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GOFFMAN (1922 - 1982)

La comunicazione non è riconducibile solo all'aspetto verbale; se la intendiamo nel complesso della costruzione di significati, bisogna considerarla anche nel contesto in cui essa avviene. Nella comunicazione contano anche gli oggetti, le disposizioni che un corpo assume nello spazio, i gesti...

Il primo medium di comunicazione è l'INTERAZIONE FACCIA A FACCIA; essa richiede una compresenza fisica dei soggetti che comunicano. Fu Goffman ad analizzare maggiormente questa interazione; infatti, egli, nel suo testo "L'ordine dell'interazione" (pubblicato postumo, e contenente l'introduzione di uno dei suoi allievi, ovvero Pier Paolo Giglioli), cerca di presentare la sua teoria su tale interazione.

INTRODUZIONE di Pier Paolo Giglioli

In questo saggio, Goffman delinea il tema unificante delle sua opera e ne esplora le connessioni con altre aree più tradizionali della sociologia. Giglioli propone una visione del...

Quella di Goffman è una sociologia dell'interazione a faccia a faccia, di ciò che si verifica di socialmente interessante in conseguenza del fatto che due o più persone sono co-presenti, cioè reciprocamente esposte all'immediata percezione dell'altra.

Il tema del corpo (argomento già affrontato dagli studiosi) è alla base, per la teoria di Goffman, della sua fondamentale distinzione tra informazione emessa intenzionalmente e informazione fornita involontariamente attraverso segnali corporei che non controlliamo (ossia canali non-verbali).

Il tema non è nuovo, in quanto, dato che gran parte della vita sociale si svolge in condizioni di co-presenza, lo studio dell'interazione faccia a faccia è stato affrontato da ogni teoria sociologica. Tuttavia, secondo Goffman, i due approcci allo studio dell'interazione sono viziati perché la considerano come

Il prodotto di qualcosa di antecedente e esterno ad essa, invece di trattarla come fenomeno da esaminare nei propri termini:

  1. TEORIE MACROSOCIOLOGICHE → concepiscono ciò che si verifica nell'interazione come l'effetto di strutture sociali e contesti istituzionali più ampi. (per esempio considerare il "tu" o il "lei" come la mera illustrazione dei rapporti di potere o familiarità tra gli interlocutori, delle loro rispettive classi d'età, del genere maschile o femminile... ossia delle posizioni che occupano nella società).

Goffman non nega che le proprietà dei partecipanti contribuiscono ad influenzare il loro comportamento nell'interazione, ma osserva che non esiste un necessario isomorfismo (relazione tra due o più strutture che prende il posto di un individuo all'interno dell'interazione e il posto che presentano lo stesso tipo di relazioni combinatorie) occupa al di fuori di

in primo luogo, l'impatto delle variabili non è mai diretto, ma è mediato da un insieme di regole di trasformazione che stabiliscono quali aspetti del mondo esterno vadano isolate e quali abbiano il diritto di entrare nell'interazione.

in secondo luogo, le unità, le strutture e i processi non possono essere direttamenti dedotti dalle caratteristiche strutturali dei soggetti

Secondo Goffman, il difetto di tale teoria è duplice:

si tratta di una concezione inadeguata, in quanto non in grado di spiegare buona parte delle pratiche internazionali

è debole, in quanto si preclude di afferrare la distinzione tra ciò che è situazionale (cioè proprio dell'interazione) e ciò che è situato (ossia collocato casualmente al suo interno)

2. TEORIE che considerano l'interazione come un SEMPLICE LUOGO D'INTERSEZIONE DEI CORSI DI AZIONE DEI SINGOLI PARTECIPANTI → si ispirano alla teoria

dell'azione e sottolineano l'intenzionalità e la libertà di scelta dei soggetti. Per Goffman è inadeguata perché attribuisce l'ordine dell'interazione a fattori esogeni. L'interazione viene vista come il prodotto delle strategie massimizzanti dei partecipanti, piuttosto che come qualcosa alla quale essi sono orientati e che pone dei vincoli nel loro agire. Le rimprovera un determinismo TOP-DOWN (dal macro al micro), il quale da per scontato i rapporti di interfaccia tra i due livelli. La linea di ricerca di Goffman invece consiste nel considerare l'interazione faccia a faccia come un ordine sociale a sé stante, relativamente autonomo dal suo ambiente strutturale e psicologico. NOVITÀ DI STUDIO: Questa è una prospettiva analitica che si distanzia dalle concezioni degli altri settori sociologici. Allo stesso modo, lo studio dell'interazione non va confuso con lo studio delle dinamiche psicologiche dei soggetti.

partecipanti, della loro interazione strategica e delle loro relazioni sociali. Oltre a dati sociologici e antropologici, egli utilizza altre fonti (osservazioni informali della vita quotidiana, ritagli di giornale, manuali di etichetta, libri di memorie, romanzi, trattati di etologia, registrazioni radiofoniche).

Egli ordina questo materiale prescindendo dalle tradizionali distinzioni concettuali della sociologia (tra vita urbana e rurale, tra luoghi pubblici e privati...).

L'analisi, inoltre, non è basata su spunti contenuti negli scritti dei classici della disciplina. L'unica eccezione è Simmel, in cui si possono trovare somiglianze tra le sue analisi e la prospettiva goffmaniana, ma anche delle differenze.

