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Sé DISANCORATI E Sé ALLA DERI4VA
Nell’era moderna l’ordine amministrato veniva costruito dallo stato rimuovendo
l’insieme di tradizioni locali e particolari, così da disancorare gli individui facendoli
partire da zero nel processo di autodeterminazione. Non veniva negata la necessità di
possedere un identità, ma essa doveva essere solida, resistente e immutabile.
L’identità individuale da intenzione si trasformò in progetto di vita. La costruzione
dell’identità doveva essere guidata fin dall’inizio dall’idea del progetto finito. In
relazione a ciò l’ordine globale e l’autocostruzione individuale erano sempre intrecciati
tra loro, poiché solo grazie agli sforzi collettivi l’individuo trovava uno scenario
affidabile per la realizzazione del proprio progetto. Qualsiasi fossero le scelte dei
singoli non lasciavano traccia sulle strutture che, nonostante la vertiginosa
accelerazione dell’epoca moderna, sembravano essere più forti di tutto ciò di cui gli
esseri umani erano capaci. Nella società moderna l’adattamento e il consenso erano
unidirezionali infatti le scelte individuali dovevano soddisfare le esigenze funzionali
dell’insieme. Gli scenari postmoderni sono molto diversi, non sono caratterizzati da
solidità e compattezza, infatti la costruzione dell’identità individuale cerca invano un
fondale solido dove ancorarsi. Cio che caratterizza la paura nell’era post-moderna è il
non sapere cosa aspettarsi dalle vicende. Secondo l’autore un nuovo aspetto dell’
insicurezza è il fatto di non vederla piu come un fastidio momentaneo; il mondo si sta
infatti preparando a conviverci stabilmente evidenziando cosi la contrapposizione tra
se disancorato moderno e se alla deriva riferito alla post modernità. L’autore cita 3
aspetti dell’insicurezza post moderna: il primo viene definito disordine mondiale
poiché al mondo di sempre stabile è subentrato un mondo privo di una struttura
visibile; il secondo è la deregulation universale dove l’estrema libertà per i mercati ha
portato a forti differenze non solo tra stati diversi ma tra persone dello stesso stato; il
terzo riguarda i legami interindividuali, i quali sono anch’essi impregnati dello spirito
consumista che assegna al partner il ruolo di potenziale fonte di piacere dove
conviene costruire legami considerati da entrambi a scadenza. Un tempo l’identità si
costruiva mattone per mattone avendo l’obiettivo finale ben a mente, oggi, invece,
subentra la tecnica degli inizi assoluti, dal ricominciare sempre a capo poiche viviamo
in un epoca caratterizzata da un insanabile insicurezza. I legami interumani si riducono
ad una serie di incontri così l’identità diviene una collezione di maschere indossate.
DIFFERENZA TRA STRANIERO MODERNO E QUELLO POSTMODERNO
La tipica figura dello straniero moderno lo definiva come un prodotto difettoso con
l’unica colpa imperdonabile di non avere un preciso posto assegnato dalla concezione
statale di ordine. Egli in quanto diverso era destabilizzante per la società, che non
ammetteva l’ambivalenza cognitiva poiche nell’ideale della trasparenza del mondo
moderno le minacce all’ordine erano inaccettabili. Gli stranieri erano definiti stranieri
nella misura in cui l’ordine progettato fa di essi un elemento estraneo. Levi-strauss
propone due diverse strategie tra loro complementari per affrontare l’ambivalenza
cognitiva: la prima è la strategia antropofagica dove si rende simile il dissimile
trasformando l’estraneo in una sostanza indistinguibile dalla propria; la seconda è
quella antropoemica che consiste nel rigettare lo straniero cacciandolo oltre le
frontiere del mondo ordinato. Per lo spirito moderno e lo stato moderno l’obiettivo
finale era l’annullamento fisico o culturale dello straniero e tale eliminazione non
veniva considerata come un atto distruttivo bensi come la costruzione dell’ordine. Per
quanto riguarda lo straniero post-moderno egli si trova in una ben diversa situazione;
egli vive in un mondo che è in continuo mutamento ed è caratterizzato da sempre più
incertezza che in un certo senso cancella le differenze tra normalità e anormalità e
quindi anche tra straniero e locali. Le nuove condizioni, infatti, prevedono che gli
stranieri non siano piu definiti con chiarezza, come succedeva nello stato moderno, ma
sono indefiniti e mutevoli. Anche a loro come i locali manca un solido punto d’appiglio
per costruire la propria identità, la quale non viene piu definita dall’alto ma deve
essere continuamente ricostruita. La fluidità che caratterizza il nostro tempo non solo
ha pervaso tutte le strutture sociali ma anche gli individui e la loro identità.
L’AVANGUARDIA è IMPORTANTE NELLA MODERNITà, perché NON Può ESSERE
COSì NELLA POSTMODERNITà?
