vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Sistema produttivo in Italia
Nel 1637 si ha a Venezia l’apertura del teatro pubblico per l’opera (alternativo
all’opera di corte). È così che inizia l’opera IMPRESARIALE: si allestisce lo
spettacolo col rischio d’impresa che pareggi i costi; a metà dell’Ottocento, il costo
non era ancora del 100%, gli impresari non riuscivano a ottenere la sovvenzione, così
richiedevano la dote, oppure erano i padroni del teatro a farsi carico di dare
all’impresario il restante della sovvenzione. Il rischio d’impresa era alto, tanto che
aveva grosse ripercussioni sulle abitudini del teatro (ad esempio, i cantanti venivano
pagati durante la messa in scena, perché altrimenti l’impresario sarebbe scappato via
con gli incassi prima della fine dello spettacolo).
In Italia l’impresario era l’arbitro della vita teatrale: stipulava i contratti ai
compositori, stabiliva i tempi di consegna, si faceva consegnare l’opera intera, senza
tutelare i diritti dell’autore. Spesso gli impresari manipolavano le partiture, come
abbiamo visto per “Il Barbiere di Siviglia”. Con Verdi le cose si apprestano a
cambiare: chi detta le regole è l’EDITORE, l’editoria musicale, sganciata dalla
rappresentazione, che si limita a stampare per farsi conoscere nel campo (in questo
caso, l’opera lirica). Grande casa editrice è la casa Ricordi, la quale nasce come
copisteria. Quando un compositore cede l’opera all’impresario, questo la consegna ai
copisti i quali estraggono dalla partitura le diverse parti e preparavano gli spartiti per
i singoli strumenti e le linee vocali accompagnate da spartito per pianoforte. Con lo
sviluppo di questo lavoro l’editore diventa più importante dell’impresario, tanto che il
compositore si affida all’editore stesso per raggiungere un certo livello di fama. Inizia
la vendita delle partiture, gli scambi: il compositore consegna la partitura autografa
all’editore, l’editore acquista la partitura, ne fa delle copie e pagherà una percentuale
al compositore sulla vendita delle copie e sulla distribuzione della partitura nei teatri
(noleggio).
Nel 1860 entra in gioco il DIRITTO D’AUTORE: questo implica che la casa editrice
tuteli il prodotto, lo protegga dalla truffa, faccia in modo che ogni esecuzione
dell’opera venga pagata. Il diritto d’autore è una pratica tuttora funzionante, per la
tutela del frutto d’ingegno, valida fino al settantesimo anno dalla morte dell’autore.
Il teatro era il luogo sociale centrale, più popolare; in Italia ha la pianta a forma di
ferro di cavallo; è il luogo frequentato dai proprietari di palchetti (li avevano
acquistati), i quali andavano ad ogni serata anche della stessa opera (se lo potevano
permettere), e ciò implicava che avessero una vastissima conoscenza delle opere a cui
assistevano. Ne consegue il boom dell’edilizia teatrale: nella prima metà
dell’Ottocento i teatri attivi in Italia erano circa 250, alla fine del secolo erano più del
doppio. Si cera una gerarchia fra strutture: c’erano i teatri di alto cartello, quelli che
ospitavano i cast più illustri e i più famosi cantanti (es. il “Teatro alla Scala” di
Milano), e i teatri di basso cartello (es. oggi “Teatro Verdi” di Pisa). Nel 1871 in Italia
abbiamo 940 teatri attivi distribuiti in 699 città diverse, che diventano 1055 in 755
comuni alla fine del secolo. Tra Ottocento e Novecento s’iniziano a costruire teatri a
grande capienza, non in stile teatro all’italiana (come il “politeama” a Firenze); in
questo periodo molti teatri d’opera vengono occupati e trasformati in sale
cinematografiche.
Inizia la moda delle bande (organi diventati ufficiali durante il periodo napoleonico,
che suonano all’aperto, in movimento) che riprendono il repertorio operistico e lo
portano fuori dal teatro: organetti su due ruote con un rullo a manovella, sul quale
erano incise le melodie dei movimenti più amati, organisti in chiesa suonano le arie