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LE FILIERE DELLA PRODUZIONE FRUTTI-VITICOLA

LA PRODUZIONE BIODINAMICA

- Fondata da Rudolf Steiner, il quale non si occupò mai di agricoltura, la produzione biodinamica si ispira ai

principi dell’agricoltura biologica accentuandone ulteriormente la naturalità e delineando 3 obiettivi:

1. Mantenere la fertilità del terreno

2. Rendere le piante resistenti alle avversità

3. Produrre alimenti di alta qualità (cosa che le due filiere precedenti non pongono come obiettivo primario)

- I principi agronomici considerati sono: l’utilizzo di risorse naturali (nessun intervento con mezzi artificiali) per

liberare nel terreno le materie nutritive necessarie alla pianta, l’inspirazione dall’atmosfera di CO , acqua e N e

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l’autoregolazione stimolata da vitamine, ormoni e microelementi.

- Il punto fondamentale è quello di attivare le risorse già presenti nel suolo (da parte di microflora e fauna), senza

restituire ciò che viene asportato. I concimi chimici vengono considerati disturbatori del suolo.

- L’azienda biodinamica si propone come azienda a ciclo chiuso in quanto unità biologica autosufficiente.

Particolarmente caratterizzante sono i compost, ovvero terra, residui vegetali e modeste quantità di letame

provenienti dall’azienda, addizionati di preparati biodinamici.

- Questi preparati sono 8 soluzioni ad azione omeopatica, due sono indicati per l’utilizzazione in pieno campo,

uno a base di letame che stimolerebbe l’apparato radicale, uno a base di polvere di quarzo che dovrebbe

stimolare l’assimilazione e la maturazione.

- L’ente certificatore è unico a livello internazionale (DEMETER con sede a Ginevra).

- In Italia ufficialmente non esiste la dicitura “prodotto biodinamico” ma prodotti a marchio Demeter, che sul

mercato sono assimilati a quelli provenienti dall’agricoltura biologica.

- Sono circa 300 le aziende a produzione biodinamica, quasi tutte con una superficie pari a 100-200 ha, la maggior

parte delle quali a produzione viticola (6000 ha) e poche a produzione frutticola. Non si conoscono esattamente

i costi di produzione (+20%) e i livelli di produttività.

- Recentemente si è aggiunta un’azienda siciliana di uva da tavola (che insacchetta i grappoli).

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LE FILIERE DELLA PRODUZIONE FRUTTI-VITICOLA

LA PRODUZIONE BIOLOGICA

[1] DEFINIZIONE E CARATTERISTCIHE

- Si caratterizza principalmente per l’esclusione di prodotti chimici di sintesi (esiste una soglia di tolleranza che

non incide sull’etichettatura) e l’utilizzo di soli prodotti naturali.

o Concimi organici: principale fonte di N oltre che di sostanza organica. es: letame e compost

o Concimi minerali: come il gesso, le fosforiti etc.

o Antiparassitari le cui molecole sono estratte da organismi vegetali (piretro, rotenone, quasso)

o Lotta (difesa) biologica (uso di organismi limitatori) non è forzatamente correlata alla produzione biologica,

ma chiaramente riveste un ruolo importante per la filiera

- Nell’etichettatura o nella pubblicità i prodotti biologici non possono essere garantiti come superiori a livello

organolettico, nutritivo o sanitario rispetto alla concorrenza.

- La produzione biologica è fortemente regolamentata e controllata: reg 2092/91 UE recepito con DPR 290/1991,

che con un adeguamento reg UE 834/07 ha inserito la tolleranza di OGM eventualmente presenti nelle derrate.

o Gli organismi di controllo sono società private autorizzate e riconosciute dal MIPAAF (ministero politiche

agricole alimentari forestali), che effettuano i controlli sulle aziende che vogliono ottenere la certificazione.

o Il produttore deve notificare (notifica di attività) alla regione l’inizio dell’attività, comunicare tutte le

eventuali variazioni (notifica di variazione) e redigere un programma annuale di produzione che contiene le

previsioni di produzione dell’annata in corso. I registri di campagna devono essere costantemente

aggiornati e controllati da una visita ispettiva almeno una volta per anno.

- Nella conversione di un’azienda ad un regime totalmente biologico si presume che il terreno non possegga

nell’immediato un equilibrio tale da poter sostenere le colture. Si ricorre quindi ad un certo numero di anni (3

per la frutti-viticoltura e 2 per i seminativi, con eventuali deroghe dall’organismo di controllo) in cui il regime

colturale è biologico, ma i prodotti sono catalogati come “provenienti da conversione all’agricoltura biologica”.

- La fertilità del suolo deve essere ricostituita attraverso diverse pratiche colturali, restituendo l’equilibrio perso

con la precedente somministrazione di fertilizzanti di sintesi. A tale scopo si possono usare i sovesci e/o

l’apporto di materiale organico (es: compost o letame) proveniente, salvo deroghe, da agricoltura biologica.

Possono essere anche impiegati fertilizzanti minerali presenti in natura.

- La regola aurea per quanto concerne la difesa è l’attuazione di misure preventive: si presuppone che una pianta

in equilibrio con il suolo ricostituito come naturale sia meno soggetta ad attacchi parassitari. Prevede:

o Scelta di specie/cv rustiche

o Programma di rotazione adeguato e tecniche di diserbo alternative (pirodiserbo, pacciamatura, meccanico)

o Protezione da popolazioni di antagonisti con l’uso di siepi, nidi artificiali o con organismi predatori.

o Prodotti antiparassitari usati esclusivamente solo quando necessari e previa l’autorizzazione dell’organismo

di controllo. Esistono diversi agrofarmaci disponibili a seguito dell’autorizzazione: cera d’api, azadiractina,

proteine idrolizzate, lecitine, olii vegetali, BT.

