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Il consumo della natura

Il consumo della natura è un fenomeno che si manifesta attraverso il cibo, l'arte e il desiderio di entrare in contatto con essa tramite i viaggi, soprattutto se non la pratichiamo quotidianamente. Esistono diverse forme di consumo legate alla natura, come segni e immagini, ma queste non comprendono l'esperienza diretta del mondo naturale. Tuttavia, esistono anche attività all'aperto che permettono un consumo diretto della natura.

Queste due categorie, sebbene distinte, sono collegate tra loro, poiché alcune esperienze dirette sono preconfezionate. L'uomo vive la natura attraverso il turismo e lo sguardo: la vista è ciò che domina l'esperienza, tanto che si parla di potere della vista e sguardo turistico. I turisti desiderano avere esperienze dirette, ma allo stesso tempo luoghi come zoo e acquari hanno determinato una mercificazione della natura.

Esistono due tipi di sguardo turistico: il romantico, che cerca un incontro autentico con la natura, e il collettivo, che è tipico del turismo di massa. Quest'ultimo comporta un consumo cospicuo e spettacolare della natura.

aeroporti sono diventati luoghi di intrattenimento. Ci sono segni che identificano quali cose e luoghi sono degni del nostro sguardo → questi luoghi turistici attraggono lo sguardo collettivo e possono essere sia mete culturali che naturali: packaging del turismo → pacchetti turistici. Punto di vista sulla natura → soggettivo ma frutto di un'oggettivazione, la natura viene spettacolarizzata e si carica di significati che sono culturali. La nostra visione della natura si lega al nostro patrimonio culturale, consumiamo una natura stereotipata e i significati che ne derivano e poi li riproduciamo anche. Il turista legge, interpreta e diffonde i segni che abbiamo creato. Parchi a tema → per quanto artificiali promettono un vero contatto con la natura, questo è vero a patto che con natura si intenda sempre la natura simulata. Si parla anche di virtualizzazione della natura che simula il nostro immaginario. Post turista → ha accettato la dimensione post reale dellanaturale. Tuttavia, questa esperienza è spesso costruita e adattata ai nostri canoni di natura, con rischi minimizzati e paesaggi ricostruiti sulla base di quanto abbiamo visto in film e documentari. Il concetto di "sguardo turistico" è stato introdotto da John Urry. Oggi si sente spesso parlare di "diritto di viaggiare" e del desiderio di ritornare alla natura, il che evidenzia il nostro desiderio di allontanarci dalla nostra quotidianità per incontrare qualcosa di diverso, qualcosa di straordinario. Secondo Urry, essere viaggiatori o turisti significa proprio questo: coltivare un nuovo atteggiamento ricettivo che ci spinga ad allontanarci dalla vita quotidiana. Le pratiche turistiche implicano quindi una rottura limitata con le routine, per permettere ai nostri sensi di lasciarsi andare ad un insieme di stimoli che contrastano con la monotonia del quotidiano. La nostra esperienza moderna della natura ha quindi a che fare principalmente con il tempo libero e il piacere, in una forma di intrattenimento spettacolare e un ristoro naturale.visivo. L'esperienza turistica, però, è già mediata da una serie di proposte di viaggi attraverso opuscoli e pubblicità e questo significa che il turismo è diventato una forma complessa di consumo che, come abbiamo evidenziato prima, comporta un modo particolare di vedere, che Urry definisce: SGUARDO TURISTICO, che coltiviamo attraverso il consumo in prima persona di immagini, rappresentazioni ed esperienze prevalentemente visive, che sono inserite in una vasta rete di supporto di risorse, come per esempio i trasporti e gli alloggi. Inoltre, è importante notare come lo sguardo turistico sia solitamente quello dei paesi sviluppati mentre il mondo naturale, il paesaggio e i servizi di supporto sono solitamente quelli dei paesi meno sviluppati, soprattutto quando si parla di safari e di natura esotica. A questo punto Urry distingue due tipi di sguardo turistico: - Lo sguardo turistico romantico rappresenta il desiderio di un incontro più

autentico con la natura, quindi un'idea romantica di comunione tra uomo e natura. Lo sguardo turistico collettivo è invece quello del turismo di massa. Infatti alcuni siti turistici sono progettati e consumati come luoghi specificatamente pubblici e sarebbe difficile pensarli senza un afflusso di persone poiché sono esse a determinarne il successo. Alcuni esempi possono essere gli zoo che rappresentano lo sguardo collettivo all'interno di ambienti naturali, ma anche le città sono attrazioni per chi proviene da altrove. Per di più, grazie all'aumento dei salari e del tenore di vita, il turismo e i viaggi sono diventati accessibili ad un maggior numero di persone. Quindi da una parte il turismo esemplifica ancora l'idea di consumo cospicuo per i nuovi turisti e dall'altra parte dà luogo a forme di consumo spettacolare. Questa democratizzazione dei viaggi e del turismo ha delle importanti conseguenze. Gli aeroporti - per esempio

