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REPUBBLICA O MERCATO? PRODUZIONE E DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA IN EUROPA

Introduzione la Strategia di Lisbona definisce un contesto rappresentato dai cambiamenti legati ai processi di

globalizzazione e allo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e definisce un obiettivo primario, la competitività,

che traduce e riassume una serie di obiettivi secondari. Inoltre identifica un mezzo privilegiato per ottenere l’obiettivo: le

politiche in materia di ricerca e sviluppo. Nell’espressione economia basata sulla conoscenza, il termine conoscenza

identifica in maniera pressoché esclusiva la conoscenza tecno-scientifica.

Dalla big science alla tripla elica – e oltre? al termine della seconda guerra mondiale la consapevolezza della necessità

dell’intervento attivo dello Stato era consolidata. Gran parte dei paesi industrializzati aumentarono il budget dedicato

alla ricerca scientifica, fondarono istituzioni per il coordinamento delle politiche della ricerca e importanti enti e centri di

ricerca. Questo modo di organizzare la produzione di conoscenza è stato definito big science, per marcare la differenza

con i modi di produzione precedente. Essa si caratterizzava per la crescita esponenziale del personale impiegato e

l’aumento dei budget pubblici destinati alla ricerca, per il fatto che la conoscenza era prodotta da grandi istituzioni di

ricerca, finanziate pubblicamente, impegnate in progetto di carattere internazionale. Si combinano così due modelli: un

ideale di Repubblica della Scienza e un modello lineare dell’innovazione come percorso continuo dalla ricerca di base

allo sviluppo industriale.

L’immagine miracolista della scienza cominciò ad entrare in crisi di fronte al perdurare di problemi percepiti come indotti

dalla scienza stessa. Alla paura legata ai disastri nucleari e al deterioramento dell’ambiente si aggiunse il lavoro simbolico

dei nuovi movimenti sociali. Il concetto di società del rischio identifica questo atteggiamento critico verso la scienza e la

tecnologia. Il principale effetto di questo mutato clima è stato l’incremento di una pressione sociale per un controllo

dell’innovazione, con l’istituzione di comitati e commissioni di controllo per monitorare gli impatti della tecnologia

sull’ambiente e sulla società.

Il nuovo modo di produzione è stato definito scienza post-accademica: caratterizzata da una situazione di forte

interazione tra università, industrie e agenzie governative; in essa vengono meno i tradizionali confini disciplinari e la

ricerca è condotta da team vasti. L’interazione con altre istituzioni sociali e la riduzione delle risorse finanziarie

disponibili implicano una maggiore richiesta di utilità sociale da parte della ricerca scientifica. Gli scienziati per poter aver

accesso ai fondi per le ricerche, devono essere in grado di giustificare la propria attività in base all’utilità che ne può

derivare. In questo senso si può comprendere la scienza post-accademica come una sintesi della scienza accademica e di

quella industriale, cioè produttrice di conoscenze non necessariamente rese pubbliche, gestita in maniera manageriale e

commissionata ad esperti per la risoluzione di problemi pratici.

Altri studiosi hanno parlato di scienza Modo 2, caratterizzata dall’avvenire in un contesto di applicazione in situazioni di

trans-disciplinarietà, in cui entrano nel processo di produzione di conoscenza competenze ed esperienze che sono

eterogenee, che richiedono un flessibile orientamento allo scopo e non ai tradizionali criteri epistemici delle discipline

scientifiche. È enfatizzata la giustificabilità sociale e la riflessività richiesta alla ricerca. Il controllo della qualità dipende

da vaste esigenze sociali di una pluralità di attori, che comportano negoziazioni tra esigenze ed interessi su ogni aspetto

del processo di produzione. La ricerca scientifica appare svolta da network internazionali. L’università ha intrapreso una

terza missione: si è dotata di uffici che si occupano di brevettare i risultati delle ricerche, ha creato centri di ricerca gestiti

con consorzi di imprese private. Etzkowitz e Leydesdorff hanno riassunto questa organizzazione flessibile della ricerca

scientifica nel modello della tripla elica. La conoscenza viaggia tramite i contatti informali che si sviluppano nelle

collaborazioni; fluisce con gli individui mentre si spostano. Il capitale umano tecnico scientifico diviene un vettore per la

produzione, diffusione e crescita della conoscenza.

La società europea della conoscenza la Strategia di Lisbona punta a trasformare l’UE nell’economia basata sulla

conoscenza più competitiva al mondo, per rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione. Competitività,

globalizzazione ed economia basata sulla conoscenza sono i tre elementi che caratterizzano l’orizzonte dell’azione

europea.

Dal secondo dopoguerra si assiste a una forte crescita economica, alla riduzione della disoccupazione e all’affermazione

dei sistemi di welfare; sul piano della produzione industriale il modello predominante è quello fordista.

