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2) PROPENSIONE ALL’OFFRIRE UNA SPIEGAZIONE, UNA COMPRENSIONE DEI FENOMENI
SOCIALI attraverso un approccio non normativo, non valutativo, ma descrittivo. Alla sociologia
non interessa come dovrebbe andare il mondo, ma come va, e si possono avere delle
indicazioni su come dovrebbe andare, ma in quel momento si finisce di fare sociologia del diritto
per fare una dottrina come fanno i giuristi.
3) Essere suscettibili di VERIFICAZIONE o FALSIFICAZIONE sul piano empirico, cioè sul piano
della realtà dei fatti, vale a dire che generalmente le ipotesi teoriche che formano appunto una
teoria sociologica devono essere provate sulla base dell’osservazione della realtà. Quindi si
formula un ipotesi teorica e poi verificarla nella realtà per controllare se sia o meno vera. Non
tutte le teorie sociologiche hanno necessariamente bisogno di una ricerca sul campo, ma la
buona parte. Questa terza caratteristica distingue la sociologia dalla filosofia, cioè le teorie
filosofiche si risolvono in speculazioni che non si prestano ad essere provate sul piano empirico.
Esistono più modelli di scienza, in una prospettiva storica il primo modello di scienza a cui
aderirono Durkheim e Comte era un MODELLO POSITIVISTA DI SCIENZA, anche dello modello
unitario, perché i positivisti erano convinti che i fenomeni sociali al pari delle scienze naturali
potessero essere studiati con lo stesso atteggiamento scientifico di neutralità, oggettività, mediante
l’elaborazione di leggi universali che li governano; leggi universali simili ai principi naturali che
governano i fenomeni naturali, per questo si chiama modello unitario di scienza. Non si da una
distinzione perché l’intendo dei positivisti era quello di liberare il sapere scientifico dai vincoli della
fede religiosa, dalle astrazioni metafisiche e di estendere anche al campo dello studio dei fenomeni
sociali lo stesso atteggiamento rigoroso. Il modello unitario di scienza trova significativa
espressione nel pensiero di Durkheim, che nel 1895 scrive un testo importante, “le regole del
metodo sociologico”. Lui individua l’oggetto della sociologia nei cosiddetti fatti sociali, precisando
che in realtà questi fatti sociali non sono veri ei propri fatti, cose, sono in realtà entità immateriali,
modi di pensare di agire. Nondimeno i fatti sociali devono essere studiati come se fossero cose,
cioè con un approccio oggettivo, neutrale e con l’applicazione di un rigoroso metodo scientifico che
consenta di osservare la realtà, in particolare di osservare le conseguenze che questi fatti sociali
producono sul comportamento degli individui. Quindi modello unitario di scienza è il primo modello
in ordine storico perché accompagna la fondazione della sociologia.
Questo modello positivista di scienza poco dopo essere stato elaborato, subisce numerosi
attacchi, critiche da fronti molto diversi tra loro, esempio in Italia la critica è mossa dai neoidialisti
(benedetto croce) però dall’altra parte anche dai Marxisti, quindi critiche su fronti molto diversi, e
specie in Germania si sviluppa tra fine 800 e primi 900 un dibattito epistemologico molto
importante sul rapporto tra scienze naturali e scienze sociali; un dibattito che coinvolge molto i
sociologi.
In questo dibattito è criticato il modello unitario, emergono varie posizioni e tra le varie emerge
quella di uno storico tedesco Wikelm Dilthey, Critica il modello unitario di scienza elaborando un
altro modello che si basa, invece, sulla TESI DELLA SPECIFICITÀ DELLE SCIENZE SOCIALI
rispetto alle scienze naturali. In particolare critica l’idea che le scienze naturali e dello spirito
(anche dette sociali), possano essere ricondotte in un modello unitario, sono, infatti, due diversi
campi di scienza, e il criterio distintivo risiede nel diverso tipo di realtà. La distinzione è data
dall’oggetto di studio di cui si occupano rispettivamente le scienze sociali e naturali e
conseguentemente il diverso tipo di attività intellettuale.
Dilthey sostiene che le scienze naturali hanno ad oggetto una realtà consistente nell’osservabilità
di fenomeni esterni rispetto all’individuo che li studia, il biologo studia una realtà fuori da sé,
diversamente nel caso delle scienze dello spirito, sociali l’oggetto dei fenomeni non è
completamente esterno all’individuo che li studia, infatti l’individuo contribuisce a creare, plasmare.
Di conseguenza il tipo di attività necessario per lo studio delle scienze naturali ha ad oggetto
fenomeni esterni indirizzati ad offrire una spiegazione di tali fenomeni mediante l’individuazione di
leggi universali, di casualità, mentre le scienze sociali non avendo fenomeni totalmente esterni
possono limitarsi ad offrire una comprensione dei fenomeni studiati.
Dilthey pertanto fa una distinzione tra spiegazione (prerogativa esclusiva delle scienze naturali) e
comprensione (prerogativa delle scienze sociali, dello spirito). La sua posizioni ci interessa in
particolar modo, perché è una tesi molto seguita, che riscuote successo nel dibattito tedesco di
fine 800. A questo dibattito partecipa anche Weber, il quale come sempre si caratterizza per un
pensiero molto originale, criticando Dilthey, e formando un modello di scienza chiamato;
MODELLO INTERPRETATIVO COMPRENDENTE.
