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Il progresso scientifico ha provocato un cambiamento continuo della società a livello
tecnologico. Rivoluzione culturale.
• la rivoluzione industriale: 1700 in Inghilterra. Prima di essa la produzione era artigianale:
affidata agli artigiani che vivevano nelle città medievali, spesso organizzati in corporazioni. I
prodotti poi venivano esportati.
Con la rivoluzione industriale questo approccio produttivo passa in secondo piano: si
afferma il modello della fabbrica. La rivoluzione industriale riguarda l’applicazione delle
scienze alla produzione. Si sviluppano le macchine, con esse si comprende che si può
aumentare la produttività. Anche se ciò portò a grandi costi sociali (condizioni terribili + il
lavoratore a differenza dell’artigiano non possiede ciò che produce e dei mezzi utilizzati). La
prima industria a svilupparsi fu quella tessile > enormi profitti per l’Inghilterra. Dopo di essa
altri paesi inizieranno a svilupparsi industrialmente. Questa rivoluzione coinvolge anche le
masse: trasforma la società (nascono nuove città vicino alle industrie, nasce una nuova
classe sociale cioè quella operaia = lavoratori salariati…). La rivoluzione industriale ha portato
anche al colonialismo. Prima della rivoluzione inglese, l’India era la più grande produttrice tessile del
mondo > l’Inghilterra ne distrugge l’apparato manifatturiero, facendolo diventare produttore di cotone
(che serviva all’Inghilterra per la sua industria tessile). A un certo punto l’India non basterà più; si
decide di utilizzare le Americhe - oramai raggiunte anche dagli altri paesi europei - per coltivare
cotone. Mancando la manodopera si decide di cercarla in africa: nascita dello schiavismo
(manodopera a basso costo e quindi produzione a basso costo). Si forma un triangolo: Europa
produce - Africa fornisce forza lavoro - Americhe fornisce la terra dove lavora la manodopera. Questo
permette alle potenze europea (prima Inghilterra, Spagna e Portogallo poi anche le altre) di affermare
la propria supremazia sul resto del mondo e di colonizzare l’intero pianeta fino ad arrivare nell’800 alla
Cina.
La Cina era all’epoca una grandissima produttrice di porcellane, seta… persino del te (che diventa
molto importante per gli europei in quanto eccitante: permetteva di stare al passo con i nuovi ritmi
della società). L’Inghilterra in cambio di questi prodotti decide di dare loro oppio: il consumo di questa
droga uccise moltissimi cinesi. Il governo cinese decise quindi di vietare l’importo di oppio, ma gli
inglesi risposero occupando i porti cinesi e imponendo l’importazione dell’oppio. Secolo che portò alla
devastazione della Cina = secolo dell’umiliazione.
> il successo dell'Europa in realtà è molto più complesso e passò tramite l’uso della violenza.
Rivoluzione di tipo economico poiché cambia il modo di produrre. Condizioni terribili dei
lavoratori, tuttavia l’Inghilterra in questo periodo ha un aumento demografico esponenziale. Il
numero in politica è potenza. Questa rivoluzione è l’origine della forza britannica.
Lo scontro tra Inghilterra e Francia è l’inizio della rivoluzione francese. Il regno francese
nonostante fosse potente, aveva finanziato troppo i coloni americani che stavano andando
contro l’Inghilterra. Ciò aveva indebolito finanziariamente la Francia. Crisi e depressione
economica che porta alla rivoluzione francese.
• la rivoluzione francese: all’epoca vi erano monarchia assolute in cui governava un sovrano
che si riteneva essere legittimato direttamente da Dio. Con la rivoluzione cambia il principio:
la sovranità non viene dall’alto, ma dalla nazione. Rivoluzione politica: cambia il regime
politico in Francia.
La rivoluzione attraversa fase violentissime: periodo del terrore. Gli aristocratici tentano di
limitare il potere del popolo, vogliono mantenere i propri diritti. I rivoluzionari quindi diventano
estremamente duri: iniziano ad uccidere i nobili con la ghigliottina. Eliminazione di un'intera
classe politica in modo da non poter più tornare indietro. 7
Queste tre rivoluzioni costituiscono la transizione nella modernità. La sociologia è figlia della
modernità: studia la società sotto queste mutate condizioni e studia anche il cambiamento
continuo dovuto alle tre rivoluzioni.
La sociologia è figlia del mutamento, che mette in discussione equilibri consolidati e dati per
scontati. Nasce per questo l’esigenza di un nuovo sapere che permetta di interpretare il
cambiamento. Essa tiene insieme le dimensioni culturali, economiche e politiche.
4 - La sociologia classica e il problema dell’ordine sociale
In una società che cambia continuamente si è costantemente davanti alla sfida di trovare un
equilibrio (≠ società medievale che rimase immutata per secoli).
La sociologia delle origini nasce con questa esigenza: la società moderna, per il suo
cambiamento, è estremamente pericolosa. La sociologia delle origini (nata in Francia) quindi
riflette su come mantenere un ordine sociale. Si ha la consapevolezza che:
- l’ordine della società non è di origine divina o naturale (non viene dall’alto), ma è
definito dagli uomini stessi.
