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Si introduce un elemento di variabilità nella finalizzazione dell'atto comunicativo. Tra i due
comunicanti si stabilisce cioè una relazione articolata per cui l'uno può modificare l'altro senza
modificare se stesso. L' inserzione dell'elemento “influenza” rende applicabile questa definizione
alle società umane e a quelle animali.
La comunicazione come scambio di valori
Scambio di valori sociali, condotto secondo determinate regole.
Levi-Strauss ha dimostrato come gli scambi cerimoniali di regali siano inseriti nella vita economica
di una comunità e indispensabili al mantenimento della coesione sociale del gruppo.
La comunicazione come trasmissione
Trasferimento di informazioni da un soggetto ad un altro per mezzo di veicoli di varia natura.
È la definizione che sta alla base della teoria matematica dell'informazione e del modello di
Shannon e Weaver, in cui non riveste alcuna importanza né il ruolo dell'emittente né quello del
destinatario. L'unica cosa che realmente conta è che una particolare informazione che parte da un
punto iniziale A giunga, il più correttamente possibile, ad un punto finale B.
La comunicazione sociale
3.2
La comunicazione come condivisione
Condivisione, fra due o più soggetti, di un medesimo significato.
Tale definizione punta la sua attenzione sulla comprensione del messaggio.
La comunicazione come relazione sociale
Formazione di un'unità sociale a partire da individui singoli, mediante l'uso di un linguaggio o di
segni.
Lo strumento tramite cui ciò è possibile è il linguaggio e non un mezzo tecnologico. Tale
definizione si base sull'innata attitudine dell'uomo alla socialità e sulla sua capacità di produrre
significati simbolici e complessi.
Informare o comunicare?
3.3
Dalle definizioni ai paradigmi
Esistono due tipi di paradigmi della comunicazione:
Paradigma informazionale: diffusione di informazioni e trasmissione di significati
• Paradigma relazionale: comunicazione come legame-socialità
• CAPITOLO 4
La comunicazione “elementare”
4.1
La ricerca degli elementi costitutivi
Harold Lasswell afferma che un modo appropriato per descrivere un atto di comunicazione è
rispondere alle seguenti domande:
Chi dice;
• Che cosa;
• Attraverso quale canale;
• A chi;
• Con quale effetto.
•
Nell'impostazione risulta essere assente la nozione di feedback, a meno che non si vuole inserire
erronaeamente nell'ultimo punto. Un' assenza che rende implicita la convinzione secondo cui la
parte attiva appartiene esclusivamente al comunicatore e la parte passiva al pubblico.
É notevole anche la mancanza di ogni fattore che si interponga fra la trasmissione e la ricezione dei
messaggi ( ad. Esempio l'intenzionalità)
McQuail redige una versione rinnovata di tale schema:
Chi comunica con chi? ( emittenti e riceventi )
• Perchè si comunica? ( funzioni e scopi )
• Come avviene la comunicazione? ( canali, linguaggi, codici )
• Su quali temi? ( contenuti, oggetti di riferimento, tipi di informazione )
• Quali sono le conseguenze della comunicazione? ( intenzionali e no )
•
é facile rendersi conto che la unidirezionalità del modello di Laswell è dissolta già a partire dal
primo quesito posto, che raccoglie sia il punto di partenza sia quello di arrivo.
La fonte
La fonte è un individuo, gruppo o istituzione che produce un messaggio.
La competenza e l'abilità contribuiscono alla credibilità, che è l'obiettivo ambito da ogni fonte.
Il problema della fonte è quello di tradurre in un messaggio le idee, i sentimenti o le informazioni
che intende comunicare.
Il messaggio
Si può definire messaggio come tutto ciò che costituisce l'oggetto “di scambio” in una pratica
comunicativa.
Bisogna specificare però che, la semplice identificazione del segnale da parte del ricevente, non
implica affatto l'automatica interpretazione corretta del messaggio. Una smorfia, ad esempio, può
certamente essere un segnale, ma per chiarire il significato del messaggio molto probabilmente sarà
necessaria l'implicazione di altri elementi, dai particolari del contesto alla personalità di chi invia il
messaggio, o di chi lo riceve.
Il canale
Il canale è il mezzo fisico attraverso il quale si svolge l'atto comunicativo.
La strutturazione del messaggio deve tenere conto della canalizzazione prescelta.
Il canale offre l'immediatezza nel passaggio dell'informazione. Possono esserci canali
complementari ( canto e musica ) o essere distinti in principale ( in cui viene decodificata l'idea ) e
accessori.
Il codice
Può essere definito come un sistema generalmente condiviso per l'organizzazione dei segni.
Il codice gode di livelli di arbitrarietà/controllabilità.
