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Revisione critica delle teorie sul consumo dal punto di vista sociologico

Per operare una revisione critica delle teorie sul consumo bisogna domandarsi che cosa significa analizzare criticamente una teoria dal punto di vista sociologico. Prima di poter analizzare le criticità e i limiti di una teoria, è necessario naturalmente interrogarsi su cosa sia e, soprattutto, come si debba leggere ed interpretare una teoria.

Le teorie sono valide non quando sono infallibili. In una teoria non cerchiamo qualcosa di infallibile, qualcosa che sia sempre valido in ogni situazione, in ogni caso e che sia privo di criticità. Bensì cerchiamo un insieme di definizioni, principi e meccanismi che siano utili per comprendere determinati fenomeni di tipo economico, sociale e culturale.

Una teoria è utile quando ci facilita la lettura di determinati fenomeni e processi.

Due postille importanti da questo punto di vista:

  • Una teoria datata non è necessariamente una teoria obsoleta. Ad esempio la teoria del consumo ostentativo di Veblen
è una teoria formulata all'inizio del 900, valida e utile per analizzare quel tipo di società e quel tipo di contesto ma anche per fenomeni contemporanei e diversi da quelli originali che Veblen aveva analizzato. Una collega del prof si è dottorata con una tesi che analizza i comportamenti dei micro-influencer su instagram usando la teoria di Veblen. Ovviamente ci sono determinate teorie che "invecchiano peggio" o teorie che vengono in maniera più rigidamente smentite e che quindi perdono valore interpretativo, non sono più utili per interpretare e leggere la realtà. (Questo vale per tutti i tipi di scienze sociali).- Nelle scienze sociali, una buona teoria si pone quasi sempre in relazione - ex ante o ex post - con l'indagine empirica della realtà. Una buona teoria tendenzialmente nasce per venire applicata all'analisi di un fenomeno empirico oppure nasce dall'analisi, dalla riflessione e sullabasedell'osservazione di un determinato fenomeno o processo. Tuttavia una buona teoria non si limita mai ad un caso empirico specifico o più casi, perché naturalmente una buona teoria parte dall' idea di essere in qualche modo generalizzabile (quindi di poter essere utile anche per l'analisi di altri fenomeni). LA SOCIOLOGIA COME PRATICA RIFLESSIVA Pensare sociologicamente significa adottare un approccio alla sociologia come pratica riflessiva. Per operare una revisione critica delle teorie sul consumo è necessario adottare una concezione della sociologia come pratica riflessiva, includere "la sociologia della sociologia" come disciplina alla base di ogni propria indagine riflessione. L'espressione "sociologia della sociologia" è un'espressione coniata da Bourdieu che significa applicare i fondamenti del pensiero sociologico, i dubbi, i quesiti tipici del ragionamento sociologico anche allo studio delle teorie degli

In un intervista con un altro importante sociologo stretto collaboratore di Bourdieu, Wacquant, B. diceva: "Io credo che la sociologia della sociologia sia una dimensione fondamentale dell'epistemologia sociologica. È il prerequisito necessario di ogni pratica sociologica rigorosa da un punto di vista metodologico ed epistemico. Quello che mi lascia interdetto quando leggo lavori di diversi sociologi è che persone, la cui professione è quella di analizzare e contestualizzare il mondo sociale, si dimostrano raramente capaci di oggettivizzare e di contestualizzare.

Ogni discorso scientifico non è un oggetto dell'indagine ma è il rapporto dell'autore con l'oggetto. Ogni volta che noi analizziamo una data teoria che riguarda un oggetto di studio e di indagine, dobbiamo sempre tenere conto che quella teoria è il frutto del rapporto fra l'autore e quel fenomeno, fra l'autore e ciò che l'autore ha

Che cosa significa tutto ciò per noi nello studio delle nostre teorie sociologiche? Tenere sempre a mente che ogni teoria è frutto del lavoro di uno o più individui che possiedono determinate caratteristiche, sono situate in un determinato contesto spaziale, temporale e sociale e leggono il mondo a loro volta sulla base di determinate teorie, discipline e approcci.

ESEMPIO APPLICATI AI NOSTRI AUTORI

Nella prima videolezione (sugli economisti marginalisti, la rivoluzione marginalista di Menger, Jevons e Walras e il rapporto che c'è fra loro e l'economia della scarsità).

Una delle criticità individuate per gli economisti marginalisti è il fatto che si fondino sul paradigma dell'economia della scarsità e non dell'economia dell'abbondanza.

Economia della scarsità = ha a che fare con la produzione e con l'idea di vivere in un mondo in cui vi sia una sovrabbondanza o una scarsità di merci. Per

comprendere perché il paradigma dell'economiamarginalista, la cosiddetta rivoluzione marginalista nell'economia, si fonda sul paradigma dell'economiadella scarsità, bisogna comprendere che Menger, Jevons e Walras vivono in una determinata società nellaseconda metà dell'Ottocento (seconda rivoluzione industriale). Società di un capitalismo ancoraprincipalmente manifatturiero, non di produzione di massa, ma che si fonda sul cosiddetto ciclo diaccumulazione britannico.Il paese egemonico, dal punto di vista della produzione capitalista, è quello britannico, che è un piccolopaese ma una grande potenza coloniale, (così come lo sono gli altri paesi europei come Francia, Germania).Quindi osservano banalmente la realtà che hanno attorno. Non si può chiedere a degli economisti chevivono immersi in un determinato sistema capitalistico di avere approcci e paradigmi che emergerannosolo in seguito con il beneficio del retroscena storico.

capitalismo fordista, che avvia l'idea della società dei consumi di massa e della produzione di massa per il consumo di massa.

