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RESIDUI: istinto delle combinazioni (impulso intrinseco dell'uomo di fare accostamenti non razionali); persistenza degli aggregati (necessità di dare stabilità alle combinazioni del primo residuo. Es. il vivere in una classe sociale presuppone certe credenze - istinto delle combinazioni - e il fatto di continuare a viverci imprime loro stabilità nel nostro essere.); bisogno di manifestare con atti esterni i nostri sentimenti (esteriorità dei culti, ad es.); i residui in relazione con la società (vivere la società: altruismo, generosità, solidarietà); integrità dell'individuo e delle sue dipendenze (da questo Pareto fa discendere la proprietà ed evidenzia i sentimenti che ad essa sono collegati che possono essere di altruismo o egoismo); istinto sessuale (che non coincide con l'impulso ma con i sentimenti ad esso connessi, come ad es. l'ascetismo che tende a celare l'impulso.
DERIVAZIONI: (una precisazione,
Pareto dice che tutto ciò che non deriva dal metodo logico sperimentale non è razionale). affermazione -indipendente dall'esperienza- (non basandosi sul metodo logico sperimentale. Quella che deriva dall'esperienza non è considerata derivazione); autorità (riconoscimento di un atto come razionale o effettuare una scelta in base solo all'autorità che un soggetto o un'istituzione esercita); Accordo tra sentimenti e principi (riconoscere la verità solo in base a dei principi comuni: tutti credono in Dio, quindi Dio esiste); Prove verbali (imprecisione del linguaggio e retorica: spesso alla base di termini come libertà, verità, solidarietà, ci sono discorsi pseudoscientifici). L'apporto maggiore di Pareto è senza dubbio la critica delle ideologie anche se è stato rilevato come egli non faccia riferimento all'inevitabile storicità e socialità del pensiero: il suo è unApproccio psicologico (gli stessi residui e derivazioni sono motivazioni e giustificazioni individuali) e non sociologico. Questa osservazione su Pareto è stata fatta da Bobbio. Un'altra critica che si può muovere a Pareto è di ricadere nell'ideologia, pur essendone critico perché la classificazione dei residui e delle derivazioni, la storia come cimitero di aristocrazie, la natura fondamentalmente non razionale dell'uomo sono tutti elementi dati astoricamente da Pareto. Questa è ideologia. Pareto, dunque, è rilevante dal punto di vista della sociologia della conoscenza in quanto critico delle ideologie, anche se la sua impostazione è fondamentalmente astorica, e proprio in seguito a questa astoricità, la sua teoria può essere a sua volta considerata come ideologica. La teoria di Max Sheler. Cronologicamente Sheler si pone prima di Mannheim e la sua concezione di questa disciplina è molto ampia, tale da
Coinvolgere nel suo discorso non solo la società occidentale ma i fondamenti delle stesse società che diventano il tema centrale del suo discorso. Sheler afferma che non esiste una sola concezione del mondo, e per questo "naturale": esistono piuttosto più concezioni del mondo relativamente naturali. La sua affermazione non è però relativistica, anzi: le concezioni del mondo relativamente naturali traggono la loro origine da alcune essenze immutabili e le manifestano solo parzialmente e limitatamente. Sheler non ha dubbio circa l'inevitabilità del condizionamento sociale del pensiero: riconosce il carattere sociale di ogni sapere. Queste essenze immutabili alle quali ogni forma di conoscenza condizionata socialmente deriva da un "regno ontico delle idee". Ora Sheler deve spiegare i motivi e le modalità di tale condizionamento del pensiero. Parte dalla differenziazione di "fattori ideali" e "fattori reali".
I primi sono i valori dello spirito che, senza quelli reali non possono manifestarsi. Solo dove un fattore ideale sia sorretto da uno reale è possibile che quelle idee originarie possano manifestarsi con efficienza causale (senza forza la libertà non potrebbe manifestarsi, l'amore senza l'istinto sessuale non potrebbe altresì manifestarsi...etc...)
Secondo Sheler è possibile una classificazione dei "tipi di conoscenza delle forme di visione del mondo colte o relativamente elaborate. A tal proposito egli distingue 7 tipi diversi di conoscenza:
- mito e leggenda
- sapere implicito del linguaggio naturale del popolo (non colto)
- il sapere religioso in tutte le sue forme
- sapere mistico
- filosofico-metafisico
- il sapere positivo delle scienze naturali e dello spirito
- il sapere tecnologico
Le forme più importanti di conoscenza sono 3 e vengono classificate secondo una gerarchia discendente:
- sapere religioso che mira a raggiungere una salvezza totale mediante
La partecipazione all'Essere supremo; sapere metafisico che apre all'uomo la conoscenza del macrocosmo mediante la scienza nel suo aspetto teoretico; sapere tecnologico che si propone di estendere sempre più il dominio dell'uomo sulla natura (tecnica) sull'uomo (psicologia) e su Dio (magia). In questo tipo di conoscenza vi rientra la scienza nella sua accezione pragmatica.
