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Per far si che un campione sia efficace deve essere rappresentativo: ovvero i casi ottenuti dall'intera

popolazione devono essere rappresentativi dell'intera popolazione.

La rappresentatività

La rappresentatività è la capacità di riprodurre su piccola scala l'universo di riferimento. La

rappresentatività dipende principalmente da due fattori:

la numerosità: più un fattore è numeroso più ha la tendenza a essere rappresentativo, la

numerosità si calcola con una formula, e per esempio su una popolazione di 1500 persone i casi

necessari sono 378 circa. È dato da 2e/z ovvero lo scarto quadratico medio.

l'omogeneità: più un campione è eterogeneo, ovvero è composto da unità di analisi diverse

tra di loro, sarà più rappresentativo.

La rappresentatività principalmente deve tenere in considerazione due cose:

alcune caratteristiche nelle persone sono nascoste e di conseguenza non appaiono

su certi fenomeni influiscono diverse categorie

Per far si che vi sia una rappresentatività adeguata, occorre:

che i dati di partenza siano validi

non si devono verificare effetti di selezione

campione e popolazione devono essere di distribuzioni simili

ci possono essere presunti idealtipici

adeguata copertura della popolazione

usare un campione probabilistico

Il campionamento probabilistico

Nel campionamento probabilistico le unità di analisi conoscono la loro possibilità di estrazione. Ci

sono vari tipi di campionamenti probabilistici:

casuale semplice: prevede una lista di campionamento composta da un numero preciso di

casi, questi vengono scritti su dei foglietti e messi in un'urna chiusa. Da quest'urna vengono estratti

uno alla volta fino a raggiungere la numerosità richiesta. Questo può essere a esclusione oppure non

ad esclusione, ad esclusione significa che una volta che un nome viene tirato su lo si mette da parte,

a non esclusione invece significa che viene rimesso nell'urna.

Sistematico: prevede una lista di campionamento e un passo di campionamento, ovvero

viene estratto un caso ogni tot casi, in base alla costante k che sarebbe il passo di campionamento.

Un esempio per una comprensione più diretta: abbiamo una lista di campionamento lunga per

esempio 1000 casi: viene estratto un numero che sarà il passo di campionamento, il numero che

viene estratto è un numero da 1 a n, non troppo elevato se no si prenderebbero in considerazione

troppi pochi casi. A questo punto fanno porte del campione tutti quei casi che vengono estratti. K=6

perciò 6,12,18,24...entreranno a far parte del campione

Stratificato: la popolazione viene divisa in strati a seconda delle loro caratteristiche

principali. La divisione deve essere omogenea a livello intra, ovvero in uno stesso strato devono

esserci persone con le stesse caratteristiche, e eterogenea a livello infra, ovvero tra di loro gli strati

devono essere diversi. Questo campionamento può essere proporzionale e non proporzionale, nel

modello proporzionale vengono prese in considerazione degli strati che sono equilibrati ovvero la

composizione delle persone nello strato è proporzionale alla composizione reale nella popolazione,

mentre nel non proporzionale questo non accade. Un modello particolare del campionamento

proporzionale è il piano fattoriale.

A grappoli: le persone vengono scelte casualmente da una categoria generale a categorie

inferiori. Per esempio per studiare determinati studenti si parte dalla regione, provincia, comune,

scuola, classi.

A stadi: simile a quello stratificato ma gli stadi non si caratterizzano per categorie

particolari.

Il campionamento non probabilistico

Nel campionamento non probabilistico le unità di analisi non conoscono le probabilista di

estrazione. Le tipologie sono:

per quote: stessa logica dello stratificato e si realizza assegnando al rilevatore l'onere di

intervistare numeri predeterminati di soggetti che presentino le caratteristiche predefinite

a casaccio: vengono scelti casi casualmente, per esempio l'intervistatore si posiziona

all'angolo della strada e ferma chi vuole

a valanga: si parte da persone, possibilmente testimoni qualificati, ovvero persone che

conoscono l'argomento, e poi si continua intercettando persone che i primi hanno consigliato di

contattare. L'errore di questo campionamento può essere un errore di partenza ovvero: aver

contattato in modo errato la prima personalmente

categorie di esperti: vengono contattati testimoni qualificati che conoscono l'argomento

della ricerca. Il limite di questa tecnica è di tipo pratico: tempo, risorse economiche, ma vi è anche

un limite teorico. La ricerca si conclude quando si raggiunge la saturazione e c'è bisogno di un

intervistatore competente che abbia la capacità di capire le informazioni.

Caratteristiche fondamentali degli indicatori

-adeguatezza: gli indicatori devono avere la capacità di rappresentare il concetto indicato in modo

accettabile

-tempestività: gli indicatori devono essere inclusi in un processo decisionale o di ricerca

-comparabilità: gli indicatori devono essere tali da poter fare delle comparazioni sia a livello

spaziale sia a livello temporale, ovvero in tempi diversi si possono paragonare gli stessi fenomeni.

