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Il fallimento nella ricerca del lavoro

Il fallimento nella ricerca del lavoro può mettere in discussione l'identità personale, il prestigio e l'autostima come "persone morali". In questa prospettiva, è legittima l'ipotesi che le conseguenze morali del fallimento siano tanto più sofferte quanto più i valori dell'autonomia, dell'auto-realizzazione e del progetto diventano costituivi della sfera economico-lavorativa.

Karl Marx: la vita

Karl Marx nacque il 5 maggio 1818 a Treviri, nella Renania prussiana, da una famiglia agiata. Il padre era un avvocato di successo e la madre proveniva da una ricca famiglia di commercianti ebrei. Il contesto politico e sociale in cui Marx crebbe fu decisivo per la sua formazione.

La visione della storia

La teoria di Marx è una teoria che vuole descrivere, spiegare e prevedere comportamenti e interazioni di un gran numero di individui lungo un ampio arco temporale. Marx vede la

Storia come una serie di modi di produzione, ciascuno dei quali contiene elementi critici che conducono allo sviluppo di quello successivo, fino all'affermazione finale del bene. Il modo di produzione attuale, il capitalismo, si è sviluppato dal precedente, il feudalesimo. La teoria della storia marxiana è determinista: essa vede il processo storico come determinato da forze sovraindividuali e crede che l'azione di queste forze sia inarrestabile, anche se può venire rallentata da contro tendenze. Marx respinge la personalizzazione di queste tendenze, e sostiene che gli unici agenti della storia sono gli individui in carne e ossa.

IL PRIMATO DELL'ECONOMIA E LA CRITICA DELL'ECONOMIA POLITICA

Il fatto che Marx parli di "critica" dell'economia politica deriva dalla sua posizione ambivalente sul mercato, l'istituzione centrale dell'economia e della scienza economica moderne. Da una parte, egli segue gli economisti politici britannici,

in particolare Smith e Ricardo, che spiegavano lo sviluppo economico in base alla libertà di scambio e all'espansione dei mercati competitivi: questi stimolano la divisione del lavoro, la specializzazione delle attività produttive e l'utilizzo della tecnologia, e quindi la creazione di ricchezza e la crescita economica. Dall'altra parte, Marx è un critico della visione liberale del mercato propria degli altri economisti, secondo cui la diffusione dei mercati rende possibile un equilibrio giusto e condiviso, perché tramite il libero scambio e il gioco di domanda e offerta ciascun individuo può massimizzare i propri fini nei limiti consentiti dai fini di tutti gli altri. Secondo Marx la diffusione del mercato crea una società divisa tra datori di lavoro e lavoratori, quindi la ricchezza prodotta dal mercato è inseparabile dallo sfruttamento e la sua espansione implica un peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Tuttavia,secondo la visione dialettica della storia, questa situazione è destinata a ribaltarsi, e al massimo dello sfruttamento, associato al mercato e alla società borghese, seguirà l'abolizione dello sfruttamento stesso nella società comunista. Al centro della critica che Marx fa al mercato c'è lo scambio tra salario e lavoro. Mentre gli economisti vedono questo scambio come un caso particolare in cui i lavoratori cedono il proprio lavoro ad un datore di lavoro in cambio di un salario determinato dal gioco di domanda e offerta, Marx riprendendo la teoria di Ricardo, secondo cui il prezzo dei beni che vengono scambiati sul mercato, deriva dalla quantità di lavoro che vi è contenuto, amplia questa visione in una teoria scientifica dello sfruttamento con il concetto di "PLUSVALORE". Il profitto che il datore di lavoro trae dalla propria attività in realtà è un'appropriazione di gran parte del valore.creato dallavoratore, in quanto il salario copre solo parte del valore creato dal lavoratore: questa parte consiste nel costo di produzione del lavoro, cioè del mantenimento dell'operaio, mentre il plusvalore (ciò che rimane) resta al datore di lavoro. Quindi secondo Marx lo scambio tra salario e lavoro è tutt'altro che equo, anzi è la base dello sfruttamento. Tutta la ricchezza dei datori di lavoro, quindi il capitale, non è altro che valore strappato ai lavoratori. Il progresso tecnologico rimpiazza gradualmente il lavoro degli operai con quello delle macchine: spesso questo processo è incentivato dalle lotte operaie, che spingono i datori di lavoro delle macchine a quello degli operai. Questo significa che non viene creato più valore, in quanto le macchine, diversamente dagli operai, non sono lavoro vivo. Quindi anche il profitto dei capitalisti tende a diminuire, creando le condizioni per la fine del modo di produzione.

Il concetto Marxiano di classe descrive come la posizione economica degli individui suddivida la popolazione in gruppi tra loro distinti, con dotazione differenziale di risorse e diverse capacità di mobilitarsi, individualmente o collettivamente, per mantenere o incrementare queste risorse.

Secondo Marx, un modo di produzione comprende un determinato assetto delle forze produttive, ovvero l'insieme dei capitali, delle tecnologie e delle materie prime disponibili, e un determinato assetto dei "rapporti di produzione", definiti in primo luogo dai rapporti di proprietà. La società borghese è caratterizzata dalla proprietà privata, in base a cui sono definite due classi: i proprietari, la borghesia, e i non proprietari, la classe operaia o proletariato. Secondo la teoria Marxiana queste due classi definiscono il modo di produzione capitalistico, e la loro contrapposizione è al centro del conflitto economico.

politico e sociale che lo caratterizza. JOSEPH SCHUMPETER Schumpeter nasce a Triesch in Austria nel 1883. È un economista a tutto tondo. Possiede però un profilo intellettuale particolare, di grande interesse per la sociologia economica. Sviluppa infatti un approccio di studio attento ai fattori storici e istituzionali.

