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IV. LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ
Caratteristiche ed evoluzione dei rischi sociali
I cambiamenti nel tempo
All’inizio dell’età moderna, la povertà assunse la forma del pauperismo – situazione largamente diffusa di estrema insicurezza e
deprivazione materiale – dovuta sia alla crisi dei tradizionali sistemi di solidarietà fondati su base comunitaria, sia all’avvio della
Rivoluzione industriale. Dopo una lunga fase caratterizzata dalla diffusione della povertà, la maturazione crescente della società
salariale la ridusse gradualmente, per poi diminuire notevolmente durante i Trenta gloriosi.
La povertà rimase comunque un fattore strutturale, colpendo le persone in condizioni di marginalità sociale, situazione alla quale
si tentò di porre rimedio attraverso programmi di reddito minimo; si ebbe poi un riassorbimento della disoccupazione a partire
dagli anni Novanta. Tuttavia, per giungere a tali soluzioni, fu favorito lo sviluppo di un’economia dei servizi, che ebbe un duplice
effetto: aumentò il lavoro atipico; creò una massa di working poors, ossia i lavoratori occupati stabilmente con salari troppo bassi
rispetto alle necessità sociali.
Ulteriore problema che ha aggravato il quadro generale europeo è il diffondersi dei fenomeni di segregazione sociale e urbana
concentrati nelle periferie di alcune città europee, nelle quali si concentrano le fasce di popolazione più marginali; a tutto ciò si
aggiunge la questione delle forti ondate migratorie che hanno determinato numerosi problemi – in primis la discriminazione
etnica.
I poveri: quanti sono, chi sono
La povertà relativa è comunemente considerata come una situazione in cui il reddito è inferiore a una soglia convenzionale, sotto
la quale si ritiene che il livello di vita delle persone sia inferiore a quello accettabile dalla società in cui vivono. Gli effetti della crisi
economico-finanziaria mondiale cominciata nel 2007 evidenziano un rilevante incremento della povertà assoluta in gran parte dei
paesi.
Una profonda trasformazione è avvenuta nelle condizioni di povertà negli ultimi due decenni:
1. Aumento delle posizioni precarie nel mercato del lavoro e maggiore instabilità familiare che hanno allargato l’area degli
individui in condizioni economicamente vulnerabili. Inoltre, la crescita dei lavori flessibili ha aumentato la quota di persone
che sperimentano per una lunga fase una situazione a cavallo tra inclusione ed esclusione.
2. Diffusione della povertà transitoria, dovuta a carriere precarie e percorsi familiari instabili.
Il ruolo delle politiche antipovertà diventa quindi cruciale nel sostegno degli individui nei momenti di crisi, in modo da consentire
una rapida e risolutiva emersione dalla linea della povertà.
Gli strumenti di policy
I programmi di natura assistenziale rivolti alla popolazione indigente sono
Indennità di disoccupazione
In tutti i paesi europei esiste un’indennità di tipo contributivo – IDC – finanziata dai contributi sociali versati dai lavoratori, cui si
affianca un’indennità di tipo assistenziale – IDA – finanziata dalla fiscalità generale. L’insieme di tali indennità funziona come un
sistema di vasi comunicanti poiché, qualora i beneficianti delle prime ne esaurissero il diritto a fruirne, ricadrebbero nelle
seconde. Le relazioni tra i due campi di policy variano però a seconda di due dimensioni: l’architettura istituzionale di ogni paese
e lo status del lavoratore.
Redditi minimi
Tale diritto è garantito sulla base del principio dell’universalismo, purché gli individui soddisfino determinati requisiti di bisogno.
L’identificazione di una soglia di reddito consente di definire chi ha diritto a ricevere il sostegno tramite il test dei mezzi –
confronto tra reddito accertato e soglia. Quest’ultima è stabilita per una persona che vive sola, poi adattata ai vari nuclei familiari
tramite una scala di equivalenza. Tale reddito minimo è detto quindi condizionati, mentre quello incondizionato non ha mai
trovato applicazione.
Il principale criterio di accesso è quello reddituale, cui se ne affiancano altri per ognuno dei quali si osservano differenze tra le
misure nazionali: residenza e nazionalità, età, disponibilità a intraprendere percorsi di reinserimento socioprofessionale.
Percorsi di reinserimento socioprofessionale
Essi comprendono: corsi di formazione e riqualificazione; orientamento; esperienze di lavoro protette; mediazione e
accompagnamento in azienda; matching domanda/offerta; sostegno all’autoimprenditorialità.
Schemi di sostegno ai lavoratori poveri e altre misure assistenziali
L’obiettivo principale di queste misure è promuovere l’occupazione e prevenire le trappole della povertà, rendendo il lavoro
retribuito conveniente – making work pay – rispetto al non lavoro. Tra le misure assistenziali rientra anche la possibilità di
accedere prioritariamente e a tariffa agevolata a una serie di servizi, quali i servizi sanitari, di trasporto, di cura e conciliazione.
Modelli di policy, loro evoluzione nel tempo ed esperienze nazionali
Generazioni di politiche di sostegno del reddito
Si possono individuare tre ampi periodi nell’evoluzione delle politiche contro la povertà in Europa, tre generazioni di politiche:
1. La prima, iniziata tra il 16° e 17° secolo con l’introduzione delle Poor Laws inglesi. L’Act for the Relief of the Poor – 1597 –
riconobbe che tutti i cittadini avevano diritto di vivere e stabilì che le autorità locali erano responsabili di sostenere le
persone in stato di bisogno con risorse provenienti da una tassa dei poveri.
