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Il ruolo dei fatti nella comunicazione

Iriuscirebbe ad essere pienamente operativa, né ad esprimere valutazioni corrette, se non fossero resi disponibili i fatti necessari. Le dimensioni dell’accesso e del controlloinfluenzano la natura dei messaggi (S e E), la loro selezione, formazione e distorsione, sia a livello di mass media, sia a livello di comunicazione interpersonale. Gebner mettein luce il carattere essenzialmente creativo ed interattivo del processo percettivo, il valore del “contesto” nella lettura dei messaggi e la natura “aperta” della comunicazioneumana, sottolineando il rapporto dinamico e interattivo rinvenibile tra forma (s=segnale) e contenuto (e=evento) nel processo comunicativo; la lacuna del suo modello staforse nel trascurare i problemi relativi alla generazione del significato;

3. Il modello berlo (1960): prende chiaramente le mosse della teoria matematica dell’informazione, ma, anziché evidenziare l’elemento-direzionalità, si concentra

sullecircostanze particolari che esercitano la loro influenza su ciascuno degli elementi che strutturano il processo comunicativo. La sigla SMCR (source, message, channel e receiver) denuncia chiaramente il riferimento agli elementi principali dello schema di Shannon e Weaver ma al pari di Schramm e Berlo propone uno sviluppo del modello in termini sociologici, rilevando l'importanza della cultura e del sistema sociale in cui la comunicazione si svolge. Dobbiamo supporre che il flusso comunicativo sia concepito linearmente, con una freccia direzionale che va da S a R. Allo stesso modo possiamo supporre l'esistenza del feedback. Il modello nel suo complesso suggerisce che alla base di un atto comunicativo riuscito si debbano porre l'accordo fra le abilità della fonte e quelle del ricevente, così come la sintonia delle attitudini o dei valori sociali. Nel corso degli anni '50, l'elaborazione dei costrutti teorici inizia a considerare l'atto comunicativo come un processo complesso che coinvolge una serie di variabili.comunicativo come un'azione sociale che subisce un'influenza diacronica e un'influenza sincronica ("Pressione ambientale"). Tutti i diversi approcci si sono, prima o poi, trovati alle prese con questo problema e hanno conseguentemente avvertito l'esigenza di introdurre o valorizzare nuovi elementi. Il contesto appare semplicemente come un elemento propriamente "esterno": una specie di "contenitore", cioè, che può introdurre caratteristiche perturbanti o divagatorie rispetto al raggiungimento di un obiettivo comunicativo delimitato e preciso. Le variegate dimensioni del contesto possono sia favorire che ostacolare la comunicazione, ma comunque consiste proprio nella constatazione che esse esercitano sempre un'influenza. Il tentativo di detrarre le condizioni del contesto nel quale si verifica lo scambio comunicativo, equivale dunque a porre uno studio "in vitro". Gli aspetti rule-dependent del comunicativo come un'azione sociale che subisce un'influenza diacronica e un'influenza sincronica ("Pressione ambientale"). Tutti i diversi approcci si sono, prima o poi, trovati alle prese con questo problema e hanno conseguentemente avvertito l'esigenza di introdurre o valorizzare nuovi elementi. Il contesto appare semplicemente come un elemento propriamente "esterno": una specie di "contenitore", cioè, che può introdurre caratteristiche perturbanti o divagatorie rispetto al raggiungimento di un obiettivo comunicativo delimitato e preciso. Le variegate dimensioni del contesto possono sia favorire che ostacolare la comunicazione, ma comunque consiste proprio nella constatazione che esse esercitano sempre un'influenza. Il tentativo di detrarre le condizioni del contesto nel quale si verifica lo scambio comunicativo, equivale dunque a porre uno studio "in vitro". Gli aspetti rule-dependent del

processo comunicativo, particolarmente evidenti nella riflesisoni di Chomsky, il quale coerentemente trascura le condizioni pratiche nelle qualiavviene la comunicazione e tende a minimizzare il ruolo del ricevente, appiattito su quello dell’emittente in virtù dell’omologia strutturale della loro relazione linguistica. Nerisulta una drastica sottovalutazione dell’agire empirico context-dependent e dei rapporti interpersonali, di quelle circostanze legate all’interazione sociale e “culturale” chefanno della comunicazione un atto propriamente umano e non soltanto un evento “naturale”.

3. Il modello Brown e Fraser: hanno individuato tre categorie per indicare le principali caratteristiche che definiscono una situazione: ambiente, partecipanti, scopo.

4. Il grafico di Tatiana Slama-Cazacu: illustra l’influenza dei contesti come sistemi di riferimento per i componenti dell’azione comunicativa. La dimensione sociale delcontesto

include le relazioni di status e di ruolo dei partecipanti, le norme e le tradizioni culturali operanti nell'ambiente in cui avviene la comunicazione. Ciò crea da unaparte una forma di pre-influenza dall'altra una serie di punti di riferimento esterni in grado di fungere da repertorio per l'intenzione comunicativa e di orientare il corsodell'azione.

Con la concezione "triangolare" proposta da Theodore M. Newcomb (1953), non soltanto inizia un altro promettente filone nell'evoluzione ma si affaccia altresì nella teoriadella comunicazione, la ricerca psicologica, dando l'impulso ad un settore i cui esiti restano di grande suggestione.

