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Ciò che non varia è l'impossibilità di continuare come prima
La terminalità introduce un elemento di novità, un evento, che non consente di lasciare le cose come stanno. Le strategie di coping sono le modalità messe in atto dal morente e da chi gli sta intorno per prepararsi ad affrontare l'evento. Certamente non si adatta al malato terminale il sick role di Parsons, dal momento che esso è disegnato sulla malattia acuta e sulla possibilità di guarigione. Nell'epoca proto industriale il luogo prevalente del morire era la casa, nelle società tardo industriali diviene l'ospedale. In passato poi la morte era parte integrante della vita quotidiana, oggi è vista come limite della società tecnoscientifica e salutista, per questo considerata oscena e scandalosa. Il malato viene isolato nel contesto anestetizzato della morte ospedaliera, nascosto ad occhi indiscreti. La rimozione sociale della morte
coincide con la scomparsa di ogni ruolo sociale per il morente. Ad esso è riservata una morte sociale precoce che precede la morte biologica. Il lavoro di cura nella famiglia e nella comunità A causa del mal funzionamento delle strutture cosiddette totali in termini di disumanizzazione e spersonalizzazione del ricoverato, è emerso il nuovo concetto di community care per indicare un nuovo approccio alla salute centrato sulla comunità anziché sulle istituzioni totali. In queste strutture si ridefinisce in senso più comprensivo il concetto di cura inteso nel modo non più specialistico di terapia medica; prendono spazio quindi le attività di prevenzione, riabilitazione e assistenza, svolte per lo più da profani che basano il loro compito su legami di natura affettiva e non professionale e neutra. La community care è sia comunità come luogo fisico, sia rete di relazioni sociali significative. Il termine community care sifamily care o di community care dipende da diversi fattori, tra cui la disponibilità di risorse, il livello di supporto sociale e la capacità di gestire le esigenze di cura del malato. La home care si riferisce alla cura fornita all'interno dell'ambiente domestico, dove la famiglia si assume la responsabilità di prendersi cura del malato. La family care si estende oltre l'ambito domestico e coinvolge anche altri membri della famiglia o parenti stretti nel fornire assistenza e supporto al malato. La community care, invece, si riferisce alla cura fornita dalla comunità più ampia, come ad esempio i servizi sociali, le organizzazioni di volontariato o i gruppi di supporto. In questo caso, la cura è fornita da persone esterne alla famiglia, ma che sono comunque parte della comunità in cui il malato vive., come gruppi di supporto o associazioni di volontariato) o formali (come servizi sociali o strutture sanitarie). La community care implica quindi una rete di relazioni e supporto che si estende oltre i confini familiari e che coinvolge la comunità in cui si vive. Questo approccio si basa sull'idea che il benessere di un individuo dipenda non solo dalla cura fornita dalla famiglia, ma anche dalla disponibilità di risorse e servizi nella comunità. La community care promuove la partecipazione attiva dei membri della comunità nel prendersi cura degli altri e nel creare un ambiente di sostegno reciproco.come servizi, organizzazioni, associazioni, oppure formale come servizi fondati su di una logica burocratica del settore pubblico, sia servizi del settore privato fondati sulla logica del profitto). La loro attivazione non è spontanea come il primo tipo, ma deve avvenire ad opera di un attore sociale. Per il professionista sociale e sanitario è molto importante conoscere quale dei due tipi di rete sociale informale prevalga nel caso specifico di ciascun soggetto. Nel caso di reti del primo tipo, il problema principale sarà quello di riuscire a stabilire un dialogo positivo con il settore formale dei servizi sociali e sanitari. Nel caso di reti del secondo tipo, data la loro incapacità a fornire un sostegno adeguato e continuativo, sarà necessario attivare una rete secondaria informale e formale in grado di far da ponte con il settore formale dei servizi erogando quelle forme di sostegno alla persona che la rete informale da sola non garantisce. La reteLa secondaria informale o terzo settore (no profit) comprende tre tipologie:
- Il volontariato di servizio, quando le prestazioni vengono erogate in forma gratuita e non professionale a persone in stato di bisogno che non fanno parte del gruppo.
- Le organizzazioni di advocacy, che mirano ad esercitare un'azione di pressione da una parte sui pubblici poteri per tutelare gli interessi delle persone più deboli, dall'altra sull'opinione pubblica per sensibilizzare i cittadini nei confronti delle tematiche e dei problemi di cui si occupano con campagne pubblicitarie e formative.
- Infine, ci sono i gruppi di self-help, che si fondano su un rapporto di auto-mutuo aiuto tra i membri del gruppo che condividono un problema comune.