COMPRENDENTE perché Weber antipositivista e critico al modello unitario di scienza, non crede
minimamente che sia possibile avere un approccio distaccato del tutto oggettivo e neutrale rispetto
ai fenomeni sociali , tuttavia ritiene come Dilthey che ci siano delle differenze tra scienze naturali e
sociali ma lo critica perché a lui sembra che i fenomeni sociali di cui si occupa la sociologia non
solo mirino a comprendere ed offrire una comprensione dei fenomeni sociali ma che i fenomeni
sociali possano anche essere suscettibili di una spiegazione in termini di cause ed effetti, benché
si tratti di un nesso, di un significato di spiegazione diverso da quello che si utilizza nel campo delle
scienze naturali. Weber propone quindi un superamento della distinzione elaborata da Dilthey tra
comprensione e spiegazione, sostenendo che anche i fenomeni sociali, oggetto di studio di
scienze sociali siano suscettibili non solo di comprensione ma anche di spiegazione. Sostiene
questo perché dice che studiando l’ascesa del capitalismo sul piano della definizione dei termini si
può fare una spiegazione e comprensione, ma quando si studia e analizzano questi fenomeni in
realtà comprensione e spiegazione sono inscindibili, non possono essere separati, lo si può fare
sul piano analitico ma non quando si studia il fenomeno. Quindi comprendente perché
comprensivo sia di spiegazione sia di comprensione, perché anche i fenomeni sociali sono
suscettibili di spiegazione e non solo le scienze naturali.
INTERPRETATIVO perché secondo Weber la conoscenza dei fenomeni sociali di cui si occupano
le scienze sociali sono sempre il prodotto di un’attività interpretativa, quindi la conoscenza dei
fenomeni sociali è sempre frutto di un’interpretazione in particolare nota Weber tra chi studia,
osserva la scienza sociale, e l’oggetto di studio esiste sempre quello che lui chiama UNA
RELAZIONE AL VALORE, che è una relazione tra soggetto e oggetto, ovvero non esiste secondo
Weber una conoscenza senza presupposti di valore, cioè del tutto neutrale rispetto ai valori etico
politici di chi osserva, studia e interpreta i fenomeni sociali. Questa relazione al valore che c’è tra
soggetto e oggetto condiziona due profili molto importanti della ricerca scientifica:
1) Condiziona la stessa scelta dell’oggetto di cui ci occupiamo, che risente delle nostre
preferenze e dei nostri gusti, di ciò che riteniamo importante, condiziona il fatto che
nell’interpretazione dei fenomeni sociali e nello studio dell’agire sociale ogni individuo darà più
rilevanza a certi motivi soggettivi piuttosto cha ad altri.
2) La regola della a- valutatività (sensa valutatività) che è rivolta a chi studia e analizza i
fenomeni sociali e che impone di offrire una conoscenza il più possibile libera delle proprie
convinzioni etico-politiche, questo perché la scienza sociale secondo Weber per dirsi tale non
ci deve imporre determinati comportamenti e valori, ma deve produrre interpretazioni
scientificamente valide del mondo sociale in cui viviamo, interpretazioni che possono essere
discusse tra i vari soggetti al di là delle convinzioni etico politiche e dei valori condivisi da chi
studia e fa ricerca; può essere intesa come una regola deontologica, cioè una direttiva
(imperativo etico, se vuoi far del buon servizio alla scienza devi spogliarti delle tue convinzioni.
Quarta lezione, 31 Marzo.
La sociologia del diritto come parte della sociologia generale, ha un’implicazione per cui la
sociologia del diritto si avvale dei modelli teorici e delle metodologie tecniche di ricerca che
caratterizzano la società generale. Metodi e tecniche che caratterizzano la ricerca sul campo e
sociale che vengono utilizzati per studiare fenomeni giuridici. La sociologia del diritto dovrebbe
scrivere teorie, le quali sono verificabili sul piano empirico. Quindi l’idea di base fa si che il
ricercatore formuli delle ipotesi teoriche, le quali dovranno essere confermate o negate mediante le
ricerche sul campo. I sociologi del diritto utilizzano; strumenti, metodi di ricerca sociale. La
sociologia del diritto prende in prestito strumenti ontologici lavorati sul piano sociologico e si avvale
della distinzione più importante che caratterizza i metodi della ricerca sociale, la grande distinzione
tra i metodi e le tecniche che vengono utilizzate nell’ambito della ricerca sociologica. Una
distinzione molto enfatizzata poiché sovente vengono utilizzati entrambi e non separati.
1) METODO DI TIPO QUANTITATIVO, tra i più importante metodi ci sono le statistiche e i
questionari, entrambi contano su:
a. Variabili che possono essere misurate.
b. Indici costruiti in base a modelli matematici.
Solitamente entrambi si basano sulla scelta di un campione, ovvero un insieme predefinito e
statisticamente rilevante di oggetti che si intendono studiare. Questo tipo di campione verrà poi
analizzato mediante variabili che consentiranno di misurare la ricorrenza numerica delle differenti
variabili e le loro relazioni reciproche. Uno degli strumenti più utilizzati nella sociologica del diritto è
il questionario, in cui i dati della ricerca sono ottenuti a partire dalla somministrazione di un insieme
di domande a risposta chiusa, ovvero domante preformate, le quali sono somministrate a un
campione di soggetti ritenuti statisticamente rilevanti ai fini dell’immagine. La scelta dei metodi
quantitativi e qualitativi dipende dal tipo di ricerca che si desidera fare