[2] PRINCIPI E OBIETTIVI AGRICOLTURA BIOLOGICA

- Sono leggermente diversi rispetto alla produzione integrata e non sono necessariamente intercambiabili.

- Scegliere ambienti vocati, cv rustiche e adatte alla trasformazione (spesso l’aspetto estetico è una problematica

rilevante e si preferisce ricorrere alla trasformazione). I produttori biologici talvolta scelgono cv tipiche della

produzione integrata per giungere sul mercato con un prodotto sufficientemente bello

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- Scelta di portainnesti tendenzialmente vigorosi per ovviare alle carenze nutrizionali con una maggiore

esplorazione del terreno a disposizione. Ove possibile sarebbe più opportuno impiegare piante autoradicate,

che rispetto a quelle innestate, esprimono una naturale vigoria elevata (es: melo e pero).

- Scelta di ampie distanze d’impianto per migliorare la vigoria e l’esplorazione radicale e contemporaneamente

evitare ombreggiamenti. Alla bassa densità si accompagna l’adozione di forme di allevamento poco dense per

evitare di creare microclimi adatti allo sviluppo di malattie.

- La potatura invernale deve essere limitata per ridurre il numero di lesioni con lenta capacità di cicatrizzazione

mentre è da prediligere la potatura estiva.

[3] CONFRONTO AGRICOLTURA BIOLOGICA-INTEGRATA

- Nel confronto è difficile che i dati siano totalmente significativi, dato che le condizioni generali difficilmente

sono omologabili (è sempre presente qualche fattore di disturbo).

- Nel caso del melo, la produzione bio è stata minore del 18% nel 2002, e minore del 50% nel 2003, pertanto si

evince come essa sia generalmente caratterizzata da una minore produzione, e come questa sia maggiormente

dipendente dalle condizioni ambientali e quindi meno costante rispetto all’integrato. Per quanto riguarda la

composizione del frutto il confronto ha mostrato nel 2002 un grado Brix leggermente inferiore per il bio, un

dato molto significativo. Anche per il contenuto di acido ascorbico esiste una differenza molto significativa

sempre a svantaggio del bio. Il peso del frutto confrontando le due tipologie di conduzione presenta una grande

differenza a sfavore del biologico. La rugginosità è la presenza di suberificazioni presenti sull’epidermide

dell’epicarpo, queste provocano una discontinuità della buccia e una maggiore perdita di acqua oltre che un

deprezzamento del frutto. Le mele bio presentano una maggiore rugginosità, questo è dovuto alla limitata

disponibilità di mezzi per i produttori bio, infatti rame e zolfo possono causare microlesioni che contribuiscono

all’aumento della rugginosità stessa. La conservabilità del prodotto bio è inferiore, anche se questo mostra un

leggerissimo contenuto zuccherino superiore dopo 4 mesi rispetto all’integrato, possiede molto meno acido

malico. In ogni caso tanto più lunga è la conservazione tanto più le differenze tendono ad essere appianate.

- In un confronto effettuato su melo, contemporaneo al precedente, sono stati analizzati i frutti provenienti dalle

due diverse tipologie di produzione, valutati alla raccolta e in post-raccolta. Si nota una minima variazione

significativa in favore del biologico per quanto concerne i gradi Brix. Idem nel confronto post raccolta. I dati

speculari riguardanti la concentrazione di acido malico presentano un maggiore contenuto in acidi nel prodotto

proveniente da agricoltura integrata.

- In un confronto effettuato su pesco, ma con cv diverse, si è vista una riduzione sia per quanto riguarda la

produzione per pianta e per ettaro nel prodotto biologico al confronto con l’integrato. Una differenza

importante, del 20-30% circa. Il dato relativo agli elementi minerali presenti nei frutti ha riportato un maggiore

contenuto di ceneri nel bio, a parità di peso secco. Il confronto sul peso secco non ha mostrato differenze

significative tra i due prodotti. Le concentrazioni misurate in ppm hanno mostrato come Fe e Mn siano

significativamente presenti in quantità superiori nel bio.

- Nel caso di uva da vino, il confronto tra mosti di Sangiovese, ha riportato una maggiore concentrazione di

polifenoli ed antociani nel bio, il contenuto di acidi è invece maggiore nell’integrato. I polifenoli sono prodotte

in conseguenza ad uno stress, è normale quindi che la loro concentrazione sia maggiore nel prodotto biologico.

- Per quanto riguarda il confronto economico eseguito su pesco tra i due regimi di produzione, la produzione

media risulta superiore nell’integrato (31 vs 25,5 kg/ha), per quanto riguarda invece i costi, quelli unitari vedono

favorito l’integrato con 0,44€/kg vs 0,56€/kg. La differenza è giustificata dal maggiore numero di interventi

eseguiti nella filiera biologica con prodotti normalmente meno efficaci e più costosi.

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[4] PROBLEMATICHE

- La filiera bio è basata, come quella integrata, sulla salvaguardia della salute umana e dell’ambiente, la qualità è

quindi un aspetto “secondario” in questo senso.

- La contrapposizione tra naturale ed artificiale è al centro del regime biologico. Confrontando la tossicità di

glifosate e rame si può evincere come la dose letale del

Dettagli
A.A. 2018-2019
35 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simone.raspagni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi colturali arborei e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Bassi Daniele.