Negli anni ’70 subentrò una crisi economica che portò a ristrutturare l’organizzazione del capitalismo mondiale. La crisi

del modello keynesiano portò alla ribalta le politiche economiche neoliberiste che dettero il via alla globalizzazione

economica. Negli anni in cui la crisi petrolifera poneva il problema di trovare nuovi motori dello sviluppo industriale, si

delineavano le prime avvisaglie della terza rivoluzione industriale, basata sulla rivoluzione delle tecnologie

dell’informazione e della comunicazione. La conoscenza scientifica e la tecnologia cominciarono a guadagnare una

posizione preminente nei processi di incremento della produttività.

L’evoluzione tecnologica è diventata un fattore determinante della crescita economica. La tecnologia e la conoscenza

determinano rendimenti di scala crescenti, che consentono alle imprese tecnologicamente più avanzate di godere di un

vantaggio competitivo. Si è competitivi quanto più si è in grado di concentrare attività ad alto contenuto di conoscenza.

Accanto al ruolo della conoscenza e della tecnologia si è affiancata l’importanza del capitale umano e delle competenze

dei lavoratori.

Ciò che contraddistingue la moderna economia è il rapporto con la produzione e la diffusione di conoscenza. Castells

definisce la moderna economia come informazionale, globale e in rete. Nell’informazionalismo i processi tecnologici

sono orientati non solo all’accumulazione di conoscenza, ma ad incrementare la stessa tecnologia. L’economia basata

sulla conoscenza si definisce per la tendenza all’aumento delle risorse destinate alla produzione e alla trasmissione delle

conoscenze.

Il nuovo capitalismo informazionale richiede una ricerca più orientata all’applicazione. Vi sono anche degli aspetti politici

e sociali.

Globalizzazione e knoledge-based economy non hanno distolto gli Stati e il loro ruolo nelle politiche economiche, ma ne

hanno modificato obiettivi e comportamenti. I paesi del Sud-est asiatico si basa sull’idea che la legittimità del potere

politico dipenda dalla capacità di promuovere e sostenere lo sviluppo economico, come mezzo per definire l’identità

nazionale e la sopravvivenza come entità politica nel panorama internazionale. In molti paesi occidentali l’idea che la

competitività economica dipenda dalle conoscenze e dalle competenze della forza lavoro ha condotto questi paesi a

tentativi di elevare il livello di competenza dei lavoratori.

Intorno all’innovazione tecno-scientifica e all’attrazione di risorse umane qualificate ruota un dispositivo discorsivo e

retorico utilizzato per plasmare le politiche della ricerca e del capitale umano. Si delinea una retorica dell’innovazione,

per cui l’innovazione scientifica viene intesa come un bene indiscusso e la scienza e la tecnologia sono identificate come

le migliori soluzioni per il raggiungimento delle mete sociali. Questa retorica inquadra problemi e definisce modalità e

mezzi per il conseguimento degli obiettivi.

L’Europa e le politiche della ricerca nel trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) si

delinea la logica che guida l’organizzazione della ricerca a livello europeo. Esso prevede tre le sue finalità lo sviluppo

delle ricerche e la diffusione delle cognizioni tecniche. Per assicurare questo obiettivo articola una serie di interventi:

-la libera circolazione degli specialisti all’interno della Comunità;

-la creazione di programmi comunitari di ricerca e insegnamento;

-il finanziamento delle ricerche;

-il coordinamento della divulgazione dei risultati tra Stati membri anche attraverso l’organizzazione di incontri;

-l’istituzione di un Centro comune di ricerche nucleari;

-una serie di regolamenti relativi alla gestione della proprietà intellettuale.

Con l’Atto unico europeo (Aue) lo sviluppo scientifico e tecnologico fu inquadrato come responsabilità comunitaria,

stabilendo la competenza della Comunità in questo campo e definendo le modalità di azione. È però il Trattato di

Maastricht a rappresentare il documento più importante per comprendere la logica con cui l’Ue ha operato nell’ambito

della produzione e diffusione di conoscenza. L’articolo 130G del Titolo XV afferma che l’azione della Comunità nel campo

della ricerca si articola nei seguenti ambiti:

-attuazione di programmi di ricerca;

-promozione della cooperazione in materia di ricerca;

-diffusone e valorizzazione dei risultati delle attività;

-impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori della Comunità.

Lo strumento per raggiungere questi obiettivi sono i Programmi quadro pluriennali. Questi avrebbero ottenuto un

risultato inatteso sul piano della coesione: è noto che la Commissione guardi più favorevolmente a consorzi di ricerca

che includono partner dei paesi meno sviluppati e delle regioni periferiche. I programmi avrebbero favorito la

formazione di una forza lavoro scientifica altamente qualificata che sviluppa network internazionali. Svolgono un

importante ruolo nel favorire forme di alta mobilità di intelligenze e di rinforzo di reti collaborative preesistenti e di

creazione di nuove reti.

Nel Trattato sono definiti i due capisaldi che orientano i discorsi di policy della ricerca europea. Tra le finalità figurano il

rafforzamento della coesione economica e sociale e il rafforzamento della competitività dell’industria comunitaria;

coesione e competitività sono i principi ispiratori dell’azione comunitaria, applicati all’ambito della promozione della

produzione di conoscenza. Nel progetto com

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A.A. 2014-2015
45 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Robidag8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi sociali comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Leonardi Laura.