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SOCIETÀ LORENZA SECONDO MODULO 23/10/2017
3 domande (50% voto finale) 12 dicembre seconda prova intermedia (SUICIDIO)
Se non si fa, lo si può fare a gennaio-febbraio.
Voto preso rimane valido fino a settembre 2017
LE DINAMICHE CULTURALI DELLA GLOBALIZZAZIONE
Berger 1981: 1) «old business class» (l’élite dei leader delle imprese tradizioni) e
2) la «knowledge class» (la nuova élite rappresentata dai «produttori e dai distributori di
conoscenza simbolica).
Berger 2002: 4 volti della globalizzazione culturale (cfr. anche Berger 1997), i primi due si
diffondono tramite canali di élites, gli altri due tramite canali popolari :
1)«Davos Culture» (Huntington) (cultura dell’élité economica internazionale)
2)«Faculty Club Culture» (Berger) (cultura dell’élite intellettuale occidentale, in particolare
americana)
3)«McWorld culture» (Barber), cultura globale popolare propagata da imprese come Adidas,
McDonald, Disney, Mtv.
4)Movimenti religiosi diffusi su scala globale, in particolare Protestantesimo evangelico
(declinazione pentecostale). Questi movimenti religiosi diffusi su scala globale hanno origine
non solo negli Stati Uniti, ma anche in India (Sai Baba e Hare Krishna), in Giappone (Soko
Gakkai), a Taiwan («Rinascimento buddista»).
«Localizzazione»; «globalizzazioni (modernità) alternative» (sia livello di élite sia a livello
popolare, sia a livello laico sia religioso); «subglobalizzazioni» (es. «europeizzazione»).
Dal titolo il focus è la cultura, intesa come? Nel suo convenzionale senso scientifico e
sociale. Berger intende la cultura come un Insieme di credenze, valori e stili di vita
propri della gente ordinaria nella esistenza quotidiana (vita di tutti I giorni). Che
rapporto c’è tra la cultura così definita e la globalizzazione? Come la globalizzazione
incide su queste credenze, valori…?
Nel saggio di Berger, egli analizza le dimensioni culturali della globalizzazione nella
cornice dei problemi sociali e politici generati dalle trasformazioni economiche e
tecnologiche in atto. Questo saggio esce nel 2002 ed è l’introduzione a una ricerca
internazionale empirica condotta in diversi Paesi del mondo: Cile, Cina, GER, Ungheria,
India, Giappone, Sud Africa, Taiwan, Turchia e USA. Questo scritto è significativo
perché permette di mettere a fuoco la posizione di questo sociologo americano sul
tema della globalizzazione. Era famoso per I suoi scritti sulla modernizzazione. Colloca
la sua posizione sulla globalizzazione all’interno della sua maggiore teoria sulla
modernizzazione. La tesi di fondo è che la globalizzazione culturale non è né una
grande promessa (è consapevole dei punti problematici, può avere esiti infausti), ma
neanche da considerare una unica grande minaccia. Per lui la globalizzazione è un
fenomeno complesso dalle molte facce. La globalizzazione dovrebbe essere
considerata una continuazione, in forma accelerata, della perdurante sfida della
modernizzazione. Per Berger la modernizzazione ha come risvolto culturale
( l’individualismo tema centrale ma non centrato, più vicino è la differenziazione. ) il
PLURALISMO. Cosa intende con pluralismo? L’epoca moderna è l’epoca in cui c’è la
messa in discussione di codici accettati precedentemente in modo pacifico (passivo)
(religione prima era tramandata dai genitori… ora si può aderire, ma non sempre in
modo pacifico). L’individuo se aderisce o meno ai codici, lo fa per una scelta
individuale, responsabile e attiva. Se vengono accettati, questo accade in maniera
attiva e consapevole. Questo produce dei sistemi simbolici alternativi, in cui viene
messa in primo piano la scelta individuale del soggetto. Questo caratterizza la sfera
della modernità. Se l’individuo aderisce lo fa in maniera consapevole. Si può aderire
anche a una sola parte di un codice simbolico producendone di alternativi. Una
dinamica simile, dice Berger, è presente nei processi innescati dalla globalizzazione.
Un fenomeno di fronte al quale è auspicabile/utile rifuggire sia un’accettazione
dogmatica, sia una resistenza militante. La globalizzazione per Berger non è né
un’unica grande minaccia ed è per questo che per lui non si dovrebbe arrivare ad una
resistenza militante, ovvero una resistenza a priori. Non é neanche una unica grande
promessa, e per questo bisogna rifuggire un’accettazione dogmatica della
globalizzazione. Non è che la globalizzazione é buona di per se. Occorre evitare sia
l’omogeneità globale, coloro che vogliono in modo (ES: USA) una omogeneità globale
che si impone in maniera imperialistica a tutto il mondo, e occorre evitare l’isolamento
parrocchiale, ovvero chiudersi all’interno di un ghetto e non voler incontrare nulla che
sta al di fuori, nulla di diverso da noi. Sia che la globalizzazione che la
modernizzazione sono caratterizzate dal fenomeno del pluralismo con cui si intende
una messa in discussione di codici simbolici precedentemente accettati in modo
passivo è una produzione di altri codici alternativi dove al centro è posta la scelta
individuale. Con cultura Berger intende valori della gente comune nella vita
quotidiana. Ci sono valori che possono essere diffusi sia a livello popolare, sia a livello
d’élite.
