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ESTERNALIZZAZIONE

BASSA ELEVATA

Impresa verticalmente

integrata: internalizzazione

pressochè totale (fabbriche

DISPERSIONE grandi), e una concentrazione Distretti industriali italiani

territoriale all'interno del paese.

Impresa giapponese: conta

forme più soft di collaborazione

Off-shoring (stay/leave) Reti globali della produzione

(impresa globale) rappresentano

il modello vincente.

Le scelte di una singola impresa sono due:

buy/make (che consiste nell' esternalizzare);

stay/leave: nel nuovo contesto economico globale ci sono sempre più imprese che decidono di

andarsene perché si sentono che non potrebbero far fronte alla forte competizione.

Nel corso del tempo però ci si accorse che ci poteva essere un'alternativa migliore per ridurre i rischi

dell'esternalizzazione cioè quello legato all'instabilità ovvero:

one best way: scelta che non privilegia la gerarchia, ma la razionalità, non personale e soggettiva,

ma sistematica del mercato.

Perché dovermmo aspettarci una convergenza, o una divergenza, o addirittura una polarizzazione?

Perché esternalizzare? Perché andarsene?

In base a queste domande sono state formulate diverse teorie:

Teoria della convergenza: ha fondamenti essenzialmente economici e sostiene l'aspettativa

• di una convergenza ad un unico modello e alla best way. Questa si fonda sulla centralità del

mercato, considerato come uno strumento di coordinamento dell'attività economica, garante

di determinati esiti. Essa afferma che la razionalità del mercato permette automaticamente

che le soluzioni siano ottime. Con l'avvento delle globalizzazione, cambia il fatto che se prima

esistevano mercati diversi che differenziavano gli ambienti economici con scelte organizzative

diverse, quando il mercato divenne unico si ebbe una convergenza economica dei prezzi, con

stimoli che si incentivano su tutti, stessi problemi da risolvere per gli operatori economici, e

infine stesse soluzioni (tecnologie accessibili, meccanismi di selezione, imitazione e

apprendimento che permettono di affermare modalità ottime).

Teoria della varietà dei capitalismi: questa teoria ha una matrice istituzionale che fa

• riferimento a delle regole (formali o informali) che facilitano il coordinamento tra gli

operatori e attribuiscono vantaggi comparati diversi a diversi paesi. Questa identifica delle

aree che considera centrali per distinguere i tipi di capitalismi:

sistema finanziario

➢ rapporti di lavoro, relazioni interne con il sindacato o direttamente con il lavoratore

➢ sistema educativo

➢ sistema della ricerca

➢ Secondo quest'analisi quindi, esistono due tipi ideali di capitalismo:

1. economie liberali: in questo tipo di capitalismo il controllo dell'impresa avviene attraverso la

borsa, capitale di rischio che mette al centro gli azionisti e quindi il sistema delle imprese è

considerato un filtro per aumentare il valore delle azioni (share-holders value). Questo

sistema orienta l'orizzonte del management verso il breve periodo. Per quanto riguarda i

rapporti di lavoro, questo, non ha stabilità,e le imprese reperiscono le persone che vogliono

attraverso il mat del lavoro. I rapporti sindacali invece sono deboli e spesso antagoniste.

Queste economie trovano la loro espressione paradigmatica negli Usa, Uk, Australia e

Nuova Zelanda (ecco perchè vengono chiamate economie anglosassone)

2. Economie coordinate di mercati: questo tipo di capitalismo prevede invece che il controllo

dell'impresa avvenga tramite le banche (stake-holders value). Qui contano più i legami

diretti, perciò la selezione degli azionisti viene effettuata da parte dei manager. Questo

sistema si fonda su relazioni stabili, su azioni di investimento che possono dare risultati nel

lungo periodo. Per quanto riguarda invece la corporate governance, questa, è orientata ad

azionariati stabili di controllo, il suo obbiettivo è quello di aumentare il valore, l'interesse, di

far funzionare l'impresa. Questo tipo di economie si caratterizzano dall'esistenza di forme più

o meno formalizzate che sostengono la collaborazione, impiego a vita, identità, cultura,

reazioni sindacali più forti, e nel sistema educativo contano più le formazioni specifiche.

Queste trovano la loro espressione paradigmatica in Giappone e in Germania (modello

Nippo-Renano).

Esistono quindi all'interno del sistema capitalista diverse modalità di organizzazione, economie che

forniscono vincoli, opportunità e risorse diverse, e quindi presentano vantaggi comparati.

Possiamo dire che le sfide sono le stesse, ma in realtà le risorse sono diverse, e quindi le imprese

metteranno a frutto quello che gli riuscirà meglio.

Possiamo giungere alla conclusione che ci si può aspettare che rispondendo in maniera differenziata,

ci sia una polarizzazione, cioè che le economie liberali diventeranno sempre più liberali, e quelle

coordinate sempre più coordinate potenziando quindi i loro vantaggi competitivi.

Queste due teorie segnalano due aspetti importanti:

il mercato

• differenze dei sistemi istituzionali. Pur in tendenza di un modello unico, le scelte sono diverse

• e quindi c'è una divergenza (le economie si specializzano sempre più a fare le cose che sanno

fare meglio).

una prospettiva macro: nel caso dell'impresa globale vedono il sistema economico come un

• tutt'uno, mentre nel caso della varietà dei capitalismi, il livello nazionale è visto come un

tutt'uno.

