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IDEOLOGIA CALIFORNIANA
le differenze di potere fra consumatori e produttori, fra stato e cittadini. – è una visione che tende ad
esasperare il potenziale liberatorio di Internet.
Pekka Himanen parla di una “nuova etica del capitalismo” basata su flessibilità, creatività,
indipendenza, gerarchie e dalle burocrazie industriali.
Pierre Levy parla di “intelligenza collettiva” ovvero una mobilitazione delle intelligenze
distribuite, coordinate e valorizzate grazie alle tecnologie dell’informazione.
Da una particolare tradizione di teorici sociali marxisti nasce il “capitalismo cognitivo”, cioè una
forma di organizzazione della produzione.
-Cooperazione sociale online-
La rete facilita la partecipazione degli individui a processi di cooperazione tra pari: peer production.
Tra le trasformazioni tecnologiche, un posto di rilievo è occupato dai fenomeni di partecipazione
attiva e cooperazione alla produzione dei contenuti e informazione che coinvolgono gli utenti della
rete e hanno ricadute su tutti i settori di produzione culturale.
Le nuove forme cooperative in rete si caratterizzano per le possibilità offerte agli utenti di diventare
produttori di contenuti in prima persona o di contribuire direttamente a valutare e migliorare i
contenuti forniti dall’azienda. → si parla di contenuti creati dall’utente.
Il successo di servizi, come Wikipedia, è dovuto sia all’uso di software collaborativi sia alla
diffusione di strumentazione a basso costo.
Tra le applicazione e i servizi che facilitano la collaborazione ci sono anche i social softwares,
danno preminenza alla condivisione dei contenuti e alla costruzione di legami sociali tra utenti.
Si diventa prosumers = produttori-consumatori.
La peer production si fonda su alcuni fenomeni importanti:
• la diffusione ubiqua dei computer connessi alla rete, che permettono alle persone di
collaborare a distanza e rappresentano un capitale fisico distribuito all’interno della società;
• l’emergere di strategie non proprietarie di gestione dell’informazione: forme di
protezione dei contenuti alternative a quelle canoniche;
• le innovazioni tecnologiche rappresentate da software e piattaforme che permettono
la collaborazione online;
• la diffusione di fenomeni di produzione non commerciale, che non risponde a esigenze
di mercato, ma invece produce un valore d’uso per una comunità di utenti.
Secondo Stallman, un software libero deve garantire quattro “libertà fondamentali”:
• libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libertà 0);
• libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie
necessità (libertà 1);
• libertà di redistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2);
• libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti apportati
dall’utente, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3).
La storia e il funzionamento di Gnu e Linux vengono presi spesso ad esempio:
1. i sistemi operativi si sono dimostrati in grado di competere in campo commerciale con i
sistemi operativi sviluppati secondo logiche proprietarie tradizionali;
2. ai risultati tecnologici ottenuti si aggiunge l’interesse l’interesse verso la forma di
organizzazione della produzione.
Dall’esperienza del software libero è nato l’open source; che è presto diventato un fenomeno
commerciale.
L’emergere del web collaborativo e dei progetti di cooperazione basati sui beni comuni ha
trasformato l’industria culturale e aperto nuovi spazi di comunicazione e partecipazione.
-Sfera pubblica, politica e potere-
Gli scontri che riguardano l’evoluzione politica ed economica delle società odierne si basano sulla
capacità di detenere il potere sul sapere e sull’informazione e di gestire e programmare il
funzionamento delle reti di comunicazione.
L’effetto principale della rete è la nascita di un sistema mediatico molto più complesso e
diversificato, accessibile da attori non commerciali e non statali, decentrato e distribuito. Sono due
le caratteristiche dei media digitali che rendono possibile la transizione verso una sfera
pubblica in rete:
• l’accessibilità – costo dell’apertura di un canale, così come la produzione e la distribuzione;
• la struttura distribuita – da un architettura centralizzata si passa ad una distribuita e non
gerarchica della rete. Si passa dai media narrowcast ai webcast e infine ai socialcast.
Le conversazioni tra i pubblici in rete non sono né strettamente private né assolutamente pubbliche.
Secondo Danah Boyd le caratteristiche delle informazioni condivise in rete sono:
• persistenza – le informazioni sono tali in quanto vengono conservate in un database;
• replicabilità – possono essere copiate e redistribuite da altri;
• scalabilità – possono raggiungere un platea molto ampia;
• ricercabilità – i motori di ricerca permettono di reperire le informazioni perdute o
sconosciute.
Alcuni pubblici non si limitano a produrre e a distribuire info, ma intervengono su tutti i livelli
dell’ambiente digitale.
→ = individui che producono e mantengono le piattaforme.
PUBBLICI RICORSIVI
Anche la sfera pubblica è cambiata per adeguarsi ai media digitali.
