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PFG STS AIP
Analisi Focus
dell’agente a sull’oggetto →
F5c F5a/p
figura intera comprensione
→comprensione dello SCOPO
delle IMMEDIATO
INTENZIONI dell’atto
dell’agente motorio 5
IL SISTEMA SPECCHIO NELL’UOMO
Il sistema più utilizzato per studiare il sistema specchio nell’uomo è la
STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA: stimolando la corteccia
motoria provoco dei POTENZIALI MOTORI EVOCATI (MEP) nei muscoli
controlaterali. L’ampiezza di questi MEP è modulata dal contesto
comportamentale, quindi permette di verificare lo stato di eccitabilità del
sistema motorio nelle varie condizioni sperimentali.
Fadiga e colleghi, nel 1995, con l’utilizzo di questa tecnica, condussero uno
studio in cui era evidente la presenza di neuroni specchio nell’uomo, nelle
aree omologhe a quelle trovate nella scimmia. I MEP venivano evocati anche
durante l’osservazione del movimento. Nota importante: vennero testati
anche atti intransitivi (= non diretti verso un oggetto) e nell’uomo si è
riscontrata attivazione (cosa che non avviene nella scimmia). Inoltre
l’attivazione nell’uomo riproduce fedelmente il decorso temporale dei vari
movimenti osservati → i neuroni specchio nell’uomo oltre a codificare lo
scopo dell’atto motorio, codificano anche gli aspetti temporali dei singoli
movimento che lo compongono.
Buccino, nel 2001, ha provato che l’attivazione del cervello umano durante
l’osservazione di atti motori simulati è minore rispetto a quella per gli atti
motori finalizzati.
Filimon, nel 2007, invece, ha condotto uno studio di fMRI sull’uomo con
l’aggiunta della condizione IMMAGINATIVA. Vi era una sovrapposizione di
attivazione a livello della corteccia premotoria dorsale e della corteccia
parietale superiore, il che indica che in queste aree è presente un sistema
specchio.
Peeters nel 2009 ha condotto uno studio comparato macaco-uomo
sull’esecuzione e osservazione di atti svolti mediante l’uso di strumenti.
Oltre alle classiche attivazioni già riscontrate (corteccia occipito-temporale,
intraparietale e premotoria ventrale), nell’uomo vi è un’attivazione specifica
dell’area aSMG (settore inferiore di IPL di sinistra).
Il sistema specchio nell’uomo coinvolge aree del lobulo parietale inferiore,
del solco temporale superiore, della corteccia premotoria ventrale e del giro
frontale inferiore
Un altro metodo utilizzato per studiare il sistema specchio nell’uomo è
quello del ritmo mu, registrato con EEG, il quale viene desincronizzato
quando il sistema motorio è attivo (mentre è predominante se il sistema
motorio è a riposo). È stato provato che il ritmo mu varia anche quando il
soggetto osserva azioni compiute da altri. 6
LA COMPRENSIONE DELL’INTENZIONE
Libet, 1985 - https://www.youtube.com/watch?v=OjCt-L0Ph5o –
L’attivazione cerebrale precede il momento in cui il soggetto dice di essere
intenzionato ad agire. Non abbiamo libertà decisionale? Il cervello decide
prima che noi ne siamo consapevoli?
In F6 troviamo il centro di decisione per iniziare un atto motorio o un
movimento – in MIP la preparazione di un movimento di raggiungimento –
in LIP di un movimento saccadico.
Una atto motorio può appartenere ad azioni con differenti scopi finali,
ovvero con diverse intenzioni.
Fogassi nel 2005, ripreso poi nel 2010 da Bonini, ha strutturato un disegno
sperimentale in cui erano presenti due condizioni diverse: la scimmia doveva
o afferrare per portare alla bocca (mangiare) o afferrare por portare in un
contenitore (spostare). Sono stati trovati neuroni che rispondono solo
all’una o all’altra intenzione = i neuroni specchio scaricano in base all’atto
successivo all’afferramento = gli atti motori vengono inseriti all’interno di
SEQUENZE MOTORIE dotate di scopo. Questa specificità è stata riscontrata
anche quando la scimmia osservava lo sperimentatore compiere le stesse
catene di atti.
Come confermato da Chersi, nel 2011, nel lobo parietale inferiore esistono
catene neuronali per le azioni intenzionali. Tali catene funzionano su un
SISTEMA DI FACILITAZIONE per il quale la codifica di un atto motorio
predispone il circuito neurale per la codifica del successivo previsto dalla
sequenza intenzionale in cui è inserito. Tale sequenza viene ’’scelta’’ in base
alle INFORMAZIONI CONTESTUALI, come evidenziato dallo studio di Fogassi
visto sopra. Queste informazioni azionano un MECCANISMO DI SELEZIONE
localizzato nella CORTECCIA PREFRONTALE VENTRALE (area deputata ai
processi di integrazione).
TEORIE SULLA COMPRENSIONE DEL
COMPORTAMENTO ALTRUI
Analizzando le risposte neuronali nella condizione di osservazione,
sempre facendo riferimento allo studio di Fogassi (2005) si può affermare
che i NEURONI SPECCHIO DELLE AREE PFG ED F5 PREDICONO
L’INTENZIONE DELL’AGENTE OSSERVATO.
Nell’area PFG il 77.8% dei neuroni mostra una risposta selettiva per lo
scopo dell’azione; nell’area F5 il 69.5% dei neuroni mostrano una
risposta selettiva per lo scopo dell’azione osservata. È stata evidenziata
anche una CORRISPONDENZA VISUOMOTORIA tra questi neuroni
specchio delle due aree citate, corrispondenza in termini di intenzioni.
