1 DISOCCUPAZIONE E PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA
il livello dei salari dipende dall’entità della disoccupazione, cioè da quello che
viene chiamato l’esercito industriale di riserva:
Quando cresce la domanda di lavoro, tale esercito si riduce e i salari
aumentano
Ciò determina una diminuzione del saggio di profitto e quindi un
successivo calo della domanda di lavoro e un abbassamento del salario
Una eventuale crescita dei salari costituisce un ulteriore incentivo alla
sostituzione di lavoro con macchinari e questo, nel lungo periodo,
determina un ingrossamento dell’esercito industriale
La concentrazione del capitale fa sì che solo le imprese più grandi
riescono a mantenersi nel mercato, facendo crescenti investimenti in
capitale fisso. Si determina così una proletarizzazione dei piccoli
produttori e si allarga ulteriormente l’esercito industriale di riserva
La disoccupazione non è dunque per Marx dovuta alla pressione demografica,
ma al funzionamento stesso dell’accumulazione capitalistica. Come risultato
della crescita di disoccupazione e dei più bassi salari vi è un progressivo
immiserimento dei lavoratori
2 CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO
quando le innovazioni si diffondono si determina un abbassamento del saggio
di profitto dovuto al maggior peso del capitale costante rispetto a quello
variabile e quindi al minor plusvalore. Naturalmente vi sono dei fattori
frenanti: per esempio se si riduce il salario o se si intensifica la produttività.
Nel lungo periodo il destino del capitalismo è tuttavia segnato e il suo
compimento è segnalato dall’intensificarsi di crisi cicliche.
Ma non sono i fattori economici, le contraddizioni del modo di produzione a
condurre automaticamente alla sua crisi e al suo superamento. Essi
costituiscono piuttosto le premesse che determinano la progressiva
trasformazione della classe operaia da aggregato di individui in concorrenza
tra loro sul mercato del lavoro a gruppo sociale coeso, ad attore storico.
Solamente quando questo processo si compie, e la classe operaia si organizza
politicamente, si determina la trasformazione del vecchio modo di produzione:
passaggio dalla classe in sé alla classe per sé.
IL CIRCOLO VISIOSO DELLA SOCIOLOGIA ECONOMICA DI MARX:
Tra i punti di forza dell’interpretazione marxiana del capitalismo va certamente
annoverata una maggiore capacità di render conto degli aspetti dinamici
dell’economia e degli effetti di destabilizzazione sociale e di conflittualità che si
accompagnavano allo sviluppo capitalistico.
Tuttavia, sia l’analisi che le prospettive politiche erano inficiate da due limiti
rilevanti:
a) Una sottovalutazione delle capacità di riproduzione dell’economia capitalistica;
la prognosi pessimistica sulle possibilità dell’economia capitalistica di
continuare a produrre e distribuire ricchezza è sostanzialmente legata al peso
attribuito allo sfruttamento della classe operaia, sottovaluta quindi il ruolo del
progresso tecnico.
b) Una sopravvalutazione del conflitto di classe e delle sue conseguenze
rivoluzionarie per l’economia e la società.
Gli economisti consideravano le classi come da un lato, non era considerata la
possibilità che i singoli individui si organizzassero per perseguire
collettivamente i propri interessi. Le classi non costituivano quindi dei gruppi
sociali consapevoli.
Per Marx, invece, la classe operaia, con lo sviluppo delle forze produttive,
tendeva a diventare un attore storico, con il passaggio alla classe per sé, che
avrebbe creato una progressiva polarizzazione tra due classi sociali
fondamentali, capitalisti e lavoratori.
Tuttavia, la capacità di riprodursi dell’economia capitalistica, la sua capacità di
creare e distribuire ricchezza, di assicurare mobilità sociale, non hanno portato alla
polarizzazione prevista da Marx. Le specificità
culturali e politico-istituzionali dei vari paesi, ad esempio attraverso il ruolo dello
stato e delle organizzazioni di rappresentanza, hanno inciso in profondità sulle
modalità del conflitto di classe e quindi sui suoi effetti sullo sviluppo economico.
Ed è così potuto accadere che esiti rivoluzionari si sono avuti in paesi come la Russia
e la Cina dove le forze produttive erano più arretrare, e non laddove maggiore era il
loro sviluppo, come la sua teoria suggeriva
LEZIONE AURORA
LEZIONE MATTEO
LEZIONE VANESSA
LEZIONE GIADA
SINTESI DEL PRIMO MODULO E DOMANDE ESAME
1. CHE COS’E’ LA SOCIOLOGIA ECONOMICA?
È un insieme di studi e ricerche volti ad approfondire (utilizzando il metodo
scientifico) i rapporti di interdipendenza tra fenomeni economici e sociali, in un
dato periodo storico (storicizzare perché noi vogliamo analizzare un
determinato periodo storico) e in un determinato contesto (specificando il
posto delle attività economico che in una società). Sarà infatti soltanto con le
società capitalistiche, basate sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e
sulla centralità della regolazione di mercato, che l’economia si emanciperà dai
controlli sociali e politici. Non si parlerà dunque di economia in generale ma di
economia capitalistica feudale, delle società primitive o di altri tipi di sistemi
economici, e delle specificazioni che questi assumono nei vari casi concreti.
