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Teorie sulla funzione della pena.
Secondo uno schema teorico novecentesco le teorie sulla funzione sociale della pena vengono distinte in due grandi
famiglie: le famiglie delle teorie assolute e le famiglie delle teorie relative.
Sono dette assolute le dottrine retributive, sono teorie relative tutte le varianti della concezione preventiva della pena.
Teorie assolute sono quelle per cui la sanzione penale trova giustificazione in se stessa, punisce per punire. In
✗ questo caso si punisce con uno sguardo rivolto al passato, interessa ciò che è stato.
Le teorie relative sono quelle per cui non si punisce per punire, ma si punisce per uno scopo sociale ulteriore.
✗ Si punisce con uno sguardo rivolto al futuro affinché non vengano commessi ulteriori reati.
Tra le due concezioni la più risalente è quella assoluta che trova la sua arcaica espressione nella legge del taglione.
Concezione retributiva della pena: teorie assolute.
Nella cultura giuridica moderna l’idea della pena come retribuzione trova espressione nel pensiero kantiano: infatti,
nella rielaborazione moderna della concezione retributiva trova spazio la tesi secondo cui il reo merita una punizione
dal momento che questo è l’unico modo per riconoscere e rispettare la sua autonomia morale.
La concezione retributiva della pena implica l’adesione alla tesi del libero arbitrio secondo la quale gli individui sono
soggetti razionali, liberi di scegliere tra il bene e il male.
Una versione illuminista della concezione retributiva della pena è rinvenibile nel pensiero di Cesare Beccaria e in
particolare nella tesi del proporzionalismo penale.
Secondo il proporzionalismo penale al reo deve essere inflitta una pena proporzionale alla gravità del fatto di reato
commesso. Ai sostenitori della concezione retributiva non interessano gli effetti sociali, ovvero l’impatto che la
sanzione ha a livello penale.
Concezione preventiva della pena: teorie relative.
Nelle concezioni preventive, invece, la sanzione è uno strumento per conseguire uno scopo ulteriore e lo scopo della
pena dovrebbe essere di utilità sociale.
La sanzione penale è vista come una pena utile che non si limita ad infierire sul trasgressore , ma che persegue uno
scopo di utilità penale.
Le concezioni preventive trovano la loro prima sistemazione teorica nell’utilitarismo penale di cui uno dei suoi massimi
esponenti è Bentham.
Secondo l’utilitarismo il fine della società è quello di conseguire la massima felicità per il maggior numero di persone e,
a per il raggiungimento di questo scopo, Bentham introduce la concezione preventiva della pena ovvero assegna alla
sanzione penale il fine di prevenire la commissione di reati e il fine di impedire la diffusione di comportamenti
socialmente pericolosi.
Rispetto alla concezione retributiva che implica l’adesione alla tesi del libero arbitrio, la concezione preventiva è legata
a un certo determinismo sociale.
Prevale l’idea che ogni comportamento e quindi anche quello criminale sia determinato da cause sociali e culturali.
Sarebbe quindi possibile andare ad incidere proprio su quelle cause per prevenire la commissione di reati.
Le concezioni preventive sono legate ad una certa fiducia nella possibilità di intervenire efficacemente per incentivare
le scelte conformi da parte dei singoli individui. Si distingue tra concezioni preventive generali e concezioni preventive
speciali. Nelle concezioni preventive generali la funzione preventiva della pena è rivolta alla generalità dei consociati
mentre nelle concezioni preventive speciali la funzione preventiva della pena è rivolta al singolo.
Si distingue, poi, tra prevenzione negativa se si ritiene che la pena sia finalizzata a scoraggiare comportamenti
trasgressivi e criminali, e prevenzione positiva se si ritiene che lo scopo della pena sia quello di incoraggiare la
conformità (come in Durkheim dove la pena è rivolta alle persone per bene).
Ci sono quattro versioni della concezione preventiva della pena:
1. Concezione preventiva generale negativa secondo cui lo scopo della pena è prima di tutto quello di scoraggiare
potenziali trasgressori, attraverso la minaccia della sanzione , dal commettere reati (concezione a cui aderisce
Bentham il quale però critica la pena di morte che risponde proprio a una concezione preventiva generale
negativa).
2. Concezione preventiva generale positiva che attribuisce alla pena la funzione di rassicurare le persone per bene
circa la validità del loro atteggiamento rispetto ai valori sociali dominanti (era la concezione di Durkheim).
3. Concezione della prevenzione speciale negativa per cui lo scopo della pena è quello di neutralizzare il reo per
evitare la recidiva, ovvero la commissione di un altro reato da parte dello stesso soggetto.
4. Concezione della prevenzione speciale positiva secondo cui lo scopo della pena è quello di incoraggiare scelte
conformi da parte del reo tramite un percorso di correzione e rieducazione del reo.
Bentham.
Bentham e la concezione preventiva speciale della pena (preventiva speciale positiva Panopticon)
L aspetto originale del pensiero di Bentham è la teorizzazione della prevenzione speciale sia negativa sia positiva.
Bentham sottolinea gli effetti positivi della prevenzione speciale negativa nel senso che l’effetto socialmente utile della
pena dovrebbe essere quello di neutralizzare il reo, di scoraggiarlo dal commettere ulteriori reati (carcere, pena
detentiva). Anche prima della teorizzazione di Bentham, la concezione speciale negativa veniva utilizzata per
giustificare la pena di morte, che neutralizzava definitivamente l’autore dei reati, e le pene corporali.
