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DIFFERENZE RISPETTO AL MODELLO PRECENDENTE:
Il modello conflittualista crede che nella società ci sono dei conflitti, a differenza del primo. Questi conflitti
servono a legittimare l'economia o il potere. Educazione vista come manipolazione o come opposizione
(modelli educativi diversi, culture diverse). Le diversità di fronte al conflitto va letta come espressione di
disuguaglianza o anche come fonte di oppressione e segregazione
19/02/18
Neo-conflittualismo (anni ’60)
Neo weberiani: Collins, Boudon, Bordieu e Passeron (riproduzione culturale) (Bordieu e Passeron si
pongono a metà strada tra marxismo e weberismo)
Neo marxisti: Althusser, Bowles, Gintis.
I neo-conflittualisti studiano le disuguaglianze negli anni ’60. In quegli anni ci sono grandi cambiamenti
sociali: cambiano i paradigmi di riferimento. La scuola perde il suo ruolo primario di formazione (al lavoro e
delle giovani generazioni) perché non riesce più a rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro ed a
garantire mobilità sociale (essendo scuola di élite). Con questa perdita di centralità dell’istituzione scolastica
inizia a formarsi il policentrismo formativo (associazioni, gruppi informali, gruppi di pari, televisione ecc…).
L’idea di policentrismo formativo si consolida negli anni ’80. Negli anni ’60 cadono i paradigmi
funzionalisti, facendo emergere l’ottica conflittualista: Marx e Weber vengono rianalizzati. Il “conflitto”
viene assunto come centrale nei rapporti sociali, non intendendolo solo in chiave negativa, ma anche come
opportunità di cambiamento.
Gli anni ’60 sono culla di cambiamenti socio-politici: in Cina c’è la Rivoluzione Culturale di Mao; negli
USA Kennedy viene assassinato nel ’63 in piena guerra del Vietnam; nell’Unione Sovietica c’è Breznev ed il
fenomeno della repressione dei dissidenti e la primavera di Praga in Cecoslovacchia; la Chiesa cattolica è
guidata da Giovanni XXIII che porta grande rinnovamento interno, aprendosi al mondo ed alle altre culture.
Sono gli anni del Movimento Studentesco, del Femminismo e degli Hippy. I movimenti intersecano la loro
azione. In tutti questi cambiamenti ci si rende conto che la scuola è uno strumento molto potente e si portano
avanti istanze descolarizzatrici (tra cui Illich) e si sviluppano nuove teorie educative. Illich critica la scuola
perche di élite. Le teorie del pensatore, in sud America, si legano alla pedagogia di Paulo Freire (Università
della Terra). Si sviluppano anche le scuole di comunità: ad esempio la scuola degli elfi. Altre esperienze di
descolarizzazione sono: “controscuola”, fondata sulla scuola parentale e l’homeschool; le scuole
democratiche; le scuole libertarie.
Teorici della riproduzione culturale
Bordieu (1903-2002) e Passeron (1930-)
I due autori, di cui Bordieu è il più conosciuto, problematizzano la cultura familiare e scolastica (portatrice
dei valori della classe dominante). Bordieu fondò il centro di sociologia europeo a Parigi. L’autore studiò il
ceto universitario e nel ’68 si occupò dei movimenti, analizzando la cultura che portano avanti ed
appoggiando la loro creatività. Arrivò però a sostenere che i movimenti non abbiano cambiato molto nelle
grandi istituzioni. Bordieu sostiene il ruolo storico e riproduttivo di scuola ed istituzioni: sono volte a
conservare l’ordine sociale e culturale, riproducendo le disuguaglianze sociali ed ignorando le
disuguaglianze in entrata, basandosi sui valori ed i criteri valutativi delle classi dominanti (affinità con Don
Milani). La scuola ignora il capitale culturale, cioè l’acquisizione di valori al di fuori della scuola, che è
molto più forte nei ceti agiati. L’istituzione scolastica si basa soltanto sui valori dei ceti dominanti per la
selezione scolastica. Il capitale culturale è promosso dalla famiglia, trasmettendo valori e conoscenze
attraverso la socializzazione extrascolastica che dovrebbero supportare l’istituzione formativa. Più la materia
è extrascolastica per acquisizione, più si manifesta il divario culturale. Nelle famiglie borghesi, prima
avviene l’appropriazione-incorporazione del capitale culturale, più l’alunno è privilegiato. Le disuguaglianze
in entrata sono enormi e la scuola non ne tiene conto. Bordieu parla anche di “habitus”, cioè le differenze e
gli stili di vita delle classi sociali interiorizzati tramite la socializzazione. L’autore parla anche di “ethos di
classe”, costituito dai valori che contribuiscono a definire gli atteggiamenti dei soggetti verso la scuola e la
cultura scolastica. Capitale culturale ed ethos di classe formano l’eredità culturale di un soggetto, che
incide sull’inserimento sociale e sul successo.
Il conflitto, in questa concezione, sta nella lotta che si sviluppa tra i soggetti per il mantenimento della
propria posizione sociale attraverso la riproduzione del modello economico e culturale.
Randall Collins (1941-)
Scrisse “The credential society”, in cui sostiene l’abolizione del credenzialismo nel mercato del lavoro: si
deve entrare in un ruolo lavorativo per le competenze, non per i titoli di studio. Questo servirebbe a
diminuire le disuguaglianze.
