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Il fenomeno della devianza
Il fatto di essere percepito come deviante può costituire un fattore di isolamento dell'individuo rispetto agli altri. La propria identità sociale viene ad essere qualificata in primo luogo dall'etichetta di deviante; l'isolamento che ne consegue costituisce l'inizio dell'aggregazione con altri soggetti definiti devianti, facendo iniziare la carriera di deviante. Un esempio di questo fenomeno è il fumatore di marijuana.
Lemert indicò l'esistenza di una devianza primaria (costituita dalla reazione all'atto deviante commesso) e devianza secondaria, cioè l'interiorizzazione dell'etichetta di deviante attraverso la modifica della propria personalità e l'adattamento al ruolo di deviante.
Esistono diverse teorie sulla devianza, come la teoria procedurale, la microteoria e la teoria conflittuale. Tuttavia, vengono mosse critiche alle teorie delle subculture poiché il deviante non ha valori diversi.
TEORIE DEL CONFLITTO
Approccio macro, situato nel paradigma del conflitto per il potere, per imporre i propri interessi o per acquisire risorse. In questa prospettiva la devianza diviene un concetto più duro ad es. criminalità ponendo enfasi sui comportamenti rilevanti per la legge penale (vicina alla criminologia).
Teorie di ispirazione marxista dicotomiche conseguenze della società capitalista; se scompaiono le classi non ci sarà più conflitto.
Teorie pluraliste del conflitto tra pluralità di gruppi; per queste il conflitto non viene mai meno.
Versione Hobbesiana: l'uomo cerca il proprio tornaconto, il proprio utile e questo lo porta a confliggere con gli altri.
Queste teorie nacquero tra 60 e 70 periodi fervidi di conflitti sulla scia del Multiculturalismo (appare in Canada, in seguito alle istanze di riconoscimento operate dalle minoranze linguistiche del Quebec) assume poi un significato generale e si estende ad altri paesi.
rivendicazione di pari opportunità in tutti i settori della società – femministe, giovani, cultura hippy.sociologo COSER tedesco emigrato negli USA studiò particolarmente le condizioni, le dinamiche e gli esiti del conflitto nell'ambito dei gruppi. Conflitto interno
tenendo presente che le persone possono appartenere contemporaneamente a più gruppi e pur potendo essere questi in conflitto tra loro, il dato precedente porta a smorzare i conflitti e ad impedirne la deflagrazione.
Il conflitto tra i valori non deve toccare quelli fondanti, ultimi altrimenti si perde la funzione integratrice. Come dato empirico si consideri che negli Usa è proprio una larga diffusione della vita associativa a tutti i livelli che non permette il diffondersi del conflitto a certi livelli.
Conflitto esterno rinsalda il gruppo (il nemico è fuori), ma se il gruppo non è abbastanza integrato può causare la disintegrazione, dissoluzione.del gruppo; C. fa l'esempio della Francia occupata Vichy e Resistenza. Devianza come conflitto interno; C. riprende Durkheim e la funzione utile del reato poiché la punizione serviva a rinsaldare il gruppo (attraverso l'indignazione delle coscienze); altro aspetto più rigido è il diritto all'interno di un gruppo (es. regimi totalitari) più è probabile che il conflitto scoppi in maniera da portare alla dissoluzione della società stessa (es. URSS). Laddove non si possono avere molteplici conflitti di modesta entità le società possono, ad un certo punto, implodere. Coser ha fatto degli studi sulle sette gruppi particolari senza contatti con l'esterno, simili alle istituzioni totali. Dahrendorf Impegno politico; superamento del conflitto dicotomico di tipo marxista applicabile alla società ottocentesca ma non nei periodi successivi. Nel 900 si ha separazione tra la proprietà dei mezzi di produzione.
Ed il potere politico o gestionale. Con la creazione delle società per azionale posizioni di poteresono più legate al ruolo che i soggetti svolgono es. manager, direttori generali ecc.
Potere è il potere legale (legittimo) sostenuto da norme giuridiche che consiste nel dare ordini e imporresanzioni per ottenere obbedienza. Le classi vengono definite in relazione ai soggetti e alle posizioni di potereche detengono; chi ha potere può definire norme che impongono comportamenti che gli sono utili o vietare comportamenti disfunzionali; si vede il diritto come risorsa per chi ha potere (Vold e Turk) società luogodi conflitto plurimo in cui chi ha il sopravvento usa il diritto per esercitare il potere.
Criminalizzazione primaria attraverso la definizione deviante o criminale di certi comportamenti
Criminalizzazione secondaria attraverso gli organi di polizia che possono ad es. arrestare le persone che appartengono ai gruppi più deboli perdenti
nella lotta per il potere. Prospettiva Marxista M. ha poco interesse per la devianza; Engels studia invece la situazione degli operai nell'Inghilterra riconducendo la devianza alle condizioni di miseria (disorganizzazione sociale e familiare) con reati collegati alle condizioni economiche. Marx scrive alcune paradossali pagine asserendo che è il criminale a produrre il diritto penale, polizia, giudici, ecc. in relazione alla divisione del lavoro nelle società capitaliste non ha alcun senso distinguere trabuoni e cattivi. Es. raccolta della legna. Nella criminologia di orientamento marxista la legge è strumento della classe dominante che rivolge la legge alla tutela dei propri interessi es. proprietà privata per la perpetuazione del sistema capitalistico. Criminalità in relazione con la proprietà dei mezzi di produzione. Critiche tutte queste teorie non riescono a giustificare adeguatamente tutti i crimini (es. crimini familiari) anche se.Per taluni autori (Quinney) la disgregazione familiare è considerata come frutto del conflitto che viene riportato all'interno della famiglia generando tensione.
La TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE, secondo la definizione di L. Gallino, è l'insieme di meccanismi, sanzioni e reazioni che un gruppo elabora ed impiega per prevenire la devianza di soggetti individuali e collettivi, per rimediare e/o impedire che la devianza si ripeta e si estenda ad altri. Questa definizione è onnicomprensiva, estendendosi anche al diritto, alla religione e alla morale.
Occorre considerare che forme di controllo sociale esistono in tutti i gruppi e si parte dalle considerazioni hobbesiane (tutti agiscono per il proprio tornaconto) e tutti possono compiere reati.
Si opera un capovolgimento della prospettiva: anziché guardare chi commette i reati, si chiede perché molti non li commettono; che cosa inibisce la commissione dei crimini. Ad esempio, forme di socializzazione che, a partire dall'infanzia, permettono di interiorizzare valori e/o divieti.
L'educazione permette di interiorizzare valori condivisi; il crimine è la violazione di questi valori.
Matza teorie del legame sociale - tutti gli individui sono legati al sistema di valori dominante e possono commettere atti di devianza con il ricorso all'uso di tecniche di neutralizzazione che sospendono la fedeltà ai valori sociali:
- Negazione della responsabilità (non volevo farlo)
- Negazione del danno (furto ad una persona ricchissima)
- Negazione della vittima (vittima merita di subire il danno)
- Condanna di chi condanna (il giudice è corrotto)
- Richiamo a lealtà più alte
Hirschi forte richiamo ad Hobbes l'individuo agisce in maniera egoistica in modo da procurarsi il maggior numero possibile di benefici; la società serve a limitare questi interessi ma quando i limiti si allentano il comportamento egoistico prende il sopravvento. Rapporto tra fattori inibitori e tendenze criminogene.
ATTACCAMENTO – a cose e/o persone e/o istituzioni (più è sviluppato questo senso meno èprobabile che si commettano reati;
COINVOLGIMENTO – grado, tempo, intensità a disposizione dei comportamenti conformi (più altoè minore è la probabilità di commettere atti criminali);
IMPEGNO – è l’investimento che ciascuno effettua nella società conforme (più forte è l’impegnopiù il soggetto ha da perdere con la commissione di atti devianti);
CONVINZIONE nella validità delle regole vigenti;
TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO (Hirschi)
Parte dalla definizione della diversa capacità che le persone hanno di autolimitarsi; devianti e non deviantisono diversi solo per l’autocontrollo in questo senso è fondamentale l’importanza dell’educazione;alcuni autori sostengono che gli individui ragionino in termini di comparazione tra la
gratificazione dovuta all'atto deviante (si dà importanza alla gratificazione a breve termine) e le conseguenze negative dello stesso.
TEORIA DELL'APPRENDIMENTO SOCIALE
Può essere considerata un approfondimento delle teoria dell'associazione differenziale di Sutherland che sosteneva che i comportamenti devianti fossero appresi all'interno dei gruppi di riferimento in base alla definizione di ciò che è o non è deviante. Gli studi della scuola di Chicago trattava una pluralità di gruppi culturali ancora fluidi; Sutherland, invece, studia flussi migratori già consolidato in una situazione cristallizzata.
Skinner adotta una teoria psicologica comportamentista (per Weber azione dal punto di vista soggettivo del soggetto agente); i comportamentismi studiano l'azione per ciò che appare, per come si manifesta come appare all'esterno. La psicologia come scienza non fondarsi su significati interiori che sono
Mutevoli ed difficilmente conoscibili. Grosso modo si ripercorre l'idea di Luhman sul senso oggettivo dell'azione. La psicologia deve studiare i comportamenti esterni che cadono sotto l'osservazione. Mead faceva riferimento anche all'Io del soggetto; Goffman vede il soggetto come un gancio il soggetto esiste se cerca di dare una rappresentazione di sé. Skinner studia i comportamenti e le tecniche per orientare gli stessi (rinforzi positivi e negativi). Una teoria meccanicista similare fu espressa da Bentham attrazione per ciò che produce dolore e viceversa. S. considera delle strategie per orientare e/o rinforzare certi comportamenti: rinforzi positivi (sanzioni positive, premi) rinforzi negativi (mancanza di punizione, punizioni e assenza di ricompense) (inibitori dei comportamenti). Skinner considera anche altri strumenti intermedi che intervengono durante l'azione (stimoli discriminanti, es. pubblicità o comunque qualsiasi altro segnale).
che stimoli o inibisca comportamenti); i