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Sociologi della comunicazione

1. Determinismi

Harold Adam Innis: capofila della scuola di Toronto studia la natura del medium più che i messaggi (determinismo tecnologico). Molto interessato al commercio della cellulosa notando che senza la carta non sarebbe mai nato il commercio e inoltre senza l’introduzione della carta il potere politico non si sarebbe mai svincolato da quello religioso. L’idea di Innis è che la comunicazione della conoscenza costituisce la base delle relazioni sociali ed economiche tra uomini. L’idea di Innis è che la comunicazione della conoscenza costituisce la base delle relazioni sociali ed economiche tra uomini. Solo l’introduzione della pergamena e dell’alfabeto minarono il monopolio sacerdotale. Nella Grecia antica predominava una comunicazione orale, e la conoscenza era detenuta dai cantori. Con l’introduzione della scrittura fonetica (VII secolo a.C.) l’oralità cedette il passo. Nacque anche la prosa.

che mirava più che a un fattore estetico, ad una comprensione razionale. Nel libro, Le tendenze della comunicazione, Innis afferma che l'uso di un mezzo di comunicazione, per un lungo periodo, determina il carattere della conoscenza da comunicarsi. Questa idea racchiude una nozione di Marshall McLuhan: il medium è il messaggio. Ma Innis introduce un'altra nozione importante: quella di bias. Il suo significato può essere quello di propensione tendenziosa. Il bias circoscrive le proprietà di un medium, definendo ciò che può fare e ciò che non può fare. I mezzi di comunicazione moderni, comunque, hanno determinato una progressiva erosione dell'importanza del tempo come durata storica a vantaggio di un suo appiattirsi sull'istante. Marshall McLuhan: massmediologo canadese, padre della riflessione sui media. Non è importante tanto studiare i contenuti dei media, quanto più il medium stesso. A differenza di Innis, però,

McLuhan afferma che i media sono estensioni del corpo umano: tutte le tecnologie possono essere considerate estensioni specializzate delle funzioni psichiche e mentali dell'uomo. I media estendono i nostri sensi, e ogni tecnologia modifica la nostra percezione del mondo. Una delle distinzioni cruciali introdotte da McLuhan è quella tra media caldi e media freddi. È caldo un medium che estende un unico senso fino a un "alta definizione" (es. fotografia molte informazioni) e che non lascia tanto spazio e partecipazione al pubblico; è freddo un medium che richiede una partecipazione di tutti i sensi fino a una "bassa definizione" (es. telefono poche informazioni) e implica un alto grado di partecipazione o di completamento da parte del pubblico. La fine della Galassia Gutenberg coincide con l'avvento dei media elettronici, che riportano in auge la comunicazione orale e la percezione del mondo simultanea e acustica. Ong ha parlato di

“oralità secondaria”. I media elettronici portano all’annullamento delle distanze spazio-temporali e all’unificazione di tutte le civiltà in un villaggio globale.

2.EREDITA’ DETERMINISTE

Derrick De Kerckhove: concetto di brain frame, cornice mentale, struttura di percezione ed interpretazione cognitiva e sensoriale forgiata nel nostro cervello dalle tecnologie delle informazioni. Per lui ogni nuovo mezzo di comunicazione configura i nostri emisferi cerebrali, delineando cornici che circoscrivono la nostra visione del mondo e le nostre reazioni ad esso. Per lui le tecnologie determinano fortemente la nostra mente così come la scrittura primordiale alfabetica ha fortemente modificato l’uomo. Proprio il brain frame alfabetico rappresenta il primo anello della catena, essendo quella ‘forma mentis’ che ha orientato la cultura ed il pensiero occidentale verso la relativizzazione della tradizione e la spinta al progresso. La tv

di incontro tra la mente e il corpo, in cui le immagini televisive stimolano le nostre emozioni e influenzano il nostro comportamento. Secondo il filosofo Pierre Lévy, la connettività è la capacità delle entità individuali di unirsi in relazioni su Internet, negoziando significati con gli altri in modo libero ed espressivo. Lévy sostiene che la tecnologia informatica favorisce l'intelligenza più della memoria. Inoltre, Lévy parla di intelligenza connettiva come la condivisione di un pensiero collettivo in rete. Egli sostiene che l'uomo partecipa attivamente nel vasto mondo virtuale con il suo nuovo strumento: il cervello cibernetico. Infine, Lévy afferma che la televisione comunica con il nostro corpo e che le nostre risposte sono principalmente di natura sensoriale. Le immagini televisive hanno un enorme significato perché per comprendere tutte le parole che leggiamo e ascoltiamo, le trasformiamo in immagini. In conclusione, secondo Lévy, la tecnologia informatica e la televisione hanno un impatto significativo sulla nostra mente e sul nostro corpo, influenzando il modo in cui pensiamo, comunichiamo e interagiamo con il mondo.

di vista pubblico in virtù del quale introiettiamo dall’esterno immagini.

La tv come i media attivi ha accelerato il processo di sfumatura delle distinzioni tra pubblico e privato; oggi radio e tv forniscono un livello intermedio di dibattito sociale: né esclusivamente pubblico né realmente privato, né credibilmente fittizio o reale.

