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GUERRY:
Nell'opera di Guerry è già formulata l'idea che definisce sia lo statuto epistemologico sia gli
obiettivi della nuova disciplina ossia la legittimità dell'impiego del PRINCIPIO DI CAUSALITÀ
nell'analisi dei fatti sociali.
Lo statuto espistemologico e gli obiettivi della disciplina coincidono con l'impiego del nesso
eziologico, il principio metodologico che guarda a causa-effetto.
Comportamenti umani che vanno studiati secondo il nesso causa-effetto.
Guerry: “La maggior parte dei fatti dell'ordine morale considerati nei gruppi e non negli individui
sono determinati da cause regolari le cui variazioni sono racchiuse entro limiti modesti e dunque
possono esser sottoposti, come quelli dell'ordine materiale, all'osservazione diretta e quantitativa”.
Quindi → Cause regolari, variazioni modeste e osservazione come quella dei fenomeni naturali,
diretta e quantitativa. 09/04/2015
GUERRY:
Con la statistica morale si da uno sguardo ampio sulla devianza nel senso che per questi studiosi le
condotte devianti non sono solo quelle che trasgrediscono le norme del diritto penale, ma quelle
relative ai disturbi mentali, disordini familiari, divorzio, alcolismo e altre condotte in genere,
all'interno di un grande contenitore.
Dopo il 1830 compaiono le prime opere di Guerry, francese e Quetelet, belga.
Con le opere di queste due autori si sancisce la nascita ufficiale della statistica morale.
IL SUICIDIO → Per quanto riguarda in particolare il SUICIDIO, Guerry pensa che la statistica
morale debba occuparsene in quanto il suicidio è un indicatore del LIVELLO MORALE DI UNA
NAZIONE.
Secondo Guerry anche se ormai è depenalizzato, il suicidio rimane un fatto grave e pertanto
meritevole di considerazione al pari dell'omicidio e degli altri comportamenti devianti.
In rapporto all'omicidio Guerry ritiene di individuare una REGOLARITÀ STATISTICA, sulla
quale poi continueranno ad interrogarsi, negli anni a venire, i criminologi positivisti, studiosi
afferenti alla scuola positiva criminologica, che eredita l'approccio dalla scuola statistica morale e
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poi Durkheim e i suoi continuatori.
Queste teorie influenzeranno la scuola funzionalista di Durkheim.
In Francia, dall'analisi dei dati francesi, sembrerebbe emergere che nei dipartimenti in cui è più
elevato il tasso dei suicidi sia più basso quello degli omicidi e viceversa.
Guerry costruisce una sorta di rudimentale TEORIA DELLA AGGRESSIVITA', che nota nei dati
che dove il tasso dei suicidi è più alto quello degli omicidi è più basso e viceversa.
A seconda del contesto sociale e del livello di moralità complessiva, l'aggressività troverebbe
sfogo nell'uccisione propria (suicidio) o di altri (omicidio).
Inversione tra tasso di omicidi e quello di suicidi.
Secondo questa rudimentale teoria dell'aggressività vi è la tendenza o a introiettare l'aggressività
(suicidio) oppure a rivolgerla all'esterno di se stessi, nei confronti degli altri (omicidio).
Si tratta di una teoria che influenzerà anche Durkheim che scrive: “Laddove è molto sviluppato il
suicidio si crea una specie di immunità contro l'omicidio e viceversa”.
Allora iniziano gli studi di intellettuali italiani che iniziano a dire che nel Nord Italia l'aggressività
tende ad essere introiettata, con quindi una risposta suicida, con un alto tasso di suicidi al Nord e
invece al Sud al contrario vi è un alto tasso di omicidi, e in particolare in Calabria il tasso dei suicidi
era bassissimo, era il più basso.
Dati generali del 2000 sul suicidio → Hanno un tasso molto basso di suicidio i Paesi a maggioranza
musulmana del Nord-Africa, Egitto, Iran, Siria, Kuwait, Armenia, un tasso basso nell'Europa
Mediterranea, fra cui l'Italia e nei Paesi dell'America Latina, un tasso medio basso in Germania,
Olanda, Svezia, USA, Canada, Australia, India, un tasso alto Belgio, Austria, Francia, Danimarca,
Finlandia, Giappone, Sri Lanka, tasso molto alto in Slovenia, Ungheria, Russia e Paesi dell'ex
URSS.
Anche in Italia i suicidi sono in aumento, e anche in Calabria ormai.
La Liguria è una delle regioni più suicidarie, in quanto ha la stessa media dei Paesi del Nord
Europa.
QUETELET
Con Quetelet, studioso belga, si rafforza innanzitutto l'orientamento per una considerazione unitaria
di tutte le condotte devianti. Questi studiosi hanno attenzione per l'insieme delle condotte degli atti
trasgressivi.
Anche il suicidio, l'alcolismo, i divorzi così come l'omicidio, il furto, tendono a evidenziare tassi
precisi e relativamente costanti in ogni Paese.
Non solo per le condotte trasgressive di norme penali, ma anche per tutte le altre condotte di
divorzi, omicidi, alcolismo ecc.
Quindi per Quetelet ciò dimostra che l'individuo agisce sotto l'influenza di cause determinate e
poste al di fuori del suo libero arbitrio.
Le concezioni della statistica morale si affermano erodendo quelle teoria classica del '700, quelle
dell'oggettivismo penale.
