secondo Parsons,è!stato segnato dall'apparizione del diritto,di un
sistema codificato di norme,di istituzioni giuridiche come le corti di giustizia e di rigide regole processuali.Anche
l'affermarsi del diritto ha avuto come conseguenza l'accrescere della stabilità!e della permanenza della
cultura.Mentre nelle società!premoderne la socializzazione era attribuita alla famiglia o alle istituzioni religiose,nella
società!moderna sorgono le scuole,le università!e recentemente altri organismi(musei,tv) che
veicolano,diffondono,elaborano parti della cultura della società.L'esito di questo processo è!dunque una cultura
autonoma,ossia differenziata dalle altre sfere sociali(politica,economia),stabile,ricca di contenuti,sempre più!
differenziata al suo interno,ma anche in rapporto con gli altri ambiti della vita sociale.
2.La cultura come “bussola”
Il livello inconscio è!importante quanto quello conscio nella cultura,in quanto attraverso i significati inconsci dei
simboli che la cultura si connette al mondo delle emozioni.E' in gran parte merito di Max Weber se i sociologi si
sono resi conto dell'importanza di prestare attenzione al significato delle azioni sociali.Weber disse che la cultura è!
ciò!che conferisce significato all'azione umana.Egli indicava nell'operazione di dare senso al mondo,ossia di
selezionarne una parte,definendola come “realtà”,la caratteristica degli esseri umani in quanto tali.Molti autori
hanno elaborato l'idea central