I mass media indipendenti contribuiscono a creare una sfera pubblica critica e a controllare
l’operato del potere stesso, una funzione democratica indispensabile. Tuttavia la concentrazione del
potere nelle mani dei produttori di informazioni (il quarto potere) fa sì che che i mass media
controllino il flusso di info, con la possibilità di filtrarlo e dirigerlo secondo scopi politici.
In questo senso i media digitali hanno trasformato il funzionamento della sfera pubblica pur
preservandone alcune dinamiche cruciali.
La rete permette di diversificare le fonti di informazioni.
Benkler sostiene che la sfera pubblica in rete fornisce un bacino più ampio di raccolta di
informazioni e un filtro più partecipato e aperto all’attività dei singoli individui per scegliere i temi
da mettere all’ordine del giorno e le opinioni rilevanti.
Disintermediazione → aumento di indipendenza da figure professionali che hanno
storicamente avuto un ruolo di intermediarie tra il pubblico e l’informazione e la conoscenza.
Citizen journalism → la produzione e distribuzione di notizie da parte di individui che non sono
giornalisti professionisti e attraverso canali alternativi a quelli delle istituzioni comunicative
broadcast.
Questi strumenti e queste pratiche hanno modificato in profondità il sistema con cui le notizie
vengono prodotte e distribuite. Una delle funzioni principali dei giornali è il gatekeeper, cioè il
poteredi selezionare quali notizie raggiungeranno il pubblico e quali no.
È cambiato anche il ruolo dei mass media tradizionali come detentori del potere di agenda setting;
secondo Benkler, la sfera pubblica di rete è in grado di garantire i filtri di attendibilità e rilevanza
un tempo riservati ai mass media.
I media digitali hanno effetti sulla partecipazione politica, dato che la rete abbassa i costi, materiali
e simbolici, dell’accesso alla politica attiva.
Se le tendenze più ottimiste vedono internet come strumento di democrazia; quelle pessimiste lo
vedono come rinforzo delle gerarchie esistenti.
Resta da capire quanto i media digitali siano in grado di mettere in atto processi identitari e quanto
invece possano essere utilizzati per dar vita a nuove forme di organizzazione.
Rheingold chiama smart mobs i gruppi di utenti della rete che coordinano comportamenti
collettivi tramite l’uso di dispositivi mobili, mentre Castells li definisce comunità insorgenti
istantanee.
-Relazioni sociali e identità in rete-
Non è più possibile parlare di “mondo online” distinguendolo completamente da quello “offline”.
Le relazioni sociali sono state da sempre influenzate dalle tecnologie mediatiche; i media sono
importanti anche per la creazione e il mantenimento di gruppi informali, così come la
costruzione di un’identità individuale.
I media digitali hanno avuto una capacità di penetrazione notevole, considerando che in soli 20
anni sono passati da poche migliaia di utenti a miliardi. Tutto ciò è stato possibile grazie alle
piattaforme.
Esistono due tipologie di piattaforme:
• le piattaforme della rete (Bbs, mailing list, siti web) facilitavano forme di socialità più
simili alle comunità basate sulla conoscenza reciproca e forme di identità eterogenee;
• le piattaforme dei media sociali (Facebook, Twitter) prevedono relazioni anche meno
stretto. i profili che creano sulla rete sono standardizzati e lascino poco spazio alle diversità.
A favorire questa espansione sono anche i dispositivi mobili, come gli smartphone, che permettono
di accedere ai servizi online da qualsiasi posto, ovunque ci si trovi.
I social network sites o media sociali sono siti basati sulla costruzione e sul mantenimento di legami
sociali con altri utenti del servizio. Questi hanno conosciuto una vera esplosione negli anni 2000.
I media sociali sono servizi web che permettono:
• creare un profilo pubblico o semipubblico;
• costruire una rete di contatti di cui si possono vedere i contenuti e le informazioni dei
profili;
• scorrere la lista dei contatti dei propri contatti;
• creare o aderire a comunità tematiche, gruppi di discussione o reti che non sono
strettamente legate alla propria cerchia di contatti.
Il primo social network è stato SixDegrees nel 1997; poi Friendster; MySpace nel 2003; Facebook
nel 2004.
Molte di queste piattaforme sono state realizzate con l’intento di permettere agli utenti di
organizzare le loro relazioni; ciò viene facilitato anche dal servizio di messaggistica privata (chat) e
pubblica (commenti ai post o i link alle pagine a cui si è iscritti).
Facebook a differenza di altri social network, come MySpace, è frequentato da pubblici diversi e
soprattutto è utilizzato anche a fini di marketing da parte di aziende, partiti politici o associazioni.
Oggi i social media sono prevalentemente gestiti da aziende private.
La principale ricchezza detenuta dalle piattaforme dei media sociali viene dalla possibilità di
utilizzare le informazioni che gli utenti forniscono al sito.
Questi dati vengono aggregati da software di proliferazione, che permettono di creare profili degli
utenti in base ai loro interessi, alle loro comunicazioni, ai siti che visitano e alle loro reti di
amicizie. Le in