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SINDACATI E ASSOCIAZIONI DATORIALI
- In cambio di concessione da parte delle organizzazioni padronali/datoriali e di impegni in materia di politiche sociali da parte dello Stato, i sindacati garantiscono moderazione sulle tematiche della contrattazione.
- Modesto grado di conflitto: le organizzazioni sindacali riducono il conflitto in cambio di miglioramenti generali delle condizioni di lavoro e delle politiche di welfare, riducendo il numero di scioperi e aprendo trattative e negoziazioni.
- È necessario un elevato livello di rappresentatività sindacale, con un elevato numero di iscritti (milioni di lavoratori), per permettere accordi tra stato e parti sociali.
All’inizio della pandemia è stato firmato un protocollo condiviso per le misure di contrasto e contenimento del virus nei luoghi di lavoro, che ha introdotto norme per il lavoro agile/da remoto. Il protocollo è stato firmato dallo stato (presidente del consiglio dei ministri, ministro del lavoro, dello sviluppo economico e della salute) e dai sindacati CGIL, CISL, UIL.
Confindustria, organizzazioni datoriali, centrali cooperative (associazioni di categoria a cui le cooperative si iscrivono)
CRISI DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI
I sindacati hanno visto un periodo di grande crescita e conquiste. In Italia e in altri paesi europei ha coinciso con il periodo tra anni '60-'70, di grande conflittualità (scioperi, proteste). Proprio negli anni '70 sono stati adottati dei grandi accordi di livello nazionale che hanno sancito dei miglioramenti storici delle condizioni di lavoro (in Italia fu promulgato lo Statuto dei lavoratori, legge che regola le relazioni industriali, stabilendo mercato e nell'organizzazione delgaranzie di base per i lavoratori dipendenti). Le recenti trasformazioni nel lavoro hanno avuto un impatto notevole e di segno non positivo sul sindacato. (dagli anni '80 in poi hanno progressivamente ridotto il numero di iscritti sul totale dei lavoratori e perso potere).
In alcuni paesi possono individuarsi eventi significativi per questa inversione di tendenza: per l'Italia, il fallimento dello sciopero della FIAT nel 1980 che verteva su licenziamenti e riduzione dell'occupazione. L'indebolimento del sindacato è stato provocato dalla riduzione della domanda di lavoro nel settore industriale (settore in cui i sindacati erano più forti, avevano il maggior numero di iscritti), verificatasi dopo la crisi petrolifera, dagli anni '70 in poi, a causa della riorganizzazione produttiva e delle politiche di delocalizzazione che hanno portato la produzione manifatturiera in paesi esteri/asiatici/Europa dell'est/fuori dall'Italia. Riduzione della compattezza della classe operaia con il restringimento delle dimensioni aziendali e delle singole unità produttive (destrutturazione aziendale) si intende la trasformazione delle imprese, non più.Imprese verticali all'interno delle quali si realizza tutto il processo manifatturiero, produttivo (dalle materie prime al prodotto finale). Si è assistito alla disintegrazione verticale all'esternalizzazione sia di (vertical disintegration), alla trasformazione in imprese a rete, parti di produzione sia di servizi (come il reclutamento tramite agenzie di somministrazione). Se in passato vi erano grosse imprese con migliaia di lavoratori, oggi le imprese sono più piccole, solitamente familiari, e caratterizzate da una minor presenza del sindacato. Il rapporto tra lavoratori e datori di lavoro è gestito attraverso relazioni informali. In ambienti di lavoro più piccoli il controllo sul lavoratore è molto più forte (maggior efficienza dei lavoratori e paura/reticenza ad iscriversi al sindacato). Un altro elemento è la frammentazione delle carriere lavorative e la diffusione di contratti di lavoro dell'insicurezza.
lavorativa atipici/crescita (tutti coloro che non hanno un contratto tipico a tempo determinato: lavoratori precari, a tempo determinato, stagionali, o con contratti a termine o di somministrazione, a chiamata, a progetto). La paura che li porta a non iscriversi è non ottenere il rinnovo del contratto di lavoro (sono più deboli, che dovrebbero essere tutelati di più, ma più ricattabili). Si aggiunge poi la crescita del settore dei servizi/terziario, molto meno sindacalizzato di quello industriale/secondario che storicamente ha visto la nascita e la crescita delle organizzazioni sindacali. Specialmente nei servizi alla persona (scuole, trasporti), lo sciopero del lavoratore ha ripercussioni non solo sul datore di lavoro, ma anche sul consumatore di quel servizio (strumento non sempre efficace). Diviene necessario, ma più complesso trovare delle forme di organizzazione che sostituiscano lo sciopero. COME RISPONDERE ALLA CRISI: - Rappresentare chi non ha un contratto tipico a tempo determinato - Promuovere la tutela dei lavoratori precari, a tempo determinato, stagionali, o con contratti a termine o di somministrazione, a chiamata, a progetto - Sviluppare forme di organizzazione alternative allo sciopero nei settori dei servizi/terziario - Favorire la sindacalizzazione nel settore dei servizi/terziario - Promuovere la stabilità e la sicurezza del lavoro per tutti i lavoratori.è/era rappresentato:- Donne (in termini numerici sono meno iscritte: storicamente il sindacato era connesso al settoreindustriale in cui le donne erano poco occupate, oggi le donne sono impiegate soprattutto nelsettore terziario, servizi alla persona; la CGIL e CISL hanno però delle rappresentanti donne)(in Italia vi è un’altra rappresentatività dei lavoratori stranieri; negli ultimi anni in- Migrantipiccole associazioni sindacali si è vista una forte presenza di iscritti)- Minoranze linguistico-culturali (negli Stati Uniti gli afroamericani)- Giovani (molto più concentrati nei contratti atipici; non conoscono pienamente le grandi vittorie’70)sindacali degli anni AFFERMAZIONE ED EVOLUZIONE STORICA DEL SINDACATO L’origine e la formazione del sindacato riflettono le condizioni storiche e il carattere dello sviluppo industrialedei diversi paesi. In Inghilterra il conflitto iniziale è durissimo, ha carattere eversivo e siEsprime anche nel movimento luddista. Quasi contemporaneamente al diffondersi dell'impiego industriale del lavoro nasce e si espande la discussione sulle cattive condizioni degli operai, sui danni sociali e morali prodotti dall'industrialismo, sulla legittimità/liceità della totale subordinazione del lavoratore dipendente. I lavoratori danno vita ad iniziative collettive di protesta, di difesa e resistenza: i primi tentativi di attività sindacale esprimono il tentativo di negazione della stessa condizione operaia.