Joshua Meyrowitz: punto d’incontro tra le teorie di Marshall Mc Luhan ed Erving Goffman. Quest’ultimo giudica la vita sociale una sorta di recita su diversi palcoscenici (i cerchi sociali) in cui l’individuo assume ruoli differenti a seconda della situazione, e con un retroscena in cui potersi rilassare. In entrambi i momenti l’uomo acquista consapevolezza e stabilità sociale.

Goffman, però, non tiene conto del mutare con il tempo delle situazioni sociali. Mc Luhan invece, spiega il cambiamento dei comportamenti delle culture contemporanee con l’influenza della diffusione dei media elettronici.

Ma non spiega in modo convincente come e perché visiano tali cambiamenti. Per M quando cambia una situazione cambia anche il ruolo del soggetto. Per lui i media non ci influenzano tanto con i loro contenuti, quanto modificano la geografia situazionale della nostra vita sociale. Per M i nuovi media hanno forgiato tre grandi categorie di ruoli sociali:

  1. I ruoli dell'essere, riferiti all'identità di gruppo - laddove vi sono informazioni condivise e che con il medium elettronico ha portato alla scomparsa del luogo fisico - ed alla mascolinità e femminilità - in proposito M dà alla tv americana il merito di aver proposto l'immagine della donna moderna.
  2. I ruoli del divenire, legati alla socializzazione ed al passaggio dal retroscena alla scena, vale a dire dall'infanzia alla maturità - ultimamente scena e retroscena stanno condividendo i comportamenti in una fusione che i nuovi media hanno incentivato tra bambini ed adulti.
  3. La terza categoria di ruoli sociali non è specificata nel testo fornito.

ruoli di autorità o gerarchia: l'autorità deve essere rappresentata, quantopiù il messaggio è chiaro ed accessibile, così cresce l'autorità ed il controllo dei media - i nuovi media permettono al pubblico di entrare in ambienti un tempo confinati in sfere private.

In sostanza, comunque la tesi di M è che i media, riunendo tanti diversi tipi di persone dello stesso luogo (annullando le differenze sociali e gli isolamenti), abbiano favorito la confusione di ruoli sociali un tempo distinti. L'idea mcluhaniana di una sorta di revivol arcaico (ritribalizzazione) trova nuova formulazione. Per M la nostra società è assai simile a quella dei cacciatori e dei raccoglitori, ma nell'era informatica, in quanto i media hanno rotto gli equilibri eliminando le distanze. Oggi anziché cacciare cibo si cacciano e raccolgono informazioni.

3. L'INDUSTRIA CULTURALE

Horkheimer e Adorno. La teoria critica dei francofortesi

è il contro canto della ricerca empirica sulla comunicazione. H ed A, costretti ad emigrare negli Usa dopo l’avvento del regime nazionalsocialista, entrarono in contatto col sistema capitalista. La teoria critica sta a significare che nell’analizzare le comunicazioni di massa non esistono dati di fatto inoppugnabili. “L’industria culturale” di H ed A è il loro saggio più significativo. L’industria culturale non ha nulla di spontaneo, è solo strumento per la società capitalista per riversare enormi e valori propri su una massa inerte ed atomizzata, autocelebrando e ribadendo il potere capitalista. Le aspettative di tale industria vengono interiorizzate dallo spettatore secondo un “circolo di manipolazione e bisogno” che svuota l’individualità nel suo potenziale critico per far posto ad una pseudo-individualità alienata in balia della forze sociali. L’industria culturale defrauda

Ininterrottamente i suoi consumatori, e la pubblicità, l'art pour l'art della società capitalista, resta una promessa. Per H ed A la società di massa non è luogo di dispersione e disordine bensì un sistema organico disposto secondo un'agghiacciante simmetria. Walter Benjamin: l'unico francofortese a seguire alla lettera l'imperativo dialettico marxiano. Per lui l'industria culturale è una sciagura. La riproducibilità tecnica è segnata per Benjamin da 4 tappe: litografia, stampa, fotografia, cinema. Il primo principale effetto della riproducibilità tecnica è la scomparsa dell'aura, una sorta di carisma insito nell'opera d'arte, un elemento che ha a che fare con la sua unicità. La creazione artistica oggi si definisce per il suo rapporto con le masse. Il cinema incarna meglio degli altri media i caratteri dell'epoca della riproducibilità tecnica.

Costruendo artificiosamente la personality dei divi fuori dagli studi. Così la percezione degli spettatori è diventata sempre più distratta. Nello spettro delle arti si è estesa anche la percezione dell'arte dell'abitare (passeggiando in un edificio la nostra ricezione è distratta, proprio come in sala cinematografica).

Edgard Morin: al pari dei francofortesi ritiene sterile e superficiale la ricerca empirica o amministrativa e guarda alla cultura di massa come ad un tutto. Ne "Il cinema e l'uomo immaginario" si oppone alle teorie realiste sul cinema e parla della settima arte come via di accesso ad un immaginario che non è, come per i francofortesi, una cappa di sogni prefabbricati che l'industria culturale calca sulla mente degli spettatori distratti, bensì è il punto di coincidenza tra immagine ed immaginazione. Egli inoltre indaga sul fenomeno del divismo e tenta di risolvere la dialettica apocalittici-integrati.

Per lui la cultura di massa opera in due diverse direzioni: i doppi che vivono per noi ci distraggono dalla nostra vita e ci consolano per la vita che non ci è data, e ci spingono all'azione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nadia_87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dell'organizzazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Ponzini Giuseppe.