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La televisione: linguaggio e modalità produttive

La tv, il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza, non ha suscitato al suo nascere grande scalpore, tanto da essere definito "radio con le immagini". Ad un primo impatto, il linguaggio televisivo appare un ibrido tra l'oralità del linguaggio radiofonico e l'iconicità del cinema. Poi, assume forme proprie, tenendo conto soprattutto del pubblico a cui erano rivolti i programmi.

Dalla radio, la tv assume le modalità del broadcasting sia per ciò che concerne la monodirezionalità dei contenuti sia per la differenza tra il modello statunitense basato sulla narrazione commerciale e privata dell'emittenza, e quello europeo, statale, istituzionale. Sul piano dei contenuti, questa differenza è resa dai programmi trasmessi: intrattenimento e fiction seriale per il primo, programmi dal contenuto più serio e classici della letteratura.

Formattazione del testo

L'influenza del cinema si esercita invece sulle strutture produttive. Spesso, si tende a considerare il film un'opera e il programma tv un prodotto, e di conseguenza anche la figura del regista cinematografico e del produttore tv sono considerate diverse. Per quanto riguarda il produttore, egli è una figura versatile che ha sia capacità organizzative che creative, ed è responsabile del tipo di tv prodotta nel contesto nazionale. Può essere interno alla rete o indipendente e dirige il direttore esecutivo, il direttore di produzione e gli assistenti di produzione. Produrre un programma significa sviluppare un'idea rispettando le caratteristiche tecniche ed espressive della tv, caratteristiche che non riguardano solo la messa in forma dei contenuti tv, ma anche l'articolazione degli spazi, le luci, il set, il movimento della m.d.p., ecc. Il processo produttivo è distinto in tre fasi: la pre-produzione, la produzione e

La pre-produzione consiste nel pianificare dettagliatamente tempi e costi della produzione. E' caratterizzata dalla sceneggiatura, che a sua volta si articola in fasi di complessità via via crescente: soggetto, trattamento (sceneggiatura), script (descrizione delle inquadrature di ogni scena), storyboard (disegno di ogni inquadratura). Poi si passa al reperimento del personale, del materiale e del cast.

La produzione è la fase principale. Qui, sulla base della sceneggiatura, vengono predisposte quotidianamente le scene da girare.

La post-produzione viene programmata a prodotto finito e consiste nel montaggio, nell'aggiunta delle musiche, nel doppiaggio, nell'attività promozionale del prodotto.

Da sottolineare il processo di metabolizzazione della televisione riguardante il cinema hollywoodiano, che ha portato alla nascita di un nuovo genere, del linguaggio visivo, sull'articolazione dei contenuti.

Il telefilm, e le modalità di trasformazione del racconto cinematografico in racconto televisivo. Gli elementi fondamentali del linguaggio televisivo sono: narrazione. Il modo della tv di rappresentare i contenuti è caratterizzato da una struttura narrativa, che porta anche il destinatario a trattare tali contenuti come un testo, un racconto da interpretare, riproponendo l'idea di negoziazione di significati tra mittente e destinatario. La tv è considerata per questo il del mondo moderno. Il luogo narrativo della tv per eccellenza è la fiction, nella sua duplice veste di serie (numero finito di episodi che propone un racconto in sé concluso ma con gli stessi personaggi) e serial (potenzialità infinite della narrazione che non si articola in racconti conclusi, ad es. Soap). Queste due formule si differenziano soprattutto nel concludersi o meno in una data unità di tempo. Nel caso del telegiornale, la matricenarrativa è evidente ed è analizzabile a partire da due prospettive: la prima non riguarda un ordine causale degli eventi ma propone un'inversione dell'ordine degli elementi narrativi (prima la soluzione dell'evento, e successivamente l'aggiunta dei particolari), anche se alcune notizie rispettano l'ordine normale; la seconda sostiene che la differenza tra tg e fiction non sta nella forma narrativa ma nella fonte del materiale. Entrambe, infatti, hanno la dimensione della quotidianità, nel tg come routine di impaginazione delle notizie da parte della redazione, nella fiction con la presenza costante di un dilemma. La serialità riguarda due ambiti: quello che riguarda la scansione del flusso narrativo e quello che riguarda la produzione dei testi televisivi. Nel primo caso, la serialità si intreccia con la ripetizione, ovvero con la riproposizione di contenuti in parte già noti e in parte originali. La sua funzione,

che oscilla tra ripetizione e variazione, consiste nel rassicurare il telespettatore stimolandone al tempo stesso la curiosità. Tale meccanismo è presente, oltre che nella fiction, anche nel tg e nella pubblicità. Nel secondo caso, la serialità riguarda le modalità di produzione dei testi televisivi, tese ad eliminare i tempi morti, per ottimizzare al massimo tempi e costi. Anche se prevalente nel linguaggio tv, il meccanismo della serialità non è del tutto originale poiché era già presente nella narrazione dei feuilletons o nelle prime trasmissioni radiofoniche. Tuttavia, è nella tv che ha una particolare rilevanza, grazia anche alla quotidianità del consumo e alla sua collocazione domestica. Questa serialità comunque è stata vista anche come povertà di contenuti, soprattutto da chi sostiene la supremazia del cinema e della sua dimensione autoriale.

