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Studi anglo-americani dagli anni '20 agli anni '70
Non vi sono stati importanti innovazioni teoriche. Negli anni '60 lo studio delle città a sé stante compare dalle discipline sociali. Un cambiamento avviene alla fine degli anni '60 con lo studio dell'economia politica della città e il rinnovato interesse per la comunità, per le relazioni che si creano all'interno e come l'agente si comporta.
Capitalismo: definito da Marx ed Engels, un accumulo di ricchezze, prodotto da uno sfruttamento che sarebbe stato rovesciato dalla maggioranza della nuova classe proletaria. Il lavoro produce denaro, e il denaro è merce di scambio.
Karl Marx: si occupa dell'analisi del processo di produzione del capitalismo. I rapporti di produzione si svolgono tra capitalisti (proprietari) e proletari, il loro rapporto è mediato dal salario.
Teoria del profitto: ho denaro, acquisto merce che mi fa ottenere più denaro. Per lui il denaro trasforma la comunità naturale (contatto diretto,...
interazione sociali, calore umano) in società funzionale(relazioni impersonali, isolamento, individualismo). In questo modo gli uomini e le donne subiscono una duplice alienazione, sia come individui(mercificazione di sé nel lavoro), sia nei loro rapporti sociali(mercificazione dei rapp). Marx contrappone il mondo urbano a quello rurale, quest'ultimo incarnato nel feudalesimo che concentrava il potere sociale nelle campagne. Per Marx la storia moderna è la urbanizzazione delle campagne. L'economia urbana aveva gettato la maggioranza della popolazione in condizioni disumane e di sfruttamento(Engels). La causa di tutto ciò non erano però le città ma quelle che Marx chiamò rapporti sociali di produzione. Sia per Marx che per Engels non è la città a creare il capitalismo, ma il capitalismo a far nascere la moderna città industriale. La logica dello sviluppo capitalistico attiva nella metropoli la grande massa dei lavoratori da cuidipende la ricchezza della borghesia. Il sistema urbano si basa su rapporti di produzione che combinano lavoro (salariati) e capitale (servizi da scambiare). La città capitalistaimplica una trasformazione del mondo fisico in sistemi produttivi dimanici, da qui mercificazionedello spazio urbano, anche lo spazio diventa una merce che ha un proprio valore d'uso e di scambio e non solo lo scenario del dramma del conflitto di classe. DIPENDENZA DELLO SPAZIO URBANO DAL DOMINIO DEL CAPITALE, elemento chiave per comprendere la LOGICA DELLA CITTA'. Caratteristiche dell'urbanizzazione caapitalista: divisione del lavoro sempre più specializzata (distribuzione geografica del lavoro in base alle necessità di specializzazione); esistenza di un secondo circuito del capitale (creazione di un mercato favorevole alla speculazione su terreni e proprietà); concentrazione dei mezzi di consumo collettivo (offerta residenze e servizi collettivi); intervento dello stato a livello.locale(controllostatale nel conflitto di classe). Queste caratteristiche sono aspetti del capitalismo o questioniurbane?
HARVEY: marxista, porta avanti un esame approfondito del rapporto tra denaro,tempo e spazio. Egli fa una distinzione tra economia del denaro ed economia capitalista. La prima esiste da primadella nascita delle grandi città, la seconda nasce nelle grandi città ed è legata alla circolazione dellepersone in quanto prodotto. Mercificazione dello spazio: conversione di un terreno in un beneche può esssere comprato.
MASSEY: si occupa della divisione spaziale del lavoro. Afferma che ci sono tre forme di strutturaspaziale che organizzano la divisione del lavoro: 1)struttura spaziale concentrata(aziendaconcentrata in un unico spazio geografico); 2)struttura spaziale a clonazione di stabilimentidistaccati(vi è un nucleo centrale che controlla I rami distaccati); 3) struttura spaziale con processoparcellizato(processo di produzione spezzettato).