Secondo gli autori della teoria classica invece l'individuo è dotato di libero arbitrio, è razionale, è
calcolatore, tende a rifuggire il dolore (Bentham) e invece gli statistici morali iniziano a dire
l'opposto pensando che l'individuo sia invece influenzato da cause determinate e poste al di fuori del
suo libero arbitrio, e in più i comportamenti si possono studiare, ci sono regolarità statistiche, tassi
precisi.
Su questo punto sono ancora più privilegiati rispetto a Guerry, i fattori fisico-cosmici, ovvero l'età,
le stagioni, il clima.
Per Guerry dove la moralità complessiva è più alta la tendenza è l'introiezione della aggressività,
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dove la moralità complessiva è più bassa la tendenza è a portare fuori l'aggressività, quindi
indirizzarla agli altri con l'omicidio.
A questa rudimentale teoria dell'aggressività di Guerry, Quetelet sostituisce la LEGGE TERMICA
DELLA DELINQUENZA, in quanto Quetelet privilegia gli aspetti fisico-cosmici, ossia l'influenza
dei climi, dell'età, delle stagioni e quindi con i climi caldi omicidio, con i climi freddi suicidio.
In Quetelet si precisa poi l'obiettivo pratico di questo tipo di indagini.
Qual è l'obiettivo di queste indagini, di questa misurazione statistica dell'immoralità di un Paese?
Secondo questi studiosi la misurazione statistica dell'immoralità consente di giudicare la bontà
dell'organizzazione sociale, si individuano le cause dei comportamenti devianti e quindi si possono
fornire al legislatore indicazioni sui possibili correttivi.
Nasce l'idea che se possiamo trovare le cause della devianza allora possiamo trovare anche dei
correttivi.
In questo programma di ricerca sono anticipate le formulazioni proprie della criminologia
positivistica → ricerca sulle cause della devianza, misurazione statistica dell'immoralità, ideologia
della difesa sociale (perché cerchiamo questi correttivi? Perché vogliamo un livello di moralità
complessivo più ampio, per sanare la ferita fatta alla coscienza collettiva, allo spirito pubblico di
Durkheim).
È importante l'approccio eziologico causa-effetto, cercare le cause della devianza per formulare dei
correttivi.
L'obiettivo pratico cioè è di poter poi AGIRE sul comportamento deviante.
Nasce l'idea che si possa far qualcosa e quindi siamo agli albori dell'ideologia del trattamento.
Da una parte Quetelet anticipa Durkheim soprattutto tramite l'idea espressa in una sua nota frase (di
Quetelet): “La società contiene in se stessa i germi di tutti i futuri delitti” ovvero l'idea che la
patologia sociale sia in parte ineliminabile dalla società.
Da una parte questa idea di patologia sociale in parte eliminabile dalla società, e dall'altra
l'importanza dell'azione sociale terapeutica, l'idea del correttivo, del trattamento, che poi anticiperà
la sociologia dei social problems.
ETIENNE ESQUIROL
È un alienista di quei tempi, è una figura importantissima e allievo di Pinel, psichiatra francese.
Con Esquirol si aprono nuove prospettive all'analisi comparata delle condotte autolesive, quali il
suicidio, destinate ad avere fortune altrettanto cospicue nei raffronti con i fenomeni criminali.
Con Esquirol quindi si ha una prospettiva comparatistica approfondita per quel che riguarda le
condotte autolesive.
Per questo medico francese le condotte autolesive esprimono un DISTURBO DELLA
PERSONALITÀ, la morte volontaria per Esquirol è un sintomo dell'alienazione mentale,
cosicché di conseguenza è alle cure e agli interventi più idonei per ciascuna varietà di follia che
occorrerebbe far ricorso per il trattamento degli individui che manifestino tendenze autodistruttive,
condotte autolesive.
Per questi autori chi rinuncia al vincolo sociale (idea che permane anche per Durkheim) esprime un
disturbo, perché questi autori hanno sempre l'idea dell'ordine e società coesa.
Per Esquirol queste condotte autolesive sono sintomo di un disturbo della personalità,
dell'alienazione mentale.
Vari rilievi condurrebbero, a suo dire, a queste conclusioni.
I fenomeni che accompagnano, fanno seguito al suicidio, o alla follia sono simili a quelli delle
malattie mentali, la maggior parte dei suicidi appartiene a famiglie in cui si sono verificati casi di
alienazione mentale, disturbi della personalità.
Le stagioni e l'età sembrano avere la stessa influenza sul verificarsi dei suicidi e sulle prime
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manifestazioni di follia.
Si intravede il legame tra suicidio e depressione.
Esquirol è noto anche per essersi occupato delle EPIDEMIE DI SUICIDI, che parrebbero colpire
in determinati periodi alcune Nazioni o alcune Città, si è occupato di quello che oggi chiamiamo
“L'effetto Werther”, dal romanzo di Goethe “I dolori del giovane Werther”.
È un fenomeno sociologico per cui si parla di “Effetto Werther” quando ci sono queste correnti
suicidarie che fanno seguito a un suicidio, l'idea di scatenare un fenomeno a catena, come nel caso
di Marilyn Monroe, Kurt Cobain.
È una teoria diversamente ripresa, come in Durkheim “La teoria del contagio”, ma l'idea di fondo
è la stessa, ossia che queste correnti sono imputabili ad una specie di esaltazione degli spiriti
favorita dal contagio imitativo e dall'indebolimento dell'educazione, per alcuni delle idee religiose
per cui si moltiplicano i bisogni, i desideri si fanno più impe