2. La seconda, iniziata dalla seconda metà del 19° secolo, comprende le misure vote alla socializzazione dei rischi dei lavoratori
salariati al fine di contenere il crescente conflitto di classe. Le assicurazioni contro infortuni, malattie e vecchiaia posero le
basi per una protezione sociale gestita pubblicamente.
3. La terza, iniziata negli anni Ottanta, quando vennero introdotte riforme che stabilivano una relazione più stretta tra sostegno
del reddito e programmi detti attivi.
Modelli di politiche contro la povertà
paesi scandinavi e i Paesi bassi hanno sviluppato più di tutti gli altri paesi europei l’approccio della sicurezza sociale, basato su
I
politiche e servizi universalistici
paesi anglosassoni hanno sviluppato un sistema di protezione sociale meno inclusivo e generoso di quello scandinavo, con
I
capacità redistributive inferiori
paesi continentali il cuore della protezione sociale è affidato a schemi di tipo contributivo
Nei
paesi del Sud Europa hanno un impianto di welfare contributivo moto frammentato su base categoriale, ma presentano una
I
complessiva debolezza del sostegno del reddito
paesi ex comunisti hanno un sistema caratterizzato dalla negazione ideologica della povertà come fenomeno strutturale che
i
necessitasse di risposte di policy
VII. LE POLITICHE DI CONCILIAZIONE DI CURA E LAVORO
Caratteristiche ed evoluzione dei rischi sociali
I problemi della conciliazione lavoro-cura nascono soprattutto nell’intreccio tra dinamiche occupazionali e tendenze demografiche
inerenti la procreazione e l’organizzazione familiare. Due sono i fattori che hanno determinato la creazione di una domanda sociale di
conciliazione:
L’evoluzione dell’occupazione femminile
Dagli anni ’70 la partecipazione femminile al mercato del lavoro ha fatto un grande salto in avanti, mentre quella maschile è
rimasta invariata, fenomeno che condusse ad una riduzione del gender gap. A contribuire a tale aumento sono stati diversi
mutamenti sociali ed economici: crescita del settore dei servizi; esigenza delle famiglie di disporre di due redditi; fattori di ordine
culturale, quali lo sviluppo di istanze di emancipazione e di uguaglianza.
Il modello occupazionale femminile tende a diventare sempre più simile a quello maschile, tuttavia ciò non ha risolto i problemi di
conciliazione cura-lavoro, bensì li ha distribuiti dentro il mercato del lavoro, dove gran parte del lavoro femminile è utilizzato per
un tempo parziale e sottoremunerato rispetto a quello maschile.
Evoluzione della fertilità e delle nascite
L’aumento dell’occupazione femminile è avvenuto parallelamente alla caduta dei tassi di fertilità. Dopo un’enorme crescita fino
alla prima metà degli anni ’60, nella seconda metà si ebbe un crollo progressivo, fenomeno dovuto non solo ai cambiamenti dei
costumi sessuali – quali innovazioni contraccettive – ma anche alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Mentre la
Francia, i Paesi Bassi e i paesi scandinavi sono state in grado di mantenere tassi di fertilità accettabili, i paesi continentali e
mediterranei sperimentarono un trend estremamente più negativo.
Infine, va osservato che in parallelo a tali tendenze, si ebbe anche un grande cambiamento nei modelli familiari, in primis il
fenomeno della deistituzionalizzazione del matrimonio – fa riferimento alla formazione di tipologie diversificate di famiglie. A ciò si
connette quindi la crescita della quota di bambini nati da coppie la cui unione non è sancita dal matrimonio.
Gli strumenti di policy
I congedi
Consistono nella possibilità di astenersi dal lavoro per un certo periodo mantenendo il diritto al proprio posto di lavoro. Il primo
tipo introdotto fu quello di maternità – la cui durata è compresa tra le 14 e le 20 settimane – obbligatorio in quasi tutti i paesi.
Secondo tipo fu quello parentale, che offre ai genitori l’opzione di astenersi dal lavoro dopo il termine del congedo obbligatorio di
maternità, e garantisce almeno 4 mesi a ciascun genitore. Infine, si ha quello di paternità, uguale al primo salvo la durata,
solitamente minore.
I servizi pre-educativi e di cura
La strutturazione dei servizi varia da paese a paese – ad esempio, nei paesi scandinavi sono organizzati in un unico ciclo, mentre
nella maggior parte degli altri paesi sono divisi in due cicli. Il ciclo che si pone immediatamente prima della scuola dell’obbligo –
scuola materna – fu ideato come canale di preparazione alla scuola dell’obbligo in molti paesi (Italia, Francia, UK), mentre nei
paesi scandinavi e germanofoni l’approccio fu incentrato sullo sviluppo socio-pedagogico dei bambini. Il sistema dei servizi per i
bambini più piccoli invece – rappresentato dai nidi – nasce con obiettivi custodialistici e preoccupazioni legate soprattutto
all’igiene.
Tali servizi nascono con lo scopo di: favorire la conciliazione famiglia-lavoro dei genitori; sostenere le capacità di apprendimento<