Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LOGICA POLITICA E WELFARE STATE
Durante la fase espansiva la politica sociale è essenzialmente di tipo redistributivo, caratteristica che si va progressivamente attenuando dagli anni '50 a seguito dello sviluppo della "massa media". A ciò contribuiscono anche: - l'affermarsi della politica delle categorie (versante della domanda) - l'avvento dei partiti pigliatutto (versante dell'offerta) Si passa così dalle redistribuzioni alle distribuzioni che si basano su una forte asimmetria tra benefici (tangibili e concentrati) e costi (poco visibili o occulti e diffusi su grandi numeri). Gli attori politici adottano strategie di cooperazione e di compromesso (per far sì che ognuno riceva qualcosa) Durante la fase di crisi e di riforma la politica sociale è tornata ad essere una questione di redistribuzione. Negli anni '90 ha assunto i contorni di una politica sottrattiva (diminuzione e cancellazione di diritti e prestazioni) che ha modificato leArene del conflitto (quella elettorale e quella governativa). Queste dinamiche rallentano i processi di riforma: tagliare significa infatti essere puniti sul piano elettorale e va evitato il biasimo degli elettori (blame avoidance). A partire dagli anni 90 si è provato in tutti i paesi europei a provare politiche sottrattive però non hanno prodotto gli esiti auspicabili per sostenere i costi. Sulla base di una prospettiva storica possiamo distinguere 2 modelli di welfare che si sono diversificati sulla base di:
- Ammontare della spesa sociale (quanto ammonta il welfare in un sistema economico del paese)
- Generosità dei benefici erogati (come)
- Beneficiari delle prestazioni (chi)
Possiamo individuare 2 tipologie di welfare state:
- Modello universalistico o beveridgiano: sono coperti tutti i cittadini a prescindere dalla loro presenza nel mercato del lavoro. (paesi anglo-scandinavi)
- Modello occupazionale o bismarckiano: copre in modo differenziato i lavoratori
Il welfare mediterraneo si caratterizza per i suoi destinatari, ovvero i lavoratori dipendenti, un livello di prestazioni basso, la famiglia come attore principale, un livello di demercificazione asimmetrica e un livello di destratificazione basso.
Regime: Il modello sud-europeo
Da una parte è una variante del regime "conservatore-corporativo":
- Carattere dualistico della protezione sociale (garanzia del reddito);
- Picchi di generosità vs. lacune di copertura;
- Partono da sistemi sanitari frammentati su base occupazionale per giungere a Servizi Sanitari nazionali.
Dall'altra è anche un vero e proprio regime di welfare:
- Elevato particolarismo
- Basso grado di statualità
- Effetti di stratificazione: iper-tutelati vs esclusi
- Famiglia come ammortizzatore economico (modello delle solidarietà familiari e parentali)
Protezione contro il
mercato per i lavoratori occupati nei settori centrali➔ dell'economia, piuttosto che protezione nel mercato.
QUINTA EUROPA SOCIALE: PAESI EX COMUNISTI (2004-2007)
Paesi con caratteristiche analoghe. Hanno affrontato varie sfide, quali:
- Creare economie di mercato
- Consolidare un sistema democratico
- Acquisire tutte le norme dell'UE.
- Invecchiamento popolazione
- Nuovi rischi sociali
Questo ha determinato quello che viene chiamato WELFARE IBRIDI. Dove imodelli di welfare che si sono sviluppati all'interno di essi non sono coerentitra loro.
Sfide da affrontare:
- offrire protezione secondo gli standards europei senza irrigidire il modelloeconomico e aumentare l'imposizione fiscale.
IL MODELLO SOCIALE DELL'UNIONE EUROPEA:
processo di armonizzazione regolativa, confluito nel Trattato di Lisbona (2009)volto a "sostenere e completare l'azione degli stati membri".
Obiettivi:
- Correggere il mercato, tramite politiche regolative, compensative
- Rimuovere le discriminazioni
- Prevedere regole comuni per l'accesso alle prestazioni sociali
- Finanziare misure di sostegno all'occupazione tramite il Fondo Sociale Europeo integrato da:
- Fondo Europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG)
- Fondo Europeo di aiuto agli indigenti (FEAD)
- scivolamenti distributivi 1 repubblica
- Partitocrazia distributiva
- Difficile conseguire efficacia, efficienza ed equità
- Limitazione al cambiamento istituzionale
- 1° pilastro assicurativo
- 2° pilastro assistenziale "dedicato" quando io ho un reddito annuale troppo basso, quando non posso accedere al primo pilastro, oppure ho usufruito del 1° pilastro ma la mia disoccupazione si protrarrà nel tempo
- 3° pilastro assistenziale "generale", detta anche pilastro paracadute
- Generosità: importo e durata dell'erogazione
- Finanziamento: contributi versati
- Requisiti di accesso:
- La disoccupazione deve essere involontaria
- Vanno soddisfatti i requisiti contributivi, cioè va versato un ammontare minimo di contributi e a volte è richiesta un'anzianità assicurativa
- La fruizione è subordinata ad una specifica domanda e va dimostrato di essere attivo e
- Accesso condizionato all'accertamento del bisogno
- Importo forfetario e finanziato dalla fiscalità generale
- Durata soggetta a verifiche periodiche del perdurare dello stato di bisogno
- Sussidi all'occupazione
- Creazione diretta e temporanea dei posti di lavoro
- Formazione professionale
- Sostegno finanziario e servizi per la imprenditorialità
- Servizi per l'orientamento e il collocamento lavorativo
- Intorno agli anni 50: p
Preventive.- Coordinare le politiche nazionali per modernizzarle
Strumenti:
Metodo: metodo aperto di coordinamento (MAC).
Questa è una distorsione funzionale in quanto c'è uno sbilanciamento (60% spesa sociale investito nel sistema pensionistico) l'Italia ha anche una seconda distorsione di tipo distributivo
Cause:
Conseguenze:
LE DISTORSIONI DEL WELFARE STATE ITALIANO (Il circolo vizioso del familismo): il "ruolo vicario" della famiglia rispetto alle politiche di welfare
Ostacoli alla
a garantire un reddito minimo ai cittadini in caso di disoccupazione o sospensione dell'orario lavorativo. Queste misure possono includere sussidi di disoccupazione, sussidi per la formazione professionale o programmi di reinserimento lavorativo. 3) Promozione dell'occupazione Le politiche del lavoro possono prevedere anche interventi volti a favorire l'occupazione, come ad esempio incentivi per le imprese che assumono nuovi lavoratori, programmi di formazione professionale o politiche attive del lavoro che mirano a favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. 4) Regolamentazione del mercato del lavoro La regolamentazione del mercato del lavoro può variare da paese a paese e può riguardare aspetti come la durata massima dell'orario di lavoro, i diritti dei lavoratori, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, la protezione dei lavoratori in caso di licenziamento o la regolamentazione dei contratti di lavoro. In conclusione, le politiche del lavoro sono un insieme di interventi pubblici volti a regolamentare il mercato del lavoro, garantire un reddito minimo ai cittadini e promuovere l'occupazione. Queste politiche possono variare da paese a paese in base alle specifiche esigenze e caratteristiche del mercato del lavoro locale.amantenere i redditi per tutelare il rischio della disoccupazione. Questi ammortizzatori sono organizzati in:Disponibile ad accettare offerte di lavoro o formazione.
2 E 3 PILASTRO:
LE POLITICHE PROATTIVE: promozione dell'occupazione
Le politiche proattive sono state divise da OCSE nel 1999 in 5 gruppi:
Si individuano 3 fasi di sviluppo: