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La fase "matura"
Sono stati condotti ulteriori studi, la cosiddetta fase "matura" dell'approccio usi e gratificazioni, che hanno approfondito soprattutto quelli che erano i possibili bisogni soddisfatti dai media. Katz, Gurevitch e Haas, con uno studio del 1973 avevano individuato cinque bisogni fondamentali:- Bisogni cognitivi: acquisizione e rafforzamento delle conoscenze e della comprensione, "cognitivo" si riferisce all'accrescimento dei meccanismi di conoscenza della realtà sociale.
- Bisogni affettivi-estetici: rafforzamento dell'esperienza estetica o emotiva, perché i media offrono esperienze a livello estetico ed emotivo.
- Bisogni integrativi a livello della personalità: rassicurazione sulla realtà sociale, stabilità emotiva, incremento di credibilità e status.
- Bisogni integrativi a livello sociale: rafforzamento delle relazioni interpersonali, con la famiglia e con i componenti.
- Contenuti caratteristici (perlomeno percepiti in tal modo).
- Attributi tipici (la stampa vs. televisione e radio, la rappresentazione simbolica vs. quella iconica).
- Tipiche situazioni di esposizione (a casa vs. fuori casa, soli vs. con altri, con il controllo degli aspetti temporali dell'esposizione vs. assenza di tale controllo).
- Fruizione ritualistica - stile di consumo centrato sul mezzo in
- il consumo mediale è orientato a un obiettivo
- il consumo mediale consente un ampio ventaglio di gratificazioni
- le gratificazioni trovano origine nel contenuto mediale, nell'esposizione e nel contesto che lo circonda
- il consumo mediale è influenzato dalla situazione sociale e dai bisogni individuali
- il consumo mediale può soddisfare bisogni vicari e offrire un senso di appartenenza a gruppi sociali.
quanto tale piuttosto che sulla specifica offerta che propone. È motivata dalla necessità di impiegare il tempo in maniera facile e immediata, in assenza di altre possibili alternative più gratificanti.
Fruizione strumentale stile di consumo televisivo centrato sui contenuti: si sceglie deliberatamente un determinato programma, mossi dalle motivazioni più diverse.
Relazione tra fattori sociali e bisogni
Gli studi condotti finora erano studi che hanno analizzato il modo in cui i media soddisfano i bisogni prevalentemente individuali (cognitivo, di evasione, di integrazione ecc). Tutto questo però non teneva conto della necessità di mettere in relazione i nostri bisogni con dei fattori sociali più ampi, cioè il fatto che i bisogni individuali nascono all'interno di situazioni sociali che li condizionano.
Katz, Blumer e Gurevitch, nel 1974, proposero alcune situazioni sociali:
la situazione sociale crea tensioni e conflitti
che lo circonda il consumo mediale è influenzato dalla situazione sociale e dai bisogni individuali il consumo mediale può soddisfare bisogni vicari e offrire un senso di appartenenza a gruppi sociali. Ecco come potresti formattare il testo utilizzando tag html:che possono allentarsi mediante il consumo mediale
la situazione sociale crea consapevolezza circa l'esistenza di problemi riguardo ai quali possono essere acquisite informazioni tramite i media
la situazione sociale crea opportunità di soddisfazione concreta di determinati bisogni, che si ricerca di soddisfare, in modo vicario, tramite i media
la situazione sociale fa emergere determinati valori, la cui affermazione e il cui rinforzo sono facilitati dal consumo di prodotti mediali
la situazione sociale crea un campo di aspettative e familiarità rispetto a certi materiali mediali, monitorati dagli individui per sostenere la propria appartenenza a gruppi sociali di riferimento.
Tratti distintivi dell'approccio usi e gratificazioni
socialenel quale si sviluppano i bisogni che spingono gli individui all'esposizione
l'audience è attiva
LA TEORIA DELL'AGENDA SETTING è una delle più importanti e complesse teorie elaborate in una fase successiva dello studio dei media.