- la società cambia, non esiste un ordine immutabile e la tradizione non può più essere
una guida
Bisogna quindi inventare un sapere nuovo, usando le basi scientifiche, per costruire una
società che sappia evolversi senza perdere l’equilibrio > prendere del cambiamento la parte
migliore: il progresso e evitare l’instabilità.
Per capire come si è sviluppata la prima teoria della società, sviluppata dai sociologi delle
origini, è necessario riprendere due importanti teorie di altre scienze sociali. Infatti, erano
state fornite due soluzioni a questo problema da pensatori considerati rispettivamente i padri
fondatori della scienza politica e dell’economia.
1. La teoria del Leviatano di Hobbes
2. La teoria della mano invisibile di Adam Smith
4.1 Il Leviatano: lo Stato come fonte dell’ordine sociale
Hobbes viveva nell’Inghilterra del 500 in un periodo di grande instabilità politica (famiglie
inglesi si uccidevano per conquistare la corona): non si riusciva a arrivare ad un equilibrio
politico, c’erano moltissime fazioni. Hobbes si domanda come risolvere ciò: è necessaria
un’istituzione superiore a tutte le altre che riesca ad imporsi sulle altre.
Hobbes individua la fonte dell’ordine nello Stato, concepito come un’autorità
superiore che dispone del monopolio della forza (organizzazione militarmente più
potente di tutte le altre forze che vi potevano essere in una nazione: all’epoca vi erano
differenti eserciti che facevano capo alle differenti famiglie nobiliari).
Esso è l’unico legittimato ad usare la forza. Lo stato è l’istituzione che si arroga il diritto di
essere l’unica a esercitare la violenza e la forza. Attraverso la coercizione, lo Stato impone a
agli individui l’obbedienza: no guerra continua interna. Per spiegare ciò egli utilizza la figura
mitica del Leviatano, che incute terrore e immobilizza gli altri nell’agire.
Secondo Hobbes infatti l’uomo ha una natura egoista e violenta: per raggiungere i propri
obbiettivi l’uomo è disposto a tutto, anche ad utilizzare la violenza contro il prossimo. =
antropologia negativa: concezione negativa dell’essere umano.
È necessaria un’organizzazione senza rivali che elimini quella condizione di homo homini
lupus. Gli uomini consapevoli della loro natura (essendo oltre a violenti anche razionali)
stringono un patto di soggezione nei confronti dello Stato per evitare un conflitto permanente
che porterebbe svantaggio ad ognuno. Ci potrà infatti essere sempre qualcuno superiore o
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che riesce a cogliere l’altro alla sprovvista. Pur di far terminare una condizione di caos totale
si accettano condizioni dure.
4.2 La mano invisibile: il mercato come fonte dell’ordine sociale
Adam Smith vede un connettivo sociale fondamentale nello scambio economico e
nell’istituzione che lo regola: il mercato. L’ordine sociale non si genera nello Stato, ma
nell’istituzione del mercato.
Anche per Smith gli individui sono di natura egoista in quanto perseguono il proprio specifico
interesse, tuttavia non necessariamente devono essere di natura violenta.
Il mercato garantisce l’ordine in quanto permette agli individui di scambiarsi cose con
reciproco vantaggio, garantendo così la soddisfazione di ognuno e un’utilità sociale
complessiva. Il mercato permette di raggiungere il proprio utile ma in una condizione pacifica
e in maniera reciproca. La soddisfazione di ogni individuo a sua volta produce ordine
sociale.
Qual è la differenza tra le due soluzioni?
Una impone l’ordine con la coercizione, l’altra con lo scambio reciproco.
- la teoria di Adam Smith genera disuguaglianze, tuttavia ognuno può soddisfare i
propri bisogni attraverso la produzione (migliora la condizione materiale di tutti). Il
mercato fa di tutto per avere differenza di identità poiché questo porta più
innovazione.
- il limite di Hobbes invece è la conformità: le persone non possono esprimersi
liberamente se non mettendo a rischio la propria incolumità. Non c’è innovazione
poiché non c’è libertà.
Il mercato riesce a conciliare progresso materiale/produttivo e ordine.
4.3 La risposta sociologica al problema dell’ordine sociale
Le risposte fornite dalla riflessione precedente indicavano rispettivamente Stato e Mercato
come fonti dell’ordine sociale.
I sociologi ottocenteschi ritengono queste risposte insoddisfacenti e parziali e ne forniscono
una nuova, ispirandosi alla biologia: l’ordine sociale è prodotto dalla società stessa che si
autoregola in quanto organismo.
> soluzione organicistica: la società è concepita come un essere vivente o organismo.
La metafora dell’organismo consente di integrare le risposte fornite dalle altre scienze sociali
in un modello più generale:
- sistema nervoso (controllo e coordinamento centralizzato – analogia con lo Stato) ma
anche
- cooperazione e lo scambio tra gli organi, ognuno dei quali svolge una funzione
specializzata (analogia con il Mercato)
L’organismo è fatto di tante parti tutte utili; allo stesso modo nella società non è necessario
identificare una istituzione fondamentale: si hanno tante parti che svolgono funzioni
specifiche e tutte utili e fondamentali (istituzioni educative, sanitarie…). Bisogna concentrare
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