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SVILUPPO INDUSTRIALE
Il diritto e lo Stato moderno
Le attività produttive e commerciali hanno bisogno di certezza, prevedibilità nei rapporti tra
gli operatori economici e tra questi e la pubblica amministrazione (in particolare, se si
devono effettuare investimenti in capitale fisso).
Queste condizioni sono garantite dagli ordinamenti dello stato moderno, che nasce nel XVI-
XVII secolo e si evolve in stato di diritto e liberale nel XVIII e (soprattutto) XIX secolo.
Caratteristiche:
1) Primato della legge e delle norme giuridiche, cui sono sottoposti anche i detentori del
potere politico
2) Le norme regolano l’accesso e l’esercizio del potere politico
3) Lo Stato si avvale di un corpo di funzionari specializzati, anch’essi sottoposti alla legge nel
loro reclutamento e nelle loro attività.
Lo Stato cioè si fonda su una burocrazia legale-razionale, che esercita il suo potere in base
alla legge, cui essa stessa è sottoposta (come il vertice politico da cui dipende).
Differenza con burocrazia patrimoniale = nella burocrazia patrimoniale il potere politico è
un possesso privato del signore, del capo, che non è sottoposto al rispetto della legge; i
funzionari sono suoi dipendenti personali; vi è assenza di distinzione tra pubblico e privato.
Stato moderno, con burocrazia legale-razionale, e borghesia capitalistica si rafforzano
reciprocamente.
Lo Stato liberale e le attività economiche
E’ uno Stato che si occupa di assicurare il corretto funzionamento del mercato
• tutelando la proprietà privata e la libertà d’impresa
• assicurando il corretto svolgimento delle attività e delle transazioni economiche
secondo i principi della libera concorrenza
• non interferendo in altro modo nel mercato e nell’andamento delle attività
economiche
Le funzioni dello Stato sono solo quelle “minime”: ordine pubblico, difesa, politica estera,
amministrazione della giustizia.
L’età liberale
L’età liberale è caratterizzata da:
• Predominio del sistema economico capitalistico e del mercato come meccanismo di
regolazione dell’economia (capitalismo liberale)
• Stato liberale e i suoi ordinamenti, sotto il profilo delle istituzioni politiche
Periodo che copre il XIX secolo e il XX secolo fino alla prima guerra mondiale (quindi fino al
1918)
La fine dell’età liberale. La prima guerra mondiale
Con la prima guerra mondiale e nel periodo successivo diventano evidenti alcune
trasformazioni che mutano in profondità il sistema economico e lo Stato caratteristici
dell’età liberale e ne segnano la fine.
Passaggio:
• dal capitalismo liberale ad un capitalismo più regolato e organizzato
• dallo Stato liberale allo Stato “interventista” in campo economico (interventi di
risposta alle crisi economiche, politiche, sociali)
Alcuni di questi segni di trasformazione erano già stati intuiti da Sombart. Anche Weber
coglie queste trasformazioni.
Weber e la fine dell’età liberale
Cambiamenti in risposta alle crisi economiche del capitalismo e collegati allo sviluppo della
democrazia e dello Stato democratico:
• Formazione di cartelli di grandi produttori
• Crescita della rendita finanziaria
• Interventi statali di regolamentazione del mercato e pianificazione dell’attività
economica (evidenti in epoca di guerra)
• Nascita delle politiche sociali
Inoltre:
• Tendenze alla burocratizzazione dello Stato e delle imprese, quale conseguenza della
razionalizzazione in tutti i campi dell’economia e della società
Le tendenze alla burocratizzazione
Crescita dei grandi apparati pubblici e privati, che funzionano mediante l’applicazione di un
grande numero di norme dettagliate
apparati e norme che tendono a regolare in maniera sempre più penetrante l’attività
economica e la vita dei cittadini
Inoltre:
Opposizione tra l’imprenditore (orientato al rischio, all’innovazione, ad assumere
responsabilità personali) e il burocrate (orientato alla sicurezza, alla stabilità. Alla
deresponsabilizzazione)
Possibili evoluzioni della burocratizzazione
1) Capitalismo politico, governato dalla burocrazia statale, in cui le imprese vivono delle
commesse e dei finanziamenti statali
2) Socialismo di Stato, in cui tutto il processo produttivo e la distribuzione dei beni e servizi
sono diretti e controllati dalla burocrazia statale centrale
3) Capitalismo organizzato e regolato, in cui il peso della burocrazia statale è bilanciato da
quelle delle imprese private e delle organizzazioni degli interessi
Come sfuggire agli effetti negativi della burocratizzazione?
Occorre un leader dotato di carisma.
Karl Polanyi (1886-1964). La grande trasformazione
Nell’opera La grande trasformazione (1944) Polanyi analizza il cambiamento che investe le
economie e le società occidentali nel periodo delle due guerre e, in particolare, dopo la crisi
del 1929.