sistema di norme che conferiscono ad un testo una particolare fisionomia, riconoscibile sia dal produttore che dal fruitore. E’ una sorta di patto comunicativo che fa riferimento sia al registro visivo, sia alle modalità di organizzazione narrativa del testo, sia al suo contenuto. Più che al succedersi degli avvenimenti, l’attenzione del destinatario è rivolta all’evoluzione delle relazioni tra i personaggi. Il raggruppamento per somiglianza dei testi aiuta la memorizzazione ed enfatizza il piacere della ripetizione, caratteristica propria del linguaggio seriale. Tuttavia, negli ultimi vent’anni, il concetto di genere ha subito un profondo mutamento, con la nascita di nuove forme ibride quali l’infotainment, la tv-verità, a causa del prevalere della logica del flusso e del palinsesto. La dimensione che meglio caratterizza il mezzo televisivo è la temporalità, ovvero il modo con cui il tempo articola

La successione dei contenuti televisivi segue una logica temporale e si stabilisce una relazione con il palinsesto. A differenza del cinema, che viene consumato al di fuori dell'ambiente domestico e in una dimensione festiva, il linguaggio televisivo si basa sulla quotidianità. I mutamenti che hanno riguardato la televisione possono essere suddivisi in due grandi periodi: la veterotelevisione o paleotelevisione e la neotelevisione.

La veterotelevisione prende avvio con le prime trasmissioni sperimentali nel 1953 e termina alla fine degli anni '70, con la nascita della neotelevisione. In questo periodo, la televisione era considerata uno status symbol e il suo consumo era un rituale.

La neotelevisione è caratterizzata dall'introduzione del broadcasting, grazie all'avvento delle televisioni private. La moltiplicazione delle emittenti e la diversificazione dell'offerta televisiva hanno portato alla dimensione della quotidianità.

comportano una ristrutturazione del tempo e dei contenuti televisivi. Flusso Il concetto di flusso è stato formulato da Williams ad indicare la presenza costante della programmazione televisiva nell'arco della giornata, indipendentemente dalla volontà dei fruitori. Prevale in questo periodo la nascita dei generi ibridi, in cui l'informazione si mescola all'intrattenimento e la fiction allo spettacolo. Il palinsesto è quel mezzo che offre la possibilità di orientarsi all'interno della sconfinata offerta tv. Esso riguarda le modalità di impaginazione dei contenuti tv attuata dalle varie emittenti allo scopo di definire l'identità delle singole reti e le caratteristiche della programmazione. Nei primi anni di vita della tv italiana, la Rai si preoccupava di svolgere tre funzioni: informare, educare, divertire. Per cui, la programmazione (a griglia) era tesa a fissare appuntamenti settimanali in base al genere, per abituare glispettatori al nuovo mezzo. Con la rottura del monopolio Rai e l'avvento della neotelevesione, esso (interfaccia tra produzione e consumo) diventa uno strumento strategico dalla duplice finalità: ordinare il flusso tv e impaginare i programmi sia in base ad una logica interna alla singola rete che alle reti concorrenti. Il palinsesto ha una dimensione verticale ed una orizzontale: la prima riguarda il posizionamento della programmazione lungo l'arco della giornata al fine di trascinare lo spettatore da un programma all'altro; la seconda si articola lungo la settimana. Qui il palinsesto è suddiviso in fasce orarie a ciascuna delle quali corrisponde un genere. Importante è la cosiddetta "programmazione a striscia", in cui i programmi sono divisi in puntate brevi e distinte ogni giorno della settimana alla stessa ora. In questo modo si ottiene un effetto traino da un programma all'altro. Il palinsesto inoltre contribuisce alla formazione.dell'identità delle reti, le cui caratteristiche servono a fidelizzare una precisa fascia di pubblico. Inoltre, viene introdotto il promo (pubblicità riguardanti i programmi stessi). Nonostante la diffusione dei palinsesti, la nascita di nuove tecnologie quali il telecomando ed il videoregistratore hanno dato al fruitore la possibilità di costruirsi da sé il proprio palinsesto. Per ciò che concerne il registro visivo, le convenzioni stilistiche del cinema hollywoodiano degli anni '30-'40 hanno influenzato quelle della tv. Il focus visivo è incentrato sull'azione narrata, e si basa sull'alternanza di tre inquadrature: una totale iniziale, un'oggettiva che rende il punto di vista di uno spettatore immaginario, e il campo/controcampo soprattutto utilizzato nei dialoghi. La fiction è il genere tv più vicino al cinema. Le sit com, invece, richiamano più un'atmosfera teatrale, in cui lae da un'atmosfera più intima e familiare. La telecamera si avvicina ai personaggi, creando un senso di coinvolgimento emotivo per lo spettatore. Le inquadrature sono più varie e dinamiche, spesso utilizzando primi piani e piani sequenza per enfatizzare le emozioni dei personaggi. In entrambi i casi, l'uso della telecamera è fondamentale per creare l'atmosfera e la narrazione desiderate.
Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
12 pagine
7 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vipviper di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Giacomarra Mario.