Le implicazioni economiche di questo processo di riarticolazione spaziale, consistono nel fatto che le città monoprodotto sono particolarmente vulnerabili perché, mentre il capitale si può spostare alla ricerca di nuove offerte, la forza lavoro della città viene abbandonata. Compito degli stati-governo è attuare politiche di riorganizzazione economica, ma più dei governi sono le multinazionali che creano mobilità e lavoro. Studi urbani britannici e americani consideravano la classe sociale fonte di identità sociale e ragione di un modo di vita. Negli anni '60-'70 le cose cambiano. La teoria urbana diventa l'antidoto scientifico alla contaminazione ideologica. La questione urbana vedeva la città come una gigantesca fabbrica capitalista dove le gerarchie presenti al lavoro si riproponevano nelle aree residenziali e dove il proletariato veniva alienato. La questione urbana era dovuta ad una scarsa comprensione dei limiti della città.teoria marxista quando questa viene applicata troppo rigidamente alle strutture sociali in rapida evoluzione. La questione urbana è un giudizio filosofico sul funzionamento della città tra coloro che ne beneficiano e coloro che ne sono penalizzati. CASTELL: negli anni '80 si allontana dall'idea di città come luogo di produzione e consumo per concentrarsi sulla città come luogo di contestazione. Abbandona l'impostazione marxista-strutturalista e abbraccia un tipo di ricerca azione sui movimenti di protesta. Il suo fine è dare un quadro teorico ai conflitti politici in atto. Anche se il capitalismo è ben presente in Castells, egli non gli attribuisce più un'importanza determinante come modo di produzione. Egli scopre un nuovo modo di sviluppo che descrive con il termine informazionalismo, inteso come amalgama di processi collegati tra loro. Esso viene definito come un paradigma tecnologico che sta rimpiazzando l'industrialismo e si basa.Sull'accrescimento delle capacità umane di elaborare le informazioni. È una forma superevoluta di capitalismo che egli chiama network enterprise e che può aggirare molti dei problemi che assediavano le prime forme di capitalismo. Ora Castells vuole dimostrare come questi elementi che compongono l'economia dell'informazione si colleghino tra loro in quello che egli definisce spazio dei flussi. Lo spazio dei flussi è l'organizzazione materiale delle pratiche sociali di condivisione del tempo che operano mediante i flussi. Il circuito di scambi elettronici forma la base materiale per i processi strategicamente cruciali nella rete della società. I nodi e gli snodi dello spazio dei flussi si basano su una rete elettronica, ma tale rete collega luoghi specifici con caratteristiche sociali, culturali, fisiche e funzionali ben definite. I singoli luoghi assumono maggiore o minore importanza, secondo la propria capacità di essere inseriti nei
flussi.GLOBALIZZAZIONE: concetto caotico che viene generalmente riconosciuto come processo in cui ogni cosa, dal capitale, al lavoro, ai beni può essere scambiato rapidamente senza l'ostacolo dei confini nazionali. Parole associate alla globalizzazione: connettività, interdipendenza, concorrenza, frammentazione. La maggior parte degli storici economici concorda sul fatto che nel caso di Africa e America Latina il capitalismo ha prodotto profitti per gli investitori a spese delle popolazioni locali che non hanno ricevuto in cambio una parte equa delle loro risorse naturali e del loro lavoro. Lo sviluppo diseguale è conseguenza diretta di una geografia imposta originariamente da imperialismo e colonialismo, che oggi è sostenuto dalle potenti corporations del mondo. Le città più grandi sono diventate città mondiali sorrette dalle corporations e funzionano con successo offrendo servizi e lavoro, mentre nel mondo in via di sviluppo i programmi diriaggiustamento strutturale non sono riusciti a risanare il territorio e a fermare l'esodo di immigrati verso città del terzo mondo già sovraffollate e prive di lavoro. La globalizzazione sta producendo città del sud globale che fungono da fabbriche di sfruttamento, mentre nel mondo sviluppato c'è una città a 2 livelli: città duale (da un lato manager ben pagati, dall'altro classe a basso reddito in genere etnicamente diversa, sempre più assenti le classi intermedie). La globalizzazione produce da una parte il fenomeno dell'agentrification, dall'altra ghettizzazione. La globalizzazione non è più semplicemente un processo economico ma politico, dove l'accesso al mercato, alle infrastrutture dipendono dalle decisioni dei governi locali. Creazione del capitale privato, come in America ora anche in altre parti del mondo lo stato è sempre più escluso da queste economie, solo in Francia continua a provvedere alla.La maggior parte dei capitali è destinata ai nuovi progetti infrastrutturali. C'è una tendenza verso un'economia sempre più aperta, ma ciò può nascondere idee di dominio mondiale da parte delle grandi multinazionali. Questo mercato libero implica anche una mancanza di protezione da parte dei governi per le fasce più deboli e le zone più povere del mondo, che stanno aumentando visibilmente la loro povertà.