Goffman non si proponeva di costruire una teoria generale della società, pertanto era scarsamente interessato a trovare una ragione ultima in base alla quale gli uomini si comportano. Considerava infatti l'ordine dell'interazione.

come qualsiasi altro tipo di ordine sociale, sostenuto da diverse motivazioni e non da una sola. Era più interessato a descriverne le caratteristiche. Tale organizzazione, per lui, ha due facce: 1. TECNICO-SISTEMATICA → condizioni che permettono agli individui di interagire in maniera tecnicamente efficace. Questa prospettiva è in grado di spiegare solo una piccola parte dell'organizzazione sociale dell'interazione. 2. RITUALE-MORALE → i partecipanti sono esseri morali preoccupati di proiettare un'immagine rispettabile di se stessi e attenti all'immagine del self proiettata dagli altri. L'operazione teorica che Goffman compie consiste nel trasportare a livello microsociologico la duplice tesi durkheimiana per cui Dio è il simbolo della società e l'individuo l'oggetto sacro per eccellenza. Per Goffman però la sacralità dell'individuo non va ricercata nelle grandi cerimonie pubbliche, ma nei

piccoli e banali rituali che costellano l'interazione nella vita quotidiana. L'intima connessione tra interazione e self ha due effetti principali:

  1. La necessità di trattare l'individuo come qualcosa di sacro, un oggetto cerimoniale e ciò pone dei vincoli all'organizzazione sociale della co-presenza.
  2. La natura del self dipende strettamente dall'interazione faccia a faccia. Ispirandosi a Durkheim (il quale sosteneva che la divinità è il prodotto dei rituali collettivi) considera l'identità non solo come plasmata e influenzata dai rapporti sociali, ma il self è creato mediante il rituale dal nulla. Per questo motivo, il sé può essere profanato o distrutto quando gli individui non hanno a disposizione gli arredi cerimoniali necessari per celebrare i rituali della co-presenza e, inoltre, il self ha un'esistenza discontinua. L'identità non è qualcosa di stabile e durevole nel

Tempo ma il prodotto discontinuo della vita quotidiana. L'ordine dell'interazione quindi ha un importante ruolo nella costituzione del self ed è alla base della percezione di normalità del mondo sociale, senza la quale ogni tipo di vita associata sarebbe estremamente precaria se non impossibile.

Con il concetto di apparenze normali, Goffman intende due cose distinte ma connesse tra loro:

  1. SICUREZZA FISICA DEI PARTECIPANTI ALL'INTERAZIONE → gli individui sono esposti alla possibilità di essere aggrediti, ostacolati, importunati, ogni interazione è potenzialmente minacciosa. Tuttavia, gli individui non sembrano allarmati da tali rischi connessi alla presenza degli altri in quanto esiste un legame di fiducia reciproca che deriva dai valori istituzionalizzati della nostra cultura. I co-presenti manifestano continuamente l'un l'altro di essere persone affidabili che non sfrutteranno le opportunità di aggressione fisica.

L'ordine cerimoniale dell'interazione quindi oltre a indicare il rispetto per i self morali dei partecipanti e della situazione, ha la funzione di rappresentare una caratteristica di sfondo che l'individuo prende per scontata e che lo tranquillizza circa le intenzioni degli altri.

Il CONSENSO COGNITIVO DEGLI ATTORI, la loro possibilità di definire univocamente una situazione → la violazione delle norme sistemiche e i rituali che governano la co presenza può generare sconcerto. Tali disorientamenti cognitivi, che generalmente si consumano in pochi istanti, generano una disorganizzazione cognitiva scardinando il frame di qualsiasi evento ordinario e pertanto tendono ad essere evitati.

L'ordine dell'interazione è un livello della realtà sociale, indipendente dagli altri livelli anche se profondamente intrecciato. È un ordine che non solo sta accanto agli altri, ma che in un certo senso ne sta alla base, li fonda. Tutte le

sfere del sociale implicano, in misura maggiore o minore, condizioni di co-presenza, pertanto il buon funzionamento dell'ordine dell'interazione è un loro indispensabile prerequisito. Senza, non sarebbe possibile alcuna vita familiare, politica, economica, organizzativa. A quasi due decenni dalla sua scomparsa, la statura intellettuale di Goffman è oggi pienamente riconosciuta e ha influenzato numerosi settori di ricerca. Goffman non studia la comunicazione (come aspetto di trasmissione), ma studia le REGOLE (le quali, creano ordine nell'interazione che permettere di svolgere i fondamenti della comunicazione) che gli attori sociali mettono in pratica per realizzare un ORDINE DI INTERAZIONE (secondo un collegamento con Schutz, il mondo sociale della vita quotidiana non ci appare un caos grazie al co-organizzazione delle persone). Per descrivere l'interazione sociale, Goffman utilizza una METAFORA DRAMMATURGICA (una metafora del teatro) = i soggettiI (attori sociali) si collocano in una CORNICE di interazione costituita dalla RIBALTA (palcoscenico) in cui recitano determinati ruoli. Esiste un teatro sociale con il suo palcoscenico. Il teatro dell'interazione si divide in RIBALTA e RET.
Dettagli
A.A. 2021-2022
20 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher viola.zuccollo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Lalli Pina.