La sociologia cerca di comprendere i meccanismi e le modalità attraverso cui il sostegno fornito da tali reti riesce a influenzare positivamente lo stato di salute-malattia della persona. Un punto fermo è l'esistenza di una correlazione tra reti.
il concetto di primary care ha portato a una maggiore attenzione verso il territorio come luogo privilegiato per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie. La primary care si basa su un approccio olistico alla salute, che considera non solo la cura delle malattie, ma anche la promozione del benessere e la prevenzione delle patologie. Nel settore formale delle cure, le cure primarie sono il punto di accesso principale al sistema sanitario. Queste cure sono fornite da medici di famiglia o generalisti, che si occupano di gestire la salute generale dei pazienti, fornendo cure preventive, diagnosticando e trattando le malattie comuni, e indirizzando i pazienti verso specialisti quando necessario. Nel settore informale delle cure, ci sono diverse forme di cura che si svolgono al di fuori del sistema sanitario formale. La self care comprende l'uso di rimedi popolari, convenzionali e non convenzionali, come l'automedicazione e l'uso di terapie alternative. La home care si riferisce alla cura fornita da caregiver familiari, che si occupano di assistere i propri familiari malati o anziani a domicilio. La community care si basa sulle reti sociali primarie di vicinato e sulle reti secondarie di volontariato di servizio, come i gruppi di self-help e le organizzazioni di advocacy, che forniscono supporto e assistenza ai membri della comunità. In conclusione, il concetto di primary care ha portato a una maggiore attenzione verso il territorio come luogo privilegiato per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie. Le cure primarie sono il punto di accesso principale al sistema sanitario formale, mentre nel settore informale delle cure ci sono diverse forme di cura che si svolgono al di fuori del sistema sanitario formale, come la self care, la home care e la community care.Oggi è l'ospedale che comincia a configurarsi come una forma di assistenza extraterritoriale di secondo (ospedali generali) o terzo livello (centri specializzati e di riabilitazione) riservata alle patologie acute o che necessitano cure particolari. L'organizzazione in grado di gestire le cure primarie nell'ottica del continuum assistenziale indicato sul territorio è il distretto che rappresenta nell'organizzazione del servizio sanitario nazionale l'articolazione territoriale più vicina alle comunità locali delle ASL. Il distretto costituisce la sede privilegiata per la programmazione delle attività territoriali delle ASL mediante il programma delle attività territoriali. La funzione principale del distretto è quella di governare la domanda di salute della popolazione del suo territorio garantendo i servizi sanitari di assistenza primaria e l'accesso ad una rete integrata di servizi sociali e sanitari anche.
mediante la realizzazione di uno sportello unico di accesso. Le cure primarie rappresentano il focus principale dell'attività distrettuale e dovrebbero essere erogate nell'ambito di un dipartimento di cure primarie che ricomprenda: i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, la guardia medica. Oltre ai dipartimenti di cure primarie, un distretto include il servizio sociale, per le tossicodipendenze e le articolazioni territoriali dei dipartimenti di salute mentale e di prevenzione dell'ASL. L'ospedale come organizzazione complessa Prima di costituire un luogo tipicamente deputato all'erogazione di cure ad elevata specializzazione su specifiche aree cliniche, l'ospedale non era altro che un generico contenitore della più disparata umanità. Almeno fino al XVI secolo il servizio assistenziale è affidato a religiosi. Nel XVIII secolo invece l'ospedale inizia a studiare, classificare e curare le malattie, dando vita.all'ospedale moderno che si costituisce quale ambito privilegiato della specializzazione e della tecnica clinica per la gestione del corpo e la sua cura. Ordine e disciplina anche a livello organizzativo ne costituiscono i principali connotati. Nell'ospedale assimilato a pionieristico dispositivo di protezione civile, il sapere medico si impone nella definizione delle modalità più idonee a fronteggiare numerosi problemi pubblici fino a contrassegnare come malattia ogni atto socialmente condannabile. La struttura assume i tratti di una istituzione sociale totale caratterizzata da logiche di isolamento e dispersonalizzazione; la natura sempre più scientifica della medicina ha poi sviato l'attenzione del medico dalla situazione complessiva, sociale e psicologica del paziente. Quello psichiatrico è l'emblematico esempio di un ospedale fondato sulla sostanziale inscindibilità dell'infelice binomio cura-custodia, qui è il luogo.a sostituirsi alla cura, vanificando ogni possibilità per operatori e pazienti, di stringere significative alleanze. L’ospedale non è unico collettore della domanda di salute, altre forme di sapere altre pratiche altri servizi concorrono alla dissoluzione di un modello ospedaliero istituzionale e totalizzante; emergono setting assistenziali alternativi alla concentrazione ospedaliera di prestazioni specialistiche diagnostico-curative; a garanzia di un’equa distribuzione delle prestazioni e della diffusione di centri di erogazione, è il territorio a costituirsi quale ambito privilegiato di governo socio-sanitario dei processi assistenziali. L’evoluzione dell’assistenza verso forme territoriali di continuità terapeutico-riabilitativa evidenzia ulteriormente come l’ospedale non possa costituire, di per sé, l’unico tra i sistemi d’azione riferiti alla malattia. Se davvero il sistema delle cure appartiene ad
Un'intera comunità sociale e deve relazionarsi agli altri grandi sistemi societari, logico corollario di tale acquisizione è il fatto che attraverso connessioni multiple, l'ospedale debba perseguire l'obiettivo di realizzare processi inter settori.