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LORD WILSON DISSENTING

Sentenze delle corti europee

Corte di Giustizia U sentenza unica ma conclusioni dell'avvocato generale

Corte europea dei diritti dell'uomo sentenza unica ma possibilità di opinioni separate

Come decidono queste corti? Le sentenze sono sentenze uniche, concorrono a formare la decisione un numero ampio di giudici ma la sentenza è unica.

Tutte le sentenze della corte di giustizia sono precedute dalle conclusioni dell'avvocato generale che fa parte della corte ma non ha funzioni giudicanti, ha funzioni importanti perché istruisce ogni causa che giunge alla decisione della corte di giustizia.

Sono le conclusioni dell'avvocato generale, in inglese si chiamano opinion dell'avvocato generale.

A volte la corte di giustizia può decidere per conto suo ma tiene conto delle conclusioni dell'avvocato generale per poi aderirvi in tutto, in parte o adottare un'altra linea interpretativa.

Le conclusioni e la sentenza

Sono pubblicate insieme, anche se la decisione è solo quella della corte di giustizia. Le conclusioni dell'avvocato generale temperano la voce unica, ma "conclusione" non significa "decisione finale", sono una trattazione approfondita della causa e della soluzione giuridica che, secondo l'avvocato generale, deve essere data.

Se passiamo alla Corte europea dei diritti dell'uomo, anche qui abbiamo una sentenza unica, ma si prevede che le sentenze della Corte devono indicare se la decisione è adottata a maggioranza o unanimità e ciascun giudice ha diritto di esprimere la propria opinione separata, sia concorrente che divergente. Alla fine della sentenza, ogni giudice può esprimere e far constare nella sentenza stessa le proprie opinioni separate.

Questo fa capire qual è il polso delle questioni che si agitano dietro quel caso e attribuisce maggiore/minore peso alla decisione della sentenza che viene assunta. Questi

Aspetti possono essere letti come dei temperamenti fra stilidecisori molto diversi fra i vari ordinamenti.

Passiamo all'aspetto centrale: il significato di common come sistema dellefonti.

Poggia sulla dicotomia fra diritto scritto delle leggi e diritto non scritto dellagiurisprudenza– questa espressione risale a Blackstone, un giurista del '700che scrisse i commentari del diritto inglese, una pietra miliare erappresentativa del modo di concepire il diritto in quell'epoca, distingueva trawritten e unwritten law. Diritto scritto e non scritto.

Il diritto scritto delle leggi, cioè degli statutes (perché la legge si traduce constatute, mentre law è il diritto) è un diritto la cui valida sussistenza discendedal fatto di essere promulgato, cioè di essere emanato, secondo specificheprocedure, e poi promulgato con il sigillo della regina to be inacted.

Non è un diritto espresso per iscritto ma dettato in forma

imperativa dall'organismo che ha il potere di dettare leggi, cioè il Parlamento.

Il diritto non scritto della giurisprudenza, quello dei casi, è un diritto la cui autorità non si riconduce al fatto di essere dettato in un testo scritto - le regole che compongono il diritto giurisprudenziale sono certamente scritte, nelle sentenze, ma si parla di diritto non scritto per dire che esse traggono la loro forza di legge dall'usus fori, cioè dalla consuetudine.

Quando parliamo di fonti nella common law, dobbiamo toglierci dalla testa che l'unica fonte è quella legislativa - c'è una fonte, che è fonte pur non essendo prevista come tale da nessuna norma di legge; non c'è una legge inglese che prescriva l'obbligo, per i giudici e per i consociati, di rispettare i precedenti, e il rispetto del precedente è comunemente e costantemente applicato da tutti, come se fosse prescritto da una norma.

Nel sistema delle fonti del diritto inglese, sono presenti due fonti principali: la fonte legislativa e la fonte giurisprudenziale. Entrambe queste fonti contribuiscono autonomamente al sistema delle fonti del diritto.

Non è scritto da nessuna parte che la giurisprudenza debba essere seguita. La forza di legge del diritto giurisprudenziale avviene per forza propria.

Come convivono queste due fonti se ognuna è autonoma rispetto all'altra? Quali sono i rapporti?

Il diritto in Inghilterra, storicamente, è stato prevalentemente di fonte giurisprudenziale. Questo perché il diritto inglese si forma all'interno delle corti di common law ed è quindi un diritto giurisprudenziale. Ciò che emerge dalle sentenze dei giudici diventa diritto (così si è formata la common law).

Sebbene sia accompagnato da qualche legge, il diritto giurisprudenziale riguarda tendenzialmente solo in modo marginale il diritto privato, ad esempio. Questo significa che le regole fondamentali del diritto privato inglese non le troviamo principalmente nelle leggi, ma piuttosto nelle sentenze dei giudici.