Bowles (1939-) e Gintis (1940-)
Studiano le disuguaglianze nell’istruzione negli Stati Uniti, sostenendo che dipendano da razza e classe
sociale. I fattori incidono anche nell’allocazione nel mondo del lavoro. La scuola premia la passività e
l’obbedienza, soprattutto per gli svantaggiati: si formano aspetti cognitivi e comportamentali. L’individuo
creativo ha tendenzialmente voti bassi.
20/02/18
Hanno parlato dei neoweberiani.
Bourdieu la scuola non considera il capitale sociale di appartenenza. La scuola tratta tutti in modo uguale e
questo produce disuguaglianza perché non vengono considerate le differenze in entrata. Per lui è
importantissimo quello che viene al di fuori della scuola per la propria formazione. Più l'individuo si forma
in una molteplicità di sedi di formazione, più sarà formato.
Accanto a queste ci sono le teorie della descolarizzazione (es.Illich) dagli anni '70. Una delle esperienze che
punta il dito verso un certo tipo di scolarizzazione è quella di Don Milani. Per lui un gap nella formazione è
nella comunicazione. (Il linguaggio e) la comunicazione è basata sul saper leggere, scrivere, interpretare e
rispondere. scrittura collettiva, partecipativa e da a tutti la possibilità di comprendere. Il linguaggio e la
comunicazione è quello con cui si fondava anche il sistema interazionista comunicativo.
Don Milani, scuola Durkaimiana, laica, scuola che dura 365 giorni 12 ore al giorno. Scuola dove non si
gioca, ma dove si fanno attività creative volte ad acquisire competenze. Partecipazione dei ragazzi alle
conoscenze. Lui insegnava ai più grandi, che insegnavano ai più piccoli. “Vorremmo che tutti i poveri del
mondo studiassero le lingue così che potessero organizzarsi tutti insieme”. È una scuola che serve per
allontanarsi dalla povertà e ad appropriarsi dei propri diritti (come per Freire). Lui non poteva fare il prete e
basta, in quanto per predicare è necessario che gli altri comprendano la sua parola, per questo decide di fare
una scuola. Don Milani vede le scuole tradizionali come “ospedali che curano i sani e respingono i malati”.
Non bisogna essere interclassisti, ma schierati e voler elevare il povero. Non c'è nulla tanto ingiusto come
fare parti uguali tra disuguali. La scuola di Barbiana è una scuola di formazione civile.
Don Milani si colloca tra il modello conflittualista e il modello interazionista educativo. Adopera i termini
Marxisti, classe, tra operai e borghesi. Si colloca anche nel secondo modello perché vede la comunicazione
come strumento di emancipazione e strumento che costruisce la realtà. Co-costruzione del sapere “alla verità
ci si arriva insieme”, aspetto tipico del modello interazionista comunicativo. Marxista per il “ci saranno
sempre i ricchi e i poveri”, ma c'è comunque un'idea di emancipazione.
SIMMEL
Anche lui è una figura un po' in mezzo ai due modelli. Conflitto come conflitto perenne tra individuo e
società, quindi conflittualista, ma è un po' il fondatore del modello interazionista comunicativo perché ha
un'idea di soggetto attivo che può costruirsi una propria idea e dei prori valori diversi da quelli della società
di riferimento. Per Marx la rivoluzione è di classe, mentre per Simmel anche il singolo individuo può
riscattarsi. Il soggetto acquisisce importanza ed è un soggetto che dialoga con la società. Si occupa in
particolare di trasformazione nella vita sociale, lui abita a Berlino, che ha un processo di urbanizzazione
molto forte e veloce e questo implica un cambiamento dei legami sociali. La società che si viene a costituire
è diversa dalla precedente. Simmel è un sociologo che si occupa di modernità. Individua degli a priori della
vita sociale (non chiede) lui studia le riforme dello stare insieme. Gli individui cercano i gruppi, ma i gruppi
non spiegano del tutto gli individui. Ogni individuo fa parte di diversi gruppi (scuola, famiglia, lavoro), ogni
collocazione sociale non spiega tutto l'individuo in sé. All'interno di un gruppo l'individuo viene visto per le
caratteristiche del gruppo di appartenenza (es. io vedo la professoressa come professoressa anche al di fuori
dell'ambito scolastico). All'interno delle relazioni sociali ogni individui vede l'altro non nella sua totalità ma
nella sua specifica collocazione sociale. Ogni elemento di un gruppo non è soltanto parte di una società ma è
anche altro. La società è una formazione composta da elementi disuguali ciascuno dei quali occupa un posto
individualmente determinano.
La modernità
- progressiva intellettualizzazione: accentuazione delle capacità di coscienza e di pensiero.
- Oggettivazione dei rapporti fra gli uomini: sempre più formali, impersonali e 'misurabili'
- sviluppo dell'individuazione
Società che tende ad omologare, far diventare tutti gli individui uguali, ma in questo processo di
omologazione l'individuo tende a differenziarsi dagli altri (es. anche io mi coloro i capelli, ma me li faccio
rossi e non neri). Per Simmel questo processo è influenzato dall'uso del denaro. L'idea di modernità da
comunque tante possibilità all'individuo di essere diverso, ma è anche un rischio nel momento in cui tende ad
omologare tutti. C'è una lotta tra emersione della propria individual