Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 18
Riassunto esame Sociologia economica, prof. Mutti Pag. 1 Riassunto esame Sociologia economica, prof. Mutti Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 18.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia economica, prof. Mutti Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 18.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia economica, prof. Mutti Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 18.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia economica, prof. Mutti Pag. 16
1 su 18
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CAP. 3 – LO STATO SOCIALE KEYNESIANO E LA POLITICAL ECONOMY COMPARATA

Lo stato sociale keynesiano è un modello di regolazione economica che ha un declino negli anni ’70, periodo

in cui si sviluppano inflazione e disoccupazione. Qui la political economy comparata si fonde con un

approccio che studia le trasformazioni del modello fordista e l’emergere di modelli flessibili.

Nel secondo dopoguerra aumenta l’intervento statale in campo economico e sociale. SHONFIELD nota che

lo stato non interviene più solo nelle depressioni. Ecco “keynesismo della crescita” (per lo sviluppo

economico) e programmi di welfare (nel ’50 in Europa Occidentale la spesa sociale media non superava il

5%, nel ’74 è al 13%).

Nel sostegno alla domanda, due tipi di keynesismo: DEBOLE, intervento simile a quello originario, quindi

limitato a certi periodi. Vedi Usa fino ad anni ‘70; FORTE, impegno più vincolante nella difesa della piena

occupazione e della crescita economica. Vedi Svezia.

Sul Welfare, Bendix mostra l’importanza del grado di apertura del sistema politico come fattore che influisce

sugli esiti delle nuove domande: dove è più aperto a incanalare nuove richieste, vedi Inghilterra, queste si

sviluppano gradualmente e senza conflitti. Per i neomarxisti invece è un modo per mantenere il consenso.

Cruciale in ogni caso è la mobilitazione delle classi subalterne che si formano col capitalismo, che tendono a

essere sempre più sganciate dalle forme tradizionali di protezione legate a reti di reciprocità di tipo parentale.

Importanti i partiti dei lavoratori.

Titmuss nel ’74 ha formulato tre idealtipi di Welfare, poi ripresi da Esping-Andersen:

1 - ISTITUZIONALE-REDISTRIBUTIVO: Nord Europa. Copre i principali rischi sulla base di diritti

sociali essenziali. Finanziamento per via fiscale.

2 - RESIDUALE: Usa. Protezione per una fascia limitata di popolazione in difficoltà. Programmi selettivi.

3 - REMUNERATIVO: Europa continentale. L’assicurazione si basa sull’appartenenza a una categoria

socio-professionale. Finanziamento per via contributiva. La cultura cattolica accresce il ruolo delle famiglie

nei bisogni sociali.

Italia, Grecia, Spagna e Portogallo hanno un welfare occupazionale-familistico. Caratteri: A - manca rete di

protezione di base per chi non rientra negli schemi di tipo assicurativo; B - gli schemi legati alla condizione

occupazionale sono più frammentati e soggetti a disfunzioni a livelli di erogazioni; C - ruolo famiglia forte

per bambini, malati e anziani. Problema per donne: meno lavoro e meno figli.

Anni ’70: riecco il conflitto industriale. Nasce la stagflazione. Il meccanismo di regolazione istituzionale

basato sullo stato sociale keynesiano crea due effetti perversi: uno a livello micro legato al ridursi della

disoccupazione (la piena occupazione porta immigrati, e quindi più richieste, oltre a conflitto industriale e

azioni sindacali), uno a livello macro con la difficoltà di controllare la spesa pubblica in aumento per

sostenere le richieste: riguardo alla spesa sociale c’è la malattia dei costi, cioè il fatto che nei servizi sociali

la spesa non può essere ridotta con innovazioni tecnologiche.

6

La concezione originaria di Keynes aveva due presupposti: 1 - che ci fossero elite burocratiche competenti e

volte all’interesse pubblico; 2 - il mercato doveva continuare a svolgere funzione essenziale, ma per le

politiche di protezione sociale il processo calò.