Il termine avanguardia intende un reparto avanzato che precede il resto dell’esercito;
in questo modo trae il suo significato dal presupposto di conoscere lo spazio e il tempo
e di vederli come ordinati. Una dimostrazione evidente dell’uso improprio del termine
avanguardia nell’era postmoderna è l’evoluzione dell’arte. Nell’era moderna l’arte si
prefiggeva come obiettivo quello di essere innovativa dichiarando guerra alla realtà
esistente non per cambiarne i valori ma per proporre un avanzamento più rapido che
portasse al raggiungimento di un mondo migliore. Nel mondo postmoderno non vi è la
possibilità di parlare di avanguardia in quanto la fluidità della struttura non consente di
individuare un davanti o un dietro o meglio cio che è progressista e cio che è arretrato,
perché manca un riferimento stabile. Il paradosso dell’avanguardia è di accogliere il
successo come una dimostrazione di sconfitta, e la sconfitta come la riprova della
bontà della propria causa. Accade che essa misuri la giustezza delle sue ragioni con la
profondità della sua solitudine e con l’intensità dell’avversione di quanti aveva giurato
di convertire. In questo modo stili e generi vecchi e nuovi ottengono il diritto di
esistere con gli stessi mezzi. Mentre nella modernità l’arte si proponeva di aprire
nuove strade, oggi l’arte è una delle tante alternative che non ambisce piu ad indicare
la via e la sua grandezza si misura solo attraverso la sua diffusione e dal costo del suo
cartellino. Si potrebbe dire che l’avanguardia si è rivelata moderna nelle sue intenzioni
ma postmoderna nei risultati.
CULTURA COME COOPERATIVA DI CONSUMATORI, perché?
L’uso del termine cooperativa di consumatori viene usata da Bauman come metafora
per spiegare il nuovo concetto di cultura, concetto che andasse a contrastare il
paradigma tradizionale. L’autore con tale metafora intendeva un negozio che venisse
gestito dalle stesse persone che ne usufruivano, donando così ai consumatori la
possibilità di essere liberi, donandogli quella libertà di cui erano stati privati all’interno
delle fabbriche nelle quali si guadagnava da vivere. Il territorio cooperativo è così un
territorio autogovernato, nel quale si assiste ad un reale policentrismo del potere; in
questo scenario non è possibile distinguere l’attore dall’autore, poiché tutti ricoprono
allo stesso tempo entrambi i ruoli. Viene usato il termine “cooperativa di consumatori”
poiché la distribuzione e l’appropriazione, e non la produttività, sono l’asse portante
dell’azione cooperativista e dentro di essa la quota dei partecipanti è commisurata alla
portata del loro consumo. La vera produzione di una cooperativa di consumatori è la
produzione di consumatori. Questa metafora di una cultura come cooperativa di
consumatori viene per forza completata dalla metafora del mercato: il modello della
cooperativa di consumatori è immaginabile soltanto nell’ambito del mercato. Il
mercato a sua volta è il campo da gioco della domanda e dell’offerta. È solo nel corso
del gioco che le entità diventano merci: l’offerta procura entità che intendono
diventare merce, ma è la richiesta che le rende tali. Per di piu nell’atto di
mercificazione nasce anche il consumatore. La merce “si compie” insieme al
“compiersi” del consumatore. Nella cultura cosi come nel mercato si svolge un gioco
tra l’offerta di beni potenziali e la richiesta che li realizza come beni propri; sul campo
si aggirano segni alla ricerca di significati e significati alla ricerca di segni. Non si
adattano i segni ai significati ma i significati ai segni.
DIFFERENZA TRA STRANIERO MODERNO E POSTMODERNO “SENTIERO VERSO
L’UMANITà CONDIVISA”
La principale differenza tra stranieri moderni e postmoderni risiede nel fatto che
mentre i primi erano messi in disparte e condannati all’annientamento, i secondi sono
parte stabile del paesaggio. Diventano così paradossalmente indispensabili. Nella
cultura consumista infatti la varietà del mondo e delle sue offerte è in un certo senso
l’ambiente naturale e la condizione indispensabile di una vita riuscita. In questo
scenario l’avvento di un mondo monolitico e indifferenziato diviene impensabile; oggi
infatti la presenza degli estranei non è piu un problema cui occorre rimediare ma la
questione diventa come convivere per sempre con l’estraneità. Di conseguenza il
pensiero postmoderno è caratterizzato dalla consapevolezza che le differenze non
sono solo inevitabili e ineliminabili ma sono un bene da tutelare; nell’epoca moderna
invece si era concordi sul fatto che l’estraneità fosse un fenomeno da tenere il piu
lontano possibile, addirittura da annientare. L’autore usa il termine “razzismo
differenziante”, il quale concetto principale è che le caratteristiche umane sono un
prodotto umano ma che culture diverse conferiscono agli uomini forme diverse e che
non si deve mescolare cio che le culture hanno separato per sempre. Egli usa questo
termine per sottolineare come oggi chiunque di noi sia un “differenzialista” e un
fautore della multi cultura. Il fenomeno che caratterizza la postmodernità è che sia a
destra sia a sinistra si sia convinti che la miglior ricetta per convivere con gli estranei
sia mantenere le reciproche distanze, infatti, tutti, non senza ragione e ognuno con le
sue giustificazioni, condannano le ambizioni universalistico-assimilatorie dello stato
moderno per le sue inclinazioni totalitarie. Ciò che nell’epoca postmoderna dovrebbe
avven