Nella condizione di osservazione la catena neuronale per la sequenza
intenzionale selezionata viene attivata come per la condizione
dell’esecuzione, l’unica differenza è la mancanza dell’output motorio. 7
Come abbiamo visto nell’uomo è presente un meccanismo di matching
analogo a quello trovato nella scimmia, ma con apprezzabili differenze:
È più esteso
• Codifica atti motori anche intransitivi
• Seleziona sia il tipo di atto sia la sequenza dei movimenti che lo
• compongono (analisi temporale della sequenza)
Si attiva anche quando l’azione è mimata
•
Il ruolo primario rimane comunque la COMPRENSIONE DEL SIGNIFICATO
DELL’AZIONE ALTRUI. Anche per l’uomo questa comprensione è basata
unicamente sul VOCABOLARIO DI ATTI e sulla CONOSCENZA MOTORIA
propria del soggetto (quello che ci permette di agire). Inoltre, come nella
scimmia, anche nell’uomo la comprensione investe catene di atti =
codifica il significato dell’atto in base alle azioni in cui potrà essere
immerso (=contesto).
Iacoboni, nel 2005, ha ulteriormente verificato l’interazione tra azione,
intenzione e contesto nella codifica del sistema specchio. Nella situazione
contesto l’attivazione prevalente venne riscontrata nelle aree premotorie.
Ciò è giustificato dalla presenza di oggetti afferrabili (tazze) che attivano i
neuroni canonici per la codifica delle affordances. Molto interessante
l’analisi delle attivazioni per sottrazione durante la condizione intenzione
(bere vs. mettere a posto): l’attivazione si colloca nella porzione dorsale
del settore posteriore del GIRO FRONTALE INFERIORE, ovvero nel cuore
del sistema specchio frontale = il sistema specchio è in gradi di codificare
non solo l’atto osservato, ma anche l’intenzione con cui esso è compiuto
→ l’OSSERVATORE ANTICIPA I POSSIBILI ATTI SUCCESSIVI ai quali l’atto
osservato è concatenato.
È inoltre utile puntualizzare che l’intenzione ‘afferrare per bere’ determina
un’attivazione magiore del sistema specchio rispetto a ‘afferrare per
mettere a posto’. Tale risultato è in accordo con le evidenze di Fogassi,
2005, fatto sulla scimmia. In Fogassi anche quando l’informazione
contestuale (presenza del contenitore) indicava l’intenzione ‘afferrare per
spostare’ si attivava anche la catena del ‘afferrare per mangiare’, anche se
transitivamente → è l’atto più naturale (sovrarappresentanto in
corteccia?), la strategia più consona al repertorio base (quando prendo
una tazza è più facile che io debba bere).
LA COMPRENSIONE DELLE INTENZIONI ALTRUI POGGIA
SULL’AUTOMATICA SELEZIONE DI QUELLE STRATEGIE DI AZIONE CHE,
IN BASE AL NOSTRO PATRIMONIO MOTORIO, RISULTANO DI VOLTA IN
VOLTA PIÙ COMPATIBILI CON LO SCENARIO OSSERVATO.
Brass, nel 2007, ha condotto uno studio sulla comprensione dell’azione
che comparava azioni plausibili e implausibili. A livello teorico il
significato e l’intenzione dell’azione può essere compreso:
Simulando l’azione = sistema di matching
• Attraverso un processo inferenziale = interpretazione (coinvolge aree
• prive di neuroni specchio → CORTECCIA ANTERIORE FRONTO-
MEDIALE (aMFC) → si attiva maggiormente quando l’azione è 8
implausibile.
È quindi possibile delineare un circuito per la MENTALIZZAZIONE
(inferenziale) e confrontarlo con il circuito specchio:
Circonvoluzione
sopramarginale (area 40 di B)
Corteccia
prefrontale
mediale
anteriore PF PFG
(aMPC) Giro frontale Giunzione
inferiore temporo-
(area 44 di B parietale (TPJ)
= area di
Broca)
Fogassi e Caggiano, nel 2013, hanno testato il sistema specchio
all’osservazione di azioni ripetute. A differenza dei neuroni normali che
vanno incontro ad abituazione, portando a una soppressione della scarica, i
neuroni specchio manifestano un incremento nella potenza della scarica
(mentre i MEP manifestano comunque sppressione)
SISTEMA SPECCHIO E AUTISMO
Oberman, nello studio del 2005, condotto con EEG e registrazione del ritmo
mu, che normalmente è soppresso quando è attivo il sistema specchio. Nei
soggetti autistici il ritmo mu è soppresso nella condizione di esecuzione, il
che significa che funziona correttamente, ma nella condizione di
osservazione no. Questa disfunzione è risultata non essere correlata all’età =
non aumenta né diminuisce.
Questo studio dimostra, per via inferenziale, conoscendo i deficit cognitivi
del disturbo dello spettro autistico (IMITAZIONE, LINGUAGGIO, TEORIA
DELLA MENTE ED EMPATIA) che il sistema specchio è implicato nei
meccanismi neurali che regolano queste funzioni cognitive.
Depretto, nel 2006, ha condotto uno studio comparato su soggetti autistici e
a sviluppo tipico sulla comprensione e riconoscimento delle emozioni. È
risultato che i soggetti autistici non presentano attività specchio nel giro
frontale inferiore, attività che, oltretutto, è inversamente proporzionale alla
gravità dei sintomi relativi alla socialità (= più funziona il sistema specchio
meno gravi sono i deficit di comunicazione e di comprensione delle emozioni
altrui)