Con la nascita della manifattura, si crea una categoria di lavoratori senza altra forma di sostentamento che il salario, che a stento riesce a garantire la sopravvivenza. La durezza delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia si riflette in un conflitto sociale e politico molto forte e viene accentuato dal mancato riconoscimento del diritto d'associazione sindacale (dalla fine del XVII sec. alla fine del XIX sec. in molti paesi).
In Europa viene varata una legislazione antisciopero, che accompagna la legislazione restrittiva della libertà d'associazione sindacale. Questi aspetti tenderanno progressivamente a scomparire, nel corso del successivo sviluppo della società industriale, con il riconoscimento del sindacato e l'istituzionalizzazione del conflitto.
In Italia, paese late comer, cioè arrivato più tardi sulla scena del moderno capitalismo industriale, non si registrano i livelli di scontro che caratterizzano l'Inghilterra dell'Ottocento. La formazione della prima classe e delle prime organizzazioni sindacali avviene in Lombardia: all'esile sviluppo del capitalismo industriale corrisponde nella seconda metà dell'Ottocento un forte sviluppo del capitalismo agrario. Le opere di bonifica idraulica e di miglioramento del terreno della Valle Padana attraggono ingenti masse di lavoratori che non sono una vera e propria classe operaia (lavoratori d'industria).
ma hanno in comune con questa la condizione di persone che vivono del proprio salario. Alla fine delle opere di bonifica, una parte di questi lavoratori sono impiegati come braccianti agricoli, che non godono di una condizione lavorativa stabile alle dipendenze di una determinata impresa, ma passano da un datore di lavoro ad un altro. Contrariamente alle situazioni industriali, dove il sindacato nasce nella fabbrica e sul posto di lavoro, in questo contesto la dimensione territoriale assume un ruolo maggiore. Il lavoratore ha come controparte più datori di lavoro, perché questi ultimi necessitano di un numero di lavoratori variabile (e con competenze diverse) nei diversi periodi dell'anno. Solo in un momento successivo, quando con il consolidarsi dell'industria metallurgica cresce anche l'occupazione industriale, si sviluppano in Italia le organizzazioni di categoria, le grandi federazioni sindacali (FIOM). Le camere del lavoro a carattere intercategoriale.quali strutture territoriali diaggregazioni di lavoratori, rappresentano il momento organizzativo centrale del sindacato in Italia.
CONFLITTO INDUSTRIALE E L'OGGETTO DELLA CONTRATTAZIONE
Il sindacato, istituzione moderna della società industriale, è protagonista del principale conflitto tra datori di lavoro e lavoratori dipendenti, in primo luogo operai. Secondo Dahrendorf, il conflitto istituzionalizzato non è considerato negativamente, ma è un fattore che attiva lo sviluppo della società industriale. Inoltre, il punto di maggior rilievo nel conflitto industriale è il carattere più o meno autoritario delle relazioni di lavoro. Marx, invece, vedeva alla base del conflitto la contrapposizione degli interessi nei rapporti di produzione e nella distribuzione della ricchezza. Dopo le fasi iniziali in cui l'oggetto di scontro era il salario e le condizioni lavorative, l'innovazione portata dal fordismo trasformò l'operaio da
Lavoratore con un reddito mantenuto al livello di sussistenza ad un consumatore capace di sostenere la domanda di beni di consumo. In generale, ambiti e contenuti del conflitto e della contrattazione sono diversi e riguardano la durata, le caratteristiche, la retribuzione della prestazione lavorativa. Il risultato dell'azione sindacale e delle condizioni e soprattutto all'interno di questo il lavoratore dipendente cede, in contrattazione si concretizza nel contratto di lavoro: cambio di salario, l'uso della sua prestazione lavorativa per una data quantità di tempo, che è di solito definita in base al numero delle ore di lavoro (oggi 8 ore al giorno, settimana di 40 ore). Ciò che ha permesso la riduzione dell'orario, senza abbassare profitti, è stato l'elevato incremento della produttività del lavoro (quantità di prodotto per ora lavorata). Francia: fine anni '90 venne approvata una legge per la
riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore a settimana. Il tempo oggetto di conflitto e contrattazione non riguarda soltanto l'intensità dell'orario di lavoro.