Anni ’60: si saturano i mercati nazionali, aumentano le esportazioni, cresce il costo del petrolio, addio

cambio fisso, svalutazione dollaro. In Asia produzione di massa a costi minori.

Come spiegare l’inflazione? Per le interpretazioni monetariste è colpa dei governi che non sanno controllare

l’offerta di moneta in rapporto all’andamento della produzione. Nasce anche la nuova political economy, che

ha due filoni di tipo neoistituzionale:

- Political economy delle teorie neoutilitarie: vedi il ciclo politico-elettorale e la teoria delle scelte

pubbliche. Brittan traccia un quadro per interpretare le tendenze di più lungo periodo alla crescita

dell’inflazione: A - si possono far crescere produzione e occupazione con stimoli monetari, ma alla

lunga ci sarà inflazione; B - c’è scarto temporale tra effetti espansivi sull’economia e l’inflazione; C

- gli elettori hanno memoria corta.

- Political economy della sociologia economica: Valuta la domanda. Si cerca di capire cosa spinge i

governi a intensificare la ricerca di consenso attraverso un’offerta crescente di moneta con la spesa

pubblica. Goldthorpe vede l’inflazione come espressione monetaria di un conflitto distributivo: le

domande crescenti di reddito delle classi minori sono crescite per due motivi: 1 - si sono

delegittimate le esistenti disuguaglianze sociali; 2 - crescita del lavoro organizzato.

Ci sono delle determinanti sociali della domanda dei vari gruppi con cui i governi devono fare sempre più i

conti. Anni ’80: in Usa si fa strada l’idea che la domanda possa essere variata da fattori culturali e

istituzionali non riducibili alla sola tendenza alla massimizzazione del benessere individuale.

INFLAZIONE: la conseguenza di un’incapacità del sistema di rappresentanza di gerarchizzare le diverse

domande e di tenere sotto controllo il conflitto distributivo tra i diversi gruppi. Soluzione di breve termine.

Performance peggiori: Usa, Italia, Regno Unito. Ok Germania, Austria, Scandinavia.

SISTEMA DI RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI: studi negli anni ’70. Per capire le differenze tra Usa

e Germania ecco i concetti di NEOCORPORATIVISMO e CONCERTAZIONE, opposti a

PLURALISMO e POLITICA DI PRESSIONE. Due dimensioni:

1 - organizzazione degli interessi: un sistema pluralistico ha molte associazioni volontarie piccole e in

competizione, ed esprimono interessi settoriali. Si coordinano poco. Un sistema neocorporativo ha poche

grandi associazioni di rappresentanza, centralizzate. Adesione volontaria ma con poche alternative.

2 - Processo di decisione politica. Nel sistema pluralistico alta concorrenza, lobbying. Nel sistema

neocorporativo concertazione.

NEOCORPORATIVISMO: modello di regolazione politica dell’economia in cui grandi organizzazioni di

rappresentanza degli interessi partecipano con le autorità pubbliche, in forma concertata, al processo di

decisione e attuazione di importanti politiche economiche e sociali (nel corporativismo invece scelte

dall’alto, vedi America Latina). Perché i sindacati accettano una moderazione salariale? Si parla di scambio

politico (un soggetto è pronto a scambiare beni con consenso sociale che un altro ha facoltà di dare), che ha

tre condizioni: 1 - offerta dei governi di maggiore potere politico; 2 - alto grado di autonomia dei

rappresentanti (centralizzazione) rispetto i rappresentati; 3 - bassa concorrenza di organizzazioni rivali. In

cambio ci sono benefici come sicurezza, status giuridico dei lavoratori.

Altri fattori influenti: ruolo governi e cultura politica (governi di sinistra più sensibili), ruolo organizzazioni

imprenditoriali, che hanno un’alta forza contrattuale ma che se le organizzazioni sindacali crescono

intervengono per coordinare l’azione. Tali organizzazioni sono meno centralizzate di quelle dei lavoratori.

