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LE SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione “indisciplinata”- cap 1
Non esiste una sola “idea” di comunicazione, bensì tante idee quante sono le
derivazioni scientifiche e culturali in vario modo implicate nell’analisi. Allo
stesso modo non esiste un oggetto di studio ben definito.
Gli ostacoli che si interpongono sul cammino degli studiosi di
1. comunicazione sono riconducibili a tre livelli:
- Le incertezze, i ritardi e l’esasperante eclettismo del complesso degli
approcci scientifici che reclamano titoli per occuparsi dell’argomento;
Le particolari caratteristiche dell’oggetto-comunicazione che condivide
2. tutta intera l’imprevedibilità dell’azione umana e sociale, aggiungendo si
suo un’instancabile “esplosione tecnologica” e un’evoluzione che ne
rende i contorni sempre più approssimativi;
Alcune avversioni cognitive radicate nell’evoluzione culturale del nostro
3. secolo e portate a esprimersi attraverso opposizioni radicali che
pretendono dal ricercatore più fede che verifica scientifica.
Gli approcci scientifici disponibili si accontentato della natura parziale
dell’oggetto e della unilateralità delle prospettive.
Nel nostro secolo si producono almeno due eventi fondamentali:
Da un lato l’oggetto-comunicazione cambia la sua natura usuale tanto
• più radicalmente quanto più si propone con evidenza all’attenzione del
mondo della cultura e all’osservazione della scienza;
Dall’altro il dibattito scientifico del Novecento sottopone a revisione
• profonda molti dei punti di riferimento più tradizionali proprio nel
momento in cui inizia ad occuparsi seriamente di comunicazione,
tentando anche di eliminarne l’autonomia “territoriale”.
Trasformazione dei concetti
La trasformazione degli standard comunicativi si ha con il passaggio alla
società moderna e al contributo di:
Rivoluzione industriale;
Distruzione della struttura cetuale;
Progresso scientifico-tecnologico
Nazionalizzazione delle masse
L’invenzione della scrittura e poi della stampa a caratteri mobili nel XV secolo
sono i passaggi epocali che hanno introdotto sostanziali modifiche nella
fenomenologia comunicativa e contemporaneamente immettendo dosi di
inquietudine sempre più massicce circa la conservazione dell’ordine sociale.
La nostra era elettronica e la rivoluzione telematica hanno provocato uno
sconvolgimento, rimescolando ogni tracciato comunicativo, rendendo non più
prorogabile la fondazione di un apposito approccio scientifico.
Ulteriori elementi di crisi dei comportamenti comunicativi tradizionali
provengono dal carattere di istantaneità che, introdotto nella comunicazione,
si riflette automaticamente nella diversa tempestività con cui sono chiamati a
reagire gli attori sociali.
Oggi ogni azione, ovunque avvenga, può trasformarsi immediatamente in
notizia, scatenando una catena di reazioni. A questo si aggiunge la possibilità
di azione a distanza. Questi elementi modificano il senso e la natura del
concetto generale che li racchiude, relegando sullo sfondo per esempio, quel
senso di maggior responsabilità e controllo implicato dal contatto “faccia a
faccia”.
Un ruolo fondamentale di questa trasformazione è giocato anche
dall’emancipazione organizzativa di apposite strutture in grado di produrre
comunicazione attraverso un’attività costante, con caratteri di finalizzazione
commerciale e di utilità sociale (creazione dei primi periodici a stampa). Ciò
contribuisce a modernizzare il profilo concettuale della comunicazione sotto il
riguardo della neutralità e della formazione individuale dell’opinione, anche se
in un complesso gioco di rimandi con la notevole capacità di aggregazione
dell’opinione pubblica.
Tra le più importanti trasformazioni subite dai processi comunicativi ci sono
alcune modifiche strutturali dei flussi comunicativi, ormai stabilizzate nella
società contemporanea e che incidono sul risultato complessivo dei processi,
sul ruolo degli attori sociali coinvolti e sui quadri teorici implicati nella
spiegazione:
Aumento della competenza comunicativa incremento straordinario
della facilità di accesso all’azione comunicativa;
Moltiplicazione dei canali comunicativi e la semplificazione e
automazione del loro funzionamento.
L’ampiezza del raggio d’azione e d’influenza della comunicazione.
Questi elementi hanno mutato perfino l’essenza dell’oggetto-comunicazione.
La radice del termine “comunicazione” risale ai verbi greci KOIVOW (rendo
comune, unisco) e KOIVOVEW (partecipo, sono implicato) e al verbo latino
communico (metto in comune, sono partecipe, avere rapporti con qualcuno).
Ma ai giorni d’oggi il problema comunicativo non può essere il
“collegamento”, diventato improvvisamente ordinario, bensì la sua
articolazione e i suoi esiti, soprattutto in un mondo in cui gli scambi
comunicativi appaiono sempre più dominati dalla neutralità e dalla
impersonalità.
Se fino a non molto tempo fa l’archetipo dell’attività comunicativa non trovava
alcuna difficoltà ad essere conformato sul dialogo, sulla falsa riga delle
situazioni colloquiali, ora invece la dimensione fondamentale di tutti gli
approcci scientifici, deve essere più categoricamente marcata dalle nozioni di
pluralismo e di complessità, entrambe refrattarie alla struttura dialogica.