• Superamento del capitalismo liberale a favore di un capitalismo più regolato e
organizzato
• Ridimensionamento del ruolo del mercato come principio regolatore prevalente
dell’economia e della società
• Lo Stato ritorna ad assumere un ruolo rilevante nella regolazione dell’economia e
della società
Polanyi identifica tre forme di integrazione dell’economia nella società, cioè tre forme di
regolazione delle attività di produzione, distribuzione e scambio di beni
Forme di integrazione dell’economia:
• Reciprocità
• Redistribuzione
• Scambio di mercato
La reciprocità
Beni e servizi vengono scambiati sulla base di aspettative reciproche di ricevere altri beni e
servizi, secondo modalità e tempi fissati da norme sociali condivise.
Esempi: scambi nelle famiglie, nelle relazioni di parentela, scambi nelle società primitive.
Forma di integrazione che si è ritenuta a lungo residuale e invece oggi è stata rivalutata (es.
lavoro di cura della famiglia, molte forme di lavoro non-profit)
La redistribuzione
I beni e servizi che vengono prodotti e allocati dai membri della società sono trasferiti, sulla
base di determinate norme, ad un capo politico, il quale li redistribuisce ai membri stessi
sulla base di regole definite.
Esempi di sistemi in cui prevale la redistribuzione: grandi imperi dell’antichità
(Mesopotamia, Egitto, in parte Impero Romano).
Presuppone la presenza di un apparato amministrativo, almeno in forma embrionale.
Lo scambio di mercato
Lo scambio dei beni e dei servizi avviene in un mercato nel quale i prezzi si formano
mediante il libero incontro tra domanda e offerta.
Inoltre: non solo il commercio, ma anche le scelte relative alla produzione e alla
distribuzione dei redditi dipendono dai prezzi che si formano nel mercato.
Nell’antichità il commercio era spesso regolato dallo scambio di mercato, ma non la
produzione e la distribuzione dei redditi.
Lo scambio di mercato è una forma di integrazione dell’economia che si afferma come
forma prevalente solo in epoca moderna e contemporanea.
In un processo graduale che inizia nel XVI-XVII secolo e culmina nel XIX secolo
• Nel XIX secolo il mercato diventa la forma di integrazione prevalente = economia di
mercato, caratteristica del capitalismo liberale
Un’economia di mercato è un sistema economico controllato, regolato e diretto soltanto dai
mercati:
• Produzione e distribuzione delle merci è affidata interamente ai “mercati
autoregolati”
• L’autoregolazione implica che tutta la produzione sia in vendita e tutti i redditi
derivino da queste vendite
Dall’affermazione dell’economia di mercato alla grande trasformazione
Affermazione dell’economia di mercato
Conseguenze sociali negative
Provvedimenti politici volti a contrastare tali
conseguenze negative
Effetti sull’economia di mercato
Crisi del 1929
Grande trasformazione
Le conseguenze sociali dell’economia di mercato
Conseguenze negative della piena commercializzazione di lavoro, terra e moneta, che
vengono trasformati in merci prodotte e vendute sul mercato
1) Lavoro = riduzione del lavoro a merce, il cui valore varia in base alla domanda e all’offerta
presenti sul mercato del lavoro.
Conseguenza: il reddito degli individui e delle famiglie dipende totalmente dalle condizioni
del mercato del lavoro.
Quindi, in condizione di disoccupazione = salari molto bassi o assenza di reddito, povertà,
condizioni di vita degradate per buona parte della popolazione.
2) Terra = piena commercializzazione della terra, con l’abolizione di ogni restrizione al
commercio dei beni agricoli (libero scambio dei prodotti) e la disponibilità di utilizzo di ogni
terreno per l’uso più redditizio.
Conseguenza: crisi dell’agricoltura europea di fronte all’invasione sui mercati del grano
americano, meno costoso.
Altra conseguenza (potenziale o effettiva): disboscamenti, spoliazione di foreste, minaccia
all’integrità del suolo a causa dello sfruttamento del territorio a fini economici.
3) Moneta = riduzione della moneta a merce acquistata e venduta sul mercato
La moneta diventa un mezzo di scambio, legato all’oro e al suo valore per garantire la
stabilità del cambio.
Rischi: squilibri nella disponibilità di moneta con conseguenze sulle attività economiche.
Ad es. crescita delle importazioni deflusso d’oro e di moneta riduzione della moneta
circolante in un paese.
Questo si traduce in una diminuzione della moneta disponibile per i pagamenti e quindi dei
consumi e delle vendite, con costi elevati per l’economia.
Meccanismi di “reazione” della società
Di fronte a tali conseguenze negative, si attivano dei meccanismi di “ reazione” o di
“autodifesa” della società nei confronti dei mercati autoregolati.
Tali meccanismi si traducono in provvedimenti politici tesi ad alleviare le conseguenze
negative del funzionamento dei mercati.
• Legislazione sul lavoro (regolamentazione dell’orario di lavoro, sul lavoro minorile,
assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni, la malattia, la disoccupazione e la
vecchiaia
• Protezionismo in campo agricolo (e industriale)
• Creazione o rafforzamento delle banche centrali che controllano la moneta e il
credito
Effetti sull’economia di mercato della reazione della società
I provvedimenti politici presi per alleviare le conseguenze negative dei mercati autoregolati
creano difficoltà nel funzionamento dell’economia di mercato, basata sulla concorrenza e
sulla libera circolazione