La comunicazione come processo
4.2
Complessità degli schemi e intensità della comunicazione
Gli atti comunicativi si possono distinguere in base alla loro frequenza ( intensità diacronica ):
Comunicazione discreta: cioè occasionale;
• Comunicazione seriale: cioè abituale;
• Comunicazione continua: modalità dei media radio-televisivi;
•
Si può anche suddividerli a seconda del numero e della qualità dei soggetti coinvolti ( intensità
sincronica ):
Comunicazione extrapersonale: ha luogo senza la partecipazione dell'uomo, ad esempio
• fra due macchine;
Comunicazione intrapersonale: ad esempio i monologhi interiori, riflessioni su se stessi;
• Comunicazione interpresonale: modo di comunicare fra due o più persone e si divide in:
• Binaria;
▪ Di gruppo;
▪ Globale.
▪
I diagrammi di flusso
La rappresentazione grafica più semplice del processo comunicativo è il diagramma di flusso,
raffigurabile in un modello lineare Detto anche modello ipodermico ( riconducibile
alla siringa, dell'ago ipodermico), rende subito
evidente la sostanza dell'ipotesi teorica: la
comunicazione di massa possiede un enorme
potere di manipolazione sociale. La sua
inarrestabile forza di persuasione da un lato, e il
passivo anonimato del pubblico-massa dall'altro, consentono di inoculare qualsiasi contenuto in
qualsiasi corpo sociale. Il modello ipodermico afferma sostanzialmente che esiste un collegamento
diretto, in grado di sviluppare effetti potenti e immediati, tra i mass media e i destinatari finali dei
loro messaggi. Lo schema riporta la teoria della
“riflessologia” pavloviana dove la
chiave dei processi di interazione
sociale è considerata la relazione
S ---> R ( Stimolo ---> Risposta).
La sigla IV ( intervening variables ) denomina le “variabili intervenienti”, cioè tutti quei fattori
presenti nella situazione comunicativa che favoriscono, ostacolano o modificano la risposta al
messaggio-stimolo.
La configurazione del modello informazionale della comunicazione di Shannon e Weaver è di tipo
lineare e si concentra esclusivamente sul “procedimento” comunicativo. Il funzionamento di questo
flusso schematico può essere descritto come segue: in qualunque sistema comunicativo esiste una
informazione iniziale ( input ) che viene codificata mediante appositi segnali e trasmessa al
destinatario che ha il compito di decodificarla. L'informazione finale ( output ) spesso è identica
all'input iniziale perchè durante il ciclo operativo possono verificarsi interferenze ( rumore ). Gli
autori appaiono consapevoli della necessità di sviluppare alcuni nodi irrisolti e individuano tre
livelli di problemi inerenti lo schema di trasmissione: il livello A ( tecnico ), il livello B
( semantico ), il livello C ( efficacia del messaggio ). In quest'ambito l'elemento del feedback manca
del tutto. Per realizzare concretamente una comunicazione, occorre quindi non soltanto codificare il
messaggio in maniera intersoggettivamente comprensibile, ma anche controllare le condizioni
circostanti e assumere, entro certi limiti, il punto di vista del destinatario. Altrettanto decisivo risulta
il feedback, ovvero il controllo dell'emittente sulla decodifica del messaggio.
La contestualizzazione del processo comunicativo
Negli anni Cinquanta, assumendo finalmente la consapevolezza del feedback, si propose una
conversione del flusso comunicativo, introducendo elementi di “circolarità”. Esemplare a tale
proposito, fu l'evoluzione in più fasi del modello di Schramm; che da una formulazione iniziale che
ricalca lo schema comunicativo-informazionale, giunge ad una piena comprensione della
reciprocità, più attenta alle modalità sociali della comunicazione di massa.
L'iniziale linearità del
modello comunicativo viene
corretta nella seconda
versione grazie alla
sovrapposizione di “fonte” e
“destinatario” con
“codifica” e “decodifica”.
Ancora contro il concetto
della linearità è il terzo
modello, che a patto di
“duplicare” il messaggio,
riesce ad abbozzare una
struttura già chiaramente semi-circolare del processo comunicativo.
1. Nel primo modello cerca di dar conto alla complessità del processo comunicativo
introducendo l'importanza delle variabili sociali;
2. Nel secondo modello pone l'attenzione al contesto sociale in cui si realizza il processo
comunicativo e alla condivisione dei campi d'esperienza;
3. Nel terzo modello si focalizza sulla reciprocità e interdipendenza del ciclo comunicativo;
Il modello di Gerbner
Il processo comunicativo inizia con un evento E es. concerto (qualcosa della realtà esterna);
• La percezione è influenzata da 3 variabili che fanno parte della struttura sociale:
• disponibilità, contesto e selezione;
Viene percepito da M ( che può essere sia un uomo che una macchina );
• La percezione messa in atto da M di E si chiama E1;
• Si effettua un altra selezione che riguarda la scelta dei media attraverso cui trasmettere il
• messaggio. Avviene un altra influenza dall'accesso ai canali e dal controllo dei media;
Dopo la selezione dei media, la percezione viene convertita in un messaggio, cioè in un
• segnale che ha un contenuto E e una forma S;
Dopo che l'evento è stato percepito e ritrasmesso attraverso la scelta dei canali e il controllo
• dei media con una forma ed un contenuto, si verifica un'interazione fra il ricevente M2 ed il
messaggio;
L'interazione produce il significato S1, che è uno dei tanti po