Con l'agenda setting passiamo a osservare la comunicazione da un ulteriore punto di vista, che è il concetto di costruzione sociale della realtà. Questo concetto lo possiamo ricavare da un'affermazione di Luhman che, in un libro del 1966, disse: "ciò che sappiamo della nostra società, ed in generale del mondo in cui viviamo, lo sappiamo dai mass media", cioè i media ci permettono di fare esperienza di cose che non abbiamo mai fatto nella realtà. L'idea fondamentale è che i media hanno un ruolo nel modo in cui noi costruiamo socialmente la realtà: che cosa significa che la realtà è una costruzione sociale? significa che
è frutto di un processo collettivo in cui si stabiliscono i significati da dare a cose ed esperienze. Gli individui agiscono sulla base di ciò che ritengono reale, anche se non è detto che ciò sia davvero tale. Il primo che parlò di questo concetto fu Platone con il mito della caverna: dei prigionieri sono legati in modo tale da poter vedere solo il muro, dietro i prigionieri c’è un fuoco che permette di proiettare delle ombre sul muro. I prigionieri, quindi, non vedono le forme ma vedono le ombre. Un prigioniero però si libera, e riesce ad uscire dalla caverna, e incontra delle difficoltà perché è accecato dalla luce del sole. Tuttavia il prigioniero si abitua al sole, esce e capisce che da quel momento riesce a vedere la realtà. Torna quindi indietro, per liberare i suoi compagni e convincerli che ciò che stanno vedendo sono ombre. I prigionieri, per non abbandonare le ombre, uccidono il loro compagno.
continuano a guardare le ombre per tutta la vita. Questa per Platone è la condizione umana: l'individuo non accede mai alla realtà, non può accedere alla conoscenza reale delle cose, ma può vedere solo le ombre. Se noi vediamo la realtà attraverso i media, come fanno i prigionieri con le ombre, è chiaro che i media abbiano un ruolo nella costruzione della realtà. Le prime ricerche su questo si ebbero negli anni '30 e, nel 1928 all'interno della scuola di Chicago, William Thomas elaborò un teorema: "se gli uomini definiscono reali le situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze". Thomas immagina una guerra civile tra due etnie che combattono per il potere. Questa guerra si riflette anche su una piccola isola. Un giorno la guerra finisce, ma non è possibile avvisare gli abitanti della piccola isola, che continuano a combattere tra le due etnie. La guerra non era più reale, perchéera finita, ma lo era nelle sue conseguenze. Questi concetti sono definiti, da Robert Merton, "la profezia che si auto avvera": spiega l'influenza che esercitano le convinzioni sulla costruzione della realtà. Ad esempio, mi auto convinco di non riuscire a passare l'esame, e quando mi trovo a sostenerlo sono così agitata che non riesco a rispondere nemmeno alle domande più facili, e alla fine non passo l'esame: profezia che si auto avvera. Questo è importante perché ci spiega un principio base della sociologia della conoscenza, che viene poi applicato allo studio della comunicazione di massa. Qualche anno dopo, infatti Robert Park dalla scuola di Chicago, fu il primo a individuare che le news fossero una forma di conoscenza di "seconda mano" che si stesse sempre più affermando e diffondendo a seguito delle trasformazioni sociali, economiche e culturali che hanno interessato il mondo contemporaneo. Park sostieneChe i media siano la parete in cui i prigionieri di Platone vedevano le ombre e, allo stesso tempo, provocano delle conseguenze che costruiscono la realtà.
WALTER LIPPMANN "PUBLIC OPINION" - 1922
Lippmann, nel suo libro "public opinion" sostiene che i mass media forniscono alle persone degli stereotipi, cioè immagini tipizzate della realtà, che compongono uno pseudo-environment, cioè un pseudo ambiente che permette alle persone di accedere ad argomenti estranei alla loro esperienza. I mass media hanno quindi un ruolo principale nella costruzione della realtà, perché forniscono elementi conoscitivi e riferimenti contestuali tramite i quali interpretare il mondo. Sulla base di queste interpretazioni, gli individui agiscono e producono delle conseguenze che costruiscono la realtà.
Queste affermazioni ci portano all'elaborazione dell'agenda setting, un tipo di appoggio in cui...
ritorno all'idea forte dei media, un po' un ritorno all'idea dei powerful media. Per Leppmann l'opinione pubblica è l'insieme delle opinioni collettive prevalenti in un determinato periodo storico. È quell'insieme di idee che la maggioranza delle persone, che costituiscono una comunità, ritiene vere e giuste. Per questo motivo l'opinione pubblica è l'obiettivo di sforzi persuasivi di coloro che posseggono poteri (politici, economici, culturali) e li usano per determinare l'agenda dei media. Le informazioni, emesse dai vari poteri, provengono a noi attraverso il filtro dell'agenda dei media, perché accade raramente che i poteri si riferiscano direttamente alla popolazione. Questo significa che la realtà è creata da fatti e opinioni, ai quali accediamo attraverso uno pseudo ambiente creato dai media, che agisce a sua volta nell'ambiente secondo il principio di "ciò cheè reale lo è nellesue conseguenze” e il principio della “profezia che si auto avvera”. Ambiente e pseudo ambiente,