-attendibilità: 'indicatore deve cogliere effettivamente gli stati sulla proprietà

-sensibilità: capacità di discriminare tra le diverse forme che può assumere un fenomeno

-adeguatezza: l'indicatore deve rispondere ai bisogni conoscitivi del ricercatore

Indici e indicatori: I 4 passaggi di Lazarsfeld

Lazarsfeld fa un'analisi generale della scienza e dice che questa possiede due principi generali:

il fatto che è possibile conoscerla solo in modo parziale, scomponendo l'oggetto in piccole

parti accessibili

il fatto che lo scopo della ricerca non è solo descrittivo ma anche interpretativo.

Lazarsfeld dice che bisogna portare avanti un approccio deduttivo, ovvero partire da osservazioni

semplici, per arrivare a concetti più complessi. Infatti i suoi passaggi sono caratterizzati da un

approccio deduttivo e probabilistico.

Secondo Lazarsfeld:

-bisogna partire dalla definizione di concetto e la si deve rappresentare figurativamente

-si specifica il concetto e se ne ricavano definizioni autonome

-si scelgono degli indicatori più appropriati per cogliere quelle dimensioni

-si formano degli indici che siano la misura sintetica di quegli indicatori

I tipi di variabili

Ci sono 3 tipi di variabili: nominali, ordinali e cardinali.

Le variabili nominali sono tali quando le proprietà da registrare assumono stati discreti non

ordinabili, ovvero stati delimitati ma non aventi un ordine prefissato. Il procedura di

operativizzazione per cui una proprietà diventa una variabile è la classificazione. I valori che ne

comportano sono nomi e le operazioni che si possono fare sono l'uguaglianza e la disuguaglianza.

Per esempio il genere o le domande a cui si può rispondere si o no.

Le variabili ordinali invece sono tali quando le proprietà assume assumono stati discreti ordinabili.

Il passaggio da proprietà a variabile avviene secondo il procedura di ordinamento, ovvero si forma

un ordine. Le operazioni possibili oltre alla precedente sono < e >. i valori sono numeri con

proprietà ordinali, e per esempio il titolo di studio.

Le variabili cardinali sono tali quando le proprietà assumo stati continui e ordinabili. Il passaggio da

proprietà a variabile può avvenire in due modi: tramite misurazione: prevede la presenza di un'unità

di misura o tramite il conteggio. In questo ci sono tutte le operazioni possibili, perciò anche

addizione, sottrazione, divisione e moltiplicazione. I valori sono nomi con proprietà cardinali.

Dai concetti alle variabili: l'operativizzazione dei concetti

Un concetto può essere diviso in varie parti, e queste sarebbero diversi stati rilevabili in termini di

proprietà attraverso delle variabili. Il concetto è qualcosa che si può scomporre in proprietà che

possono assumere diversi stati della proprietà stessa. Il primo passaggio avviene dal concetto alla

variabile, attribuendo la definizione di concetto ad un oggetto materiale, il secondo prevede la

definizione operativa dove si stabiliscono le regole per la traduzione dei concetti in operazioni

empiriche e e l'ultimo è caratterizzato dall'operativizzazione vera e propria. La variabile diventa

cosi la versione misurata del concetto,una proprietà operativizzata.

Per esempio proprietà: livello di istruzione, Variabile: titolo di studio, Stati: basso medio e alto

Modalità: diploma, laurea, licenza media o elementare.

I paradigmi

I paradigmi sono assunti di base espliciti o impliciti su cui si fonda una comunità di studiosi. Sono

studiati principalmente a fondo nell'opera di Khun e si possono differenziare in:

-metaparadigmi: assunti diffusi di base, standard

-sociologici: risultati scientifici su cui una comunità di studiosi scientifici pongono un

consenso comune

-artefatti: strumenti che permettono alla scienza di risolvere rompicapi

Il concetto fondamentale con cui viene studiato il paradigma è il concetto di “frame”. Il concetto di

frame è una metafora che significa”cornice, finestra”. Infatti con il termine frame intendiamo il

punto di vista o la prospettiva del ricercatore che ha nei confronti della società che studia. Il

ricercatore studia la società con tutto il suo bagaglio di esperienze ma allo stesso tempo ha dei

limiti: lui stesso si poggia sulla società

inconsapevolmente la sua visione non è di 360 gradi come dovrebbe bensì è condizionata

dal suo punto di vista

e secondo un famoso principio, quando osserva la realtà la condiziona, la modifica.

Di conseguenza il ricercatore deve essere consapevole di questo limite che possiede.

Fasi di ricerca

la ricerca deve essere caratterizzata principalmente dalla coerenza. La ricerca è un ciclo unitario,

articolato in fasi ciascuna delle quali è caratterizzata da adempimenti essenziali. La ricerca si divide

in 4 fasi:

-impostazione della ricerca

-raccolta dei dati

-codifica e elaborazione dei dati

-analisi e interpretazione dei risultati.

Tutte queste 4 fasi sono caratterizzate da tre assunti di base:

-circolarità ovvero una fase condiziona le fasi successive ma allo stesso tempo una fase successiva

può richiedere dei cambiamenti nella fase precedente.

-le fasi della ricerca sembrano un processo lineare invece è ricco di sovrapposizioni e di fasi che si

incrociano

-durante tutte le fasi della ricerca bisogna che il ricercatore compili una sorta di “diario di bordo&

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
19 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bagliuz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di metodologia e tecniche della ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Poli Stefano.