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Media.
Questi due termini sono nati negli anno ’90 e cercano di fondere la componente tecnologica con la dimensione
socioeconomica a cui fanno riferimento. Di qui a poco la nascente Network Society si sarebbe trasformata nella
Information Society.
Il termine Social Informatics (SI) fa riferimento all’insieme di ricerche il cui scopo è lo studio degli aspetti sociali delle Ict
e della computerizzazione.
È lo studio interdisciplinare della progettazione dell’uso e della conseguenze delle Ict che prendono in considerazione la
loro interazione con contesti istituzionali e culturali. È una vera e propria disciplina, nonché uno dei primi tentativi di
cercare di far dislogare la componente informatica con quella sociale.
Lo scopo della SI è quello di progettare un sistema informatizzato compatibile con specifici contesti sociali, ricorrendo a
tecniche di ricerca qualitative (es. focus groups). Inoltre vuole superare la frammentazione disciplinare nello studio dei
sistemi informatici che ha caratterizzato il campo a partire dagli anni ’80.
Le Ict interagiscono con il contesto istituzionale e culturale; bisogna superare la metafora semplicistica delle Ict come
strumenti e considerare le tecnologie come configurazioni di elementi tecnici e di componenti sociali piuttosto che sistemi.
Inoltre il processo di progettazione informatico va considerato come un processo di progettazione sociale, quindi bisogna
rimodellare continuamente il sistema informativo per soddisfare le esigenze degli utenti finali.
La progettazione -in quanto attività sociale- porta ad incorporare nel sistema assunti e valori determinando così la
tipologia di relazioni sociali che verranno ad instaurarsi. Le scelte fatte in fase di progettazione non sono mai solo
tecniche, ma hanno delle specifiche conseguenze sociali.
Inoltre le Ict provocano una ristrutturazione dei rapporti sociali, che può andare dalla riconfigurazione delle forme di
potere alla creazione di nuove modalità di relazione sociale.
Il forte orientamento della Si a studiare le Ict in connessione con strutture organizzative, dimostra l’attenzione che la SI
mostra nei confronti dei processi di lavoro, che rivela il tentativo di diventare disciplina di riferimento professionale. 6
Anche Wellman contribuisce a dimostrare come stava cambiando l’atmosfera relativa al rapporto tra informatica e
tecnologie, infatti scrive un saggio sull’isomorfismo tra reti sociali e reti di computer, parlando di Computer supported
social networks (CSSNS).
Quando si parla di Social Networks si fa riferimento alla Social Network Analysis (SNA), una metodologia di ricerca
secondo cui fenomeni sociali possono essere descritti come un insieme di relazioni che intercorrono tra attori,
rappresentate attraverso grafi che descrivono le proprietà sociali del gruppo studiato. Quando le reti di computer
collegano le persone così come le macchine, allora diventano reti social, che chiameremo reti sociali computer assistite
(CSSNS). Wellman quindi è il primo ad interpretare le reti di computer come reti sociali.
Egli distingue 3 tipi di CSSNS: le comunità virtuali, le reti di computer per il lavoro di gruppo (cscw) e i telelavoro.
Le comunità si possono spostare da luoghi semi-pubblici (es. bar) a luoghi privati (es. casa), i rapporti sociali si basano
sempre più spesso su interessi condivisi e sempre meno sulla comune appartenenza sociale.
Cambia anche il modo di concepire il rapporto tra impresa e mondo sociale: un tentativo in questa direzione è quello
apportato dal Manifesto Cluetrain, un progetto che tenta di modificare la concezione che le aziende hanno di internet. I
mercati sono conversazioni, quindi le aziende che vogliono uscire dalle paludi della New Economy devono ripensare
completamente sia i propri processi comunicativi che l’uso che viene fatto di internet, considerando il proprio pubblico non
come un target di consumatori, ma come persone vere e proprie; al tempo stesso internet deve essere concepito non più
come un canale di comunicazione alla stregua dei media, ma come un mezzo di relazione sociale, tanto che oggi la
dimensione informatica e quella sociale sono sempre più difficili da separare.
Oggi l’idea di un diverso patto sociale tra imprese e consumatori ha preso ormai fortemente piede.
Un concetto collegato ai servizi del web 2.0 è quello di Social Software, ovvero l’uso di un software per il supporto di
gruppi interagenti anche in caso di interazione offline. Vi sono stati diversi seminari riguardo a questo argomento,
chiamati appunto Social Software Summit con l’obiettivo di far incontrare il mondo delle imprese software e delle Ict che si
riconoscevano in un modo diverso di approcciare le questioni inerenti alla progettazione del software e allo sviluppo di
modelli di business. Al contrario delle tecnologie per la connettività sociale studiate dalla Cmc che prendevano spunto da
un tema specifico, il social software procede invece mettendo insieme le persone tra loro e solo dopo le aggrega intorno
ad un tema specifico.
Il mondo delle nuove tecnologie web non ha solo una componente tecnologica, ma anche una profonda componente
sociale; queste osservazioni verranno riprese da coloro i quali si riconosceranno nell’etichetta di Web 2.0.
Il termine ‘web 2.0’ prende spunto da una conferenza tenutasi in California nel 2004, alla quale partecipò colui che e
coniò il termine, ovvero Tim O’Reilly.