Essendo Bentham, insieme ad altri autori della scuola classica, un acerrimo critico della pena di morte, egli congiunge
alla finalità speciale negativa della sanzione penale anche una finalità di tipo positivo completamente estranea alla pena
di morte. Bentham, sempre in un ottica utilitaristica ovvero rivolta allo scopo cioè di minimizzare i reati, ritiene che una
sanzione penale accolta non debba limitarsi semplicemente a neutralizzare fisicamente il condannato, ad allontanarlo
dal corpo sociale, ma debba anche incidere sulla volontà, ovvero deve tendere a rieducarlo al fine ultimo di reinserire il
condannato nella società. In Bentham, troviamo quindi, una prima elaborazione della funzione preventiva speciale
positiva.
Il contesto ideale nel quale può trovare realizzazione questa finalità correttiva della sanzione penale consiste, secondo
Bentham, nel panopticon. In questo carcere progettato da Bentham, su modello delle Workhouses inglesi, ovvero
prendendo come riferimento le case di correzione progettate pensando che l’etica del lavoro fosse il nucleo centrale del
buon cittadino, i detenuti devono lavorare. La sanzione penale detentiva, attraverso il lavoro, consegue l’obiettivo di
disciplinare i corpi e gli animi dei detenuti. Lo scopo è quello di insegnare alle persone a lavorare, ad apprendere regole,
a rispettare orari in modo tale che il carcere restituisca alla società cittadini disciplinati e in grado di svolgere un
mestiere una volta rimessi in libertà. La funzione del carcere è quella di allontanare i detenuti dalla strada di predizione
verso la quale si erano avviati. Bentham inizia a lavorare al progetto di carcere nel 1787 fino a quando nel 1811 viene
rifiutato dai politici del suo tempo essenzialmente per due motivi: il progetto di era stato elaborato in maniera quasi
maniacale ed incontra una certa resistenza culturale perché era forte l’ idea che la funzione della pena detentiva fosse
custodire imputati in attesa di giudizio. Agli occhi dei politici contemporanei, il carcere di Bentham sembrava uno
strumento troppo mite di esecuzione della pena dal momento che gli strumenti più diffusi erano pene corporali cruente.
Questo progetto viene concepito mentre Bentham è in viaggio in Russia con il fratello architetto che doveva progettare
un edificio destinato ad ospitare un’industria manifatturiera.
Quanto alla struttura del panopticon, essa è composta da una torre centrale di controllo, all’interno della quale
stazionerebbe il controllore, circondata da costruzione circolare dove sono disposte le celle dei prigionieri.
L’interno delle celle deve risultare visibile dalla torre di sorveglianza centrale in modo che i sorveglianti possano
vigilare in ogni momento della giornata i reclusi senza che vengano visti.
La struttura architettonica del panopticon incorpora il principio della sorveglianza centralizzata il quale,
metaforicamente, rappresenta l’idea dell’occhio dell’autorità del potere a cui non si può sfuggire: rappresenta una
modalità di coercizione impalpabile, ma totalmente invasiva .
Questo modo di coercizione non solo è utile a prevenire tentativi materiali di fuga, ma impedisce ai detenuti di fuggire
anche mentalmente. L'altro aspetto importante del panopticon, oltre al principio di sorveglianza centralizzata, è la
polifunzionalità di questo modello di controllo sociale. Bentham sostiene che la sua struttura possa essere utilizzata per
il perseguimento di più scopi e in particolare in tutti i casi in cui si renda necessario tenere costantemente sotto controllo
un insieme di persone. Può essere un luogo utile per la reclusione di pazzi, un luogo per correggere i viziosi, per far
lavorare i pigri, per far alloggiare i poveri, per istruire i minori abbandonati, per addestrare le persone a un mestiere.
Il panopticon poteva quindi essere uno strumento per il controllo sociale di fasce marginali della popolazione.
Il panopticon consce successo e viene realizzato, almeno in parte, nel ‘900.
Nel dibattito criminologico e nel dibattito sociologico giuridico il panopticon diventa oggetto molto importante di
discussione, in quanto metafora per eccellenza del controllo sociale moderno, anche grazie ad una delle interpretazioni
più celebri fornita da Michel Foucault attraverso il testo “Sorvegliare e punire”.
Nelle pagine iniziali di questo testo Foucault si sofferma sulla contrapposizione tra due modalità di esecuzione della
pena che convivono tra la fine del 700 e l’800.
La prima immagine riguarda l’esecuzione capitale (pena di morte) svoltasi a Parigi nella pubblica piazza davanti ad una
folla concitata di spettatori (1775): il corpo del condannato viene squarciato in maniera molto violenta.
La seconda immagine, invece, consiste nella vita silenziosa che scandisce le giornate in un riformatorio parigino
secondo un regime disciplinatorio molto dettagliato che regola la vita dei detenuti. La pena si consuma, qui, in silenzio
e in privato senza ricorso alla violenza fisica e alla cerimonia pubblica.
Foucault si sofferma sui motivi che hanno portato la sorveglianza centralizzata a sostituirsi al pubblico supplizio.
Secondo Foucault il panopticon è il simbolo di una svolta radicale