Quali sono le dinamiche culturali della globalizzazione? Sono 4. In un saggio del 1997,
precede questa introduzione, aveva parlato dei quattro volti della globalizzazione
(pochi ne parlavano). (Possono essere chiesti all’esame)
1. Cultura di Davos: L’espressione Cultura di Davos viene coniata da
Huntington. Berger la prende da lui. Davos è una località svizzera dove,
annualmente si riunisce il World Economic Forum. La cultura di Davos é propria
di una élite economica internazionale che esercita la sua influenza su scala
globale. Partecipano di questa cultura non solo I pochi che ogni anno vengono
invitati al convegno, ma anche, indirettamente, le persone che aspirano ad
essere invitate al WEF. La cultura di Davos con I suoi simboli e stereotipi
rappresenta un polo di forte attrazione per milioni di giovani e uomini di affari
che non possono partecipare al WEF, ma che aspirano a parteciparvi. Si tratta di
una cultura elitaria. Cultura di uomini di affari più o meno giovani, professionisti,
che perseguono nel loro stile di vita certi valori che fanno parte della cultura di
Davos. Nel saggio del 1981 si metteva a fuoco la lotta di classe tra la Old
Business Club e la knowledge class. Berger aveva parlato dei simboli della lotta
di classe. Sono questi simboli della cultura di classe che permettono di
riconoscere chi appartiene o desidera appartenere a un certo gruppo socio-
culturale che porta avanti, a livello globale, la cultura di Davos. Esempio:
network globale di giovani ambiziosi in affari (professionisti) I cui membri che
caratteristiche hanno? La cultura si esprime attraverso stili di vita, simboli
visibili e percepibili. Quali sono questi simboli? Innanzitutto I membri della
cultura di Davos parlano correntemente e fluentemente l’inglese, vestono e si
comportano allo stesso modo sia al lavoro che nel gioco, praticano il golf.
Pensano allo stesso modo, hanno simili opinioni e punti di vista, nella speranza
di poter raggiungere un giorno il vertice dell’élite. Questi valori caratterizzano
anche colo che aspirano a partecipare al WEF. Si deve però stare attenti a
supporre che questa apparente omogeneità abbracci l’intera esistenza di questa
classe. Questo succede per alcuni, l’omogeneità abbraccia tutta la loro
esistenza. Sono uomini d’affari giovani o meno completamente cosmopoliti. Altri
organizzano la vita in una sorta di compartimenti. In certe aree della loro vita
sono completamente omologati e aderiscono alla cultura di Davos (lavoro,
vestiti, sport, parlano inglese), ma ci sono altri ambiti (vita privata) in cui non
applicano I simboli della Davos culture, ma applicano valori appartenenti alla
loro cultura tradizionale. Sarà sempre una questione empirica chiedersi se certe
persone aderiscono completamente o meno a questa cultura. Bisogna scendere
nei casi e Paesi specifici. Differenza tra la GER dell’Est e in India. La Germania
dell’est è un esempio in cui è avvenuta una omologazione completa, mentre in
India no. Dopo l’unificazione delle 2 Germania, un’orda di consulenti di affari si é
precipitata nella Repubblica democratica tedesca, insegnando e consigliando
come comportarsi nella nuova economia e come diventare occidentali. All’inizio
c’é stata una decisa e astiosa resistenza (nostalgia della Germania dell’est), ma
le risorse culturali per mantenere o per costruire simboli e stili di vita personali
e alternativi, sono state molto scarse. Dato storico. Coloro che vivevano nella
Germania dell’est avrebbero non voluto omologarmi completamente alla cultura
occidentale, ma le loro risorse culturali per mantenere gli stili di vita precedenti
(anche solo in alcuni ambiti della loro vita) sono state scarse. In questo senso la
Germania ha avuto una cultura debole, perché si è completamente omologata
alla cultura occidentale a seguito dell’unificazione delle Germanie. Invece l’India
è un esempio di cultura forte. È un Paese in cui, pur essendo si omologato ad
una certa cultura occidentale in ambito economico (moltitudine di scuole di
economia e di corsi di formazione per insegnare agli indiani come comportarsi
nella partecipazione all’economia globale) molti informatici indiani sono riusciti
a combinare la loro partecipazione alla vita globale con un loro stile di vita
personale dominato dai valori tradizionali kindù. Molti informatici di Bangalore,
perfettamente integrati nella vita economica occidentale, sapevano fare affari
secondo gli occidentali, ma inghirlandavano I loro computer secondo riti propri
della loro religione indiana.
2. Cultura del Faculty Club: C’è un secondo tipo di volto culturale che si
trasmette sempre attraverso canali di élite, ovvero la Faculty Club culture.
Questa espressione è coniata da Berger. Si intende la cultura dell’élite
intellettuale occidentale, in particolare americana. Ci si riferisce alla cultura
dell’intelligenzia occidentale che si serve di molteplici canali: non tanto I media
e il cinema (rientrano nel punto 3. Diffondono sempre una cultura globale, ma
sono di tipo polare) ma servendosi di canali come le fondazioni, ONG o le
università. Con lo scopo di promuovere delle visioni di vita, delle opinioni e idee
a livello globali. Quali sono queste idee