Le idee alla base del suo Web 2.0 sono diverse, ma i concetti chiave sono fondamentalmente due:
• Architettura della partecipazione = il web 2.0 promuove il coinvolgimento del maggior numero di utenti possibile.
All’aumentare del numero di utenti di un servizio aumenta il valore del servizio stesso (es. diffusione del fax). Inoltre
l’architettura è politica, quindi può avere precise conseguenza sociali. Secondo Winner gli artefatti tecnologici
incorporano precise forme id relazione sociale rappresentate da relazioni di potere in due modi distinti: in primo
luogo lo sviluppo di particolari artefatti diventa una maniera per stabilizzare un tema all’interno di una comunità
particolare; in secondo luogo esistono particolari artefatti che sono intrinsecamente politici nel senso che sembrano
richiedere particolari tipi di relazioni politiche. Ciò che chiamiamo tecnologie sono modi di mettere ordine nel nostro
mondo, alla stregua di atti legislativi o idee politiche, così il fatto di scegliere tecnologie poco flessibili vuol dire
scegliere particolari forme politiche.
Ormai l’idea che la tecnologia sia una forma di azione sociale è qualcosa di acquisito nello studio dei fenomeni
tecnologici.
Connessi al concetto di Architettura della partecipazione ci sono i seguenti concetti:
- Web come piattaforma (internet come strumento per erogare servizi software)
- Tecnologie come beta perpetuo (tecnologie in costante cambiamento)
- Hackerabilità
- Remixabilità (riutilizzare parti di software senza violare il copyright)
• Intelligenza collettiva = le tecnologie permettono di aggregare l’intelligenza distribuita in diversi individui.
Le componenti dell’intelligenza collettiva sono 3:
- Collaborazione (le persone decidono autonomamente di far parte del progetto)
- Coordinamento (bisogna distribuire i compiti in modo non gerarchico)
- Tecnologia (consente di aggregare le intelligenze individuali)
Un altro termine usato per descrivere il nuovo mondo dei servizi web a partecipazione dell’utente che però non ha
incontrato particolare successo è quello di ‘Social Computing’, ovvero una struttura sociale in cui la tecnologie dà potere
alle comunità e non alle istituzioni.
I costi delle tecnologie informatiche si sono ridotti e sono divenute molto più accessibili alle masse .
Queste idee sono state ulteriormente sviluppate dando origine al concetto di ‘Onda Anomala’: essa è un trend sociale in
base al quale le persone usano le tecnologie per procurarsi ciò di cui hanno bisogno le une delle altre, invece che dalle
istituzioni tradizionali come le grandi imprese.
Il termine ‘Social Media’ invece, rafforza la nuova componente comunicativa dei servizi internet, ponendoli in continuità
con lo sviluppo dei media digitali e meno con il settore delle Ict. Questi servizi sono visti sempre più come media e
sempre meno come semplici tecnologie informatiche. 7
Ad ogni modo, nonostante la parola stia sostituendo progressivamente il termine ‘Web 2.0’, social media non estende la
portata semantica del concetto se non nella sua accezione: i nuovi servizi non sono da intendersi come piattaforme
informatiche, ma come mezzi di comunicazione.
C’è un altro motivo interessante che rende l’etichetta social media più appetibile di quella di web 2.0; infatti la
connotazione 2.0 sta ad indicare una nuova fase tecnologica, ovvero un prodotto software che si distingue dal prodotto
precedente proprio perché ci sono state delle migliorie tecnologiche. Il passaggio dal web 1.0 al web 2.0 non indica un
passaggio tecnologico ma progettuale: le tecnologie sono rimaste pressochè uguali, ma è cambiato il modo in cui esse
sono utilizzate.
Ma quali sono questi media orientati alla partecipazione?
Ce ne sono moltissimi, tanto che non è possibile farne un elenco, così è meglio concentrarsi sulle principali famiglie di
media, ovvero su una tassonomia di riferimento che comunque deve essere presa solo come esemplificazione allo scopo
di orientare fra le diverse tecnologie web esistenti; le chiameremo famiglie di social media perché sono piattaforme
spesso molto diverse fra loro ma che condividono lo stesso obiettivo comunicativo. Quelle che illustreremo sono: blog,
wiki, social network sites e altre piattaforme.
Le dinamiche sociali della tecnologia: diffusione, addomesticamento, mobilità
I social media sono estremamente diffusi tra gli utenti internet, ma per comprendere il modo in cui essi vengono adottati
dobbiamo fare riferimento a due modelli sociologici che aiutano a descrivere questi fenomeni ovvero: il diffusionismo e
l’addomesticamento.
• La teoria della diffusione è un processo che fa sì che un’innovazione si diffonda. La diffusione è come
un contagio sociale basato sulla condivisione.
Gli elementi principali del modello sono 4:
- innovazione = idea percepita come nuova
- canali di comunicazione = rendono possibile la propagazione dell’innovazione
- tempo = responsabile dei processi con cui le innovazioni prendono piede
- sistema sociale = organizzazione volta a raggiungere un obiettivo comune tramite problem solving
Il processo decisionale di adozione dell’innovazione ha 5 fasi:
- Conoscenza (ci si pongono delle domande)
- Persuasione (sviluppo di un atteggiamento positivo o negativo)
- Decisione (scelta)
- Implementazione (l’innovazione viene messa in prat