La città globale è un luogo strategico per la gestione dell'economia globale, con operazioni finanziarie e funzioni di comando. Oltre al comando e controllo, ha anche funzioni di connettività internazionale.
Sassen identifica la città globale nei seguenti punti: 1) dispersione geografica delle attività, 2) operazioni amministrative e finanziarie delegate ad enti esterni, 3) mix di servizi specializzati, 4) aziende più libere negli spostamenti dei loro centri direzionali, 5) sistemi urbani scollegati dalle economie nazionali.
POTERE INTESO
NELLA SUA RELAZIONE CON LO SPAZIO URBANO: quindi da una parte attività economiche, politiche e sociali che il governo urbano deve regolare dall'altra contestazione degli attori sociali alle espressioni delle autorità. GOVERNANCE: reti coinvolte nei processi decisionali, essa è policentrica, non gerarchica, non dirigista. Essa è associata alla costruzione del consenso. Comunità urbana: abitat delimitato, densamente abitato integrato a livello economico. FERREA LEGGE DELL'OLIGARCHIA: Organizzazioni e burocrazie concentrano il potere decisionale al vertice mentre i cittadini svolgono un ruolo di sostegno. DAHL: Ritiene errata la visione secondo cui i gruppi di elite detengono il potere sul resto della popolazione. Egli afferma che esiste una disuguaglianza a livello individuale che si riflette nella politica, ma sostiene anche che attraverso mobilitazione e comportamento competitivo nessun gruppo può disporre a lungo del monopolio del potere. SCELTAil proprio interesse personale. Questa teoria si basa sull'idea che gli individui agiscano razionalmente, valutando i costi e i benefici delle diverse opzioni disponibili, al fine di massimizzare il proprio benessere. Nella teoria del comportamento politico, si assume che gli attori politici siano guidati da un calcolo razionale dei loro interessi. Questo significa che essi cercano di fare scelte che massimizzino i benefici per se stessi, tenendo conto dei costi e dei rischi associati a tali scelte. La teoria dell'utilità, che deriva dall'economia, sostiene che gli individui cercano di massimizzare la loro utilità, ovvero il loro benessere o soddisfazione. Questo concetto può essere applicato anche al comportamento politico, dove gli attori cercano di massimizzare i benefici che possono ottenere attraverso le loro azioni politiche. La teoria dei giochi, invece, si occupa dello studio delle interazioni strategiche tra attori razionali. In politica, gli attori possono essere visti come giocatori in un gioco, dove cercano di ottenere il massimo vantaggio possibile dalle loro mosse, tenendo conto delle mosse degli altri attori. In sintesi, la teoria del comportamento politico razionale si basa sull'idea che gli attori politici agiscano in modo razionale, cercando di massimizzare i propri interessi e benefici. Questa teoria fornisce uno strumento analitico per comprendere le scelte e le azioni degli attori politici, e può essere utilizzata per spiegare e prevedere il comportamento politico.