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Estratto del documento

Aumentarono gli uffici amministrativi e i funzionari pubblici, furono introdotte nuove leggi per regolare la

selezione del personale, l'orario di lavoro, la divisione del lavoro e il modus operandi dell'amministrazione. La

crescita della burocrazia determinò la perdita di potere dei monarchi che verso la fine del 18° secolo persero

il controllo diretto dello Stato. I primi obiettivi degli apparati burocratici furono: la precisa definizione dei

confini territoriali e l'avvio di censimenti per verificare le potenzialità fiscali dello Stato; gli stati assolutisti

aumentarono il livello di tassazione per mantenere le proprie corti, pagare i funzionari, e per dotarsi di

eserciti permanenti. In questo periodo, l'esercito e l'attività bellica subirono notevoli cambiamenti, la

diffusione della polvere da sparo rese la guerra più costosa, la cavalleria fu sostituita dalla fanteria e

dall'artiglieria, la possibilità di reclutare truppe fu riservata ai nascenti ministeri della guerra. Un ulteriore

novità dello Stato moderno fu l'istituzione della polizia, ad essa fu riservata la gestione delle prigioni che

all'inizio del 19° secolo divenne la forma più diffusa di punizione, in passato si preferiva comminare multe. La

specializzazione dello Stato portò ad una distinzione con la società, che cominciò a definirsi società civile.

5.5 Le forme dello stato moderno europeo Nell'800 l'affermazione dell'economia capitalista determinò il

tramonto della società dei ceti ma acutizzò la ripartizione della società in 2 classi sociali, la classe borghese

e quella operaia. La richiesta e il riconoscimento di mediare gli interessi, da parte della classe borghese,

produsse una nuova forma di Stato definita costituzionale dell'ottocento o stato di diritto, che si caratterizza

nella preminenza della legge, nella presenza di una pubblica amministrazione autonoma; nel riconoscimento

della proprietà privata, dei diritti di successione, dell'elettorato attivo e passivo, della libertà di parola, di

opinione e di associazione; nel bilanciamento tra potere esecutivo e potere legislativo. Per impedire il

sorgere di conflitti, il diritto internazionale elaborò il principio di effettività con cui si riconosceva la sovranità

di uno Stato su un territorio. In Europa il periodo di pace apparente tra le guerre napoleoniche e la prima

guerra mondiale, è riconducibile al trasferimento della competizione in altre aree del mondo, e all'interesse

della borghesia nell'agevolare il commercio e nell'evitare gli alti costi delle guerre, l'instabilità del sistema fu

confermata dalla prima guerra mondiale. In merito ai rapporti con la società, lo Stato non riuscì a garantire

l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ma favorì gli interessi della borghesia, nell'ottocento e nei primi

del novecento l'elettorato attivo e passivo era subordinato al possesso di determinati requisiti in base al

reddito e all'istruzione. Le condizioni di sfruttamento e di disagio dei lavoratori, spinsero il movimento operaio

e successivamente quello delle donne a dar vita a forme di rappresentanza per far valere anche i rispettivi

interessi. Il Parlamento divenne la sede di contrattazione degli interessi delle diverse classi sociali.

Max Weber suggeriva che la legittimità dello Stato moderno risiede nel fatto che le leggi sono state emesse

rispettando le regole stabilite. Per Schmitt si tratta di un criterio debole che si accentua in situazioni

conflittuali. Per assicurare stabilità sociale, lo Stato mobilitò il sistema culturale e quello scolastico per

rafforzare il sentimento di appartenenza al proprio paese. Questo processo portò alla trasformazione dello

stato di diritto in stato totalitario. Il fallimento dello stato totalitario, sancito dalla seconda guerra mondiale,

diede vita allo Stato Costituzionale che non si limitò a disegnare la forma di governo e a garantire i diritti dei

cittadini, ma fissò dei principi universali vigilati dalla Corte Costituzionale. Negli ultimi decenni del novecento,

il Parlamento divenne il luogo dello scontro tra gli interessi di governo e gli attori sociali coinvolti. La

pressione degli attori sociali ha indotto lo Stato a re distribuire la ricchezza in maniera più equa, infatti la

legittimazione dei governi dipende dalla capacità di massimizzare il rapporto tra entrate e servizi offerti.

Tuttavia dal 1960, gli stati costituzionali hanno affrontato: la nascita di nuovi movimenti che in alcuni casi

hanno manifestato il loro disagio in maniera violenta; l'incapacità di ridurre le disuguaglianze tra le classi

sociali e di eliminare le forme di povertà; l'incapacità di favorire le economie nazionali e lo sviluppo del

reddito, e il fenomeno della stagflazione.