- sono diventati luoghi di intrattenimento dei viaggiatori grazie ai centri commerciali a cui si sono aggiunti ristoranti e tavole calde. Questo significa che - mentre il turismo era nato separato da altre attività quale lo shopping, lo sport, la musica, - oggi le funzioni degli spazi collassano l'una nell'altra, così che i centri commerciali diventano parchi a tema e i parchi a tema diventano centri commerciali e ristoranti. Urry definisce questo fenomeno un "universalismo dello sguardo turistico". Si arriva così a definire le pratiche turistiche come contemporaneamente straordinarie e mondane. Inoltre, abbiamo visto nei capitoli precedenti, che il confezionamento di beni o prodotti e la loro collocazione all'interno di un ambiente di vendita OSCURA LE RELAZIONI DI PRODUZIONE e di sfruttamento (feticismo delle merci di Marx), anche se nel turismo le condizioni solitamente nascoste sono rese visibili, come lo sono ad esempio lo sfruttamento e la

Povertà. Perciò nel turismo abbiamo una feticizzazione del luogo, senza che un vero e proprio prodotto tangibile venga acquistato. Il consumo assume allora altre modalità, come il consumo visivo, attraverso la circolazione di immagini e testi diffusi attraverso, ad esempio degli opuscoli.

NODI TURISTICI

Nonostante i luoghi di interesse turistico possano sembrare illimitati, la verità è che i turisti vengono canalizzati verso specifiche mete attraverso il passaparola e le brochure ma anche tramite pratiche non per forza turistiche come i film, la letteratura, le riviste o, ancora, i racconti di altri turisti e le fotografie che rafforzano uno specifico sguardo turistico.

Urry infatti sostiene che ci sono segni che identificano quali cose e quali luoghi sono degni del nostro sguardo e che tale segnaletica identifica un numero relativamente limitato di luoghi turistici. Questi luoghi turistici attraggono lo sguardo collettivo e possono essere mete culturali (come

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ilLouvre o il British Museum) o naturali (come le cascate del Niagara o il Gran Canyon).Si parla dunque di packaging del turismo, ovvero di pacchetti turistici prestabiliti che hannofavorito l’espansione di vacanze economiche per tutte le classi.LA NATURA DELLA SEMIOSIIn questo senso si può definire quella che è la SEMIOSI ovvero il modo in cui creiamo significatoattraverso la produzione e il consumo di segni.In quanto turisti scattiamo milioni di fotografie delle stesse attrazioni turistiche (per esempioLondra o NY) e successivamente le condividiamo. In questo modo consumiamo lo spettacolo o lascena per poi riprodurlo come un insieme di segni.Dean Mccannel utilizza la parola MARCATORE per espandere la nozione di segni in tutta unaserie di media tra cui opuscoli, cartelloni e pubblicità. Il turista quindi va alla ricerca delle stessescene e immagini che aveva visto nelle guide o negli opuscoli per fotografarle, e così facendodiventa un semiotico

Amatoriale che crea segni, significati e modi di vedere la realtà, mantenendo e rafforzando lo sguardo turistico.

Il nostro punto di vista sulla natura, il gaze, è molto soggettivo. E questo nostro modo di percepire la natura risente di tutta quella tradizione romantica cui siamo stati abituati e che comunque ci viene riproposta quotidianamente dai mass media. Quindi per esempio documentari, film, cartoni animati, pubblicità.

Quindi, in quanto merce, la natura viene spettacolarizzata perché rispetta la nostra immagine di natura e le nostre aspettative sulla natura. E quindi si carica di significati culturali.

Quindi, la nostra visione della natura fa parte del nostro patrimonio culturale. Da questo patrimonio attingiamo tutti. E siamo un po' tutti come dei semiotici. Significa che: consumiamo questa natura stereotipata, consumiamo i significati che le associamo nel nostro immaginario, e poi li riproduciamo anche: per esempio tramite le foto ricordo dei nostri viaggi.

Viaggi che sono quasi sempre in quegli snodi turistici che sono tutti in una certa misura artefatti e che sono sempre gli stessi. E quindi anche questi snodi turistici rispettano la nostra immagine della natura. Infatti, John Urry definisce il turista come un semiotico amatoriale. Che legge, interpreta e diffonde i segni della natura. E quindi alimenta la visione culturalizzata della natura. Ma questo vale sia per il turista di mete naturali sia per il turista di mete culturali. Quindi parlando di visione culturalizzata della natura: la primatologa Donna Haraway parla di quella che lei definisce l'implosione di natura e cultura e la loro amalgama - una natura che non è più definita dalla sua vera essenza ma dal nostro bagaglio culturale. Per altro non è l'unica, sono tanti gli studiosi che vedono il nostro modo di fruire della natura come un artificio e una simulazione. Baudrillard parla di "simulazione di terz'ordine" in cui ilreferentereale non è più preso in considerazione. Lui la definisce una "liquidazione dei referenti". E quindi il referente reale viene sostituito da dei miti: il ritorno alle origini, la pace dei sensi, l'essere un tutt'uno con la natura. Paterson porta come esempio di riflessione critica su questa concezione nuova della natura - che si potrebbe definire post-reale - il film di David Cronenberg eXistenZ (existence). Nel film c'è una sovrapposizione di diversi mondi virtuali da videogame in cui non è possibile distinguere il reale dal simulato. Tutti gli elementi naturali, reali e non, sono iperrealistici e artefatti. Chiaramente è un film e quindi è un'estremizzazione. Però è lo specchio di quello che dicevo prima: cioè la natura come artificio. Questo discorso sulla simulazione della natura vale sicuramente per le mete turistiche. E vale altrettanto per i parchi a tema. E poi anche.

Per tutte quelle forme ibride come, per esempio, i parchi nazionali che sono diventati anche loro come dei parchi a tema.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
48 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher carolaam di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei consumi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Leonini Luisamaria.