Newcomb approfondisce lo studio della comunicazione interpersonale nel tentativo di mettere alla prova la sua teoria degli atti comunicativi, sorta come una rielaborazionedella teoria dell'equilibrio dello psicologo gestaltista Fritz Heider. Egli

Rileva quell'orientamento simmetrico che si sviluppa fra due persone psicologicamente vincolante e ne deduce che la comunicazione interpersonale è destinata a corroborare gli orientamenti simili tra i soggetti. La presenza di orientamenti "dissonanti" fa aumentare la frequenza degli atti comunicativi, percepiti come esperienza in grado di ridurre la dissomiglianza degli atteggiamenti. La comunicazione inerente il variare degli eventi o della relazione favorisce la "tensione verso la simmetria" e si incentra sulla possibilità di adattamento. Lo psicologo statunitense introduce per primo, contrassegnata dalla lettera X, la situazione, o contesto sociale, dentro cui avviene lo scambio comunicativo, sottolineando così il ruolo della comunicazione come componente essenziale d'una struttura o d'una relazione sociale. Dal modello ABX di Newcomb prende le mosse quello di Wesley Emaclean (1957), ritagliate entro una cornice.

strettamente psicologico-sociale, in modo da renderle più adatte all'intero processo delle comunicazioni di massa. Agli elementi A (soggetto comunicante), B (partner comunicativo) e X (qualsiasi evento o oggetto nell'ambiente A e B, argomento della comunicazione), viene aggiunto un quarto elemento C, rappresentante la funzione comunicativa redazionale: ossia il processo decisionale su cosa e come comunicare. Wesley e Maclean ritengono che le caratteristiche della comunicazione di massa siano tali da scompaginare l'equilibrio del triangolo di Newcomb, avvicinando A e C, cioè la "fonte" e le organizzazioni comunicative, identificabili come gli agenti che controllano il canale. C rappresenta dunque sia il canale che il mediatore della trasmissione del contenuto X da A a B. Il contatto di B con X diventa meno intenso rispetto allo schema di Newcomb e sopravvive come effetto combinato di A e C. Dal modello risulta che X non deve passare necessariamente.sistema di valori e norme che caratterizzano la società in cui vivono. L'interazione tra E e R è quindi influenzata da questi fattori sociali, che determinano le modalità di codifica e decodifica del messaggio. Inoltre, i Riley sottolineano l'importanza del feedback, rappresentato dall'elemento f, che permette una retroazione del messaggio da parte di B su A e C. Questo feedback è fondamentale per valutare l'efficacia della comunicazione e apportare eventuali correzioni o miglioramenti. Infine, i Riley evidenziano la necessità di considerare anche le influenze sociali che agiscono su B. Questo apre un campo di indagine per gli approcci sociologici nello studio del sistema mediatico, che si concentrano sulle dinamiche sociali e sulle interazioni tra individui e gruppi all'interno di questo sistema. In sintesi, secondo i Riley, la comunicazione non può prescindere dal contesto sociale in cui si sviluppa, e l'interazione tra emittente e ricevente è influenzata da fattori sociali e culturali. Il feedback e l'analisi delle influenze sociali sono elementi fondamentali per comprendere e migliorare il processo comunicativo.

Sistemasociale nel suo insieme. Tutti i gruppi condividono un'interazione dinamica nella quale circolano messaggi pluridirezionali. Il riconoscimento dell'importanza del feedbackrende via via sempre meno proponibili i modelli comunicativi quali "flussi lineari". Il concetto espresso dal modello di Dance (1967): gli schemi "semi-circolari" che si sono avvicendati con quelli "lineari" sono riusciti a cogliere molte fra le dimensionicostitutive del processo di feedback, ma Dance ha ritenuto che restasse da compiere un ulteriore ed importante passo in avanti. In qualunque tipo di modello circolare lacomunicazione, finisce comunque per ritornare al punto da dove è partita, mentre il concetto di elica consente di conservare i vantaggi sia della retta che del cerchio, e dieliminare contemporaneamente i rispettivi svantaggi. La comunicazione, pur andando avanti e non indietro, ritornava su se stessa e subisce l'influenza delle sue

<4.2.6.> <1. La comunicazione a mosaico di Becker: implica l’idea che la gran parte degli atti comunicativi mettono in connessione gli elementi del messaggio non soltanto con lasituazione sociale immediata, ma con altri elementi del contesto comunicativo;> <2. Il modello di Anders, Staats e Bostrom sottolinea l’importanza dei fattori contestuali e ambientali, nonché la natura interattiva del processo comunicativo. Sia lastrutturazione dei messaggi e del loro significato da parte di chi trasmette,sia la ricostruzione e valutazione da parte di chi riceve sono sottoposte ad una interazione continua con gli stimoli provenienti dall'ambiente. L'aspetto circolare dello schema dimostra una ormai piena acquisizione della centralità dell'elemento feedback, il che peraltro suggerisce una possibilità di applicazione quasi esclusivamente nei contesti interpersonali e in chiave psicologica; 3. Il modello "transazionale" di Barnlund: lasciando trasparire le difficoltà che gli studi sociali incontrano nel momento in cui si accingono a descrivere il funzionamento della complessa rete comunicativa operante in una società, a partire da schemi interpretativi elaborati per contesti microcomunicativi. Per lo studioso statunitense, il "significato" non è il risultato dell'operazione passiva del ricevere, bensì un'invenzione, un "dato". Dentro i soggetti della comunicazione esiste un numero.

Il testo parla di stimoli percettivi inconsci, divisi in tre gruppi interagenti: pubblici, privati e comportamentali.

Gli stimoli pubblici sono divisi in naturali e artificiali. I primi sono quelli offerti dal mondo fisico, mentre i secondi risultano dall'intervento delle persone sull'ambiente.

Gli stimoli privati sono quelli provenienti dall'attività interiore del soggetto, mentre quelli comportamentali sono quelli "iniziati o controllati dal comunicatore stesso".

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
36 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nafta_shg di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Fatelli Giovambattista.