Questo modo di ragionare avvicina la SE ad altre discipline, come
l’antropologia e la storia, e permette di distinguere tra diverse forme di
produzione, distribuzione e scambio di beni. Perché la SE guarda all’attività
economia come un processo istituzionalizzato. L’attenzione è quindi sulle
istituzioni che regolano le attività economiche: il complesso di norme sociali
che orientano (definiscono i fini, hanno una valenza normativa) e regolano (il
modo per perseguirli) il comportamento e si basano su sanzioni e incentivi
(formali e informali) che tendono a garantire il rispetto da parte dei singoli
soggetti. Quindi a differenza dell’economia, non si parte dal singolo individuo
isolato, cui vengono imputate motivazioni utilitaristiche per poi ricostruirne gli
effetti aggregati sul piano della produzione e distribuzione di beni e servizi
(approccio analitico- deduttivo). Il metodo scientifico delle scienze sociali
è pertanto diverso da quello delle scienze fisiche e naturali: non mira cioè alla
formulazione di leggi universali e necessarie. L’obiettivo è infatti quello di
aiutare a chiarire le scelte che riguardano la vita collettiva dei membri di una
società.
2. IN COSA CONSISTE LA GRANDE SINTESI DI ADAM SMITH?
Si concentra sullo sviluppo economico. Lo sviluppo economico (la capacità di
creare nuova ricchezza) è lo strumento principale che consente al capitalismo
concorrenziale di evitare le tensioni tra economia e società, di tenere insieme
efficienza economica e consenso sociale. Cosa c’è alla base dello sviluppo
capitalistico, c’è la divisione del lavoro (aumenta la produttività) che a sua
volta viene condizionata dall’ampiezza del mercato e quindi varia con l’entità
degli investimenti (aumenta la crescita economica e aumenta la coesione
fiscale). L’accumulazione del capitale è dunque una condizione necessaria per
la crescita della produttività, perché favorisce l’allargamento del mercato e la
divisione del lavoro, ma è una condizione sufficiente. Dipende da due
condizioni istituzionali
1. Quanto più le istituzioni capitalistiche si avvicinano a una situazione di
concorrenza piuttosto che di monopolio. Ciò richiede appropriate scelte
politiche: il venire meno di ostacoli istituzionali alla mobilità del capitale e
del lavoro. Da qui la critica alle politiche protezionistiche
2. Condizioni istituzionali che favoriscono la combinazione di bassi profitti e
alti salari.
Tra queste, il ruolo dello stato è particolarmente importante: deve assicurare la
libertà commerciale, garantire la proprietà privata e limitare il suo intervento
nell’economia limitandosi ad assolvere tre funzioni essenziali: assicurare la
difesa nazionale, garantire l’amministrazione della giustizia, e provvedere a
opere pubbliche necessarie per l’attività economica e all’istruzione.
Come conseguenza: con lo sviluppo aumenta il benessere di tutte le classi
sociali “la grande moltiplicazione del prodotti di tutte le varie arti, di
conseguenza della divisione del lavoro, è all’origine, in una società ben
governata, di una generale prosperità che estende i suoi benefici fino alle
classi più basse del popolo”.
Il mercato concorrenziali riduce le disuguaglianze e le fa dipendere
maggiormente dall’impegno individuale nel lavoro: il desiderio di migliorare la
propria condizione può produrre un beneficio collettivo (mano invisibile)
3. IN COSA CONSISTE LA CRITICA DI MARX E QUALE SARA’
L’EVOLUZIONE DEL CAPITALISMO?
Marx critica gli economisti classici per l’incapacità di rendere adeguatamente
conto del conflitto tra capitalisti e lavoratori che caratterizza l’economia
capitalistica. In questa prospettiva, sottolinea l’esistenza di vincoli sociali legati
alle istituzioni fondamentali dell’economia capitalistica: la proprietà privata dei
mezzi di produzione e il lavoro salariato, che genera la divisione in classi.
Quindi abbiamo un’idea di Marx positivista. Alla visione armonica di Smith
contrappone una visione dialettica: il capitalismo genera una polarizzazione
crescente delle classi sociali (esercito industriale di riserva e di
disoccupazione, concentrazione del capitale e proletarizzazione dei piccoli
proprietari che perdono la loro posizione e perdono capitale, caduta del saggio
di profitto, impoverimento). Ciò porta inevitabilmente a una
progressiva intensificazione del conflitto, che a sua volta determina il
superamento delle vecchie forme di organizzazione economica. Quando una
forma di organizzazione economica cambia, si ridefinisce l’ordine sociale: la
ridefinizione dell’ordine sociale (la relazione tra struttura e sovrastruttura)
conduce alla nascita di nuovi rapporti sociali di produzione.
In questo quadro, il socialismo non viene concepito come un’aspirazione
volontaristica, ma come un passaggio storico iscritto nelle leggi di movimento
della società capitalistica. Per questo Marx si considerava come il fondatore di
un socialismo scientifico, sprezzantemente contrapposto alle utopie dei
precedenti pensatori socialisti.
Tra i punti di forza dell’inte
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