Teoria dell'eredità dinamica: secondo questa teoria, gli attori scelgono sulla base di una serie di

risorse disponibili (rientrano anche le istituzioni), all'innovazione (cioè cogliendo opportunità),

all'esperienza (path dependence, in pratica una volta presa una strada diventa sempre più difficile e

costoso prenderne un'altra) legata ad aspetti di apprendimento, coordinamento e investimento difficili

da cambiare una volta appresi e memorizzati, e quindi questa può dare risorse ma anche altrettanto

vincoli. L'eredità quindi è d'impresa perchè rappresentata dall'esperienza e nazionale, perché

rappresentata dalle risorse come le istituzioni ed è dinamica perché le imprese hanno possibilità di

cogliere sempre nuove opportunità.

L'elemento debole di questa teoria è che rischia di dare una spiegazione ad hoc delle imprese.

Ma perché esistono le imprese? Perché esistono le imprese anche se il mercato viene considerato uno

strumento efficiente? Come mai il mercato viene sostituito dalle imprese se è così efficiente?

La risposta consiste dal fatto che siccome utilizzare il mercato costa, questo viene sostituito da

un'altra forma di coordinamento, cioè la gerarchia. I costi del mercato sono quelli di transazione, e

comprendono quelli di

ricerca

• di valutazione dell'oggetto di scambio,

• garanzia di applicazione del mercato

• costi di contrattazione.

Siccome il mercato non è fonte particolare di incertezza, esiste un incentivo ad internalizzare le fasi

produttive, perché questo consente di risparmiare.

Perché non esiste solo un impresa? Se la gerarchia è superiore al mercato come mai non c'è un'unica

impresa?

Questo perché anche la gerarchia ha dei costi legati all'autorità, e riguardano quelli di

coordinamento, alla razionalità, e al problema di controllo (perché anche nelle relazioni

gerarchiche c'è opportunismo, come nelle transazioni del mercato.

Ciò porta livelli di burocratizzazione crescenti e crea quindi un sistema rigido e burocratico, che però

può essere ridotto da aspetti di fiducia e cultura.

Integrare o esternalizzare le fasi di processo produttivo?

La produzione può essere scomposta in diverse fasi dal punto di vista astratto:

Processo d'innovazione ingegnerizzazione

Ideazione di un prototipo Produzione logistica

vendita

Servizi pos-vendita

In un impresa verticalmente integrata queste fasi sono organizzate in maniera integrata, nel senso che

non è facile suddividerle, sono internalizzate, perché si pensa che questo possa portare ad una serie

di benefici di efficienza.

L'idea che si è affermata negli ultimi 20 anni, riguarda la modularizzazione che fin ad ora si riferisce

alla produzione, nel senso che le fasi diventano dei moduli, dei segmenti autonomi che possono

essere autonomamente oggetto di business, cioè aree di attività per potenziali imprese.

In maniera collegata alla modularizzazione delle fasi del processo produttivo, c'è la

modularizzazione dei prodotti, che vuol dire che il prodotto viene scomposto in altri elementi che

possono essere assemblati ed essere oggetto di vendita, in pratica ci sono alcuni componenti del

prodotto che possono diventare oggetto specifico di produzione di alcuni operatori economici.

La modularizzazione inoltre, consente di produrre dei global production network, e anche di

mettere moduli produttivi in altre parti del mondo collegandole in reti (causa di dispersione

territoriale), facendo in modo di ridurre i costi di transazione.

Inoltre in un ambiente in cui i costi di gerarchia aumentano, la digitalizzazione (utilizzo del

computer nel processo produttivo) consente di risolvere una serie di problemi relativi al

coordinamento, in modo tale che tutte quelle conoscenze che rimanevano implicite, diventano

qualcosa di trasferibile, cioè consente di rendere le conoscenze tacite in esplicite, rendendole quindi

meno rilevanti.

In un mondo modulare in cui ci sono imprese che vendono componenti dei prodotti, si ha un

aumento della concorrenza e anche della capacità d'innovazione, che comporta un rafforzamento dell'

esternalizzazione; questo perché le imprese integrate si trovano a competere con imprese che si

specializzano in moduli, e quindi se queste vogliono restare integrate, devono essere brave almeno

quanto quelle specializzate.

Con la modularizzazione inoltre, la produzione diventa una funzione che può essere esternalizzata,

diventa in pratica una merce (commodity) che può essere acquistata sul mercato (un esempio l' IBM

che è stata per anni un' impresa che produceva computer, ha deciso poi di non produrre più

computer, ma a vendere la sua produzione di computer ad altri, concentrandosi sugli aspetti periferici

del computer).

A questo proposito ci sono tre termini:

O : original equipment manufacturer, che sono quelle imprese che affittano la propria capacità

EM

produttiva;

O : original design manufacturer, sono quelle imprese che oltre ad affittare la propria capacità

DM

p

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
13 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Musyca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia politica ed economia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Pedersini Roberto.