Questa ripartizione sheleriana riprende la legge dei 3 stadi di Comte ma con 2 differenze evidenti. La prima è che, come rileva lo stesso Sheler, Comte non aveva individuato i tre stadi come tre diverse forme di conoscenza che costituiscono risposte diverse a diversi problemi ma più che altro fasi della storia dello sviluppo del sapere. Secondo Sheler queste sono forme del sapere perenni, l'una non esclude l'altra, insite nello spirito dell'uomo. Esse si danno spontaneamente con l'essenza dello spirito umano. Un'altra differenza è che Sheler rileva
Una gerarchia del tutto opposta a quella di Comte, che come si saprà, vedeva nella società tecnologica e nella scienza pragmatica il momento più alto dello sviluppo della conoscenza umana. Per Sheler questo momento si individua nella ricerca della trascendenza. Sheler distingue tra pensiero socialmente condizionato e ideologia. Il condizionamento sociale è un momento fondamentale della formazione del pensiero mentre l'ideologia non è altro che una distorsione del pensiero viziato da interessi di parte, da pre-giudizi e pre-concetti che inevitabilmente falsano le teorie.
Le prime due considerazioni critiche che possono essere mosse a Sheler sono l'affermazione di base dalla quale egli parte, e cioè la presenza di un regno ontico delle idee, costituito da essenze astoriche e da valori oggettivi che possono essere compresi solo nella loro estrinsecazione storico-sociale. La stessa presenza di queste idee immutabili è una realtà data,
un elemento centrale nella sua analisi, ma anche un restringimento perché Sheler sembra limitare il concetto di condizionamento sociale al solo ambito delle idee. Inoltre, Sheler critica la concezione marxista della conoscenza come riflesso della realtà materiale, sostenendo che le idee non possono essere ridotte a mere manifestazioni della struttura sociale. Secondo Sheler, le idee hanno una loro autonomia e possono influenzare la realtà sociale. Infine, Sheler sostiene che la sociologia della conoscenza deve tener conto non solo dei fattori sociali, ma anche dei fattori ideali, come le credenze, i valori e le ideologie. Questi fattori ideali, secondo Sheler, giocano un ruolo importante nella formazione delle conoscenze e nella loro diffusione all'interno della società. In conclusione, la critica di Sheler alla sociologia della conoscenza di Mannheim si basa principalmente sulla sua concezione delle idee come entità autonome e sulla sua enfasi sui fattori ideali nella formazione delle conoscenze.un aspetto particolare di un condizionamento maggiore che riguarda tutta la società occidentale basata sull'economia e che trascura religione e metafisica. Si tratta di una società borghese basata su valori utilitaristici. In questo senso la condizione del proletariato secondo il materialismo storico è interpretato da Sheler come un miope etnocentrismo. Sheler infatti riduce ad ideologia il punto di vista del proletariato. Tuttavia, a questo punto, la questione suggerisce una difficoltà di Sheler. Abbiamo precedentemente visto come alla base delle concezioni del mondo relativamente naturali ci sia un'influenza degli interessi, e nella definizione di ideologia egli dice praticamente lo stesso. Allora la differenza non appare del tutto definita e sicura. Sheler cerca un'alternativa alla società borghese ma non in un ritorno a valori pre-borghesi, piuttosto egli indica un'alternativa nei valori della cultura tedesca contro il materialismo.L'utilitarismo dei valori anglosassoni. Così egli sarà favorevole, insieme ad altri intellettuali del suo tempo, alla prima guerra mondiale.
L'autore in questione, dopo molti anni avrebbe indicato un'altra soluzione alla società borghese, individuando, come Mannheim il ruolo fondamentale degli intellettuali. Loro compito non è però, come nel caso di Mannheim una sintesi dialettica ma piuttosto una sintesi delle varie tipologie di concezioni del mondo relativamente naturali dalla quale dovrebbe emergere una epoca "metafisica" per l'Occidente. Sheler, infine, è particolarmente affascinato dalla cultura orientale e per questo auspicò ad una sintesi trametafisica occidentale e metafisica orientale.
I rapporti con l'antropologia culturale. La sociologia della conoscenza si occupa della conoscenza come condizionamento sociale dei fenomeni intellettuali ed emotivi. L'antropologia si occupa invece della cultura.
intesa in senso molto più ampio che la conoscenza, come tutto ciò che viene creato dall'agire dell'uomo nella società. L'ambito dell'antropologia resta quindi più ampio che quello della sociologia della conoscenza, tuttavia alcune sovrapposizioni possono essere evidenziate. Tra i pionieri dell'antropologia si ricercano le teorie del materialismo storico. Ruth Benedict in "modelli di cultura" fa riferimento a Dilthey (filosofo storicista tedesco). Lo stesso termine cultura nasce dallo storicismo tedesco. La sociologia della conoscenza si è occupata principalmente del conflitto (Marx). Nell'antropologia il problema fondamentale è l'integrazione. L'oggetto di studio dell'antropologia culturale fa riferimento anche a culture diverse da quella occidentale. La sociologia della conoscenza, come sappiamo, si occupa principalmente delle idee e delle rappresentazioni che gli individui hanno della realtà sociale.