LE COORDINATE CONCETTUALI: INNOVAZIONE E SVILUPPO NEL CAPITALISMO CONCORRENZIALE

Nel libro "La teoria dello sviluppo economico" Schumpeter prende le distanze dalla corrente di pensiero prevalente ai suoi tempi, la cosiddetta ECONOMIA NEO-CLASSICA, che viene indicata come incapace di spiegare l'elemento centrale per lo sviluppo: l'innovazione. Schumpeter definisce il flusso circolare della vita economica come una situazione caratterizzata da un equilibrio di mercato che determina la quantità e il prezzo delle merci prodotte, sulla base di routine e consuetudini consolidate. I mutamenti chevi si riscontrano sono di tipo continuo, marginali e incrementali, e avvengono senza modificare in modo sostanziale il quadro delle condizioni date. La teoria neoclassica fa riferimento a questo tipo di situazioni, poiché si occupa dei mutamenti di minore entità che contraddistinguono la crescita economica. Non riesce però a rendere conto di ciò che caratterizza maggiormente il capitalismo, cioè le trasformazioni più profonde e radicali alla base dello sviluppo economico. Schumpeter invece intende analizzare proprio l'evoluzione economica del capitalismo, cioè i cambiamenti del sistema economico provocati dalle innovazioni. Secondo Schumpeter le rivoluzioni produttive non sono dovute a fattori esogeni all'economia (incrementi demografici, guerre, ecc.), bensì all'azione di fattori endogeni, in particolare ai cambiamenti nei metodi dell'offerta dei prodotti. A innescare lo sviluppo è l'introduzione di.correlato all'azione degli imprenditori. Gli imprenditori-innovatori sono coloro che introducono nuove idee, tecnologie o modelli di business nel mercato. Sono spinti dalla volontà di creare valore e di ottenere un vantaggio competitivo. Questi imprenditori sono disposti a prendere rischi e a investire risorse per sviluppare e implementare le loro innovazioni. Secondo Schumpeter, gli imprenditori-innovatori sono i veri motori del progresso economico. Le loro innovazioni creano nuove opportunità di mercato, stimolano la concorrenza e favoriscono la crescita economica. Tuttavia, l'effetto delle innovazioni non è solo positivo. Le imprese che non riescono ad adattarsi alle nuove condizioni di mercato possono essere messe in difficoltà e possono essere costrette a chiudere o a ridimensionare la loro attività. In conclusione, le innovazioni sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale. Gli imprenditori-innovatori sono coloro che guidano questo processo, introducendo nuove idee e modelli di business nel mercato. Tuttavia, è importante considerare gli effetti che le innovazioni possono avere sulle imprese esistenti e sul sistema economico nel suo complesso.connesso ad una specifica figura: quella degli imprenditori. Sono loro a rompere l'immobilismo del flusso circolare fornendo una risposta creativa alle sfide poste dalla situazione economica. Rappresentando quindi un ingrediente essenziale del cambiamento storico, connesso alla qualità del personale presente in una società e all'azione di alcuni individui particolari. In genere infatti sono uno o pochi uomini a intravedere le nuove possibilità e ad affrontare le difficoltà del cambiamento. Schumpeter opera una netta distinzione tra gli imprenditori-innovatori che introducono nuove combinazioni e i manager che, al contrario, nella gestione delle imprese sfruttano unicamente le conoscenze già acquisite. Gli imprenditori sono anche diversi dagli inventori: l'inventore produce idee, l'imprenditore le realizza. All'imprenditore però mancano le informazioni necessarie per applicare una valutazione razionale dei costi e dei benefici.benefici del proprio comportamento.

IL CAPITALISMO TRUSTIFICATO

- Competizione tra pochi colossi e regolata

- Managerializzazione delle imprese (crescita del potere manageriale)

- Burocratizzazione e razionalizzazione delle organizzazioni e in generale della vita economica (la selezione, i percorsi di carriera, ecc...)

- I generatori di innovazione si spostano: i grandi laboratori di ricerca di proprietà dei colossi

KARL POLANYI

Karl Polanyi nasce a Vienna, da una famiglia della borghesia progressista austro-ungarica

LE FORME DI INTEGRAZIONE TRA ECONOMIA E SOCIETÀ

Nelle sue due opere principali Polanyi analizza l'economia come un "processo istituzionalizzato" riconducibile a tre forme di integrazione tra economia e società: lo scambio, la redistribuzione, la reciprocità. Queste esistono sempre in combinazione, ma la loro diversa mescolanza permette di classificare i processi economico-sociali e di comprenderne le trasformazioni.

SCAMBIO: La forma

di mercato di determinare il valore di un prodotto o servizio. Questo processo avviene attraverso la negoziazione tra acquirenti e venditori, che si confrontano sul prezzo e cercano di raggiungere un accordo che sia vantaggioso per entrambe le parti. Durante la negoziazione, i venditori cercano di ottenere il prezzo più alto possibile per i loro beni o servizi, mentre gli acquirenti cercano di ottenere il prezzo più basso possibile. Questo confronto di domanda e offerta crea un equilibrio di mercato, in cui il prezzo si stabilisce in base alle forze del mercato. I prezzi dei beni o servizi possono essere influenzati da diversi fattori, come l'offerta e la domanda, la concorrenza, i costi di produzione e i fattori economici. Ad esempio, se l'offerta di un determinato prodotto è molto alta rispetto alla domanda, il prezzo tende a diminuire. Al contrario, se la domanda supera l'offerta, il prezzo tende ad aumentare. In conclusione, lo scambio attraverso l'incontro di domanda e offerta regola i prezzi dei beni o servizi, consentendo al mercato di determinare il loro valore in base alle condizioni di mercato.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
6 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alex__988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del lavoro e dell'organizzazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Rinaldini Matteo.