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Modello di Scobell: il culto della difesa → accetta Johnston ma ritiene che il confucianesimo abbia un valore maggiore, gli elementi che derivano dal

confucianesimo che spingono verso una politica della pace sono:

a. importanza attribuita dalle elite al tema della pace

b. credenza nella non aggressività della Cina

c. credenza nel carattere difensivo della cultura strategica cinese

ma ci sono anche elementi del confucianesimo che spingono verso una legittimazione della forza:

d. il concetto di guerra giusta

e. importanza dell’integrità territoriale

f. elevata percezione delle minacce

g. principio della difesa attiva.

→ è un mix, la differenza è che secondo Scobell il modello confuciano ha più importanza rispetto a quella attribuita alla dottrina da Johnston.

2. Influenza della politica interna sulla politica estera.

a) Il fazionalismo: dalla rivoluzione culturale l’immagine della politica cinese si è spostata da un livello totalitario a un livello di lotta di potere, che si riflette

sulle scelte di politica estera. Secondo Nathan queste fazioni interagiscono fra loro, alleandosi e scontrandosi, senza riuscire ad eliminarsi a vicenda anche se

secondo altri studiosi il fazionalismo non incide molto sulla politica estera. Il XVIII Congresso del partito comunista vedrà un forte ricambio della leadership

cinese (quinta generazione): quale sarà il riflesso di questa generazione sulla politica estera? Si individuano già oggi scontri fra due fazioni, una di stampo

populista rappresentata da Hu Jintao e interessata ai problemi delle disuguaglianze economiche più che allo sviluppo, più vicina al Giappone, l’altra

rappresentata dal futuro leader dominante in Cina, più liberista in economia e più vicina agli Usa in politica estera.

b) Il problema principale della Cina oggi è la stabilità del regime: uno dei possibili fattori che potrebbero deviarla dal suo percorso tendenzialmente pacifico è

appunto il rischio di instabilità, che potrebbe tradursi nell’esportazione di un conflitto o un conflitto in politica interna. Allen Whiting ha evidenziato come in

molti casi la coincidenza fra minaccia esterna e problema interno ha prodotto politiche estere molto aggressive da parte della Cina (vedi guerra con l’India e il

senso d’assedio, guerra in Vietnam) trouble without and trouble within. Taylor Fravel ha invece studiato il comportamento cinese nei conflitti territoriali,

mostrando come la Cina sia stata più cooperativa con le controparti quando si trovava in difficoltà al suo interno trouble within and cooperation without.

L’instabilità del regime ha in questo caso un effetto positivo.

c) Mobilitazione interna e politica estera (T. Christensen). Analizza la connessione fra il Grande balzo in avanti (tentativo di accelerazione della Cina puntando

sullo spirito rivoluzionario, sostituendo la manodopera ai capitali mancanti) e la crisi di Taiwan del ’58. I sacrifici richiesti alla popolazione vengono legittimati

attraverso una situazione di emergenza creata: per questo, Mao si sarebbe inventato una crisi nello stretto di Taiwan, il cui scopo non è cacciare i nazionalisti

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ma creare una tensione internazionale tale da giustificare lo sforzo enorme della popolazione. Una necessità interna spinge in questo caso ad una politica

estera aggressiva e rischiosa (ostilità di Kruscev), anche se la motivazione di fondo risiede appunto in politica interna.

3. Il ruolo dell’opinione pubblica.

Oggi la dimensione dell’opinione pubblica, seppur limitata alle fasce più elevate, si fa sentire sulla politica estera cinese. Si intrecciano diverse questioni che

condizionano le scelte del paese. Venuto meno il “cemento” ideologico del marxismo-leninismo, il nazionalismo cinese ha alimentato l’importanza del prestigio

nazionale. Oggi la legittimazione del Pcc è in gran parte basata sulla garanzia di tassi di crescita elevati. Inoltre la formazione di un’opinione pubblica

nazionalista vincola anche le scelte politiche nei confronti di questioni particolarmente sentite, come Taiwan e il Tibet, sentiti come territori “naturali” cinesi. La

protesta nazionalista rischia spesso di spostare il suo obiettivo dalla minaccia esterna ai governanti che non rispondono adeguatamente alla minaccia stessa

(vedi bombardamento americano dell’ambasciata cinese in Kosovo e reazioni a doppio taglio dell’opinione pubblica cinese). Non è un caso che la percezione

delle principali minacce alla sicurezza cinese veda al primo posto Taiwan (di certo non una questione internazionale) e l’instabilità sociale e non la Russia e il

militarismo giapponese, molto meno sentiti.

Alcuni fattori fanno sì che l’opinione pubblica abbia un peso nella politica estera:

Divisione all’interno dell’elite politica: i vari leader giocano uno contro l’altro cercando l’appoggio della popolazione in nome di un nazionalismo più o

- meno acceso.

Mobilitazione popolare

- Stato dei rapporti con gli Usa

-

Variabili governative.

Il processo decisionale.