Se analizziamo gli economisti marginalisti dove dobbiamo analizzare quali sono i loro profili. Jevons e Walras sono perlopiù matematici, economisti che approcciano lo studio dell'economia sulla base di equazioni, di modelli astratti di tipo matematico ed è su quella base che formulano la rivoluzione marginalista. Menger ha un approccio più psicologico all'interpretazione appunto dell'utilità marginale dei beni di consumo rispetto agli altri due.

Questa concezione dell'economia marginalista che propugna un certo tipo di consumatore (l'idea del consumatore sovrano e del consumatore razionale) accompagna anche un determinato approccio e sensibilità politica. Non direttamente loro tre, ma la seconda generazione dei discepoli adotterà e propugnerà esplicitamente l'approccio.

marginalista all'economia, come una risposta teorica e pratica alle teorie marxiste, che si stanno diffondendo con grande forza e grande intensità nella seconda metà dell'Ottocento ad opera di Marx e degli altri studiosi che iniziano ad abbracciare le idee di Marx.

L'approccio marginalista al consumatore sovrano ha anche delle implicazioni di tipo politico. La teoria della classe agiata di Veblen e la teoria sul lusso di Zomber che può essere considerata simile alla teoria del sottoconsumo ostentativo di Baudrillard. Secondo la teoria della classe agiata i consumatori consumano per poter dimostrare la propria abbondanza. I consumi diventano un mezzo per dimostrare il proprio benessere. Vi è un principio imitativo per quanto riguarda i consumi. Le classi inferiori emulano i consumi delle classi più agiate e benestanti perché "vogliono vivere come loro". La teoria del sottoconsumo si basa sull'effetto del trickle down.

del gocciolamento, dalle classi superiori alle classi inferiori.

La teoria del sottoconsumo ostentativo di Baudrillard sostiene che non è vero che chi è più ricco ostenta di più la propria ricchezza. Spesso chi è più ricco invece si astiene volontariamente da un consumo ostentativo ma attua un sottoconsumo ostentativo cioè riafferma il proprio status astenendosi dal consumare e dall'esibire i propri consumi e la propria ricchezza.

Chi ha ragione fra Veblen e Baudrillard? Le classi agiate che ostentano la propria ricchezza e i propri consumi oppure non la ostentano per dimostrare il proprio status?

Si parla della stessa classe in entrambi gli autori, ma non c'è uno dei due che ha ragione, dipende dalla forma mentis, dall'educazione ricevuta e dal contesto storico-sociale.

Veblen è un uomo di inizio 900, compie i propri studi negli Stati Uniti d'America. Osserva la società e la classe capitalista

statunitense a cavallo tra la tarda metà dell'Ottocento e il 900. Osserva la borghesia rapidamente arricchitasi grazie alla seconda rivoluzione industriale e che ora sente l'esigenza di dimostrare il proprio status e benessere acquisito, di dimostrare che sono loro i "nuovi padroni", sono loro i nuovi ricchi e quindi ostentano i propri consumi. Lo stesso vale per Sombart quando analizza il ruolo che il lusso ha avuto nello sviluppo dei consumi e nello sviluppo industriale, in cui c'è una produzione altamente manifatturiera che dipende molto dall'importazione di materiali preziosi, di tessuti dalle colonie nelle madrepatria, dove vengono assemblati e dove sono, ancora, rivolti a dei ceti benestanti. (Non siamo ancora in un'epoca in consumo di massa). Baudrillard invece scrive tra gli anni 70/80 del 900, in un periodo che coincide con l'entrata in crisi del modello di produzione di massa e di consumo di massa. La classe benestante che

analizza Baudrillard è una classe benestante diversa da quella che analizza Veblen, perché è la classe benestante in un sistema dove i consumi sono diventati consumi di massa, dove tutti consumano e consumano in maniera compulsiva, in cui è diventato "chic" astenersi dall'esibizione dei consumi. I benestanti si distinguono dal consumismo dicendo "noi non siamo come il popolo che si abbuffa di beni di consumo al supermercato, nei negozi, ovunque come i maiali al trogolo, noi ci asteniamo, noi non abbiamo bisogno di esibire i nostri consumi, noi siamo superiori".

Non è una questione di dire chi ha ragione o chi ha torto, è una questione di valutare se entrambe le teorie sono utili per analizzare determinati contesti sociali e fenomeni sociali.

Attenzione, non è che la teoria di Veblen era adatta solo per spiegare le società occidentali a cavallo fra 800 e 900, mentre quella di Baudrillard per analizzare

le società contemporanee!!
Un contesto in cui la teoria della classe agiata di Veblen è valida come teoria interpretativa ancora oggi è nei paesi di recente industrializzazione, paesi in via di sviluppo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
60 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anny_mary_97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei consumi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Manzo Cecilia.