in norme di legge, main casi. Dal 2° dopoguerra, sempre maggiori sono gli interventi normativi legislativi. Questo incremento ha lambito (toccato) settori del diritto privato che inizialmente erano di origine giurisprudenziale. In Inghilterra, la parte generale dei contratti, quella che noi studiamo a diritto privato, è di derivazione giurisprudenziale ancora oggi. Rapporti tra diritto giurisprudenziale e diritto legislativo Le fonti sono autonome— traggono la loro forza di legge dall’usus fori, cioè dalla consuetudine, in questo senso si parla di autonomia. Qual è allora il rapporto tra precedente e diritto legislativo? Questo rapporto fa perno su una regola fondamentale— a livello formale, la legge prevale sul diritto giurisprudenziale. L’effetto di una decisione giudiziale, quindi la regola giurisprudenziale che costituisce il prodotto di quel caso, può essere annullata dalla legge che interviene. L’autorità del Parlamento si affermapresto in Inghilterra nel XII secolo, quando si verifica lo scontro tra Parlamento e Re (common law ed equity) il Parlamento ne esce rafforzato; quindi, si afferma presto l'autorità del Parlamento rispetto alle decisioni assunte dal Re, quindi anche nei confronti della giurisdizione regia. Questa autorità del diritto legislativo è stata sempre temperata dal potere interpretativo dei giudici. I giudici hanno sempre osservato le leggi emanate dal parlamento adottandone una interpretazione estremamente restrittiva. È intervenuto il legislatore su una questione, ma il diritto non è esaurito dall'attività del Parlamento, perché il diritto è la common law; quindi, il diritto legislativo va interpretato in modo estremamente restrittivo. Solo se il legislatore dice esplicitamente qualcosa allora io lo applicherò. Ma se non lo dice o l'espressione non è chiara, io la interpreterò nel modo più restrittivo possibile.restrittivopossibile.In sintesi, prevale il diritto legislativo su quello giurisprudenziale, perché una legge può sempre mutare una regola di common law, ma l'approccio al diritto legislativo è stato sempre un approccio che ha riguardato in modo restrittivo il contenuto di questo intervento del legislatore sul diritto.Proviamo a descrivere la regola del precedente.Quando si afferma?Si afferma nel XIX secolo. Tanto era scontata prima che non necessitava di essere formalizzata.nel XIX secolo, con tutte le codificazioni e le pubblicazioni che raccolgono i casi così come sono stati decisi, riproducendo le stesse annotazioni dei giudici, questi aspetti portano il giurista inglese (non il legislatore, perché nessuna legge la formalizza a livello legislativo) ad esplicitare meglio le regole del diritto giurisprudenziale. Che cosa costituisce precedente? Come fa una sentenza a essere legge? Come fa la decisione di un caso specifico che ha la sua unicità?

Adessere legge? Quando si parla di precedente, non si parla della sentenza in quanto tale, ma si parla di una statuizione (o di più statuizioni) (introduzione di un precetto giuridico) contenuta nella sentenza che può essere inquadrata come statuizione di diritto. Non costituisce precedente quella statuizione secondo cui il giudice accerta che in un determinato giorno quella persona si trovava in un luogo ecc. Ma solo le statuizioni di diritto che enunciano la regola giuridica e che costituiscano la ratio decidendi del caso. "Ragione del decidere" (nel senso di motivazione, regola giuridica che costituisce il fondamento della decisione), non l'obiter dictum (ciò che è detto occasionalmente).

Es. supponiamo che ci troviamo in un caso di inadempimento contrattuale. Tizio doveva fornire in base a un contratto delle merci a Caio, entro il 30 ottobre e Caio avrebbe dovuto pagare entro il 5 novembre. Tizio fornisce le merci, Caio le riceve ma non paga.

Passato il 5 novembre, Tiziointima a pagare ma Caio non paga quindi è costretto a rivolgersi al giudice e agirà a titolo di inadempimento del contratto. Produrrà tutti i documenti necessari. Caio si difende come può. Il giudice decide e alla fine condanna Caio a pagare a Tizio la somma pari al corrispettivo pattuito. In questa motivazione c'è dentro una ratio decidendi e un obiter dictum. La ratio decidendi è quella ragione che ha condotto il giudice a condannare l'acquirente al pagamento del prezzo, e la ragione è il fatto che sia stata accertata l'avvenuta consegna, il termine non è stato rispettato e quindi l'acquirente è tenuto al pagamento e a risarcire il danno. La statuizione in cui il giudice dice "diverso sarebbe stato il caso in cui l'acquirente avesse denunziato l'esistenza dei vizi", è un'affermazione in più, non perché non ha niente da fare ma.per decidere su una causa analoga dovrà valutare attentamente le argomentazioni presentate nel caso precedente e determinare quali siano le statuizioni di diritto che costituiscono la ratio decidendi e quali invece sono considerate obiter dicta. Per chiarire meglio, per meglio argomentare e completare la motivazione, ma con una statuizione (quella secondo cui l'esistenza di vizi paralizza l'adempimento) che non era riferita ai fatti di causa perché in quella causa i vizi non erano stati sollevati. Questo è l'obiter dictum, che non costituirà precedente perché non ha una diretta attinenza con il caso da decidere. Questo riduce l'ambito applicativo del precedente, applicativo rispetto a una regola dettata per un caso concreto che diventa vincolante per i giudici che dovranno decidere su una causa analoga. Quindi, costituiscono precedente le statuizioni di diritto che costituiscono la ratio o le rationes (perché potrebbero essere molteplici le ragioni) ma che non siano obiter dicta, cioè non attinenti con i fatti di causa perché non vincolano il giudice successivo. Chi accerta cosa è ratio decidenti ed obiter dictum? Il giudice successivo chiamato per decidere su una causa analoga dovrà valutare attentamente le argomentazioni presentate nel caso precedente e determinare quali siano le statuizioni di diritto che costituiscono la ratio decidendi e quali invece sono considerate obiter dicta.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
65 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lo.99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi giuridici comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Macerata o del prof Calzolaio Ermanno.