Il sistema politico cinese si fonda su tre pilastri: il Partito comunista cinese, lo Stato (Consiglio di stato, Governo, ministri) e le Forze Armate. La struttura del

partito comunista riprende la struttura del governo (per poterlo controllare): è una caratteristica tipica di tutti i sistemi partito-stato di matrice marxista. Il

principale organismo che controlla le forze armate è di tipo partitico (Commissione militare centrale): il Ministero della Difesa si occupa della semplice

rappresentanza e collaborazione internazionale. C’è una sovrapposizione parziale fra le tre strutture: ad esempio il capo del governo è anche membro del

Comitato centrale; il Presidente della Repubblica presiede tutte e tre le strutture. Un’altra forma di controllo è quella del funzionario di partito, che controlla

che le forze armate abbiano una corretta visione ideologica delle cose e rispondano alle direttive del partito. Le forze armate cinesi non hanno svolto solo il loro

ruolo tipico di difensori della sicurezza, ma anche un ruolo politico (supplenza alle carenze della leadership politica ad es. durante al Rivoluzione culturale, in

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mezzo alla lotta fra le fazioni). Il ruolo di repressione svolto nel 1989, tuttavia, ha indebolito l’immagine positiva di cui le Forze armate hanno goduto presso le

popolazione: per questo, è stata richiesto un minor coinvolgimento in questioni politiche.

Le tre istituzioni interagiscono fra di loro in modo molto complesso: non esistono tuttavia meccanismi formali che permettano un coordinamento facile ed

immediato fra le parti, spesso sono le relazioni personali a dominare i rapporti. Il perno di questo sistema è il leader dominante che occupa

contemporaneamente i vertici delle tre istituzioni. Swaine individua i diversi attori coinvolti nell’arena della politica estera cinese.

a. Leadership centrale: il fulcro è il comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese: generalmente la politica estera è campo del

leader (Hu Jintao) e del primo ministro. Swaine unisce a questo vertice anche gli anziani, che godevano soprattutto in passato di grande

influenza e considerazione (es. Deng Xiaoping).

b. Ad un livello inferiore troviamo gli strumenti di raccordo fra i vertici e l’apparato, i lingdao xiaozou (gruppo dirigente centrale), organismi

informali che riuniscono politici e funzionari che si occupano delle varie questioni del momento. A capo di ogni lingdao c’è un membro del

Politburo.

c. La burocrazia centrale: fra i più importanti apparati vi è il Ministero degli esteri, che svolge le funzioni di interpretazione, tradurre cioè le

strategie in azioni concrete, di controllo delle politiche (che esse siano attuate effettivamente seguendo lo spirito originario della strategia), di

raccolta delle informazioni. Il Ministero della difesa non ha questo rilievo, dal momento che le decisioni centrali vengono prese dalla

Commissione militare centrale (ripartizione e schieramento truppe, assegnazione bilancio ecc..). Il Ministro della difesa tuttavia è di solito un

“pezzo grosso” del partito. Altro organismo importante è il Ministero per la sicurezza dello stato che si occupa di attività di spionaggio e

controspionaggio, affiancato da un think tank molto specializzato. Il Ministero del commercio si occupa della gestione di tutte le politiche

economiche. L’ufficio di collegamento internazionale del Partito comunista ha rivestito in passato un ruolo cruciale nelle relazioni con i vertici

comunisti internazionali. Con la scomparsa degli stati comunisti gran parte di queste funzioni sono state perse a favore di collegamenti con

partiti socialisti, socialdemocratici, liberal-progressisti. Ha un expertise di conoscenze soprattutto sugli ex paesi comunisti che possono essere

molto utili. L’agenzia di stampa svolge una funzione di raccordo delle informazioni.

d. Think tanks civili e militari che forniscono rapporti di intelligence a chi deve prendere decisioni. Alcuni ritengono che siano molto importanti

per le decisioni, per altri il loro ruolo va ridimensionato. Il peso di questi attori molto spesso dipende dalle relazioni (guanxi) personali che i capi

dei think tanks intrattengono con i funzionari di partito.

Trasformazioni del processo decisionale.

Il processo decisionale cinese è in generale molto centralizzato (vedi Politburo), soprattutto nel campo della politica estera. Tuttavia, a partire dal periodo delle

riforme (1978-oggi), che vede l’affermazione di Deng Xiaoping, si sono verificati alcuni processi importanti:

1) Professionalizzazione nell’ambito del processo decisionale: oggi la selezione dei funzionari non avviene più in base alla lealtà ideologica. Le persone

vengono selezionate attraverso esami molto rigidi e in base alle competenze. 11

2) Pluralismo istituzionale: proliferazione di organizzazioni, gruppi e individui nel processo decisionale che hanno una posta in gioco e anche capacità di

influenzare la politica estera. La macchina organizzativa e burocratica cinese è diventata molto più complessa, con conseguenti problemi di

coordinamento (es. difetti di comunicazione fra settore politico/militare).

3) Decentralizzazione: riguarda essenzialmente la politica economica estera (energetica, commerciale, finanza internazionale). Molte di queste decisioni

oggi non sono prese soltanto dal governo centrale, sono condizionate e stimolate anche da attori esterni, come le municipalità e le province: i leader

locali hanno una loro capacità di influenza anche in politica estera. Le imprese cinesi che operano in Africa si sono mosse con una certa autonomia nello

stringere le loro alleanze con leader abbastanza compromettenti. Molti dei leader provinciali sono rappresentati all’interno del Comitato centrale del

partito e hanno creato una coalizione politica fortissima, che in alcuni casi può vanificare l’immagine voluta dal governo di paese responsa

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
16 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Puntini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Rosa Paolo.