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NASCITA E EVOLUZIONE DI INTERNET
Internet nasce durante la Guerra Fredda, quando America e Unione Sovietica investirono grandi
risorse in progetti scientifici.
La prima rete telematica fu avviata nel 1969 negli Stati Uniti e chiamata Arpanet. Nasce come rete
aziendale per collegare i pc della Advanced Research Projects Agency. Può essere considerata il
predecessore di Internet poiché presenta le stesse caratteristiche: la ridonzanza, ovvero due punti
qualsiasi della rete potevano essere messi in correlazione tra loro attraverso percorsi diversi;
l’architettura policefala, cioè non ha un nodo centrale incaricato di smistare i dati tra tutti gli altri
nodi, ma i nodi sono collegati attraverso i packet switching. Il risultato fu una rete robusta e
versatile, in grado di funzionare anche in presenza di guasti presso uno o più dei suoi nodi.
Nella prima metà degli anni Settanta fu coniato il termine Internet per evidenziare la capacità della
rete di collegare sistemi informatici anche a grande distanza fra loro. Ciò fu permesso dal
“protocollo di comunicazione”, costruito a partire dagli anni 1973-74, che permise un’elaborazione
di un linguaggio comunque in grado di essere compreso dal maggior numero possibile di
calcolatori.
Internet è quell’insieme complesso di computer e reti, diffuse su scala mondiale, collegate tra loro
attraverso canali trasmissivi diversi )cavi, onde radio, satelliti) e unite dal gruppo di protocolli
denominato Tcp/Ip.
Nel 1971 fu sviluppato il primo sistema di posta elettronica, che permise il collegamento non solo
tra macchine, ma anche e soprattutto tra persone.
Nel 1986 Nsfnet prese posto ad Arpanet, che era diventata una rete troppo pubblica e non garantiva
la segretezza dei messaggi; più estesa, gestita sempre dagli USA, permise uno sviluppo più accurato
delle reti di grandi dimensioni e stimolò i primi interessi da parte delle industrie private.
Fino all’inizio degli anni Novanta, la frammentazione dei sistemi operativi e delle reti online,
rendeva la comunicazione telematica un’esperienza riservata ai soli appassionati, inoltre il
linguaggio e l’interfaccia di Nsf erano molto complicati.
Nel 1991 preso il Cern di Ginevra nacque il world wide web (“ragnatela grande quanto il
mondo”). La forza del web è rappresentata dal linguaggio Html, estremamente semplice e flessibile,
ed è in grado di essere letto da qualsiasi computer (prima Arpanet e Nsf non erano letti da tutti i
calcolatori).
Il web è nato per condividere agevolmente dati e risultati sperimentali tra gli scienziati, ma la sua
semplicità d’uso ne ha fatto uno strumento utilizzabile da chiunque.
Nel web ognuno può consultare l’immenso ipertesto multimediale, e chiunque può contribuire
sovrapponendo così la sfera pubblica a quella privata.
Nel 1999 le compagnie telefoniche offrono per la prima volta in Italia la connessione gratuita,
ovvero gravata solo dai normali costi telefonici. Inoltre le nuove connessioni “a banda larga” –
come la tecnologia Adsl, le connessioni in fibra ottica e la connettività mobile – hanno permesso il
costante collegamento ad Internet da parte del computer; grazie a queste nuove connessioni è
possibile seguire in diretta un evento trasmesso in streaming (in tempo reale), può contribuire a
riempire spazi comuni o conoscere nuova gente.
Possiamo così sintetizzare la nascita e l’evoluzione di Internet: nasce come rete sperimentale
ristretta a pochissimi centri di ricerca statunitensi; diventa poi una struttura pubblica per collegare
numerose università e istituti di ricerca; infine diventa di dominio pubblico, grazie anche alla sua
architettura molto semplice e accessibile a tutti.
LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL COMPUTER (Cmc)
La comunicazione mediata dal computer permette una comunicazione interpersonale (one-to-one)
quando ad esempio si comunica in forma privata attraverso la posta elettronica; ma si può anche
comunicare in forma collettiva multidirezionale (many-to-many), dove tutti possono rivolgersi a
tutti, come ad esempio nei forum online; oppure si può comunicare in forma centralizzata attraverso
un sito web (comunicazione di massa broadcast one-to-many).
PRIMA GENERAZIONE: Cmc socialmente povera
Si tratta dei primi studi, che risalgono agli anni Ottanta, rivolti a definire l’impatto della Cmc in
ambito organizzativo e le strategie più opportune per ottenere il massimo dalle nuove tecnologie
comunicative all’interno delle aziende.
L’approccio denominato Reduced social cues (Rsc) e sostenuto da altri studi costatano che,
inizialmente, la Cmc era povera dal punto di vista sociale.
Infatti la mancanza di feedback rende difficile la piena comprensione dei messaggi, la condizione di
anonimato porterebbe a un livellamento delle relazioni status e una maggiore visibilità di soggetti
normalmente emarginati nelle interazioni faccia a faccia – Cmc come medium democratico, inoltre i
processi di de individualizzazione e la condizione di relativo anonimato degli interlocutori fanno
della Cmc un ambiente sociale debolmente normato e potenzialmente incline al litigio e a
comportamenti antisociali. La limitatezza della larghezza di banda circoscrive la quantità e la
qualità delle informazioni trasmesse; la Cmc risulta essere efficace quando si tratta di trasmettere
informazioni precise e puntuali, ma povera per quanto riguarda gli aspetti più strettamente sociali
della relazione tra gli interlocutori.