Diversi assetti neocorporativi:

1 - NEOCORP. CON ORGANIZZ. DEI LAVORATORI FORTI: Scandinavia, Austria. Partiti sociali, sindacati

e organizzazioni imprenditoriali forti e centralizzate. Concertazione stabile. Ci sono “politiche attive del

lavoro” per incentivare la mobilità dei lavoratori verso settori a maggiore produttività.

2 - NEOCORP. CON ORG. DEL LAVORO PIU’ DEBOLI: Olanda, Belgio, Svizzera. Sindacati più deboli e

più frammentati, minor monopolio della rappresentanza ma alta centralizzazione. In cambio di un

riconoscimento i sindacati seguono una politica di moderazione salariale.

7

3 - NEOCORP. INSTABILE: Italia, Regno Unito. Accordi non sempre solidi. Sindacati forti ma c’è meno

capacità di coordinamento centrale della rappresentanza. Governi meno orientati al senso pro labour.

Fattori che influiscono sulla variabilità delle tendenze neocorporative: forza sindacati, monopolio

rappresentanza e centralizzazione del potere di rappresentanza, presenza di partiti di sinistra o di destra pro

labour o cattolici, efficienza strutture amministrative, grado di radicamento culturale e istituzionale del

liberalismo (cruciale).

DECRETO: definizione di Salvati, vedi Francia e Giappone. Terzo modello oltre a neocorporativo e

pluralista. Caratteri: alta autonomia governi, politiche dirigiste con leve del credito, fiscali e di sostegno alle

esportazioni. Sindacati deboli esclusi dalle decisioni, cruciale il rapporto stato-industrie. Poca inflazione, alti

tassi di crescita. Il modello neocorp. è detto ACCORDO, il pluralismo MERCATO. Un riaggiustamento più

basato sulla regolazione di mercato può funzionare, creando dinamismo economico e occupazione.

PRINCIPI O FORME DI REGOLAZIONE: regole secondo cui le diverse risorse vengono combinate nel

processo produttivo, il reddito viene distribuito, i conflitti controllati.

SISTEMA DI REGOLAZIONE: specifica combinazione e integrazione tra diverse forme di regolazione

che caratterizza una certa economia. E’ tipo il sistema economico.

Un contributo all’analisi settoriale è di Hollingsworth e Lindberg: hanno cercato di valutare i diversi sistemi

di regolazione in America, dalle piccole imprese alle aziende. Accanto al mercato hanno esaminato clan,

associazioni, stato, reti e gerarchie (i comandi imperativi di stato e corporation).

Un altro esempio di uso del concetto di sistema di regolazione a livello territoriale è dato dalla ricerca

italiana sullo “sviluppo di piccola impresa” nel centro e nord-est. Qui c’è una particolare combinazione

mercato-reciprocità-scambio politico neolocalistico, che ha coinvolto associazioni e governi locali.

Anni ’80, mutamenti: necessità di controllare l’inflazione mettendo sotto controllo spesa sociale e salari,

difendere l’occupazione e sostenere l’innovazione a fronte dalla concorrenza dei paesi emergenti.

SVOLTA LIBERISTA: Usa e Regno Unito, nasce modello detto economia non coordinata di mercato. Si

afferma una political economy per cui la via per uscire dalle difficoltà passa per: riduzione ruolo delle

organizzazione di rappresentanza degli interessi, sostegno a politiche di deregolazione mercati e

liberalizzazione servizi pubblici. In Europa persiste modello diverso, anche se ci sono differenze tra stato e

stato, oltre che alcuni mutamenti. Nei paesi dell’Europa continentale e scandinava due cambiamenti:

1- Declino della contrattazione centralizzata, con forme di contrattazione decentrata aziendale e territoriale.

Crescono forme di “micro e misoconcertazione”, che hanno cara

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
18 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Emanuel6985 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Mutti Antonio.