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ESEMPIO DELLA TELEVISIONE
Uno dei vantaggi della televisione è che consente di utilizzare un ampio insieme di indizi, sia sonori sia visivi.
La televisione ha una ricchezza espressiva che l’avvicina, sotto certi aspetti, all’interazione faccia a faccia: i
protagonisti dei programmi possono essere sia visti sia ascoltati, si spostano nel tempo e nello spazio in
modo molto simile ai partecipanti alle interazioni quotidiane e così via. Ciò nonostante, l’insieme degli indizi
simbolici utilizzabili dagli spettatori televisioni è certamente diverso da quelli validi per l’interazione faccia a
faccia; prima di tutto perché la televisione sottolinea certi aspetti e ne trascura altri e poi perché usa tecniche
(flashback, voci fuori campo) che non sono presenti nell’interazione tradizionale. È molto importante
ricordare che chi prende parte a una quasi-interazione creata dalla televisione viene anche privato della
continue e immediate risposte che caratterizzano l’interazione faccia a faccia. Come le altre forme di quasi-
interazione anche la televisione presuppone la separazione dei contesti rispettivamente di produzione e di
ricezione. Per approfondire questo passaggio è utile distinguere tra insiemi di coordinate spazio-temporali:
1. Quelle del contesto di produzione: cioè il contesto nel quale agiscono e interagiscono tra loro i
protagonisti dei programmi
2. Quelle del messaggio televisivo: queste coordinate combaciano con quelle del contesto di
produzione, però alle volte possono essere modificate, oscurate o ridefinite attraverso le tecniche del
montaggio.
3. Le coordinate spazio-temporali dei diversi contesti di ricezione
La quasi-interazione creata dalla televisione presuppone un continuo processo di congiunzione di questi tre
insiemi di coordinate. Nel ricevere i messaggi televisivi, i soggetti si adattano a coordinate spazio-temporali
diverse da quelle che caratterizzano i loro contesti di ricezione: la televisione crea quella che potremmo
chiamare “esperienza spazio-temporale discontinua”. Per questo, chi guarda la televisione dovrà
momentaneamente sospendere le strutture spazio-temporali della sua quotidianità e orientarsi
temporalmente verso coordinate differenti. I messaggi televisivi assicurano una serie di indizi simbolici
(esempio del notiziario, che tramite indizi quali immagini o contesti mi fa capire se stiamo parlando del nostro
contesto italiano o di quello estero). In questi casi lo spettatore che si sintonizza sul telegiornale sarà pronto a
viaggiare con l’immaginazione in diverse parti del mondo. La buona riuscita di una quasi-interazione dipende
dalla capacità del ricevente di varcare con successo le diverse strutture spazio temporali in gioco. È evidente
che guardare un telegiornale o altri programmi incentrati su persone o eventi reali comporta un particolare
tipo di interpolazione spazio-temporale. In questo caso, l’interpolazione di regioni spazio-temporali si
presumono essere reali, a differenza dei programmi che gli spettatori sanno essere programmi di finzione (ad
esempio serie tv che ci parlano di altre zone spaziali diverse dalla nostra). Quindi, guardare la televisione
presuppone un tipo d’interpolazione spazio-temporale che comprende luoghi e tempi sia immaginari sia reali,
e che gli spettatori si impegnano ad attraversare i confini continuamente e come cosa normale.
Un altro aspetto importante per quanto riguarda l’ambito televisivo riguarda il suo carattere unidirezionale. Il
flusso dei messaggi è essenzialmente a una direzione, dal produttore al destinatario. I messaggi scambiati
sono prodotti prevalentemente da un gruppo di partecipanti e trasmessi a un insieme illimitato di riceventi, i
quali, hanno ben poche opportunità di contribuire direttamente al corso e ai contenuti della quasi-interazione.
Ma non tutte le strane sono chiuse. Gli spettatori possono esprimere la loro approvazione o disapprovazione
per certi programmi chiamando, scrivendo, o anche istituendo gruppi di pressione, e alcuni palinsesti
televisivi prevedono anche il diritto di replica da parte di una porzione limitata del pubblico. Ma, per la grande
maggioranza dei destinatari, la sola forma d’intervengo nella quasi-interazione consiste nel decidere se darle
inizio accendendo la televisione, se mantenerla in vita lasciando acceso l’apparecchio e prestando un
qualche grado d’attenzione, o se interromperla, ignorando cosa viene trasmesso, cambiando canale o
spegnendo la tv. A causa di questa caratteristica, la quasi-interazione creata dalla televisione procede senza
potersi servire del controllo riflessivo delle risposte dei destinatari, un controllo che caratterizza, invece, tutte
le interazioni faccia a faccia, siccome sono dialogiche a contrario dell’interazione televisiva. È bene ricordare,
che gli individui che prendono parte alla quasi-interazione televisiva sono ben consapevoli del fatto di non
poter interagire. È anche interessante notare che questa interazione conferisce nuove capacità, ma allo
stesso tempo le limita: è sia fonte di creatività e libertà, ma anche d’incertezza, passività e ansia. Ai produttori
garantisce loro molta più libertà di quanta in genere ne avrebbero nel caso dell’interazione faccia a faccia.