SECONDA GENERAZIONE: Cmc socialmente ricca.
Il ragionamento di base dell’approccio Rsc rivela una prospettiva deterministica, secondo la quale
la poertà sociale della Cmc è una caratteristica intrinseca al medium: secondo questa prospettiva
qualunque mezzo di comunicazione introduce un progressivo impoverimento della dimensione
sociale, rispetto alla situazione comunicativa più immediata e ricca rappresentata dalla
comunicazione face-to-face
Inizialmente furono effettuati numerosi studi che dimostrano che la Cmc può veicolare la stessa
socialità della comunicazione faccia a faccia solo se si lascia agli attori il tempo necessario di
prendere dimestichezza con il mezzo e conoscere i propri interlocutori. Questi esperimenti si
verificarono fallimentari perché gli studenti presi come “cave” avevano poche aspettative di
interazioni future e motivazioni limitate, creando così, soltanto in quella specifica occasione un
clima cooperativo piacevole.
Bisogna quindi considerare il contesto sociale in cui la comunicazione prende vita. I
comportamenti dipendono da un insieme estremamente complesso di elementi, tra i quali uno dei
più importanti è proprio la natura del contesto sociale. Così antropologi e etnografi tentano di
comprendere la cultura sviluppata tra i gruppi online.
A partire dagli anni Novanta, la tecnologia telematica diventa esperienza quotidiana per milioni di
utilizzatori in tutto il mondo. Cominciano a definirsi le prime comunità virtuali, che appaiono
tutt’altro che fredde, asociali e anomiche.
TERZA GENERAZIONE: Cmc come dimensione quotidiana
Con il nuovo secolo i sociologi si occupano di valutare i cambiamenti sull’intera società che
accompagnano l’introduzione della Cmc nella vita quotidiana di ogni cittadino del mondo
occidentale.
Oggi l’uso dei computer coinvolge individui appartenenti a tutte le fasce di età, di cultura e di
reddito.
La Cmc viene usata per mille attività.; possiamo quindi dire che la comunicazione mediata dal
computer si sta progressivamente integrando con la vita comune e sta permeando la società a tutti i
livelli istituzionali.
Le informazioni sono prodotti sociali, ma bisogna mantenere il controllo su come tali informazioni
vengono costruite e organizzate. Gli universi simbolici , i sistemi normativi, i codici interpretativi ci
accompagnano in ogni momento della nostra esistenza.. La nostra società è definita società
dell’informazione.
LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITA’ ONLINE
“Su internet, nessuno sa che sei un cane” è un modo per suggerire che su Internet non esistono
discriminazione e che ognuno può presentarsi per quello che è, ma al tempo stesso può anche
spacciarsi per una persona completamente diversa.
Partendo dagli smileys, che rappresentano un modo creativo per superare le limitazioni tecniche del
medium, le cui caratteristiche non permetterebbero la ricchezza espressiva della comunicazione
faccia a faccia. Ma gli smileys sono sotto il nostro controllo, a differenza di un sorriso reale che non
sempre è consapevolmente voluto.
La costruzione dell’identità online è di grande interesse per i sociologi.
Il primo passo consiste nella scelta di un nome. Nel cyberspazio il nome ha un’importanza sociale,
poiché indica la collocazione dell’individuo all’interno del territorio sociale.
In rete la costruzione di pseudonimi, è frutto di un processo di costruzione sociale; viene scelto in
base a referenti culturali o per rivelare qualcosa della propria personalità, elaborando una parte del
proprio Io.
La propria identità online viene affermata anche con l’uso della firma, che molto spesso comprende
anche altre informazioni riguardo l’utente. Quando si articolano firme contenenti motti, espressioni
o aforismi, si sta delineando la propria personalità.
La presentazione di sé online può proseguire con la costruzione di un sito web personale, di un blog
o di un profilo su un social network, in cui esporre la migliore immagine che riusciamo a comporre
di noi stessi.
Gli studi più recenti hanno iniziato a sfatare il mito delle identità virtuali come vie di fuga dalla
realtà. Piuttosto la vita sociale in rete diventa uno spazio di sperimentazione, che permette la
formazione della personalità adulta, commettendo errori e superando prove.
Il confine tra esperienze online ed esperienze tradizionali offline si fa sempre più permeabile, mano
a mano che Internet entra evasivamente nella vita quotidiana di ognuno di noi.
LE COMUNITA’ VIRTUALI E I SOCIAL NETWORK
Le reti sono diventati luoghi di incontro, dove nascono vere e proprie comunità, caratterizzate da
comuni interessi e separati geograficamente tra loro.
“Comunità” è un concetto sociologico che presuppone una dimensione soggettiva del senso di
appartenenza, a cui sono legati sentimenti identitari e solidali. Le esperienze delle comunità virtuali
sono reali a tutti gli effetti.
Esistono però delle differenze tra comunità tradizionali offline e comunità online.
In primo luogo la permeabilità: entrare o uscire da una comunità online richiede spesso forti
investimenti e