Ne concludiamo che al rapporto tra la trasformazione delle modalità per lo
scambio di messaggi e la storia dell’uomo nella società, si debba sovrapporre
anche quello tra l’evoluzione storica della comunicazione e gli schemi
cognitivi che contribuiscono a plasmarne il concetto.
Bisognerebbe analizzare come e quanto la comunicazione influenzi la qualità
e la velocità dei processi di modernizzazione e, viceversa, come e quanto
l’ascesa della modernità abbia trasformato non soltanto le attività connesse
alla comunicazione ma anche, sul piano teorico, le radici stesse della nozione
di agire comunicativo. Questi effetti vicendevoli risultano ormai leggibili e
collegano in maniera diretta l’evoluzione della comunicazione con le linee di
crescita socioculturale delle società contemporanee.
I paradigmi scientifici tra crisi e rinnovamento.
L’elaborazione di autonomi paradigmi scientifici per la comunicazione, ha
dovuto scontare interamente e contemporaneamente due circostanze
traumatiche: la moltiplicazione generalizzata delle possibilità comunicative e
le cesure culturali del Novecento che hanno sottoposto a revisione e crisi
profonda tutti i paradigmi scientifici.
Lo statuto scientifico è rimasto diviso tra due opzioni preliminari:
- continuare a declinare il patrimonio tradizionale, magari “riformato”;
- edificazione di modelli originali.
Questa seconda scelta a ispirato il “settore trainante” degli studi sulla
comunicazione, universalmente denominato communication research e
sviluppatosi soprattutto negli Stati Uniti a partire dagli anni Venti.
Nel contesto pre-industriale e pre-moderno l’azione comunicativa era
impuntata alla volontà dell’attore e al fine a cui era rivolto l’atto comunicativo.
Le nuove forme della comunicazione (soprattutto quelle tecnologiche del
nostro secolo) hanno dilatato l’azione comunicativa, mettendola a confronto
da un lato con la sfera dell’irrazionalità e con la complessità delle motivazione
psicologiche e , dall’altro, con le influenze provenienti dal sistema sociale.
La dimensione di massa come elemento problematico.
Il ruolo svolto dallo sviluppo impetuoso della comunicazione di massa è infatti
molteplice e controverso.
L’evidente consonanza tra formazione di un contesto specifico di ricerca e lì
attenzione prevalente per le grandi comunicazioni ha favorito e rinsaldato
l’idea che la comunicazione contemporanea coincida essenzialmente con la
comunicazione di massa.
La crescita del sistema delle comunicazioni di massa in una forma
centralizzata e politicamente controllata ha messo più del dovuto in risalto
l’uso prevalentemente propagandistico che ne è stato fatto dai regimi
dittatoriali tra le due guerre e da quelli “democratici” nel clima della Guerra
Fredda. Questo ed altri fattori hanno condotto ad una eccessiva insistenza
nel connotare la comunicazione come processo essenzialmente strumentale
e volontario.
Ma gli effetti della comunicazione non possono sempre essere definibili a
partire dai singoli quadri motivazionali dei comunicatori; la mole, la frequenza
e la rilevanza del sistema comunicativo odierno rendono sempre meno
plausibile la lettura dell’atteggiamento delle audience in chiave di difesa – cui
la capacità di selezione fornisce uno scudo protettivo- contro la persuasione.
Polarizzazione ideologica:
- Apocalittici sopravvalutazione dell’influenza individuale dei mass media;
-Integrati sottovalutazione della loro influenza sociale
Ha portato a:
- Effect Theory propugna in buona sostanza un potere decisivo dei media
sul comportamento dei consumatori di messaggi;
- No Effect Theory tesa a sdrammatizzare e a ridimensionare la portata
persuasiva attribuibile ai messaggi di massa.
Micro- e macro- comunicazione
La communication research si è orientata sui fenomeni macro-comunicativi,
appropriati per l’analisi delle dinamiche generali con cui l’attività comunicativa
agisce nella società, contribuendo a trasformarne il patrimonio culturale o
impiantarvi nuovi costumi o stili di vita.
Mentre gli approcci micro comunicativi andavano aggiornando molti
paradigmi interpretativi sulla comunicazione, la communication research si
preoccupava di ricondurre l’azione umana entro le coordinate del
comportamento sociale delimitabile e osservabile razionalmente,
scomponibile in una serie di elementi da individuare con precisione e di effetti
da rilevare sperimentalmente.
Le diversità che corrono fra la comunicazione intesa come attività umana e
l’attività che passa dentro la moderna strutturazione del sistema delle
comunicazioni di massa, finiscono per costituire un cardine sopra il quale
fondare quelle incomprensioni e quelle distanze epistemologiche che non si
possono ridurre a differenze di ampiezza delle rispettive sfere di conoscenza.
Ne la communication research ne gli approcci micro sociologici sono riusciti a
dar vita a una produzione teorica soddisfacente.
La comunicazione divisa cap 2
La filosofia del linguaggio
Linguaggio