Allo stesso tempo possiamo vedere questo aspetto come una fonte d’insicurezza e preoccupazione perché i
produttori sono impossibilitati dal vedere se quello che stanno dicendo susciti o meno interesse. Un modo per
contrastare tale incertezza consiste nel trasformare il processo di produzione in un’interazione faccia a
faccia, come accade nei talk show o nei dibattiti con gli esperti. Dal punto di vista dei riceventi, siccome loro
non possono interagire liberamente, hanno la possibilità di decidere liberamente il livello di attenzione da
prestare ai produttori, nessuno li obbliga a manifestare la loro comprensione nei modi caratteristici
dell’interazione faccia a faccia. Sono liberi di rispondere ai produttori e ai loro messaggi come meglio credono
(risate, insulti, piacere, insofferenza…). Quindi, parlando dell’aspetto della “partecipazione”, possiamo dire
che rispetto alle interazioni faccia a faccia, in quelle quasi-mediate è pressoché nullo. In linea di principio,
possono intervenire e contribuire alla conversazione tutti i partecipanti, anche se in pratica non lo fanno.
Nessun dovere reciproco vincola produttori e destinatari ad ascoltare le risposte altrui. Alcuni produttori
compaiono ai destinatari secondo modalità del tutto particolari; possiedono quella che potremmo definire:
televisibilità. La televisibilità combina la presenza audio-visiva con la lontananza spazio-temporale: i
produttori si mostrano ai riceventi senza rientrare nel contesto di ricezione: quella stabilita attraverso la
televisione è una relazione che non comporta la condivisione di un medesimo luogo. Nella maggioranza dei
casi, i destinatari sono spettatori anonimi e invisibili di una rappresentazione cui non possono contribuire
direttamente, e tuttavia senza di essi quella rappresentazione non avrebbe luogo. In sintesi possiamo dire
che: se i riceventi dipendono dai produttori per il contenuto della rappresentazione cui assistono accendendo
la televisione, a loro volta i produttori dipendono dalla disponibilità dei riceventi ad assumere la posizione di
spettatori e ad accordare il loro consenso.
3. AZIONE A DISTANZZA I: AGIRE PER ALTRI LONTANI
Lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione non solo comporta nuovi metodi di interazione, ma anche
nuovi tipi di azione. Sono azioni che possiamo definire “azioni a distanza”: gli individui orientano le proprie
azioni verso altri che non condividono lo stesso contesto spazio-temporale.
Riprendendo l’esempio della televisione. Si consideri in primo luogo il “contesto di produzione”: per quanto i
destinatari non siano fisicamente presenti è nella loro direzione che i produttori orientano, in genere, il proprio
comportamento. Ora analizziamo quattro forme di azione per altri lontani:
1. MESSAGGIO AL RICEVENTE: il messaggio al ricevente può essere sia diretto che indiretto. Un
esempio della forma diretta è quando i produttori si rivolgono agli spettatori senza distogliere gli occhi
dalla telecamera, suscitando l’impressione che il messaggio sia rivolto direttamente a loro. Un
esempio di messaggio diretto al ricevente è il tradizionale notiziario. Oggi questa pratica che appare
un po’ ortodossa, è stata “alleggerita” dalla presenza di due speaker in studio, e dalla trasmissione di
avvincenti servizi filmati. Anche la ribalta dello studio televisivo ha subito diverse modificazioni (la
parete alle spalle dello speaker è stata sostituita con vetri che riprendono ciò che accade nei
retroscena). La lettura dei notiziari è una forma consueta di tale tipo di messaggio: è prevista in orari
particolari e concepita su uno schema fisso, e i riceventi possono inserirla nel flusso temporale della
loro vita quotidiana senza difficoltà. Talvolta assistiamo anche a forme eccezionali di messaggio al
ricevente, per esempio in occasione dei messaggi alla nazione del presidente o del primo ministro: è
un evento straordinario, il quale conferisce all’avvenimento un carattere di solennità: il più importante
leader politico sceglie di ignorare i normali canali di diffusione dell’informazione e di rivolgersi
direttamente al popolo. Ovviamente, siccome si rivolge direttamente al popolo, i discorsi devono
presentare un giusto equilibrio tra solennità e familiarità. Questo equilibrio si rifletterà inoltre
sull’ideazione della ribalta (ad esempio nello studio possiamo trovare simboli indiretti però
riconoscibili: una bandiera della nazione, un ritratto, ecc…); e ancora, egli potrà scegliere di
pronunciare il suo discorso anche comparendo seduto in un ambiente intimo e famigliare. Per quanto
riguarda il messaggio indiretto possiamo dire che si svolge un tale tipo di azione tutte le volte in cui la
ribalta della sfera di produzione viene trasformata nel palcoscenico di un’interazione faccia a faccia
tra produttori che, interagendo fra loro, si rivolgono indirettamente a un insieme di riceventi non
presenti. Sono molti gli esempi di messaggio indiretto: interviste televisive, conferenze stampa, talk
show, dibattiti con esperti, congressi di partito teletrasmessi, e così via. Se per un momento
consideriamo l’intervista a un importante leader politico, cogliamo senza difficoltà le profonde
differenze che separano questo tipo di azione dai messaggi diretti. Senza dubbio un’intervista di
questo genere rappresenta un evento importante, ma esso manca del genere di solennità
caratteristico dei messaggi presidenziali alla nazione. È un evento importante ma non straordinario.
Poiché consiste in un dialogo faccia a