5.6 Il declino dello stato nazionale Il contesto sociale degli anni 80 è caratterizzato dalla globalizzazione,

con questo termine intendiamo un processo di integrazione economica finalizzato: alla libera circolazione di

persone, beni e capitali, all'ampliamento delle opportunità di investimento, di produzione, di lavoro,

all'inasprimento della concorrenza nei settori più avanzati, all'aumento dell'interdipendenza tra operatori,

unità produttive e sistemi economici distanti geograficamente. Alcuni paesi sono usciti rafforzati, altri sono

usciti indeboliti. Il commercio internazionale e i mercati finanziari costituiscono i settori più coinvolti. In quasi

tutti possiamo rilevare la crescente influenza dei ministri dell'economia, delle Banche centrali e delle agenzie

specializzate nella regolazione del mercato. Alcuni attività di competenza dello Stato come l'assistenza

sociale, l'istruzione e la determinazione dell'affidabilità creditizia di imprese e paesi sono state affidate a

soggetti privati. Si ritiene che queste trasformazioni siano imputabili al potere del capitalismo globalizzato

che spingerebbe gli stati a convergere verso un modello di stato neo-liberale, caratterizzato da un basso

livello di tassazione, riduzione dell'intervento statale, e dei sistemi di welfare. Usa e GB possono essere

considerati i co-protagonisti del cambiamento. Elementi caratteristici dell'attuale periodo storico sono la

diffusione del terrorismo e l'aumento della criminalità organizzata, che hanno obbligato gli Stati a

incrementare gli apparati di polizia e di intelligence, tuttavia in molti paesi il problema dell'insicurezza si è

aggravato. Nonostante il crescente disprezzo nei confronti della burocrazia e del termine pubblico inteso

come sinonimo di inefficienza, sono aumentati gli apparati amministrativi. Il senso di distacco nei confronti

dello Stato è inoltre alimentato dalla riduzione dei servizi a favore dei cittadini, da un livello di tassazione

che continua a crescere per compensare la crescita della spesa pubblica, e da una forte domanda di

statualità che si è tradotta nella formazione di nuovi stati indipendenti.

5.7 Conclusioni

Il Governo è un'attività svolta da una persona o gruppo di persone che fanno leggi, lo Stato è una forma

istituzionale che l'attività di governo assume. Non può esistere società senza governo, mentre sono esistite

società senza Stato. Lo Stato è nato in Europa alla fine del medioevo grazie alla capacità di alcuni signori

territoriali di consolidare il proprio potere su un territorio. Alla creazione dello Stato è corrisposta la

formazione della società civile costituita da uomini liberi ed eguali, e da soggetti collettivi.

Lo Stato di diritto determinò una separazione tra sfera pubblica e privata per garantire l'autonomia dello

Stato che doveva perseguire l'interesse generale, e della società civile. Questa linea è stata turbata sia dalle

pressioni della società civile di imporre i propri interessi, che dall'intenzione dei totalitarismi del novecento di

garantirsi il controllo totale della società civile. Lo Stato costituzionale uscito dalla seconda guerra mondiale,

è sembrato capace, per circa 30 anni, di realizzare le promesse dello Stato di diritto grazie alla

predisposizione del Welfare State. A partire dagli anni 70 lo Stato ha dovuto fronteggiare una serie di

cambiamenti economici e culturali a causa della globalizzazione. In questo contesto gli Stati nazionali

europei hanno dovuto rinunciare a parte della propria sovranità, cedendola all'Unione Europea, alle regioni o

a organizzazioni transnazionali come il FMI. 6. Il Mercato

6.1 Premessa

In sociologia il termine mercato non può essere usato come sinonimo di economia, per Polanyi costituisce il

risultato di un consapevole intervento da parte del governo di imporre l'organizzazione di mercato alla

società. E' usato come sfera economica per indicare la relazione/distinzione con la sfera politica.

6.2 L'economia delle società primitive ed arcaiche

Per i primitivisti, rappresentati da Polanyi e Finley, l'economia delle società primitive è un'economia di

sussistenza, praticata da gruppi familiari per soddisfare i propri bisogni, con un commercio insignificante ed

attori economici che non agiscono in base alla massimizzazione del proprio interesse, ma per rafforzare lo

status sociale della propria famiglia o del clan.

Per i modernisti, rappresentati da Rostovtzeff, l'economia delle società primitive è un'economia ispirata alla

logica capitalista, sostenuta da una crescita significativa, dai mercati, dal commercio a lunga distanza, e

dalla presenza di attori razionali tesi a massimizzare i propri guadagni.

I contribuiti più recenti assumono una posizione intermedia rispetto alle due ideologie, valorizzandone alcuni

spunti confermati nelle scoperte archeologiche.

Le prime informazioni riguardano l'età del bronzo dal 3000 al 1000 a.c. e l'area geografica dell'Egeo

caratterizzate da un'economia basata sull'agricoltura, l'allevamento degli animali e sulla lavorazione dei

metalli. Il miglioramento delle tecniche agrarie portò ad un incremento della popolazione e alla creazione di

piccoli villaggi. Attorno al 2200-2000 a.c. in molto aree si registrò una riduzione della popolazione, mentre a

Creta si verificò una crescita dei villaggi e la formazione di città con capi stabili.

Intorno al 1600 a.c. in Grecia, Micene divenne il centro urbano più importante, i palazzi costituivano il

simbolo dell'economia, operavano in base al principio di redistribuzione che consisteva nel trasferimento di

beni e servizi verso il centro. Il lavoro obbligatorio veniva usato per coltivare le terre del re, per la costruzione

di strade, per il drenaggio di fiumi e per l'ingrandimento del porto. Parte delle derrate alimentari e dei

manufatti venivano usati in occasioni di feste.

Dal 12

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A.A. 2015-2016
39 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/03 Storia delle istituzioni politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prisonbreak85 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle Istituzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Sibilio Raffaele.